Estratti della newsletter sul dannato futuro dei giornali.
domenica 29 Giugno 2025
Il magazine americano Atlantic ha pubblicato un allarmato articolo sulla velocità con cui una quota di lettori stanno spostando le loro fonti di informazioni dai siti di news ai servizi di intelligenza artificiale, e di come questo minacci le già precarie economie delle aziende giornalistiche e degli editori di libri.
“Not all publishers are at equal risk: Those that primarily rely on general-interest readers who come in from search engines and social media may be in worse shape than specialized publishers with dedicated subscribers. Yet no one is totally safe”.
domenica 29 Giugno 2025
Un articolo del New York Times ha rivelato un nuovo progetto del Washington Post, che – come avevamo spiegato già la settimana scorsa – sta cercando di uscire dalle sue molte crisi investendo su idee nuove di una certa originalità. L’ultima è di consentire alle fonti citate nei suoi articoli di pubblicare dei commenti – “annotare” -immediatamente accessibili attraverso dei menu contestuali all’interno del testo: in modo che chiunque venga citato possa integrare o dire la sua intorno alle sue parole come sono riportate. L’obiettivo non è tanto di un arricchimento del contenuto quanto il tentativo più generale di mantenere più a lungo i lettori sulle pagine del Washington Post offrendo loro altre ragioni di lettura. I primi esperimenti saranno fatti sugli articoli che riguardano il clima, e secondo il New York Times avranno bisogno di un attento e impegnativo lavoro di verifica e di moderazione.
domenica 29 Giugno 2025
C’è un nuovo accordo tra un’agenzia di stampa italiana e una testata di informazione statale cinese, ovvero una struttura che fa capo a un governo autoritario e liberticida, e che esercita un proverbiale controllo sulla diffusione delle informazioni e un esteso lavoro di propaganda presso gran parte dei paesi del mondo, investendoci grandi finanziamenti.
Questa settimana è l’agenzia Italpress ad avere presentato un accordo con la società video CCTV+, posseduta dal gruppo editoriale e televisivo CCTV: alla presenza del vice ministro del Dipartimento della Propaganda della Repubblica Popolare Cinese e del ministro dell’Istruzione italiano Giuseppe Valditara. Un articolo del Guardian del 2018 descriveva simili accordi conclusi da CCTV come volti a “servire i fini ideologici” del partito comunista cinese. “Un’antica arma nell’arsenale di repressione cinese”, è la definizione di un rapporto di Freedom House. Molti suoi interventi censori e falsificatori sono stati rivelati negli anni passati.
I diversi accordi conclusi da CCTV con varie istituzioni italiane sono ogni volta presentati come un’occasione di promuovere contenuti e informazioni sull’Italia presso il pubblico cinese. Secondo l’articolo del Guardian, nei casi precedenti di accordi con paesi africani presentati con le stesse parole, “piuttosto che raccontare la storia locale, l’obiettivo principale è sembrato essere la promozione della forza cinese, della sua generosità e della sua centralità nelle vicende internazionali”.
domenica 29 Giugno 2025
Non c’è bisogno di Charlie perché lo sappiate, ma Anna Wintour lascerà la direzione di Vogue, dopo 37 anni.
“Dal 2020 Wintour è anche la direttrice globale di Condé Nast e in quanto tale controlla quasi tutte le testate del gruppo con la sola eccezione del New Yorker, diretto da David Remnick. Una volta che non sarà più direttrice di Vogue America (editor in chief, in inglese) non sarà sostituita da una persona a cui sarà assegnato lo stesso titolo (che non esisterà più), ma da un head of editorial content, letteralmente “capo del contenuto editoriale”, che starà direttamente sotto Wintour. Le cose funzionavano già così per le edizioni internazionali di Vogue, compreso Vogue Italia, la cui head of editorial content è Francesca Ragazzi.
Anche se Wintour continuerà di fatto ad avere il ruolo dirigenziale più importante a livello editoriale sia all’interno di Condé Nast che di Vogue la notizia sul suo lasciare l’incarico di direttrice editoriale della rivista ha avuto grande risonanza, per la sua storia in questo ruolo” .
domenica 29 Giugno 2025
Per ora si è arrestata la crescita di potere e ruolo di Franco Caltagirone – editore del Messaggero, del Mattino e del Gazzettino, e persona importantissima negli ambiti finanziari e immobiliari italiani – all’interno dell’azienda Class Editori, che pubblica i quotidiani MF-Milano Finanza e ItaliaOggi. All’assemblea degli azionisti di giovedì Caltagirone non è riuscito a far eleggere nessuno dei suoi rappresentanti, né nel consiglio di amministrazione né nel collegio sindacale.
domenica 29 Giugno 2025
Il Tirreno è lo storico quotidiano di Livorno, che è la testata locale più letta su tutta la costa toscana (nella parte interna della regione prevale la Nazione di Firenze). Il giornale è in un grosso declino di diffusione – superiore a quello medio dei quotidiani locali – e in una grossa crisi di prospettive: soprattutto dal 2020, quando la precedente proprietà del gruppo GEDI lo vendette assieme ad altri quotidiani locali a una società appositamente costituita da alcuni imprenditori, SAE. A SAE la redazione del Tirreno contesta da tempo una mancanza di visione sul futuro del giornale, e una serie di iniziative poco accorte nel sostenerlo e nelle relazioni coi giornalisti. Tra queste, una serie di cambi di direzione che sono stati i più vistosi sintomi di questi limiti. L’ultimo è stato a gennaio, col quarto direttore in quattro anni, al quale la redazione non ha poi dato un voto di fiducia. Ma ancora un mese fa c’era stata una nuova dura protesta della redazione contro la proprietà.
La notizia di questa settimana è che il Tirreno ha già un quinto direttore: che però è un quarto direttore, perché dopo cinque mesi si è già dimesso Cristiano Meoni ma SAE ha scelto per ora di rimpiazzarlo reintegrando nel ruolo Cristiano Marcacci, che lo aveva lasciato a Meoni a gennaio. L’azienda non ha comunicato altro che “ragioni personali”, ma in redazione si parla di divergenze tra Meoni e l’azienda stessa sulle scelte di ulteriori riduzioni dell’impegno sul Tirreno. E circolano ipotesi di ulteriori rimescolamenti di direttori tra le altre testate locali di SAE: Gazzetta di Reggio, Gazzetta di Modena, Nuova Ferrara, Nuova Sardegna, Provincia Pavese. SAE ha da poco annunciato anche l’intenzione di ricostruire un giornale con la storica testata di Paese Sera.
domenica 29 Giugno 2025
L’anno scorso c’era stata una questione – non nuova – rispetto a una presunta censura operata dalla Lega Serie A, che detiene i diritti della partite di calcio di Serie A, rispetto a un fatto avvenuto sugli spalti di uno stadio degno di essere riferito e di interesse pubblico. Le cui immagini non erano state rese disponibili ai mezzi di informazione.
In seguito alle proteste di alcune organizzazioni giornalistiche, l’Agcom aveva aperto un’istruttoria, concludendo che non ci fossero state in realtà limitazioni in quel caso ma che fosse necessario affrontare l’argomento: questa settimana è stata annunciata una delibera che indica le condizioni per cui le immagini di questi contesti debbano essere rese accessibili.
