Un progetto per capire gli Stati Uniti e la scelta del nuovo presidente
Le notizie
10:3323 maggio 2024

Un ripasso e i grandi elettori, nel nuovo video sul canale YouTube “Da Costa a Costa”

Nel nuovo video sul canale YouTube “Da Costa a Costa”, Francesco Costa spiega come funziona il sistema elettorale americano e come a novembre verrà eletto il futuro presidente degli Stati Uniti: cosa sono i grandi elettori, quanti bisogna averne per essere eletti, cosa servirà osservare nella notte elettorale.

10:2523 maggio 2024

Le bandiere trumpiane nelle case di un giudice della Corte Suprema

Il giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti Samuel Alito è finito al centro di un’inchiesta del New York Times, che ha ricostruito come in due delle sue case siano state esposte bandiere simbolo dell’estrema destra. Erano state utilizzate anche dai sostenitori dell’ex presidente Donald Trump durante l’assalto al Campidoglio a Washington del 6 gennaio 2021. Alito è uno dei sei giudici di ispirazione conservatrice della Corte Suprema, fu nominato nel 2005 da George W. Bush ed era finito già in un’inchiesta di ProPublica secondo cui un gruppo di miliardari statunitensi politicamente molto influenti avrebbe fatto regali di lusso ad alcuni giudici della Corte, tra cui proprio Alito.

Ne abbiamo parlato più ampiamente in questo articolo:

Samuel Alito ha esposto bandiere usate dai sostenitori trumpiani durante l'assalto al Congresso: il caso ha generato nuovi dubbi sull'imparzialità della Corte

07:5322 maggio 2024

Il governatore della Virginia Glenn Youngkin mette il veto praticamente a tutto

La Virginia, stato orientale appena a sud di Washington, da gennaio vive una coabitazione politica fra un governatore Repubblicano e un parlamento statale a maggioranza Democratica: nelle ultime elezioni i Democratici hanno infatti ripreso il controllo dell’Assemblea Generale (avevano già quella dell’altra camera, il Senato). Il risultato della coabitazione è che il Congresso statale approva molte leggi, e Glenn Youngkin quasi inesorabilmente mette il veto. Youngkin è governatore dal 2022, e ha anche ambizioni nazionali (aveva considerato una possibile candidatura alla presidenza già per queste elezioni). Gli ultimi veti sono arrivati su una legge che garantiva l’accesso agli strumenti contraccettivi in tutto il paese e su una che eliminava alcune oscure esenzioni fiscali per una organizzazione che si occupa di salvaguardare la memoria dello stato confederato, quello sudista, secessionista e schiavista che si oppose al governo federale nella Guerra civile americana.

Ma l’elenco dei veti di Youngkin è lunghissimo, concentrato soprattutto su temi culturali identitari di destra: solo ad aprile ha messo il veto a 48 leggi approvate dal Congresso statale, firmandone invece sette. È arrivato a 201 veti, la maggior parte decisi nel 2024: 120 in più di quanti il Democratico Terry McAuliffe ne avesse usati in tutto il mandato (2014-2018): e McAuliffe era quello che aveva usato di più questo strumento.

Youngkin recentemente ha messo il veto anche a leggi che volevano vietare l’accesso alle armi negli ospedali psichiatrici, ricordare ai genitori di conservare le armi fuori dalla portata dei loro figli, proibire l’installazione di targhe statali che ricordassero personaggi della storia confederata e inserire o estendere l’argomento dei cambiamenti climatici nei programmi scolastici. Con un accordo fra i due partiti è stato invece approvato il bilancio statale, che Youngkin ha firmato.

Glenn Youngkin, al centro, durante la firma della legge di bilancio (AP Photo/Steve Helber)

15:0016 maggio 2024

Biden non vuole che siano diffuse le registrazioni audio del suo colloquio con il procuratore speciale Robert Hur

Il presidente statunitense Joe Biden ha invocato il “privilegio esecutivo” per evitare la diffusione delle registrazioni audio del suo colloquio con il procuratore speciale Robert Hur, che per circa un anno aveva supervisionato le indagini sul caso di alcuni documenti riservati che Biden non aveva riconsegnato al termine della propria vicepresidenza, nel 2017.

