Le notizie
13:219 maggio 2024

Il Colorado, lo stato dei nativi americani

È uscito sul canale YouTube “Da Costa a Costa” un nuovo video della serie Fifty States: Francesco Costa racconta il Colorado, uno stato con una storia molto interessante e un paesaggio naturale meraviglioso, dove però molte cose stanno cambiando, soprattutto dal punto di vista politico e culturale. 

11:058 maggio 2024

Con “Cose spiegate bene” saprete infine la verità sull’Ohio

Il nuovo numero di Cose spiegate bene, la rivista del Post dedicata a spiegare approfonditamente singoli temi, si intitola Ogni quattro anni, quelli che passano fra le elezioni presidenziali statunitensi: si occupa quindi della politica negli Stati Uniti e da oggi è disponibile in libreria. L’introduzione scritta dal vicedirettore del Post Francesco Costa racconta di alcuni luoghi comuni giornalistici tipici della stampa italiana quando racconta le “cose” americane. Si può leggere anche in questo articolo.

Esce oggi in libreria il nuovo numero di Cose spiegate bene, si intitola “Ogni quattro anni” e si occupa di politica americana

Questo decimo numero di Cose spiegate bene invece può essere acquistato, oltre che nelle librerie, sul sito del Post (con spedizione gratuita) e nelle librerie online di Amazon, Bookdealer, Feltrinelli e IBS.

08:548 maggio 2024

Donald Trump è una scatola vuota, con Mario Del Pero (Globo)

Nella penultima puntata di Globo, il podcast di esteri del Post, Eugenio Cau ha parlato con con Mario Del Pero, docente di Storia internazionale all’università Sciences Po di Parigi, di quanto sia difficile conoscere davvero cosa pensa Donald Trump, nonostante l’enorme esposizione mediatica e il ruolo privilegiato di cui gode in quanto ex presidente degli Stati Uniti. 

Globo si può ascoltare gratuitamente sull’app del Post e su tutte le piattaforme audio.

08:498 maggio 2024

Uno dei processi penali contro Trump è stato rimandato fino a data da destinarsi

Martedì la giudice statunitense Aileen Cannon ha deciso di rimandare a tempo indeterminato l’inizio del processo penale nel quale Trump è accusato di aver conservato alcuni documenti governativi riservati nella propria villa di Mar-a-Lago, in Florida. La prima udienza era stata inizialmente fissata per il 20 maggio, ma da tempo si pensava che sarebbe stata posticipata, dati i molti ritardi che si erano accumulati negli ultimi mesi a causa di varie questioni preliminari.

La giudice non ha fissato una nuova data, e quindi sembra ormai estremamente improbabile che il processo possa concludersi prima delle prossime elezioni presidenziali, in programma il 5 novembre.

Quello sui documenti riservati conservati a Mar-a-Lago è uno dei quattro processi penali in cui Trump è coinvolto. Per ora solo uno è iniziato, quello relativo al pagamento fatto da Trump all’attrice di film porno Stormy Daniels nel 2016, e non rendicontato correttamente. Negli altri due è accusato di aver cercato di sovvertire l’esito delle elezioni presidenziali del 2020 e di aver tentato di cambiare i risultati ufficiali delle elezioni presidenziali nello stato della Georgia, sempre con l’obiettivo di ribaltarne il risultato generale.

18:347 maggio 2024

La testimonianza di Stormy Daniels sul suo incontro con Trump non ha risparmiato dettagli

Martedì nel processo in corso a Manhattan che ha come imputato Donald Trump ha deposto come testimone l’attrice di film porno Stormy Daniels. Il processo penale, il primo dei quattro in cui è coinvolto Trump e il primo contro un ex presidente degli Stati Uniti, riguarda un presunto pagamento di 130mila dollari all’attrice, che Trump avrebbe fatto nel 2016 tramite la sua azienda e il suo ex avvocato Michael Cohen per comprare il silenzio dell’attrice su un rapporto sessuale avuto con lui una decina di anni prima.