“Il provvedimento definisce le tipologie di immagini che devono essere messe a disposizione degli operatori della comunicazione accreditati e le modalità di richiesta. In base alla delibera devono essere rese disponibili anche le immagini relative alle proteste dei tesserati, incidenti sugli spalti, contenuti discriminatori o contrari all’ordine pubblico, episodi controversi di gioco e invasioni di campo. Gli operatori potranno richiedere tali immagini entro un’ora dalla fine dell’evento” .
domenica 29 Giugno 2025
Seguendo una tendenza che aveva già visto simili scelte da parte delle maggiori piattaforme social, Google ha comunicato (un po’ di nascosto, comprensibilmente) la rinuncia al più importante programma di fact-checking sulla diffusione di contenuti sul suo motore di ricerca, ClaimReview. Secondo Google “la rimozione contribuirà a semplificare la pagina dei risultati e a concentrarci su altre esperienze più utili e ampiamente utilizzate”. La newsletter Indicator ha raccolto qualche parere sulla decisione di Google.
domenica 29 Giugno 2025
Questa è una newsletter sul dannato futuro dei giornali, e del giornalismo. Che ha molto a che fare col lavoro dei giornalisti, ma non solo con quello: “giornalista è chi giornalista fa”, direbbe Forrest Gump, e il ruolo del giornalismo nella diffusione di conoscenze utile a far convivere più serenamente le nostre comunità – di qualunque scala, fino a quella planetaria – non è sostenuto solo da chi definisca “giornalista” la sua professione o ne riceva uno stipendio (e non è sostenuto solo da chi appartenga a un ordine professionale). La bontà di un lavoro giornalistico prescinde da tutto questo.
Ne ha fatto un buon esempio una newsletter della Columbia Journalism Review, che adottiamo in questo prologo:
“Come chiamate qualcuno che non è un giornalista ma tratta i propri argomenti meglio della gran parte dei giornalisti di quel campo? Beh, al diavolo, diciamo che Steve Vladeck è un giornalista.
Di norma è un professore al Law Center dell’università di Georgetown. E dal suo curriculum non risulta lavori in redazioni, anche se qualche volta appare su CNN come commentatore. Ma per nostra fortuna scrive una newsletter, One First, che è una lettura obbligata sulle questioni legali, soprattutto su quelle relative alle decisioni e ai lavori della Corte Suprema.
[…] Ci sono molti bravi reporter che seguono la Corte Suprema, là fuori, ma pochi di loro sono all’altezza delle analisi puntuali e delle prontezze di Vladeck”.
Chiamatele come volete, ma sono molte le persone che contribuiscono al futuro del giornalismo.
Fine di questo prologo.
domenica 22 Giugno 2025
Sarà il prossimo giovedì il primo evento dal vivo organizzato da questa newsletter: Ben Smith, direttore del sito di news americano Semafor, parlerà con Luca Sofri, direttore editoriale del Post, alla Triennale di Milano. L’ingresso è libero su prenotazione.
domenica 22 Giugno 2025
Ad aprile l’Associazione Stampa Romana aveva comunicato la liquidazione generale (una procedura che sancisce di fatto il fallimento di un’impresa) di Brainstore Media s.r.l., cioè della società editrice dello Hollywood Reporter Roma.
The Hollywood Reporter è un’antica e autorevole testata statunitense dedicata al mondo dello spettacolo: nel 2023 Brainstore ne ottenne la licenza, cioè l’uso della testata, e nell’aprile dello stesso anno ne avviò un’edizione italiana. Già l’anno scorso si parlava di un possibile fallimento: la direttrice, Concita De Gregorio, si era dimessa dopo pochi mesi, i giornalisti venivano pagati in ritardo e l’edizione cartacea non veniva più stampata regolarmente. Questi problemi sono continuati fino a pochi mesi fa, quando la casa editrice è stata messa, appunto, in liquidazione.
Ma nonostante la liquidazione il sito dell’edizione romana continua a pubblicare articoli, anche se in modo irregolare. In homepage le notizie pubblicate dopo l’avvio della liquidazione sono ormai tutte traduzioni o adattamenti di articoli dall’edizione americana, una pratica già adottata parzialmente in precedenza, o articoli dei mesi scorsi. La sezione “Ultime Notizie”, poi, ripropone perlopiù articoli vecchi. I profili social, invece, restano attivi e pubblicano anche dei contenuti originali.
La direzione di THR Roma non ha risposto alle richieste di Charlie di maggiori informazioni.
domenica 22 Giugno 2025
Il Corriere della Sera continua ad avere attenzioni uniche per le iniziative o dichiarazioni della deputata di “Noi moderati” Michela Brambilla (anche di sua sorella Federica, nei mesi scorsi), e sabato ha riferito del suo intervento sull’uccisione di un gatto randagio a Trapani.
domenica 22 Giugno 2025
Charlie aveva raccontato in passato la pratica pubblicitaria gestita da società che elargiscono “certificazioni di qualità” ad aziende che pagano per ottenerle, e per vedere poi comunicate sui giornali quelle certificazioni. Le società di certificazione ne ottengono un business, le aziende certificate ne ottengono pubblicità e lustro, i giornali ne ottengono investimenti pubblicitari.
Nelle ultime settimane ne sono capitati sui quotidiani nuovi esempi, ed è quindi utile ricordare queste dinamiche, governate da interessi economici legittimi, ma in cui la certificazione di “presunta qualità” dipende appunto da priorità commerciali (la proliferazione di categorie e sottocategorie permette di offrire a moltissime aziende coinvolte un risultato da pubblicizzare).
Le testate del gruppo GEDI, per esempio, stanno promuovendo una classifica di “ospedali di eccellenza” creata in collaborazione con lo stesso “Istituto tedesco Qualità e Finanza” che produce classifiche simili in molti settori (“tedesco” è sempre un aggettivo convincente), e che ha già offerto ad alcuni ospedali articoli di promozione su altri quotidiani.

domenica 22 Giugno 2025
Durante i giorni dei bombardamenti fra India e Pakistan, a inizio maggio, l’informazione televisiva indiana ha mostrato il suo lato più estremo, abbracciando in modo acritico l’ipernazionalismo in toni trionfalistici. Sulle maggiori televisioni in quei giorni sono state annunciate una serie di notizie enormi e totalmente false, come l’arresto del capo dell’esercito pakistano, presunto preludio di un colpo di stato; l’ingresso di forze armate di terra indiane in Pakistan; la distruzione di varie città pakistane: il tutto accompagnato da immagini provenienti in realtà da altri luoghi di guerra, come Gaza o il Sudan, e da grafiche bellicistiche.
I media indiani in questi anni si sono allineati perlopiù alla retorica e alla narrativa del governo nazionalista e induista del Bharatiya Janata Party (BJP) di Narendra Modi, che governa dal 2014. Anant Nath, direttore del mensile di giornalismo d’inchiesta e approfondimento Caravan (uno dei pochi ancora critici col governo), dice che le aziende editoriali lo hanno fatto sia per opportunità che per timore. Ci sono state in questi anni ricorrenti intimidazioni, con accuse di sedizione e attacco alla sicurezza e all’unità nazionale, ma anche inchieste giudiziarie legate a presunte irregolarità economiche (un metodo usato anche per gli oppositori politici). Altre volte giornali e televisioni hanno proceduto ad autocensurarsi, o hanno fatto scelte basate su calcoli commerciali. Le televisioni competono per l’ampio pubblico di ispirazione conservatrice e nazionalista, i giornali dipendono spesso dalle inserzioni pubblicitarie del governo, nazionale o statale: «Lo Stato ha un budget enorme, non paragonabile a quello di nessuna azienda, per fare pubblicità sui giornali. Basta sfogliare un quotidiano per vederlo».
