È un altro suo fedelissimo, molto critico dell'agenzia, ma per nominarlo deve prima licenziare il capo attuale
Qualche aggiornamento sulle nomine di Trump
Donald Trump sta continuando ad annunciare nomine per comporre la sua seconda amministrazione, che si insedierà il prossimo 20 gennaio. La scorsa settimana ha scelto come capo dell’FBI Kash Patel, un avvocato considerato suo fedelissimo e con relativamente poca esperienza.
Per nominare Patel Trump dovrà però licenziare l’attuale capo dell’FBI, Christopher A. Wray, che aveva scelto lui stesso nel 2017, oppure Wray dovrà dimettersi (il mandato dura 10 anni). La nomina di Patel dovrà poi essere ratificata dal Senato.
Trump ha anche nominato Charles Kushner come ambasciatore in Francia. Charles è il padre di Jared Kushner, il genero di Trump (marito della figlia Ivanka): ha 70 anni e nel 2004 si dichiarò colpevole di oltre 16 capi d’accusa, legati soprattutto all’evasione fiscale. Tra le altre cose ammise di aver ingaggiato una prostituta per sedurre suo cognato, che era coinvolto come testimone in un’indagine su di lui, e aver poi inviato il video dell’incontro tra i due alla moglie (la sorella di Kushner). Trump concesse la grazia a Kushner alla fine del suo primo mandato, nel dicembre del 2020.
Karoline Leavitt sarà invece la portavoce della Casa Bianca: a 27 anni sarà la persona più giovane ad avere mai ricoperto l’incarico.
Diversi giornali statunitensi scrivono che Trump starebbe considerando di sostituire Pete Hegseth, scelto a metà novembre come segretario alla Difesa, con il governatore della Florida Ron DeSantis. Hegseth è un ex soldato, ma è noto principalmente come conduttore della rete televisiva conservatrice Fox News.
Una donna l’ha accusato di averla aggredita sessualmente nel 2017. Hegseth sostiene che l’incontro tra i due fu consensuale: non è mai stato accusato formalmente, ma nel 2020 ha raggiunto un patteggiamento con la donna. Anche per questo la sua nomina è stata molto criticata, e non è detto che possa essere confermata dal Senato.
Dopo un mese sono stati assegnati tutti i seggi della Camera: i Repubblicani hanno la maggioranza
Martedì è stato assegnato l’ultimo seggio della Camera di cui non si sapeva il risultato, quello del 13esimo distretto della California. È stato vinto da Adam Gray, del Partito Democratico, con un margine strettissimo.
Alla fine i Repubblicani avranno la maggioranza alla Camera con 220 seggi, mentre i Democratici ne hanno ottenuti 215. I Repubblicani hanno la maggioranza anche al Senato, con 53 seggi contro i 47 dei Democratici.
Joe Biden ha concesso la grazia al figlio Hunter Biden, tra molte critiche
Questa settimana il presidente Joe Biden ha concesso la grazia «piena e incondizionata» al figlio Hunter. La misura si applica a tutti i reati «che ha commesso, potrebbe aver commesso o a cui ha preso parte» negli ultimi dieci anni, ossia dal primo gennaio 2014 al primo dicembre 2024.
Hunter Biden era coinvolto in due casi giudiziari per reati federali: era stato condannato da un tribunale del Delaware per possesso illegale di arma da fuoco (la sentenza era attesa per il prossimo 12 dicembre), e si era dichiarato colpevole per evasione fiscale in California (la sentenza era attesa per il 16 dicembre). In seguito alla grazia entrambi i procedimenti vengono annullati.
La decisione è stata molto criticata, soprattutto perché in passato Biden aveva detto moltissime volte di non essere intenzionato a concedere la grazia al figlio per non interferire con la giustizia. Biden ha giustificato la propria decisione accusando le procure di aver agito per ragioni politiche per colpire lui attraverso il figlio: «Nel cercare di spezzare lui hanno cercato di spezzare me».