Alla fine Biden non fu accusato di nulla, ma il lungo rapporto diffuso da Hur al termine delle indagini fece comunque molto discutere, soprattutto perché definiva Biden «un uomo anziano simpatico, benintenzionato e con una scarsa memoria». Fu un duro colpo per la sua campagna elettorale, dato che l’età avanzata di Biden – che ha 81 anni – è considerata uno dei suoi principali punti di debolezza.

Le trascrizioni delle conversazioni tra Biden e Hur erano già state diffuse, mentre le registrazioni audio sono rimaste private. Di recente alcuni deputati Repubblicani avevano chiesto di poterle ascoltare, ufficialmente per poter comprendere meglio il contesto della conversazione e alcune sue sfumature, ma il procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland si era rifiutato.

Per evitare eventuali problemi e conseguenze legali nei confronti di Garland, Biden ha esercitato il privilegio esecutivo, cioè il suo diritto, come presidente degli Stati Uniti, a non rivelare determinati argomenti al Congresso.

Ed Siskel, un consigliere legale della Casa Bianca, ha detto che la diffusione delle registrazioni audio non è giustificata da reali motivazioni legate alle indagini, ma che i Repubblicani hanno intenzione di usarle a scopi politici.

12:3816 maggio 2024

Segnatevi la data del 27 giugno

Alla fine il dibattito tra Donald Trump e Joe Biden si farà: dopo settimane di inviti reciproci e speculazioni, i due principali candidati alle prossime elezioni presidenziali parteciperanno a un confronto tramesso dall’emittente CNN il prossimo 27 giugno. È in programma anche un secondo dibattito a settembre, ma non è ancora stata annunciata una data definitiva.

Entrambi si svolgeranno in studi televisivi senza pubblico: Biden ne ha bisogno principalmente per recuperare nei sondaggi, mentre Trump è convinto di vincerli. Ne parliamo in questo articolo:

Saranno due, a giugno e settembre, in studi televisivi senza pubblico: non era scontato che ci fossero, ma Biden ne ha bisogno per recuperare nei sondaggi e Trump è convinto di vincerli

08:5714 maggio 2024

Michael Cohen vs Donald Trump, in aula

Il processo di Manhattan in cui è imputato Donald Trump è arrivato a un momento considerato centrale, quello della deposizione dell’ex avvocato di Trump Michael Cohen, che fra il 2006 e il 2018 è stato un consulente legale particolare, più vicino alla figura del faccendiere: “risolveva problemi” per la famiglia e per le aziende di Trump, con metodi non sempre legali o etici. Poi è diventato uno dei suoi principali oppositori, nonché la figura chiave del primo processo penale contro un ex presidente degli Stati Uniti, l’unico dei quattro in cui è imputato Trump che si concluderà prima delle elezioni.

In questo articolo abbiamo raccontato i rapporti fra Cohen e Trump, passati da «Mi prenderei una pallottola per lui» a «Lo voglio in galera».

Parlerà oggi in tribunale a Manhattan l’uomo che per tanti anni fu incaricato di risolvere problemi di qualsiasi tipo per conto dell’ex presidente, e che oggi vorrebbe vederlo finire in prigione

Qui invece abbiamo raccontato come è andato il suo primo giorno di testimonianza: oggi, martedì, è previsto il controinterrogatorio da parte della difesa.

Nel processo di New York l'ex avvocato e faccendiere ha confermato le accuse di false rendicontazioni, di cui l'ex presidente statunitense sarebbe stato a conoscenza: martedì verrà controinterrogato dalla difesa

 

15:2312 maggio 2024

Robert F. Kennedy Jr. dice di aver avuto un «verme» nel cervello

In questi giorni il New York Times ha pubblicato un’analisi sui vari problemi di salute di cui soffre o ha sofferto Robert F. Kennedy Jr., il nipote dell’ex presidente statunitense John Fitzgerald Kennedy che è candidato alle prossime elezioni presidenziali come indipendente. 

