domenica 26 Novembre 2023

Al Daily Telegraph le cose hanno preso una piega

Ci sono ancora aggiornamenti per quanto riguarda la vendita della società britannica Telegraph Media Group che pubblica, tra le altre cose, l’importante quotidiano conservatore Daily Telegraph e la rivista The Spectator. Riassumendo brevemente: il gruppo editoriale è stato rilevato dalla Bank of Scotland (banca parte di uno dei maggiori gruppi finanziari del Regno Unito, il Lloyds Banking Group), in nome del proprio credito di circa un miliardo di sterline nei confronti del gruppo. La maggioranza delle quote del Telegraph Media Group appartiene alla famiglia Barclay che non è stata in grado di risarcire il debito: da qui la decisione del Lloyds Banking Group di mettere in vendita il gruppo editoriale. Il Daily Telegraph è un giornale considerato quality press (e si differenzia in questo dai tabloid), è da sempre vicino al partito conservatore e nonostante tutto nell’ultimo periodo ha realizzato degli utili: considerando anche le prossime elezioni nel Regno Unito (che dovranno tenersi entro gennaio 2025) diversi imprenditori hanno manifestato interesse nel partecipare all’asta per l’acquisto del giornale.

In questo contesto si inserisce la novità di questi giorni: la vendita del gruppo editoriale è stata sospesa fino al 4 dicembre perché la famiglia Barclay ha accettato di rimborsare entro il primo dicembre 1,16 miliardi di sterline al Lloyds Banking Group. Il debito verrebbe estinto grazie al prestito di RedBird IMI, una joint venture (una collaborazione temporanea fra due imprese) tra il gruppo RedBird e International Media Investments (IMI). Una volta saldato il debito sarebbe RedBird IMI a diventare proprietaria delle testate attraverso lo scambio di debiti per le azioni della famiglia Barclay. A capo della collaborazione RedBird IMI c’è Jeff Zucker, ex presidente della rete televisiva americana CNN , già raccontato da Charlie in questi anni per le vicissitudini di CNN . RedBird è un fondo di investimento statunitense fondato da Gerry Cardinale, ha estesi interessi in molti settori e in particolare nello sport; lo scorso anno ha rilevato la squadra di calcio italiana del Milan, e attraverso una multinazionale americana ha delle quote nella squadra di calcio inglese del Liverpool e nella squadra di baseball americana dei Boston Red Sox. IMI è una società di Abu Dhabi controllata dallo sceicco Mansour bin Zayed al-Nahyan, che possiede la squadra di calcio inglese del Manchester City (recente vincitrice della Champions League, la competizione più importante del calcio europeo). Mansour bin Zayed al-Nahyan è anche il vice primo ministro degli Emirati Arabi Uniti. L’ annuale rapporto dell’organizzazione non governativa Reporter senza frontiere sugli Emirati Arabi Uniti offre una lettura poco incoraggiante sulla libertà d’informazione nel paese: «il governo impedisce ai media indipendenti, sia locali che stranieri, di prosperare, rintracciando e perseguitando le voci dissenzienti. I giornalisti espatriati rischiano di essere molestati, arrestati o estradati». A margine è interessante notare che lo stesso Daily Telegraph sta estesamente seguendo la vicenda.

L’affare è stato contestato da diversi politici britannici: la ministra della Cultura Lucy Frazer ha detto mercoledì di essere “intenzionata a sottoporre il caso” all’autorità di regolamentazione dei media britannica, Ofcom, per motivi di interesse pubblico. Frazer ha aggiunto che questa azione rientra nelle: «preoccupazioni che nutro sul fatto che ci possano essere considerazioni di interesse pubblico […] e che tali preoccupazioni giustifichino ulteriori indagini». RedBird IMI dovrebbe garantire al governo il mantenimento dell’indipendenza editoriale delle testate: un portavoce di RedBird IMI ha detto che se l’affare si concludesse positivamente «ci impegneremo a mantenere l’attuale team editoriale delle pubblicazioni e crediamo che l’indipendenza editoriale di queste testate sia essenziale per proteggere la loro reputazione e la loro credibilità». Jeff Zucker, che sta gestendo l’operazione, ha messo in dubbio le intenzioni delle contestazioni: «C’è una ragione per cui la gente getta fango e lancia delle frecciate: è perché vogliono possedere questi asset. E hanno le risorse mediatiche per cercare di danneggiarci». Uno dei principali giornali britannici, il progressista Guardianha proposto una riflessione più sfaccettata:

“C’è un sentore di nazionalismo o qualcosa di peggio in alcune delle obiezioni alla possibilità che un membro della famiglia regnante di Abu Dhabi assuma il controllo di una testata nazionale. Tuttavia, questo non dovrebbe oscurare il fatto che ci sia una reale preoccupazione per il fatto che qualsiasi stato nazionale possieda un giornale britannico, per non parlare di uno stato che ha una visione così severa dei giornalisti in patria. […]
Gli investitori globali si sono accaparrati molti beni britannici importanti. Eppure nessun’altra azienda, nemmeno le squadre di calcio, ha lo stesso potere di influenzare l’opinione pubblica come i giornali. Chiunque sostenga che nessuno legge o si preoccupa di un giornale, “carta straccia”, dovrebbe chiedersi perché così tanti uomini molto ricchi vogliono ancora possederne uno”.

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