Stormy Daniels martedì ha testimoniato proprio sulla relazione sessuale che dice di aver avuto con Trump: ha raccontato di come lo ha conosciuto nel 2006 in un torneo benefico di golf a Lake Tahoe (fra California e Nevada), in cui era presente perché la società di produzione di film porno per cui lavorava era fra gli sponsor dell’evento. Dopo un breve dialogo una guardia del corpo di Trump le avrebbe detto che Trump voleva invitarla a cena. Daniels avrebbe prima rifiutato, ma poi era andata alla cena, in uno degli hotel di Trump.

Durante la cena, nella stanza d’albergo di Trump, lui le aveva chiesto del suo lavoro e aveva suggerito l’idea che lei potesse partecipare al suo programma televisivo The Apprentice. In seguito, dopo essere andata in bagno e aver cercato di chiamare un amico, aveva ritrovato Trump in boxer e maglietta sul letto, con quelle che ha definito «chiare intenzioni». Dopo il rapporto sessuale, Daniels lasciò la stanza, il giorno dopo lo aveva incontrato di nuovo in un locale e per qualche tempo aveva ricevuto le sue telefonate. I rapporti si sarebbero interrotti quando divenne chiaro che non avrebbe dato seguito alla proposta di partecipazione allo show televisivo.

Uno dei disegni processuali (Elizabeth Williams via AP)

Nel 2015, quando Trump si candidò alla presidenza, Daniels aveva parlato con un’amica giornalista e aveva pensato di rendere pubblica la storia, ma poi era stata contattata dagli avvocati di Trump per firmare un accordo di riservatezza, quello oggetto del processo perché sarebbe stato rendicontato in modo illegale, utilizzando anche fondi elettorali.

La testimonianza è durata due ore, Trump era presente in aula ma i due non si sono scambiati sguardi diretti, secondo quanto riportano le cronache dei media statunitensi (in aula non sono ammesse telecamere e fotografi). La testimonianza ha avuto anche alcuni momenti potenzialmente imbarazzanti per Trump, che in alcune occasioni ha stimolato i suoi avvocati perché effettuassero obiezioni: Daniels ha detto che lui l’aveva ricevuta in un pigiama di seta (salvo cambiarsi dopo che lei lo aveva preso in giro), ha riferito che Trump le aveva detto che lui e la moglie Melania dormivano in camere diverse e ha raccontato dettagli del rapporto sessuale, nella «posizione del missionario». In alcune occasioni il giudice Juan Merchan ha definito i dettagli «eccessivi».

16:046 maggio 2024

Dire di aver ucciso il proprio cane è stata una pessima idea per Kristi Noem

In questi giorni sui giornali internazionali si sta parlando molto di alcuni passaggi contenuti nel nuovo libro della governatrice del South Dakota, la Repubblicana Kristi Noem. Il libro è intitolato No Going Back e dovrebbe essere pubblicato domani, ma alcuni giornali ne hanno ricevuto una copia in anteprima e hanno già pubblicato vari articoli a riguardo: l’attenzione è dovuta soprattutto al fatto che Noem è considerata molto vicina a Donald Trump, e secondo alcune indiscrezioni avrebbe potuto essere scelta come candidata alla vicepresidenza alle elezioni del prossimo novembre.

Le sue chance sembrano però essere naufragate proprio a causa di un aneddoto molto controverso raccontato nel libro, diffuso dal quotidiano britannico Guardian. Noem ha detto esplicitamente di aver ucciso il suo cane, Cricket, dopo che questo aveva mostrato comportamenti aggressivi e si era rivelato difficile da addestrare.

Cricket era un cane da ferma tedesco a pelo duro, di 14 mesi. Un giorno disturbò una sessione di caccia al fagiano, e in seguito attaccò e uccise alcuni polli di proprietà di una famiglia concittadina di Noem: «In quel momento, ho capito che avrei dovuto abbatterla», ha scritto la governatrice nel libro. Quel pomeriggio sparò quindi a Cricket con una pistola, e in seguito uccise anche una capra di sua proprietà, sostenendo che questa si stesse comportando in modo «cattivo e malevolo». 