Anche sull’ Indian Express, uno dei meno compromessi, in un giorno normale almeno il 70 per cento delle pubblicità è pagato da fonti istituzionali. Anche quando non ci sono arresti dimostrativi (soprattutto dei giornalisti meno tutelati, che operano sui social media) o lunghe cause legali dai costi altissimi, solo il rischio di perdere quelle pubblicità per notizie sgradite «basta per restare allineati». Altre volte, dice Nath, c’è anche un’adesione ideologica al progetto di Modi e del BJP: «La gran parte degli editori è di centro o di destra e convinta della necessità di uno stato non laico, ma induista». Caravan ha una lunga storia (nacque nel 1940, chiuse nel 1988, ha riaperto nel 2009), fa parte di un’azienda editoriale indipendente e oltre al mensile cartaceo ha un sito con paywall, ad abbonamento.
domenica 22 Giugno 2025
A Genova è stata aperta un’indagine sul consigliere comunale ed ex assessore Sergio Gambino, di Fratelli d’Italia. A Gambino sono state rivolte varie accuse tra cui quella di aver diffuso, durante l’ultima campagna elettorale per le elezioni amministrative della città, documenti riservati e l’informazione falsa che Silvia Salis, poi eletta sindaca di Genova, avrebbe investito una persona con la propria auto passando sulle strisce pedonali e ignorando il semaforo rosso. Secondo la documentazione dell’incidente invece il semaforo era verde e rosso per i pedoni, quindi anche per la persona che attraversava.
La notizia falsa sul semaforo rosso era stata diffusa con grande spazio sul quotidiano La Verità : e malgrado le smentite immediate, era stata riproposta dal giornale nei giorni successivi. La versione web dell’articolo iniziale è tuttora online e non corretta.

domenica 22 Giugno 2025
Invece al Washington Post succederà una cosa piccola, vista da qui, ma significativa per i suoi lettori abituali, ed esemplare dei molti cambiamenti in corso. Come molte altri quotidiani statunitensi, il Washington Post di carta si vende come una serie di “inserti” consegnati ai lettori l’uno dentro l’altro (e tutti dentro le pagine della testata nazionale principale) e dedicati a diversi argomenti: alcuni sono quotidiani, altri escono in specifici giorni della settimana. Ma il direttore del giornale Matt Murray ha comunicato agli abbonati che da questo lunedì saranno aggregati insieme l’inserto dedicato alla cronaca locale di Washington, DC, quello dello Sport, e quello di “costume” che si chiama Style.
L’inserto Business era stato integrato nelle pagine principali nel 2009.
domenica 22 Giugno 2025
Quello che una volta veniva chiamato “il mensile” americano Atlantic – e oggi è soprattutto “il giornale online” Atlantic – continua a investire molto sulla crescita del proprio ruolo nell’informazione americana. Questa settimana è stato molto commentato l’investimento su nuovi autori e opinionisti di robusto curriculum, a cui il giornale ha offerto stipendi notevoli. Al tempo stesso l’ Atlantic ha presentato una propria nuova offerta di giochi, per cercare di essere attraente e competitivo sul settore di interessi che ha contribuito in grande misura alle crescite di questi anni del New York Times.
L’ Atlantic è pubblicato da una società di proprietà di Laurene Powell Jobs, vedova del fondatore di Apple Steve Jobs.
domenica 22 Giugno 2025
La storia dell’interesse di Franco Caltagirone nel gruppo editoriale Class, che avevamo citato la settimana scorsa, sta avendo degli ulteriori sviluppi.
Riassunto: Caltagirone, 82 anni, è l’editore dei quotidiani Messaggero, Mattino, Gazzettino e Corriere Adriatico, oltre che un imprenditore di eccezionali ricchezze e potere “costruiti” intorno al settore immobiliare, e un protagonista delle più importanti vicende bancarie e finanziarie italiane, ancora di più in questi mesi. Class Editori è una piccola ma rilevante azienda di prodotti giornalistici e finanziari fondata dal suo attuale vicepresidente e maggiore azionista, Paolo Panerai, 79 anni: possiede i quotidiani MF Milano Finanza e ItaliaOggi, la tv Class CNBC, e altre testate, e ha un’influenza nel mondo della finanza maggiore della sua notorietà pubblica (influenza ricambiata: il gruppo ha sensibili dipendenze dalla banche creditrici).
Nelle scorse settimane Caltagirone ha mostrato di voler acquisire quote di Class Editori e di volerne influenzare le scelte. Panerai, i cui giornali (e lui stesso) sono stati spesso critici delle iniziative finanziarie di Caltagirone e del suo uso strumentale dei giornali che possiede, ha risposto con un editoriale su ItaliaOggi e su MF sconsigliando sarcasticamente Caltagirone di proseguire in questo senso. Non tutti si dicono convinti della sua sincerità, e alcune ipotesi sono che Panerai possa invece beneficiare dall’ingresso di un socio forte e ricco come Caltagirone, considerati i bilanci non rassicuranti di Class (il valore delle azioni di Class è già cresciuto sensibilmente da quando si è saputo dell’interesse di Caltagirone).
Giovedì la Consob ha invece comunicato che la quota di azioni di Class acquisita da Caltagirone è cresciuta ulteriormente fino a superare il 5%. La settimana prossima ci sarà un’assemblea degli azionisti per rinnovare gli organi dirigenti.
domenica 22 Giugno 2025
La questione della mancanza di corrispondenti in importanti sedi estere, di cui avevamo parlato una settimana fa, ha naturalmente tutt’altre spiegazioni per quanto riguarda l’Iran: ma è diventata molto importante dopo l’inizio degli attacchi israeliani contro il paese. Quasi tutte le maggiori testate internazionali stanno seguendo gli sviluppi attraverso corrispondenti e inviati in Israele, o in altri paesi mediorientali. Le strutture consolari iraniane in Italia non stanno concedendo permessi ai giornalisti. Mercoledì CNN ha annunciato che il suo giornalista Fred Pleitgen è il primo giornalista occidentale ad avere raggiunto Teheran dall’inizio della guerra.
domenica 22 Giugno 2025
Il Post ha raccolto informazioni, testimonianze e spiegazioni su cosa sia successo al sito Freeda, di cui è stata chiesta la procedura di liquidazione.
“«L’obiettivo era crescere, crescere, crescere», dice Scotti Calderini. Inizialmente fu aperta una società sussidiaria in Spagna, che doveva replicare il successo di Freeda per un mercato ispanofono, raggiungendo anche il pubblico sudamericano. Nel 2019, poi, vennero prese due decisioni: nel 2020 l’azienda avrebbe aperto una sussidiaria anche nel Regno Unito, per raggiungere il mercato anglofono, sfruttando anche i 16 milioni di dollari di investimenti che aveva appena ottenuto. E, al contempo, avrebbe lanciato la sua prima linea di prodotti di consumo: il brand di trucchi Superfluid.