Nel 2010 Kennedy soffriva di problemi di memoria: consultò vari medici, che notarono una macchia anomala nelle sue scansioni cerebrali e gli diagnosticarono un tumore. Nel 2012 Kennedy raccontò però che poco prima di essere operato un dottore gli aveva detto che la macchia avrebbe potuto essere stata causata da «un verme che era entrato nel mio cervello, ne aveva mangiato alcune parti e poi era morto». 

Kennedy ha detto di non aver fatto alcuna cura per questo presunto parassita, e di essersi ripreso dai problemi di memoria. In quel periodo soffriva anche di un altro problema, relativamente più comune: un livello eccessivo di mercurio nel sangue, dovuto probabilmente al consumo eccessivo di pesci ricchi di quel metallo, come il tonno.  

Robert F. Kennedy Jr. durante un evento elettorale (AP Photo/Charlie Neibergall)

Il New York Times ha parlato con vari medici ed esperti per cercare di capire le possibili implicazioni causate sia dai livelli eccessivi di mercurio che dalla presenza di un parassita nel cervello: le conclusioni sono piuttosto vaghe, anche perché Kennedy ha fornito pochi dettagli rispetto ai due problemi. 

Il quotidiano ha anche chiesto ai portavoce della campagna elettorale di Kennedy se i suoi vari problemi di salute potrebbero renderlo poco adatto a fare il presidente. Stefanie Spear, una delle portavoce, ha risposto che la domanda «sembra ridicola, vista la concorrenza»: un riferimento all’età avanzata degli altri due principali candidati, il Democratico Joe Biden (81 anni) e il Repubblicano Donald Trump (77 anni). Robert F. Kennedy Jr. ha 70 anni.

13:219 maggio 2024

Il Colorado, lo stato dei nativi americani

È uscito sul canale YouTube “Da Costa a Costa” un nuovo video della serie Fifty States: Francesco Costa racconta il Colorado, uno stato con una storia molto interessante e un paesaggio naturale meraviglioso, dove però molte cose stanno cambiando, soprattutto dal punto di vista politico e culturale. 

11:058 maggio 2024

Con “Cose spiegate bene” saprete infine la verità sull’Ohio

Il nuovo numero di Cose spiegate bene, la rivista del Post dedicata a spiegare approfonditamente singoli temi, si intitola Ogni quattro anni, quelli che passano fra le elezioni presidenziali statunitensi: si occupa quindi della politica negli Stati Uniti e da oggi è disponibile in libreria. L’introduzione scritta dal vicedirettore del Post Francesco Costa racconta di alcuni luoghi comuni giornalistici tipici della stampa italiana quando racconta le “cose” americane. Si può leggere anche in questo articolo.

Esce oggi in libreria il nuovo numero di Cose spiegate bene, si intitola “Ogni quattro anni” e si occupa di politica americana

Questo decimo numero di Cose spiegate bene invece può essere acquistato, oltre che nelle librerie, sul sito del Post (con spedizione gratuita) e nelle librerie online di Amazon, Bookdealer, Feltrinelli e IBS.

08:548 maggio 2024

Donald Trump è una scatola vuota, con Mario Del Pero (Globo)

Nella penultima puntata di Globo, il podcast di esteri del Post, Eugenio Cau ha parlato con con Mario Del Pero, docente di Storia internazionale all’università Sciences Po di Parigi, di quanto sia difficile conoscere davvero cosa pensa Donald Trump, nonostante l’enorme esposizione mediatica e il ruolo privilegiato di cui gode in quanto ex presidente degli Stati Uniti. 

Globo si può ascoltare gratuitamente sull’app del Post e su tutte le piattaforme audio.

08:498 maggio 2024

Uno dei processi penali contro Trump è stato rimandato fino a data da destinarsi

Martedì la giudice statunitense Aileen Cannon ha deciso di rimandare a tempo indeterminato l’inizio del processo penale nel quale Trump è accusato di aver conservato alcuni documenti governativi riservati nella propria villa di Mar-a-Lago, in Florida. La prima udienza era stata inizialmente fissata per il 20 maggio, ma da tempo si pensava che sarebbe stata posticipata, dati i molti ritardi che si erano accumulati negli ultimi mesi a causa di varie questioni preliminari.