Oltre che da Donald Trump e dai Repubblicani, la decisione è stata criticata anche da molti esponenti del Partito Democratico. Potrebbe quindi danneggiare notevolmente la legacy di Biden, cioè la sua eredità politica e il modo in cui verrà ricordato nella storia come presidente.
Ne abbiamo parlato qui:
L’Illinois, lo stato più rappresentativo d’America – video
Il nuovo video sul canale YouTube Da Costa a Costa fa parte della serie 50 States: Francesco Costa racconta l’Illinois, stato considerato una sorta di America in miniatura, perché la sua popolazione rappresenta fedelmente quella degli Stati Uniti. È lo stato di Abraham Lincoln, di Barack Obama e dei Chicago Bulls, ha una storia legata al territorio, all’immigrazione e alla crescita economica guidata dalle industrie.
Per gli Stati Uniti si avvicina una guerra commerciale?
Donald Trump ha ribadito martedì di voler istituire dal «primo giorno» del suo mandato (il 20 gennaio) dazi commerciali sui prodotti provenienti da Messico, Canada e Cina venduti negli Stati Uniti. Secondo l’ultima versione i dazi saranno del 25 per cento per le merci canadesi e messicane, e del 10 per cento in più per quelli cinesi (sono già presenti dazi decisi durante il suo primo mandato e mantenuti da Joe Biden).
Trump ha giustificato i dazi come una ritorsione per l’arrivo di «droga e migranti» dai confini con i due stati vicini e per le non sufficienti misure per ridurre il commercio di fentanyl, un potentissimo oppioide, da parte della Cina.
Cina, Messico e Canada hanno immediatamente risposto, seppur in modo differente. L’ambasciata cinese a Washington ha commentato dicendo che «nessuno vince una guerra commerciale o di dazi», il primo ministro canadese Justin Trudeau ha chiamato Trump per discutere la questione («Sappiamo che è un rapporto su cui ci sarà da lavorare un po’»), la presidente eletta messicana Claudia Sheinbaum ha fatto presente che il Messico può rispondere ai dazi con i dazi e che molte aziende automobilistiche statunitensi producono parti dei loro prodotti in Messico e Canada.
È stata chiesta l’archiviazione di due processi federali contro Donald Trump
Lunedì Jack Smith, il consigliere speciale del dipartimento di Giustizia, ha chiesto di archiviare formalmente le accuse in due processi federali contro Donald Trump: quello per aver cercato di sovvertire il risultato delle elezioni del 2020 con l’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021, e quello in cui era imputato per aver custodito in modo improprio dei documenti riservati nella sua villa di Mar-a-Lago, in Florida.
La giudice del processo sul 6 gennaio, Tanya Chutkan, ha rapidamente confermato l’archiviazione, e ci si aspetta succeda anche con l’altro caso (quello sui documenti in Florida, che era già stato archiviato, ma Smith aveva fatto ricorso).
Smith ha presentato le richieste di archiviazione per rispettare la norma che impedisce di perseguire un presidente in carica (Trump lo sarà a partire dal prossimo 20 gennaio). Le accuse potrebbero comunque essere ripresentate alla fine del mandato di Trump.
È una notizia importante, dato che Trump è stato il primo presidente a essere perseguito per reati federali (e anche il primo a essere giudicato colpevole in un processo penale). Di fatto però vincendo le elezioni presidenziali dello scorso 5 novembre ha risolto anche i suoi problemi legali, dato che tutti si aspettavano che i processi sarebbero stati sospesi, archiviati o chiusi.
Arnold Schwarzenegger – American Icons
Nel video di questa settimana sul canale Da Costa a Costa Francesco Costa racconta la storia di Arnold Schwarzenegger, spesso considerato un po’ il simbolo del “sogno americano”. Schwarzenegger nacque in Austria, ma fece carriera negli Stati Uniti prima come body builder, poi come attore e infine come politico Repubblicano: per due mandati, dal 2003 al 2011, fu governatore della California, lo stato più popoloso degli Stati Uniti.