Poi però ci fu la pandemia, la chiusura prolungata dei negozi fisici e una riduzione del potere di spesa di milioni di persone. «I settori principali dei nostri branded content erano lusso e beauty, ma tutti i negozi erano chiusi e fare pubblicità aveva molto meno senso», spiega Ivan Lodi, che all’epoca era uno dei manager principali di Freeda Media. «Un’azienda che ha alle spalle trenta o quarant’anni magari ha una serie di capacità finanziarie per supplire a questo problema, ma per una nata da poco non è stato esattamente facile»” .
domenica 22 Giugno 2025
Gli articoli di “endorsement” di un candidato alle elezioni sono una caratteristica propria dei quotidiani statunitensi, dentro un’idea di offrire ai lettori un servizio che comprende anche il suggerimento su chi votare. Da molti anni sono considerati piuttosto insignificanti nell’influire sulle scelte degli elettori, e ultimamente diverse testate si sono interrogate sulle controindicazioni di prese di posizione così esibite, in tempi in cui cresce molto la diffidenza dei lettori per l’obiettività dei giornali.
In questo dibattito l’anno scorso erano successe due cose maggiori: la contestatissima decisione dell’editore del Washington Post di impedire all’ultimo momento la pubblicazione di un endorsement a favore della candidata alla presidenza degli Stati Uniti Kamala Harris, con implicazioni e conseguenze peculiari relative a quel giornale; e l’annuncio del New York Times sulla fine degli endorsement a favore di candidati nelle elezioni locali dello stato di New York, dove ha sede il giornale.
Questa settimana, però, il New York Times ha pubblicato uno strano articolo di “endorsement non endorsement” sulle elezioni per il sindaco di New York: spiegando che nessun candidato appare convincente abbastanza da meritare il sostegno del giornale, limitandosi a una generica indicazione sul meno peggio tra i due favoriti. Richiesta di una spiegazione della riapertura all’opportunità di un endorsement, la direttrice della sezione delle opinioni del quotidiano ha risposto di essersi spiegata male l’anno passato, e che la scelta del giornale è che l’endorsement non sia un obbligo, ma una facoltà.
domenica 22 Giugno 2025
La probabile chiusura del sito italiano Freeda è stata molto commentata nell’ultima settimana (qui sotto ne diciamo meglio), perché le dimensioni del progetto, del suo investimento, dei suoi risultati di traffico, l’avevano fatto molto conoscere tra chi segue gli sviluppi dell’informazione digitale in questo secolo. Oltre alla storia singolare e con i suoi propri aspetti e spiegazioni, c’è una cosa universale che è il caso di notare che non riguarda tanto il fallimento del progetto, ma alcuni commenti al fallimento del progetto. Nel quale sono sicuramente stati fatti degli sbagli – se ne fanno sempre, soprattutto coi progetti nuovi – ed è forse mancata una prudenza necessaria ad ogni impresa che si imbarchi nelle volatilità delle tendenze commerciali e culturali di internet.
Ma bisogna che troviamo una misura tra il predicare continuamente che i fallimenti vanno messi in conto, che i rischi non devono inibire l’innovazione, che gli sbagli non devono diventare un marchio di ignominia, e dall’altra parte il commentare come scellerata qualsiasi impresa che non abbia funzionato. Naturalmente gli sbagli in questo e in altri casi hanno persone che ne pagano le conseguenze, chi ci ha creduto, chi ci ha investito e soprattutto chi ci ha lavorato e rischia di non avere più un lavoro. Ma trattare tutto questo come un monito a non fare, a non inventare, a non provare, è il modo migliore per conservare la resistenza all’innovazione e agli esperimenti che in Italia resta fortissima. La grande rivoluzione di internet è stata soprattutto la possibilità di provare a fare cose prima impensabili con grande autonomia e iniziativa: sapendo che una su cento avrebbe funzionato, ma le altre 99 avrebbero insegnato qualcosa. Per far funzionare quell’una serve che se ne provino cento.
Fine di questo prologo.
domenica 15 Giugno 2025
Il Post ha presentato una nuova newsletter, dedicata all’informazione e alla spiegazione della politica romana: si chiama Montecit. ed è curata da Valerio Valentini, da due anni cronista politico del Post, e prima del Foglio.
“È venerdì, ed è il venerdì in cui inizia Montecit., la newsletter politicamente scorrevole del Post. La inauguriamo di venerdì 13, cosa può andare storto (a parte una guerra tra Israele e Iran, s’intende)? In questo primo numero: i trambusti innescati nel PD dalla sconfitta del referendum, e come Elly Schlein pensa di aggirarli; un ritratto in movimento di Francesco Boccia, un personaggio non poco interessante; perché Berlusconi è ancora presente in parlamento; i luoghi del cuore di Giorgia Meloni a Roma, e come hanno votato al referendum; e poi litigi nel governo sugli ambasciatori, stramberie aerospaziali e perché non a tutti piace la nomina di un sindacalista come sottosegretario. E varie. Ed eventuali”.

domenica 15 Giugno 2025
Tra le offerte dei maggiori quotidiani ai propri inserzionisti di spazi promozionali tra quelli curati dalle redazioni (malgrado i decaloghi diffusi dalle redazioni stesse), c’è ormai di frequente un ulteriore format: l’articolo dedicato alla stessa campagna pubblicitaria di un inserzionista importante. Un esempio di questa settimana è la scelta di Repubblica di intervistare un attore – nelle pagine della Moda – in quanto protagonista della nuova pubblicità di Dolce e Gabbana.
domenica 15 Giugno 2025
Tra le iniziative per celebrare i propri 160 anni, e tra i disperati progetti (disperati per tutte le testate tradizionali) di riportare i giovani alla lettura dei giornali cartacei, il Sole 24 Ore ha organizzato una “lettura silenziosa” del giornale a Palermo, in collaborazione col Giornale di Sicilia.
“Il format del Silent Reading si articola in tre fasi principali: il Read, durante la quale i partecipanti si dedicano alla lettura del giornale, scegliendo articoli e temi di interesse; Relax, un momento di riflessione personale in cui la lettura diventa un atto di calma e introspezione; infine, Reconnect, il momento di condivisione delle impressioni, dove le discussioni sui temi letti diventano occasione di confronto, arricchendo l’esperienza di lettura. Non sarà il giornalista a guidare la discussione, ma i lettori stessi, in questo caso i ragazzi dell’Università di Palermo, che avranno l’opportunità di scambiarsi opinioni e riflessioni in modo diretto e collaborativo”.
domenica 15 Giugno 2025
Nelle scorse settimane c’è stato uno sviluppo delle relazioni tra aziende giornalistiche internazionali e società che si occupano di “intelligenze artificiali”: relazioni che finora si sono divise in due approcci diversi da parte dei giornali, uno di cedere i propri contenuti in cambio di preziose remunerazioni, l’altro di impedirne invece l’accesso e anche di impegnarsi in iniziative giudiziarie per ottenere condanne e risarcimenti.
Il New York Times, il giornale più importante e autorevole del mondo, si era finora impegnato nel secondo modo, forte del valore dei propri contenuti e della propria capacità di sfruttarli. Quindi ci sono stati commenti e discussioni intorno alla notizia – due settimane fa – di un accordo per dare ai servizi di intelligenza artificiale di Amazon accesso agli archivi del New York Times . Una buona sintesi delle interpretazioni prevalenti di questa scelta era contenuta nella newsletter Mediastorm di questa settimana, curata da Lelio Simi.
“Una domanda fondamentale: cosa ha spinto il New York Times a fare questo passo? Un’ipotesi è che l’accordo potrebbe rafforzare la posizione del Times in materia di copyright contro OpenAI.