La giudice non ha fissato una nuova data, e quindi sembra ormai estremamente improbabile che il processo possa concludersi prima delle prossime elezioni presidenziali, in programma il 5 novembre.

Quello sui documenti riservati conservati a Mar-a-Lago è uno dei quattro processi penali in cui Trump è coinvolto. Per ora solo uno è iniziato, quello relativo al pagamento fatto da Trump all’attrice di film porno Stormy Daniels nel 2016, e non rendicontato correttamente. Negli altri due è accusato di aver cercato di sovvertire l’esito delle elezioni presidenziali del 2020 e di aver tentato di cambiare i risultati ufficiali delle elezioni presidenziali nello stato della Georgia, sempre con l’obiettivo di ribaltarne il risultato generale.

18:347 maggio 2024

La testimonianza di Stormy Daniels sul suo incontro con Trump non ha risparmiato dettagli

Martedì nel processo in corso a Manhattan che ha come imputato Donald Trump ha deposto come testimone l’attrice di film porno Stormy Daniels. Il processo penale, il primo dei quattro in cui è coinvolto Trump e il primo contro un ex presidente degli Stati Uniti, riguarda un presunto pagamento di 130mila dollari all’attrice, che Trump avrebbe fatto nel 2016 tramite la sua azienda e il suo ex avvocato Michael Cohen per comprare il silenzio dell’attrice su un rapporto sessuale avuto con lui una decina di anni prima.

Stormy Daniels martedì ha testimoniato proprio sulla relazione sessuale che dice di aver avuto con Trump: ha raccontato di come lo ha conosciuto nel 2006 in un torneo benefico di golf a Lake Tahoe (fra California e Nevada), in cui era presente perché la società di produzione di film porno per cui lavorava era fra gli sponsor dell’evento. Dopo un breve dialogo una guardia del corpo di Trump le avrebbe detto che Trump voleva invitarla a cena. Daniels avrebbe prima rifiutato, ma poi era andata alla cena, in uno degli hotel di Trump.

Durante la cena, nella stanza d’albergo di Trump, lui le aveva chiesto del suo lavoro e aveva suggerito l’idea che lei potesse partecipare al suo programma televisivo The Apprentice. In seguito, dopo essere andata in bagno e aver cercato di chiamare un amico, aveva ritrovato Trump in boxer e maglietta sul letto, con quelle che ha definito «chiare intenzioni». Dopo il rapporto sessuale, Daniels lasciò la stanza, il giorno dopo lo aveva incontrato di nuovo in un locale e per qualche tempo aveva ricevuto le sue telefonate. I rapporti si sarebbero interrotti quando divenne chiaro che non avrebbe dato seguito alla proposta di partecipazione allo show televisivo.

Uno dei disegni processuali (Elizabeth Williams via AP)

Nel 2015, quando Trump si candidò alla presidenza, Daniels aveva parlato con un’amica giornalista e aveva pensato di rendere pubblica la storia, ma poi era stata contattata dagli avvocati di Trump per firmare un accordo di riservatezza, quello oggetto del processo perché sarebbe stato rendicontato in modo illegale, utilizzando anche fondi elettorali.

La testimonianza è durata due ore, Trump era presente in aula ma i due non si sono scambiati sguardi diretti, secondo quanto riportano le cronache dei media statunitensi (in aula non sono ammesse telecamere e fotografi). La testimonianza ha avuto anche alcuni momenti potenzialmente imbarazzanti per Trump, che in alcune occasioni ha stimolato i suoi avvocati perché effettuassero obiezioni: Daniels ha detto che lui l’aveva ricevuta in un pigiama di seta (salvo cambiarsi dopo che lei lo aveva preso in giro), ha riferito che Trump le aveva detto che lui e la moglie Melania dormivano in camere diverse e ha raccontato dettagli del rapporto sessuale, nella «posizione del missionario». In alcune occasioni il giudice Juan Merchan ha definito i dettagli «eccessivi».