Il racconto della sua storia è disponibile su YouTube:
Alla fine Matt Gaetz ha rinunciato, e Trump ha scelto Pam Bondi come prossima procuratrice generale
Giovedì Matt Gaetz, l’ex deputato Repubblicano che Donald Trump aveva scelto come prossimo procuratore generale, ha rinunciato all’incarico. La nomina di Gaetz era stata molto criticata, anche da vari politici Repubblicani, e giudicata troppo azzardata anche per gli spregiudicati standard di Trump: Gaetz è un esponente dell’ala più radicale del partito, e negli ultimi anni è stato coinvolto in diverse indagini relative ad accuse di molestie sessuali, uso di droghe illegali e tratta di persone minorenni a scopo sessuale (lui ha sempre negato di aver commesso reati).
La nomina di Gaetz avrebbe dovuto essere confermata dal Senato, ma c’erano molti dubbi sulla possibilità che questo accadesse. Gaetz ha detto di voler rinunciare all’incarico perché la sua conferma stava diventando «una distrazione dal lavoro cruciale della transizione [presidenziale]», ma secondo diversi giornali americani non aveva i numeri per essere confermato.
Poco dopo l’annuncio della sua decisione, Trump ha annunciato di aver scelto Pam Bondi come procuratrice generale. Bondi è già stata procuratrice della Florida tra il 2011 e il 2019: la sua nomina è considerata meno divisiva rispetto a quella di Gaetz, ma resta comunque problematica perché ha ricoperto ruoli importanti in varie battaglie legali e politiche a sostegno di Trump.
Ne abbiamo parlato qui:
Il lavoro della prima deputata transgender non sarà facile
Alle elezioni dello scorso 5 novembre Sarah McBride è diventata la prima deputata transgender della storia statunitense. È stata eletta con il Partito Democratico nello stato del Delaware, sulla costa est del paese.
Questa settimana, ancora prima dell’insediamento ufficiale del Congresso rinnovato, la senatrice Repubblicana del South Carolina Nancy Mace ha proposto di impedire alle donne transgender l’uso dei bagni e degli spogliatoi delle donne nei locali del Congresso. Mace ha detto chiaramente che la proposta è riferita proprio a McBride, che ha definito in modo dispregiativo e discriminatorio «un uomo biologico» che «semplicemente non appartiene agli spazi delle donne». La proposta di Mace è stata sostenuta da altri esponenti del Partito Repubblicano e anche dallo speaker della Camera Mike Johnson, esponente dell’ala più radicale del partito.
McBride ha detto che tutta la questione non è altro altro che un modo per «distrarre l’attenzione dai veri problemi che il paese sta affrontando». «Non sono qui per litigare sui bagni», ha detto, aggiungendo che comunque seguirà le regole stabilite da Johnson.
I legami col discusso Project 2025 della nuova amministrazione Trump
Negli ultimi mesi della campagna elettorale Donald Trump si era molto preoccupato di prendere le distanze pubblicamente dal Project 2025, il discusso programma di governo per un’ipotetica amministrazione di destra negli Stati Uniti curato dal centro studi conservatore Heritage Foundation. I Democratici avevano costruito parte della loro campagna proprio sui pericoli del Project 2025 e Trump aveva detto di «non saperne nulla» e di non conoscere chi ci fosse dietro.
Ora però ha nominato (o sta per nominare) per ruoli importanti della sua amministrazione almeno cinque persone che avevano contribuito a redigere il piano.