Ovvero: una volta siglato dall’editore un accordo per concedere i propri contenuti ai fini di implementare l’AI a un soggetto terzo un qualsiasi altro utilizzo privo di un accordo simile “potrebbe non essere considerato un fair use” come ha fatto notare in un suo articolo Digiday.
Insomma si afferma che esiste un mercato per la licenza di contenuti editoriali per scopi di addestramento dei modelli LLM e che, quindi, le aziende tecnologiche devono muoversi dentro questo mercato se vogliono utilizzarli. E in effetti questa è ormai la strategia adottata dagli editori che, oggi, da una parte stringono accordi di licenza con alcune aziende tecnologiche e, contemporaneamente, sono in causa contro altre”.
domenica 15 Giugno 2025
Sono in corso manovre di borsa che potrebbero cambiare i rapporti di proprietà della società Class Editori, che possiede alcuni media dedicati alla finanza come la tv Class CNBC e i quotidiani Milano Finanza e ItaliaOggi (formalmente pubblicato da una associazione non profit, per poter così ottenere i contributi pubblici, come altre testate quotidiane). Ad avviare i possibili sviluppi sono state le iniziative di Franco Caltagirone (che possiede i quotidiani Messaggero, Mattino e Gazzettino ) per aumentare le proprie quote di Class Editori e rafforzare il proprio ruolo negli organismi dirigenti della società.
Alle intenzioni di Caltagirone ha risposto sabato il fondatore e secondo azionista di Class Editori, Paolo Panerai, con un sarcastico editoriale in prima pagina su ItaliaOggi, rivolto a Caltagirone stesso.
“È forse per timore di perdere anche questo ennesimo round che Caltagirone ha deciso di cercare di scalare anche Class Editori, con la presentazione di una lista di minoranza sostenuta in partenza dal minimo sindacale del 2,5% e rotti e con un’azione legale di denuncia alla Consob? Ma Signor, Ingegner Francesco Gaetano, mi permetta di chiamarlo per nome vista l’attenzione che ci riserva da anni facendoci arrivare regolarmente segnali attraverso quei tre o quattro fra i giornalisti che ha ingaggiato dalle nostre redazioni, mi creda il problema, per Lei, non siamo noi. Noi non contiamo niente: siamo dei giornalisti che si sono piegati a fare anche gli editori per dignità e sopravvivenza spirituale. È la sua ideologia che non si attaglia perfettamente a un Paese democratico come tuttora (speriamo per molto) è l’Italia. Io credo che Lei meriti ben altro: per esempio potrebbe cercare di scalare The New York Times, perché ora che il Presidente Donald Trump non ha più al suo fianco un potente come Elon Musk, Lei, con la sua grinta, con la sua determinazione, i suoi capitali potrebbe avere grande successo e soprattutto potrebbe trovarsi in perfetta armonia, non con il Quirinale, il che non è possibile, ma niente meno che con la Casa Bianca. Lì sì che ci sono personaggi con gli attributi che ragionano in termini di centinaia e centinaia di miliardi, mentre lei si sta perdendo in un’azione miseranda verso un gruppo di giornalisti editori che possono vantare soltanto di aver goduto della fiducia del professor Luigi Guatri e della prima università di economia d’Italia, la Bocconi, che ci ha fatto nascere e sostenuto con il 20% del capitale; mentre, se Lei volgesse lo sguardo verso gli States, lì si che potrebbe partecipare anche alla distruzione di Harvard. Vuol mettere!” .
domenica 15 Giugno 2025
L’ Alto Adige è un quotidiano in lingua italiana di Bolzano, di proprietà del gruppo Athesia (che lo ha acquistato nel 2016 dal gruppo GEDI), ovvero della famiglia Ebner che controlla la quasi totalità dei maggiori mezzi di informazione della regione. Mercoledì il direttore Mirco Marchiodi ha comunicato alla redazione che lascerà il suo ruolo per andare a dirigere Confindustria Alto Adige (a ulteriore indicazione della sintonia tra editoria giornalistica e potere imprenditoriale nella regione). Non è ancora stato annunciato chi sarà il nuovo direttore.
domenica 15 Giugno 2025
Quando si tratta di calcio – e di “calciomercato” – molti giornali italiani trascurano le prudenze anche più elementari prima di dare per certe notizie che si dimostreranno false: e questa settimana è successo con la questione più rilevante di tutte, la sostituzione dell’allenatore della Nazionale. Ma quello che è interessante notare, per un discorso già fatto altre volte su Charlie, è che gli articoli che annunciavano Claudio Ranieri come nuovo allenatore della Nazionale rimangono online e a oggi non modificati. E anche in questo caso chiunque volesse in futuro aggiornarsi e fare ricerche sulla storia della Nazionale di calcio verrà a sapere che a un certo punto Ranieri ne divenne allenatore.
E invece no.
domenica 15 Giugno 2025
L’Ordine dei giornalisti italiano ha organizzato una riunione con alcuni direttori e vicedirettori di quotidiani cartacei e agenzie di stampa, presenti quasi tutti in collegamento video, per discutere un’iniziativa congiunta che chiedesse una libertà dei giornalisti di accedere a Gaza. La riunione ha prodotto un comunicato a cui hanno aderito trenta testate che è stato pubblicato su diversi siti, e sull’edizione cartacea del Fatto. Il Manifesto ha rifiutato di firmarlo, contestando che il testo non accusasse esplicitamente la responsabilità israeliana.
domenica 15 Giugno 2025
Mercoledì il quotidiano Libero ha pubblicato l’estratto di una sentenza di condanna contro il giornale, come imposto dalla sentenza stessa: che si riferisce a una causa avviata dal sindaco di Milano Beppe Sala addirittura nel 2016, quando il giornale era diretto da Maurizio Belpietro.
Belpietro, Libero e la giornalista autrice dell’articolo sono stati condannati da un tribunale civile per un articolo che aveva accusato una società del comune di mancati pagamenti. La sentenza ha ordinato un risarcimento di 35mila più gli interessi, e il pagamento di sanzioni e spese per circa 25mila euro.
Venerdì il sindaco Sala è intervenuto intanto a un incontro pubblico di celebrazione dei 25 anni di Libero , a Milano, con questo saluto: «Sono qui a celebrare i 25 anni di storia di un quotidiano che ha, e sta, lasciando il segno a Milano col suo stile… libero e caustico. Anche nei miei confronti».
domenica 15 Giugno 2025
Ag Digital Media, la società che possiede il sito italiano Freeda, ha avviato la procedura di liquidazione volontaria. Significa di fatto la chiusura di Freeda, che alla sua nascita dieci anni fa era stato commentato come un’idea innovativa e di grandi prospettive commerciali nell’informazione delle generazioni più giovani, ricevendo grossi investimenti, tra gli altri dalle famiglie Berlusconi ed Elkann. Freeda aveva persino aperto alcune versioni internazionali, prima di trovarsi in grosse crisi di ricavi pubblicitari.
domenica 15 Giugno 2025
L’editore di Vanity Fair, il mensile americano che malgrado i tempi difficili per le riviste rimane una delle testate più illustri del mondo, ha scelto un nuovo direttore dopo le dimissioni di Radhika Jones: sarà Mark Guiducci, 37 anni, che era il direttore editoriale e creativo di Vogue.
domenica 15 Giugno 2025
Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di aprile 2025.
I dati sono la diffusione media giornaliera*. Tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa.