16:046 maggio 2024

Dire di aver ucciso il proprio cane è stata una pessima idea per Kristi Noem

In questi giorni sui giornali internazionali si sta parlando molto di alcuni passaggi contenuti nel nuovo libro della governatrice del South Dakota, la Repubblicana Kristi Noem. Il libro è intitolato No Going Back e dovrebbe essere pubblicato domani, ma alcuni giornali ne hanno ricevuto una copia in anteprima e hanno già pubblicato vari articoli a riguardo: l’attenzione è dovuta soprattutto al fatto che Noem è considerata molto vicina a Donald Trump, e secondo alcune indiscrezioni avrebbe potuto essere scelta come candidata alla vicepresidenza alle elezioni del prossimo novembre.

Le sue chance sembrano però essere naufragate proprio a causa di un aneddoto molto controverso raccontato nel libro, diffuso dal quotidiano britannico Guardian. Noem ha detto esplicitamente di aver ucciso il suo cane, Cricket, dopo che questo aveva mostrato comportamenti aggressivi e si era rivelato difficile da addestrare.

Cricket era un cane da ferma tedesco a pelo duro, di 14 mesi. Un giorno disturbò una sessione di caccia al fagiano, e in seguito attaccò e uccise alcuni polli di proprietà di una famiglia concittadina di Noem: «In quel momento, ho capito che avrei dovuto abbatterla», ha scritto la governatrice nel libro. Quel pomeriggio sparò quindi a Cricket con una pistola, e in seguito uccise anche una capra di sua proprietà, sostenendo che questa si stesse comportando in modo «cattivo e malevolo». 

La decisione di Noem di uccidere i propri animali domestici è stata immediatamente molto criticata, tanto che secondo Politico le sue possibilità di essere scelta come candidata alla vicepresidenza sono «morte così come il cane che ha ucciso». 

Il libro contiene anche alcune inesattezze. Per esempio, in un passaggio Noem sostiene di avere incontrato il dittatore nordcoreano Kim Jong Un, cosa che però non è mai successa: la governatrice ha detto che questo passaggio è stato eliminato dalla versione finale del libro. In questi giorni Noem ha dato varie interviste e partecipato ad alcuni programmi televisivi, ma nella maggior parte dei casi non ha risposto alle domande sugli errori o su Cricket, preferendo sviare la conversazione su altri argomenti. 

 

13:542 maggio 2024

Taniche di latte, tacchini interi e tutto il resto: la spesa negli Stati Uniti nel nuovo video sul canale YouTube “Da Costa a Costa”

Nel nuovo video sul canale YouTube “Da Costa a Costa”, Francesco Costa racconta come gli americani fanno la spesa e quali prodotti unici sono presenti sugli scaffali. Ma racconta anche il tema dell’alimentazione negli Stati Uniti e di come il cibo caratterizzi la società americana, proprio da un supermercato.

14:151 maggio 2024

La dura e costosa lotta di Robert Kennedy Jr. per essere sulle schede elettorali

La campagna elettorale di Robert Kennedy Jr., candidato indipendente alla presidenza degli Stati Uniti, si sta concentrando in questi mesi nel tentativo di essere presente sulle schede elettorali in tutti e 50 gli stati americani. Non è un processo semplice ed è soprattutto una questione costosa. Kennedy, avvocato ambientalista ed erede di una delle famiglie politicamente più influenti degli Stati Uniti, deve fornire migliaia di firme in ogni stato, seguendo regole sempre diverse, complesse e a volte non chiarissime nemmeno ai comitati elettorali che devono farle rispettare.

Per raggiungere l’obiettivo serve fare campagna e servono volontari che vadano a raccogliere le firme: secondo il New York Times, i suoi finanziatori avrebbero speso già circa 2,5 milioni di dollari per raggiungere questo obiettivo: al momento la candidatura sarebbe sicura o quasi in una decina di stati.

Il grafico del New York Times: gli stati bordati sono quelli in “bilico”.

Intanto i sondaggi mostrano che la candidatura di Kennedy potrebbe essere più pericolosa per Donald Trump che per Joe Biden.