Il Project 2025 consiste in un documento da 922 pagine, presentato ad aprile del 2023 e scritto da decine di organizzazioni conservatrici coordinate dalla Heritage Foundation, un centro studi fondato negli anni Settanta molto noto e influente negli ambienti conservatori statunitensi. Le molte proposte del Project 2025 sono pensate per raggiungere tre obiettivi fondamentali: riformare le istituzioni in modo da accentrare il potere nelle mani del presidente; mettere in atto un’agenda conservatrice in molti ambiti, dall’economia all’immigrazione; e ridurre i diritti civili sulla base di un’ideologia religiosa radicale.
La nomina più importante è quella di Russell Vought, che vari media indicano come prossimo direttore dell’Ufficio di Gestione e bilancio degli Stati Uniti, un ruolo molto importante. Vought aveva già ricoperto quell’incarico durante la prima presidenza Trump ed è considerato uno degli ispiratori del Project 2025: ha anche scritto la sezione del documento relativa alle funzioni del governo, che indica al necessità di un uso più “aggressivo” del potere da parte del presidente.
Ma Trump ha anche nominato altre quattro persone che hanno contribuito a scrivere il Project 2025: Tom Homan, che si occuperà del confine meridionale e delle politiche legate all’immigrazione (il cosiddetto “border czar”); John Ratcliffe, prossimo direttore della CIA; Brendan Carr, a capo della commissione federale per le Comunicazioni; Pete Hoekstra scelto come ambasciatore in Canada. A questi si aggiunge Stephen Miller, che sarà vice capo di gabinetto e consigliere per la Sicurezza, ed è presidente di America First Legal, uno dei gruppi che hanno sostenuto la pubblicazione del documento.
Qualche altra nomina di Trump
Donald Trump sta continuando ad annunciare molte nomine per la sua prossima amministrazione, che si insedierà il 20 gennaio 2025.
Ha scelto Linda McMahon come segretaria all’Istruzione, un dipartimento che durante la campagna elettorale Trump aveva detto più volte di voler eliminare. McMahon ha 76 anni e poca esperienza nel settore dell’istruzione, ma è da tempo vicina a Trump: è una sua importante finanziatrice e durante il suo primo mandato, cominciato nel 2017, aveva gestito l’agenzia governativa che si occupa delle piccole imprese. Si dimise dall’incarico nel 2019 per presiedere America First Action, un super PAC affiliato a Trump. In passato, McMahon fondò insieme al marito Vince la World Wrestling Entertainment (WWE), la principale azienda che gestisce il wrestling professionistico negli Stati Uniti.
Come segretario al Commercio è stato nominato Howard Lutnick, dirigente di un’azienda di servizi finanziari noto per le sue posizioni contrarie alla Cina e favorevoli all’introduzione di maggiori dazi, cosa su cui Trump ha puntato parecchio durante la campagna elettorale.
Matthew Whitaker è stato nominato come ambasciatore presso la NATO. Durante la prima amministrazione Trump, Whitaker fu procuratore generale ad interim per un breve periodo, dopo le dimissioni di Jeff Sessions. La sua scelta come ambasciatore presso la NATO è inusuale, dato che Whitaker non ha esperienza in politica estera o negli ambiti della difesa e della diplomazia. È però molto vicino a Trump. Il ruolo di ambasciatore presso la NATO è particolarmente delicato, soprattutto a causa della guerra in corso in Ucraina e del ruolo fondamentale degli Stati Uniti nell’organizzazione.
Cosa sarebbero queste «espulsioni di massa»
In campagna elettorale Donald Trump ha parlato spesso dell’intenzione di allontanare «milioni» di migranti irregolari dal territorio degli Stati Uniti, in quella che sarebbe «la più grande operazione di espulsioni di massa della storia americana», come lui stesso l’ha definita il mese scorso in un comizio.
Le espulsioni interesserebbero i migranti che si trovano negli Stati Uniti senza i necessari permessi: sono per esempio le persone entrate illegalmente in territorio statunitense, oppure quelle che hanno un visto scaduto. Alcune nomine annunciate di recente da Trump per la sua futura amministrazione, tra cui quelle di Stephen Miller e Thomas Homan, lasciano pochi dubbi sulle sue intenzioni di realizzarla.