Corriere della Sera 162.893 (-2%)
Repubblica 83.568 (-6%)
Stampa 57.192 (-9%)
Sole 24 Ore 49.245 (-7%)
Resto del Carlino 45.398 (-10%)
Messaggero 39.958 (-11%)
Gazzettino 30.575 (-7%)
Nazione 29.446 (-11%)
Dolomiten 25.850 (-4%)
Fatto 24.752 (-7%)
Giornale 24.356 (-8%)
Messaggero Veneto 21.833 (-8%)
Unione Sarda 20.365 (-8%)
Verità 19.337 (-9%)
Eco di Bergamo 18.703 (-12%)
Secolo XIX 18.146 (-9%)
Altri giornali nazionali:
Libero 17.019 (-5%)
Manifesto 14.075 (+6%)
Avvenire 14.664 (+0%)
ItaliaOggi 5.779 (+6%)
(il Foglio e Domani non sono certificati da ADS).
La media dei cali percentuali anno su anno delle prime dieci testate ad aprile è del 7,3%, meno del solito (tra l’8 e il 10% in meno). Con la consueta analisi grossolana, si può pensare di mettere in relazione questo relativo miglioramento con le attenzioni alla morte del Papa negli ultimi giorni del mese (alcuni quotidiani hanno fatto numeri migliori del mese precedente, malgrado il lungo ponte di fine mese). Rispetto a questo dato continua quindi ad andare assai meglio – ormai stabilmente da alcuni anni – il Corriere della Sera, e di poco anche Repubblica : quest’ultima sembra con la nuova direzione di Mario Orfeo avere “normalizzato” le sue perdite dopo alcuni anni in cui erano state assai superiori alla media. Quelli che vanno peggio sono i quotidiani locali, soprattutto i due del gruppo Monrif (Nazione e Resto del Carlino) e il Messaggero. Il giornale in lingua tedesca Dolomiten (che, ricordiamo, si avvantaggia di cospicui contributi pubblici) è l’eccezione, e ha di nuovo superato di poco le copie del Fatto . Mentre tra le testate più piccole continua la crescita del Manifesto (che da tempo tiene delle posizioni su Gaza sempre più condivise nel paese) e questo mese cresce anche ItaliaOggi, che da qualche tempo ha interrotto un lungo declino. Anche questi due giornali sono destinatari di contributi pubblici (l’unico in questa lista che perde copie pur comparendo in quella dei grandi sovvenzionati dai contributi pubblici è Libero).
Se guardiamo i soli abbonamenti alle edizioni digitali – che dovrebbero essere “la direzione del futuro”, non essendolo ancora del presente – l’ordine delle testate è questo (sono qui esclusi gli abbonamenti venduti a meno del 30% del prezzo ufficiale, che per molte testate raggiungono numeri equivalenti o persino maggiori: il Corriere ne dichiara più di 41mila, il Sole 24 Ore più di 33mila, il Fatto più di 28mila, Repubblica 15mila). Le percentuali sono la variazione rispetto a un anno fa, ma questo mese aggiungiamo tra parentesi anche le variazioni degli abbonamenti superscontati di cui abbiamo detto.
Corriere della Sera 47.657 +1,7% (+10,7%)
Sole 24 Ore 21.733 -4,8% (-0,6%)
Repubblica 20.083 -8,6% (-0,5%)
Manifesto 7.249 +8,8%
Stampa 6.763 -5,7% (-2,2%)
Fatto 6.252 -1,3% (+15,7%)
Gazzettino 5.600 -11% (+18,1%)
Messaggero 5.335 -10,8% (+12%)
Come si vede, con l’eccezione del Manifesto e in una esigua misura del Corriere della Sera, le variazioni annuali sono persino negative. Compensate solo in alcuni casi dalle crescite degli abbonamenti molto scontati: il cui valore è impossibile da sintetizzare, data la varietà delle promozioni e degli sconti: ci sono in questo dato abbonamenti pagati anche 150 euro come altri in offerte a pochi euro.
Si conferma la tendenza a investire sulla crescita nel numero degli abbonamenti di valore più limitato, che generano ricavi contenuti.
Ricordiamo che si parla qui degli abbonamenti alle copie digitali dei quotidiani, non di quelli – solitamente molto più economici – ai contenuti dei loro siti web.
( Avvenire, Manifesto, Libero, Dolomiten e ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti, i quali costituiscono naturalmente un vantaggio rispetto alle altre testate concorrenti)
* Come ogni mese, quelli che selezioniamo e aggreghiamo, tra le varie voci, sono i dati più significativi e più paragonabili, piuttosto che la generica “diffusione” totale: quindi escludiamo i dati sulle copie distribuite gratuitamente, su quelle vendute a un prezzo scontato oltre il 70% e su quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera). Il dato è così meno “dopato” e più indicativo della scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (anche se questi dati possono comunque comprendere le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte).
Quanto invece al risultato totale della “diffusione”, ricordiamo che è un dato (fornito anche questo dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.
Il totale di questi numeri di diversa natura dà delle cifre complessive di valore un po’ grossolano, e usate soprattutto come promozione presso gli inserzionisti pubblicitari, mostrate nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il sito Prima Comunicazione, e che trovate qui.
domenica 15 Giugno 2025
Il Washington Post – il giornale protagonista della maggiore crisi recente tra quelli più importanti del mondo – sembra essere entrato in una modalità più quieta nelle ultime settimane: risultato in parte della volontà della dirigenza di attenuare le tensioni generate dal declino degli abbonamenti e dagli interventi della proprietà sulle scelte della redazione; e in parte di una stanchezza e demotivazione della redazione stessa.
Nei giorni scorsi però è successo qualcosa, e la dirigenza ritiene evidentemente che sia venuto il momento di costruire una nuova prospettiva del giornale. Prima è stato annunciato il nuovo direttore della sezione delle opinioni: il precedente si era dimesso per dissenso con la nuova impostazione imposta alla sezione dalla proprietà.
Il nuovo direttore si chiama Adam O’Neal, ha solo 33 anni, ed era finora corrispondente da Washington per il settimanale britannico Economist. Prima aveva scritto per la sezione delle opinioni del Wall Street Journal, e un articolo del New York Times ha segnalato come quello sia un precedente che suggerisce che O’Neal abbia posizioni conservatrici.
Poi venerdì la newsletter Breaker ha riferito di una riunione convocata dal direttore del Washington Post Matt Murray per annunciare un’accelerazione delle priorità sul digitale rispetto alla carta, e un investimento generale sulle nuove tecnologie, tra cui il video e i software di “intelligenza artificiale”.
domenica 15 Giugno 2025
Venerdì mattina nessuno dei tre maggiori quotidiani italiani aveva un corrispondente dall’India per scrivere della notizia principale sulle prime pagine, l’incidente aereo ad Ahmedabad. La strage occupava naturalmente molto spazio, ma su Repubblica ne riferiva il corrispondente da Londra, sul Corriere della Sera gli articoli erano firmati da un giornalista esperto di aviazione che si trova in Italia, mentre la Stampa aveva coinvolto un collaboratore che vive in India e che solitamente non si occupa di cronaca ma di analisi e reportage (che nello stesso giorno aveva infatti scritto un commento di più ampio respiro anche su Repubblica).
Il Sole 24 Ore invece ha potuto pubblicare un articolo firmato da un corrispondente da Delhi, Marco Masciaga, che mantiene tuttora.