Robert Kennedy Jr. è figlio di Bobby Kennedy, ucciso nel 1968 mentre era candidato alla presidenza degli Stati Uniti, e nipote del presidente John Fitzgerald Kennedy, assassinato a Dallas nel 1963, ma è anche uno dei principali esponenti del movimento antivaccinista statunitense e sostiene da almeno vent’anni varie teorie complottiste e antiscientifiche. Su vari temi ha posizioni spesso convergenti con l’ala più radicale del partito Repubblicano.

13:1630 aprile 2024

Cosa succede con queste proteste nelle università

Un estratto dalla newsletter settimanale di Da Costa a Costa, sulle proteste in corso in questi giorni in molte università statunitensi, tra cui la Columbia University di New York.

La newsletter arriva gratuitamente ogni sabato, e ci si iscrive qui.

Sta succedendo, con queste proteste, qualcosa di simile a quanto accadde nell’estate del 2020 con le proteste seguite all’omicidio di George Floyd.
Durante quei mesi, una causa importante e con un larghissimo consenso popolare – la lotta alla violenza indiscriminata della polizia contro gli afroamericani – venne progressivamente dirottata da gruppi e gruppetti di estrema sinistra, portando alla richiesta lunare di tagliare i fondi alla polizia se non di abolirla del tutto, o al disastroso esperimento della «zona autonoma» allestita in un quartiere di Seattle, e a notti di scontri e distruzione in tante città statunitensi, certamente fomentati anche dalla retorica incendiaria dell’allora presidente Trump.
Pur nel contesto di una vittoria elettorale, i Democratici pagarono un prezzo politico consistente per i fatti di quell’estate: i reati violenti crebbero moltissimo in tantissime città americane, soprattutto in quelle che avevano effettivamente deciso di tagliare i fondi alla polizia; le sconfitte ottenute di conseguenza alle elezioni legislative dentro roccaforti come New York gli costarono la maggioranza alla Camera e quindi un gran pezzo della loro agenda politica.
I manifestanti di estrema sinistra prendono di mira Biden molto più di quanto facciano con Trump, e sono in gran parte persone che non lo voterebbero e non lo avrebbero votato in ogni caso. Ma gli americani che trovano intollerabile quello che è accaduto in questi mesi a Gaza sono la maggioranza, e Biden non ha ancora ottenuto né un cessate il fuoco, né le dimissioni di Netanyahu, né il riconoscimento dello Stato palestinese. Le proteste sono un promemoria di questi fallimenti.
Inoltre, le università statunitensi sono un feudo dominato dalla sinistra – i docenti conservatori ad Harvard sono meno del 2 per cento del totale, per esempio – e attraversano una crisi verticale di credibilità e autorevolezza. Sono posti in cui si studia sempre meno, e in cui l’intransigenza ideologica causata dal monopensiero raggiunge il parossismo. Le nazioni da cui ricevono le maggiori donazioni, miliardi di dollari ogni anno, sono Qatar e Arabia Saudita. Il guaio è tutto dalla parte dei Democratici. Li aspetta una lunga estate.

13:1029 aprile 2024

Il discorso e le battute di Biden alla cena con i corrispondenti

Sabato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha tenuto il tradizionale discorso alla “cena dei corrispondenti della Casa Bianca”, un evento storico della politica americana che si è tenuto per decenni all’hotel Washington Hilton e nel quale tradizionalmente il presidente si esibisce in una serie di battute comiche davanti ai giornalisti che seguono la sua amministrazione. Quest’anno a condurre l’evento c’era l’attore e comico Colin Jost.

Durante il suo intervento, durato circa dieci minuti, Biden ha fatto varie battute sulla sua età – ha 81 anni – e sul suo predecessore e sfidante alle prossime elezioni, Donald Trump. «Sì, l’età è un problema: io sono un uomo adulto che corre contro un bambino di sei anni», ha detto, tra le altre cose. «Mi sento molto bene, sto facendo campagna elettorale in tutto il paese: Pennsylvania, Georgia, North Carolina. Sono sempre andato bene nelle 13 colonie», ha aggiunto, scherzando sempre sulla sua età con un riferimento alle città sulla costa orientale dove si insediarono i primi abitanti arrivati dall’Inghilterra, nel XVII e XVIII secolo.