Trump non ha mai spiegato nel dettaglio come funzionerebbe il suo piano, ma si è limitato a parlarne in modo vago: abbiamo raccontato quello che si sa di come potrebbe funzionare (o non funzionare), in questo articolo.
Il comitato etico della Camera non diffonderà il report su Matt Gaetz, almeno per ora
Mercoledì il comitato etico della Camera statunitense ha votato sulla possibilità di diffondere un rapporto sull’indagine che fino alla settimana scorsa era in corso contro Matt Gaetz, l’ex deputato Repubblicano che Donald Trump ha scelto come procuratore generale, ossia la persona che dovrebbe guidare il dipartimento di Giustizia nella sua prossima amministrazione.
Il comitato è composto da cinque senatori Democratici e cinque Repubblicani: i primi hanno votato tutti a favore della diffusione, e i secondi contro. Dato che non è stata trovata una maggioranza per ora il documento non verrà diffuso, ma il comitato si riunirà nuovamente il 5 dicembre per discutere della questione.
Gaetz è accusato di molestie sessuali e uso di droghe illegali, tra le altre cose. Il procedimento si è però chiuso la settimana scorsa, contestualmente alle dimissioni di Gaetz dall’incarico di deputato. Tra il 2021 e il 2023 Gaetz fu sottoposto anche a un’altra indagine, condotta dal dipartimento di Giustizia (quello che ora dovrebbe guidare come procuratore generale), per accuse di tratta di persone minorenni a scopo sessuale. Anche questa però venne chiusa nel 2023 senza la formulazione di accuse formali.
Gaetz ha sempre negato tutte le accuse.
Altre accuse contro Matt Gaetz
Una donna ha testimoniato davanti al comitato etico della Camera statunitense di aver visto Matt Gaetz avere un rapporto sessuale con una ragazza di 17 anni a una festa nel 2017, quando lui aveva 35 anni ed era deputato per il Partito Repubblicano. La donna ha aggiunto che Gaetz avrebbe offerto a lei e un’altra donna dei soldi in cambio di un rapporto sessuale, secondo quanto riferito lunedì dall’avvocato delle due donne, Joe Leppard.
Le accuse sono riferite a un’indagine a carico di Gaetz condotta dal comitato etico per accuse di molestie sessuali e uso di droghe illegali, tra le altre cose. Il procedimento si è chiuso la settimana scorsa, contestualmente alle dimissioni di Gaetz dall’incarico di deputato. Tra il 2021 e il 2023 Gaetz fu sottoposto anche a un’altra indagine, condotta dal dipartimento di Giustizia (quello che ora dovrebbe guidare come procuratore generale), per accuse di tratta di persone minorenni a scopo sessuale. Anche questa però venne chiusa nel 2023 senza la formulazione di accuse formali.
Gaetz ha sempre negato di aver avuto rapporti sessuali con ragazze minorenni e di aver pagato per avere rapporti. Il comitato etico avrebbe dovuto diffondere un rapporto sugli sviluppi dell’indagine, ma le dimissioni di Gaetz e la conseguente chiusura dell’indagine hanno bloccato la procedura. Non è chiaro se il rapporto, ormai pronto, verrà diffuso comunque.
Della sua nomina avevamo parlato qui:
Un’altra nomina di cui si sta già parlando parecchio
Tra le varie nomine annunciate la scorsa settimana, il presidente eletto Donald Trump ha scelto Tulsi Gabbard come direttrice dell’intelligence. La decisione sembra fatta apposta per far arrabbiare gli oppositori di Trump, e per dire che durante il suo secondo mandato ci sarà una politica estera ben diversa da quella attuale.