Trattandosi di un paese della dimensione e dell’importanza dell’India, il caso è stato piuttosto esemplare della forte riduzione di corrispondenti all’estero anche nelle grandi redazioni italiane, in questi decenni di interventi sui costi (tra l’altro l’India è una sede meno costosa rispetto ad altri paesi di simile importanza). Ma anche della possibilità di supplire parzialmente a queste limitazioni, possibilità offerta dalla disponibilità di informazioni online aggiornate da qualunque luogo del mondo.
domenica 15 Giugno 2025
Secondo un articolo del Wall Street Journal l’introduzione di risultati compilati dai software di “intelligenza artificiale” nelle pagine di ricerca su Google starebbe limitando il traffico sui siti di news, come si temeva da subito da parte dei siti di news stessi. La società di marketing online Similarweb ha diffuso dei dati che mostrerebbero declini intorno al 50% dei click dai motori di ricerca verso siti come HuffPost, Business Insider e Washington Post. I cali sono più contenuti al New York Times e al Wall Street Journal, ma i responsabili delle diverse testate concordano tutti di non potere più fare affidamento sul traffico generato da Google, in prospettiva.
domenica 15 Giugno 2025
Con soddisfazione annunciamo che questa newsletter, Charlie, ha organizzato il suo primo evento pubblico per raccontare e condividere gli sviluppi sul “dannato futuro dei giornali”: giovedì 26 giugno a Milano, al teatro della Triennale, il direttore editoriale del Post Luca Sofri intervisterà Ben Smith, fondatore e direttore di Semafor e uno dei giornalisti più esperti sui cambiamenti nell’informazione di questi decenni. Ben Smith è anche l’autore di Traffic (Altrecose), sulla storia del giornalismo digitale americano. L’ingresso è gratuito su registrazione.
domenica 15 Giugno 2025
Alle contraddizioni delle scelte etiche nel giornalismo italiano ci si può abituare, ma non è una buona ragione per dimenticare che sono contraddizioni. Il rapporto con la presunzione di innocenza è una di queste, e l’inesistenza della presunzione di innocenza nella cultura popolare italiana si deve da una parte a delle inclinazioni umane di non grande civiltà, ma dall’altra al fatto che chi dovrebbe trasmettere modelli di maggiore civiltà non si comporta diversamente da chi ignora i principi essenziali del diritto e della convivenza.
Gli esempi sono quotidiani, e vengono affrontati – poco affrontati – solo quando poi si rivela una reale innocenza, e quando le colpevolezze promosse dai media si dimostrano false. Ma la presunzione di innocenza si chiama così perché prescinde dalla dimostrazione di innocenza o colpevolezza dei soggetti. E se si può accettare con rassegnazione (si può?) che i giornali adottino dei linguaggi che la trascurano in alcuni casi (non tutti) di rei confessi, di fatti già dimostrati, di sentenze di condanna in primo grado, resta impressionante la leggerezza con cui testate importanti titolano invece “arrestato il killer” gli articoli che spiegano che una persona è accusata di un reato ancora molto misterioso, in cui la stessa accusa non è ancora chiara. E se si confermerà quell’accusa, non sarà una buona ragione per dirsi di avere fatto bene: di nuovo, la “presunzione di innocenza” non si applica col senno di poi. E quindi diventa rassicurante quando qualcuno decide dopo qualche ora di correggerlo quel titolo, in “arrestato l’uomo sospettato”.
Fine di questo prologo.
domenica 8 Giugno 2025
Il quotidiano Libero ha dovuto pubblicare una lettera degli avvocati di Roberto Baggio piuttosto seccata da come il giornale aveva inventato dei suoi virgolettati attribuiti a un’intervista.
domenica 8 Giugno 2025
In questi anni la prossimità alla maggioranza di governo, e quindi a maggiori influenze e potere, ha aiutato alcuni quotidiani di destra a raccogliere investimenti pubblicitari maggiori, soprattutto da grosse aziende interessate a quelle relazioni e “posizionamenti”. E quindi le consuetudini di offrire agli inserzionisti anche spazi “giornalistici” – di cui spesso parliamo su Charlie – non riguardano più soltanto le testate nazionali maggiori, destinatarie del grosso degli investimenti pubblicitari.
Questa settimana, per esempio, il quotidiano Libero ha dedicato un articolo di una pagina all’azienda di produzione di energia Renexia, che aveva acquistato pagine pubblicitarie nei giorni precedenti.
domenica 8 Giugno 2025
TechCrunch, una delle testate americane protagoniste dell’informazione sui cambiamenti digitali dell’inizio di questo millennio (fu fondata nel 2005), chiuderà dopo più di quindici anni la sua edizione europea, e sta licenziando tutti i dipendenti di quella redazione. La società ha avuto nel tempo molte proprietà e da poco è stata venduta da Yahoo a un fondo di “private equity”.
domenica 8 Giugno 2025
Il quotidiano Domani è tornato sabato ad accusare i conflitti di interessi che riguardano il deputato della Lega Antonio Angelucci, titolare di estese ricchezze nelle sue attività di imprenditore della sanità privata e proprietario anche dei quotidiani Libero, Giornale e Tempo: secondo Domani Angelucci starebbe ottenendo aiuti dal governo che consoliderebbero le attività e i profitti delle sue società.
L’indomani i quotidiani di Angelucci hanno ritenuto di intervenire in difesa degli interessi del proprio editore: il direttore del Giornale Alessandro Sallusti ha pubblicato un commento in prima pagina contro il proprietario di Domani, Carlo De Benedetti, accusando le inchieste di Domani di non rivelare che De Benedetti sarebbe a sua volta interessato proprietario di attività nella sanità privata (in realtà la maggioranza della società in questione è dei figli di De Benedetti, con cui il padre ebbe una rottura al momento della vendita del gruppo GEDI). Libero ha fatto lo stesso, con un articolo non firmato sempre in prima pagina.
domenica 8 Giugno 2025
Un piccolo caso giornalistico internazionale dei giorni scorsi permette di mostrare una questione molto frequente che concorre alla quota di disinformazione diffusa da testate italiane anche autorevoli: la questione è la permanenza online di articoli che riferiscono fatti e notizie smentiti o dimostrati falsi.
Il caso stavolta è stata una presunta intervista all’attore Clint Eastwood pubblicata dal quotidiano austriaco Kurier, che Eastwood ha poi negato di avere dato e che è risultata essere una specie di collazione di sue dichiarazioni precedenti, divenute assai equivoche in un altro contesto. Ma prima di questa smentita le sue dichiarazioni erano state riprese da siti e giornali in mezzo mondo.
Alcuni di questi hanno quindi riferito la smentita in nuovi articoli, ma senza cancellare o emendare i precedenti: che quindi restano disponibili alle ricerche future e continuano a offrire a chi li leggerà un’informazione errata.
domenica 8 Giugno 2025
La Stampa ha introdotto mercoledì il suo “redesign” del quotidiano, annunciato con una campagna promozionale nei giorni precedenti. Il nuovo aspetto del giornale è meno dissimile dal precedente rispetto a quanto avviene solitamente in interventi di questo genere: si nota soprattutto la scomparsa del colore giallo negli elementi grafici che prima emergevano sin dalla prima pagina.