Ha parlato anche dei problemi legali di Trump: «Donald sta avendo delle giornate difficili. Potremmo dire che sta attraversando un periodo tempestoso», ha detto, usando la parola inglese stormy, che significa “tempesta” ma è anche il nome dell’attrice di film porno al centro del processo penale in corso a New York contro Trump.

Intanto, fuori dall’edificio del Washington Hilton in cui era in corso l’evento si sono radunati alcuni manifestanti pro-Palestina, che hanno protestato contro l’approccio adottato da Biden nei confronti di Israele, considerato troppo accondiscendente.

12:3529 aprile 2024

Nel fine settimana anche Donald Trump si è detto disponibile a organizzare un dibattito con Joe Biden in vista delle prossime elezioni presidenziali, alle quali con tutta probabilità i due saranno candidati rispettivamente per il partito Repubblicano e Democratico. Venerdì Biden aveva detto di essere disposto ad avere un dibattito con Trump, e quest’ultimo gli ha risposto con un messaggio pubblicato sui social: ha proposto di farlo lunedì, martedì oppure mercoledì sera, durante un suo comizio in Michigan. 

16:5526 aprile 2024

Ci sarà un dibattito tra Trump e Biden?

Il presidente Joe Biden, che con tutta probabilità sarà il candidato del Partito Democratico alle elezioni di novembre, ha detto infine di essere disposto a partecipare a un dibattito televisivo con Donald Trump, che a meno di sorprese sarà il candidato del Partito Repubblicano.

È la prima volta che Biden dà una risposta chiara sul tema, dopo aver tergiversato per mesi. Venerdì, durante un’intervista radiofonica con Howard Stern, ha detto: «Non so dove, non so quando, ma sarei felice di avere un dibattito» con Trump. Non è chiaro se Biden abbia risposto in modo spontaneo alle domande di Stern, oppure se un eventuale dibattito sia già stato concordato o perlomeno discusso con il suo comitato elettorale. 

Chris LaCivita, un consulente della campagna elettorale di Trump, ha risposto su X a un post che dava conto dell’intenzione di Biden di partecipare a un dibattito scrivendo: «Ok, organizziamolo!».

I dibattiti sono una costante delle campagne elettorali per la presidenza degli Stati Uniti: vengono organizzati dalle principali emittenti televisive sia nella fase delle primarie sia tra i due candidati alla presidenza, e anche tra i candidati vicepresidenti. 

Biden e Trump si erano già confrontati durante la campagna elettorale per le elezioni del 2020, vinte da Biden, ma quest’anno non è certo che succeda di nuovo. Finora Trump non ha partecipato a nessun dibattito di quelli organizzati tra i candidati alle primarie del suo partito, e fino a poche settimane fa anche Biden era molto più restio rispetto alla possibilità di partecipare a eventi pubblici o programmi tv, soprattutto per evitare eventuali errori e gaffe che avrebbero potuto essere ricondotte alla sua età avanzata (Biden ha 81 anni, Trump 77).

09:0826 aprile 2024

La Corte Suprema ha iniziato i lavori sul caso dell’immunità a Donald Trump

Giovedì la Corte Suprema ha cominciato pubblicamente i lavori sul caso dell’immunità a Donald Trump.

La questione era partita dal processo penale in cui Trump è accusato di aver cercato di sovvertire il risultato delle elezioni presidenziali del 2020, ed è uno dei casi giudiziari più attesi dell’anno: riguarda la possibilità che un presidente – in questo caso Trump, ma la decisione si applicherebbe a tutti – possa godere di una totale immunità per gli atti commessi durante il suo mandato, anche se sono crimini perseguibili.  

Per ora la Corte Suprema sembra intenzionata a garantire al presidente qualche forma di immunità, seppure non in modo assoluto come chiedono gli avvocati di Trump. Ne abbiamo parlato meglio qui: 

Giovedì il tribunale statunitense ha tenuto un'importante udienza su uno dei casi giudiziari più attesi dell’anno: un presidente è perseguibile per crimini commessi durante il suo mandato?