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  • Giovedì 22 maggio 2025

Un altro agguato di Trump, contro il presidente del Sudafrica

Durante un incontro in diretta TV nello Studio Ovale l'ha attaccato con false accuse di genocidio dei sudafricani bianchi

 (AP Photo/Evan Vucci)
(AP Photo/Evan Vucci)
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Mercoledì, durante un incontro alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha fatto una specie di agguato al presidente del Sudafrica Cyril Ramaphosa, in cui l’ha accusato falsamente di mettere in atto un «genocidio» contro i sudafricani bianchi, gli afrikaner. L’agguato è avvenuto in diretta TV e ha ricordato il disastroso incontro con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dello scorso febbraio, che ha avuto un andamento simile.

Da qualche mese l’amministrazione Trump sta portando avanti una campagna contro il governo del Sudafrica in relazione alle teorie false sul genocidio dei bianchi. Tra le altre cose ha sospeso gli aiuti umanitari e deciso di concedere lo status di rifugiati politici agli afrikaner. I primi 59 afrikaner erano stati accolti negli Stati Uniti lo scorso 12 maggio. Elon Musk, che è cittadino sudafricano ed è uno dei principali consiglieri di Trump, è ritenuto uno degli ispiratori di questa campagna.

L’incontro di mercoledì nello Studio Ovale doveva servire a migliorare i rapporti, ma alla fine è andato malissimo.

Nei primi minuti i toni erano sembrati cordiali: Ramaphosa e Trump hanno parlato anche di argomenti informali come il golf, uno dei passatempi preferiti del presidente statunitense. Per l’occasione, Ramaphosa aveva portato con sé i due golfisti sudafricani Ernie Els e Retief Goosen, e ha regalato a Trump un libro dedicato a questo sport. La situazione è precipitata quando Trump ha chiesto ai suoi collaboratori di abbassare le luci dello Studio Ovale per mostrare alcuni video.

Nel primo si sentiva la voce del principale esponente dell’opposizione sudafricana, Julius Malema, che cantava una canzone in cui si incita a «sparare ai boeri» (significa agricoltori, ed è un modo di riferirsi agli afrikaner). In un altro video si vedevano delle croci lungo una strada sudafricana, che secondo Trump indicherebbero i luoghi di sepoltura di agricoltori bianchi uccisi dal governo sudafricano. In realtà, quelle croci sarebbero state installate nel 2020 come parte di una protesta simbolica, organizzata dopo l’omicidio di una coppia di agricoltori nella provincia di KwaZulu-Natal, nell’est del paese.

Trump aveva anche una pila di fogli con stampate informazioni sugli agricoltori bianchi uccisi, che alla fine dell’incontro ha consegnato a Ramaphosa.

Ramaphosa ha detto che i cori cantati da Malema e dai suoi sostenitori non rispecchiano le politiche del governo e del suo partito, l’African National Congress. Ha anche citato Els e Goosen, i due golfisti che lo accompagnavano, e Johann Rupert, che è l’uomo più ricco del Sudafrica, tutti e tre bianchi: «Se fosse davvero in atto un genocidio, questi tre signori non sarebbero tra noi», ha detto Ramaphosa.

Trump ha poi fatto esplicito riferimento a un «grande numero di agricoltori che sono stati brutalmente uccisi», accusa che non ha alcun fondamento se si guardano i dati. Ha inoltre detto che agli agricoltori bianchi è stato «confiscato il terreno»: qui il riferimento è a una legge approvata dal governo di Ramaphosa che prevede l’espropriazione dei terreni agricoli, in alcuni casi senza indennizzo per i proprietari. Ramaphosa ha risposto che in Sudafrica «esiste la criminalità», ma che «le persone che vengono uccise a causa di attività criminali non sono solo i bianchi: la maggior parte di loro sono neri».

Gli afrikaner sono i discendenti dei colonizzatori europei arrivati nell’attuale Sudafrica alla metà del Diciassettesimo secolo: circa un terzo era olandese, quasi altrettanti tedeschi, il 13 per cento francese. Formarono un gruppo culturale unico, che parla l’afrikaans, simile all’olandese. Sono noti anche come boeri, appunto, le cui principali occupazioni furono quelle dell’agricoltura e della pastorizia, su terre che spesso venivano tolte alla popolazione nera locale. Una legge del 1913 riservava ai neri solo il 7 per cento delle terre.

Dal 1948 il governo del Sudafrica guidato dagli afrikaner introdusse l’apartheid, una politica di rigida e continua segregazione razziale che teneva la maggioranza nera in una posizione subordinata, precludendole l’accesso ai migliori lavori, a ogni incarico di potere e all’istruzione di alto livello (fra le altre cose).

– Leggi anche: Da dove arriva la teoria di un “genocidio degli afrikaner”