Contemporaneamente il prezzo della singola copia è stato aumentato a un euro e novanta centesimi.
domenica 8 Giugno 2025
Antonello Guerrera, corrispondente da Londra del quotidiano Repubblica, si è arrabbiato su Twitter per come le notizie e i virgolettati propri di un suo articolo erano stati ripresi da altre testate senza citarne la fonte. La contestazione di Guerrera è molto chiara nel distinguere quello che è un abituale ruolo del giornalismo – riprendere e riferire informazioni rilevanti, anche quando provengono dai giornali stessi – da quello che è più scorretto: non citare la fonte quando queste informazioni sono il risultato del singolare lavoro di un giornale o un giornalista.
Non si ritiene naturalmente necessario citare la fonte di una notizia che sia di pubblica conoscenza, o che sia avvenuta in circostanze pubbliche, o che sia stata riferita da molte testate diverse. Ma attingere a informazioni ottenute in “esclusiva” (come si dice con espressione spesso inadeguata) richiede invece la correttezza di segnalare chi sia stato il responsabile di quell’impegno.
In questo caso quello che è avvenuto sta un po’ in mezzo, perché Guerrera ha raccolto delle dichiarazioni rese in pubblico ma sostiene di essere stato l’unico giornalista italiano presente e quindi l’unico ad averle riportate in italiano così come sono state riprese poi da altri: riconoscergliele sarebbe stata comunque la cosa più corretta.
“non voglio fare nomi perché non voglio scendere anche io nella pochezza. Eppure, senza @repubblica, quei colleghi, anche di altri giornali importanti, non avrebbero mai avuto accesso alle frasi di Fabregas, o perlomeno non così presto. Con la mia traduzione ovviamente, riportato in maniera integrale e fedele. Eppure, potevano riprendere anche tutte le frasi ovviamente. Ma per correttezza, e per rispetto professionale, bastava semplicemente aggiungere nel pezzo una riga:“…come riportato da @repubblica”. Poi, cari colleghi dall’Italia, non lamentatevi se i giornali perdono credibilità. O se ogni tanto vi capita di pensare di non avere il giusto riconoscimento per il vostro lavoro. Se sminuite il lavoro di un vostro collega che vai sui posti, per poi plagiarlo senza pietà, non vi lamentate del resto”.
domenica 8 Giugno 2025
Craig Silverman è canadese ed è stato uno dei più esperti e attenti studiosi della diffusione di “fake news”, prima che la questione diventasse familiare a tutti, capace di riconoscere sia le responsabilità di internet che quelle delle testate giornalistiche (un suo testo fece da prefazione nel 2015 al libro Notizie che non lo erano di Luca Sofri, peraltro direttore editoriale del Post).
Da qualche settimana Silverman ha creato una nuova newsletter dedicata alla disinformazione assieme ad Alexios Mantzarlis, a sua volta studioso con esteso curriculum degli stessi argomenti e delle evoluzioni dei media, italiano di origini greche.
Questa settimana la newsletter, Indicator, ha riferito che un bizzarro video dell’avventura di un “parapendista” ripreso anche da diverse testate nazionali italiane (compreso il Post, con colpevole disattenzione) è stato poi rivelato come il prodotto di un software di intelligenza artificiale. Il Post e il Guardian hanno emendato l’articolo e informato i lettori.
domenica 8 Giugno 2025
Venerdì scorso il Dipartimento per l’informazione e l’editoria del governo italiano ha comunicato lo stanziamento di 82 milioni di euro per il 2025 a sostegno del settore delle imprese che producono, distribuiscono e vendono i quotidiani di carta. Di questi, 10 milioni andranno alle edicole, 3 milioni ai “punti vendita non esclusivi” (le attività commerciali che vendono anche quotidiani e periodici nei comuni privi di edicole) e 4 milioni ai distributori. I restanti 65 milioni finanzieranno un contributo straordinario agli editori pari a 10 centesimi per ogni copia venduta nel 2023. Un contributo identico era già stato previsto per il 2021 e il 2022 dal “Fondo straordinario a sostegno dell’innovazione nell’editoria”, che non esiste più.
Quest’anno, infatti, i soldi per offrire questo contributo provengono dal Fondo unico per il pluralismo e l’innovazione digitale dell’informazione e dell’editoria – quello che il governo usa per finanziare gran parte dei contributi per le emittenti radiotelevisive, le edicole e gli editori –, che è aumentato di 50 milioni di euro, anche a fronte delle ripetute richieste della Federazione Italiana Editori Giornali (FIEG). Lo stanziamento per questo contributo è cresciuto di 5 milioni rispetto all’anno scorso, quando i fondi non erano bastati per pagare agli editori 10 centesimi per ogni copia venduta e l’importo richiesto era stato ridotto proporzionalmente per tutti.
C’è da aggiungere che, esplicitamente o implicitamente, queste spese favoriscono un settore in crisi – che può essere giusto proteggere, come i settori in crisi – privilegiando però, nel 2025, gli editori di quotidiani cartacei che sono in gran parte aziende di grandi dimensioni e ricchi editori, a scapito della concorrenza digitale che oggi raggiunge una quota molta maggiore di lettori e produce sicuramente un maggior risultato di “pluralismo”.
domenica 8 Giugno 2025
Un articolo del New York Times ha rivelato martedì un nuovo progetto del Washington Post di dare molto più spazio agli articoli di opinione e ai contributi in questo senso di autori e autrici esterni al giornale. Il progetto si chiama “Ripples” (che vuol dire onde, ma anche effetti: quelle che si creano gettando un sasso nell’acqua) e andrebbe nella direzione – auspicata dalla proprietà – di diluire il posizionamento politico liberal del giornale.
Il Washington Post è di proprietà di Jeff Bezos, fondatore di Amazon, e da quasi un anno è in mezzo a una crisi dovuta in parte alle sue difficoltà di crescita negli ultimi anni e in parte alla volontà dell’editore di attenuare i suoi approcci battaglieri nei confronti dell’amministrazione Trump (approcci che finora resistono in gran parte del giornale).
L’idea di “Ripples” è di creare un sistema di “intelligenza artificiale” capace di automatizzare la gestione delle proposte esterne, il loro perfezionamento e la loro pubblicazione. Un’impressione collaterale è che il progetto vada in una direzione antica e superata per i siti di news: quella di aggregare automaticamente articoli di commento poco retribuiti in grandi quantità, come avveniva un tempo attraverso i blog di autori esterni (lo Huffington Post ne fu il maggiore sfruttatore). Pratica poi in gran parte accantonata con lo spostamento delle priorità verso una maggiore identità e qualità dell’offerta ad abbonati e abbonate.
domenica 8 Giugno 2025
Il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato martedì una pagina celebrativa dei suoi risultati del 2024, “annata storica per il gruppo Le Monde”, anche per via dell’ottantesimo compleanno del giornale.
Le Monde è il quotidiano a maggiore diffusione in Francia, e una delle testate più autorevoli del mondo: protagonista di grandi crescite ancora negli ultimi anni. L’articolo cita il dato – certificato – di 533mila copie medie nel 2024, tra copie cartacee e digitali, il maggiore mai raggiunto da quando vengono conteggiate.
Tra i risultati citati c’è anche la crescita del settimanale Courrier International – appartenente allo stesso gruppo – che aggrega articoli della stampa straniera (fu l’ispirazione dell’italiano Internazionale) e che spesso traduce anche quelli del Post.
I bilanci del gruppo Le Monde sono in attivo dal 2016, spiega l’articolo con una serie di dati conclusivi.