Gabbard era una deputata del Partito Democratico, ma nel 2022 lasciò il partito e divenne una delle più convinte sostenitrici di Trump e della sua corrente MAGA. È nota soprattuto per aver preso posizione a favore del presidente russo Vladimir Putin e del dittatore siriano Bashar al Assad. Ne abbiamo parlato qui:
Il “ballo di Trump” è un meme
Negli ultimi giorni negli Stati Uniti diversi atleti hanno celebrato le loro vittorie o i punti segnati con alcune mosse che imitano un tipico balletto che Donald Trump, vincitore delle elezioni presidenziali, faceva durante i comizi in campagna elettorale. Le mosse consistono nel far andare avanti e indietro le braccia e ondeggiare le anche, mentre i piedi sono fermi: Politico ha paragonato le mosse degli atleti a «tuo zio che balla a un matrimonio dopo aver trangugiato lo spritz Aperol dell’open bar».
L’analisi della sconfitta, per Kamala Harris
In seguito al risultato delle elezioni presidenziali statunitensi del 5 novembre, nel Partito Democratico ci si è iniziati a chiedere dove abbia sbagliato Kamala Harris. Non c’è una risposta certa e nemmeno una sola risposta possibile: si possono fare alcune considerazioni sulla base di quello che è successo durante la campagna elettorale, dei risultati e delle analisi proposte finora sul voto.
C’entrano di certo alcune decisioni del presidente Joe Biden e la sua impopolarità, oltre ad alcune decisioni sbagliate prese da Harris durante la sua breve campagna elettorale. Ne abbiamo parlato qui:
Come cambierà l’America con Trump – video
Nel nuovo video settimanale, Francesco Costa racconta come cambieranno gli Stati Uniti dopo l’elezione di Donald Trump: che impatto avrà la sua presidenza su economia, immigrazione, politica estera, sanità e altri aspetti della società statunitense? Il video è disponibile gratuitamente sul canale YouTube Da Costa a Costa:
Le nomine di governo di Donald Trump, molto estreme e molto MAGA
Il presidente eletto Donald Trump nei giorni successivi alla sua rielezione ha iniziato a riempire alcuni dei ruoli della sua amministrazione, peraltro dando seguito alla promessa di inserire anche Elon Musk nella squadra di governo.
Le scelte di Trump in questa prima fase sono andate tutte nella stessa direzione: puntare su persone fidate, che conosce da tempo o che appartengono alla cerchia ristretta dei suoi sostenitori più convinti, esponenti della parte più radicale del movimento MAGA. Questo implica che le stesse nomine siano state piuttosto estreme e insolite: per esempio ha scelto il presentatore televisivo Pete Hegseth come suo segretario alla Difesa, o il deputato della Florida Matt Gaetz come procuratore generale degli Stati Uniti, l’equivalente (circa) del ministro della Giustizia. Gaetz fin qui si era fatto notare soprattutto per aver avuto nel 2023 un ruolo decisivo nella rimozione dell’allora speaker della Camera Kevin McCarthy, in un processo che bloccò i lavori del Congresso per mesi.
Come direttrice dell’intelligence è stata scelta Tulsi Gabbard, ex deputata Democratica, che provò anche a candidarsi presidente nel 2020, prima di lasciare il partito e diventare una delle più convinte e acritiche sostenitrici di Trump. Gabbard è considerata una simpatizzante del presidente russo Vladimir Putin e piuttosto ostile a quello ucraino, Volodymyr Zelensky.
Ne abbiamo parlato più approfonditamente qui.
Dove eravamo rimasti, dove siamo ora
Abbiamo seguito le elezioni statunitensi in un altro liveblog, che speriamo abbiate seguito: se avete bisogno di recuperare qualcosa, lo trovate qui sotto.
Riprendiamo il racconto su “Da Costa a Costa” quando è arrivata una risposta anche all’ultimo grande dubbio sull’esito elettorale: i Repubblicani avranno la maggioranza anche alla Camera e quindi controlleranno, oltre alla presidenza, entrambe le camere del Congresso (al Senato la situazione era chiara già dalla notte elettorale).