La decisione di Noem di uccidere i propri animali domestici è stata immediatamente molto criticata, tanto che secondo Politico le sue possibilità di essere scelta come candidata alla vicepresidenza sono «morte così come il cane che ha ucciso». 

Il libro contiene anche alcune inesattezze. Per esempio, in un passaggio Noem sostiene di avere incontrato il dittatore nordcoreano Kim Jong Un, cosa che però non è mai successa: la governatrice ha detto che questo passaggio è stato eliminato dalla versione finale del libro. In questi giorni Noem ha dato varie interviste e partecipato ad alcuni programmi televisivi, ma nella maggior parte dei casi non ha risposto alle domande sugli errori o su Cricket, preferendo sviare la conversazione su altri argomenti. 

 

13:542 maggio 2024

Taniche di latte, tacchini interi e tutto il resto: la spesa negli Stati Uniti nel nuovo video sul canale YouTube “Da Costa a Costa”

Nel nuovo video sul canale YouTube “Da Costa a Costa”, Francesco Costa racconta come gli americani fanno la spesa e quali prodotti unici sono presenti sugli scaffali. Ma racconta anche il tema dell’alimentazione negli Stati Uniti e di come il cibo caratterizzi la società americana, proprio da un supermercato.

14:151 maggio 2024

La dura e costosa lotta di Robert Kennedy Jr. per essere sulle schede elettorali

La campagna elettorale di Robert Kennedy Jr., candidato indipendente alla presidenza degli Stati Uniti, si sta concentrando in questi mesi nel tentativo di essere presente sulle schede elettorali in tutti e 50 gli stati americani. Non è un processo semplice ed è soprattutto una questione costosa. Kennedy, avvocato ambientalista ed erede di una delle famiglie politicamente più influenti degli Stati Uniti, deve fornire migliaia di firme in ogni stato, seguendo regole sempre diverse, complesse e a volte non chiarissime nemmeno ai comitati elettorali che devono farle rispettare.

Per raggiungere l’obiettivo serve fare campagna e servono volontari che vadano a raccogliere le firme: secondo il New York Times, i suoi finanziatori avrebbero speso già circa 2,5 milioni di dollari per raggiungere questo obiettivo: al momento la candidatura sarebbe sicura o quasi in una decina di stati.

Il grafico del New York Times: gli stati bordati sono quelli in “bilico”.

Intanto i sondaggi mostrano che la candidatura di Kennedy potrebbe essere più pericolosa per Donald Trump che per Joe Biden.

Robert Kennedy Jr. è figlio di Bobby Kennedy, ucciso nel 1968 mentre era candidato alla presidenza degli Stati Uniti, e nipote del presidente John Fitzgerald Kennedy, assassinato a Dallas nel 1963, ma è anche uno dei principali esponenti del movimento antivaccinista statunitense e sostiene da almeno vent’anni varie teorie complottiste e antiscientifiche. Su vari temi ha posizioni spesso convergenti con l’ala più radicale del partito Repubblicano.

13:1630 aprile 2024

Cosa succede con queste proteste nelle università

Un estratto dalla newsletter settimanale di Da Costa a Costa, sulle proteste in corso in questi giorni in molte università statunitensi, tra cui la Columbia University di New York.

La newsletter arriva gratuitamente ogni sabato, e ci si iscrive qui.

Sta succedendo, con queste proteste, qualcosa di simile a quanto accadde nell’estate del 2020 con le proteste seguite all’omicidio di George Floyd.
Durante quei mesi, una causa importante e con un larghissimo consenso popolare – la lotta alla violenza indiscriminata della polizia contro gli afroamericani – venne progressivamente dirottata da gruppi e gruppetti di estrema sinistra, portando alla richiesta lunare di tagliare i fondi alla polizia se non di abolirla del tutto, o al disastroso esperimento della «zona autonoma» allestita in un quartiere di Seattle, e a notti di scontri e distruzione in tante città statunitensi, certamente fomentati anche dalla retorica incendiaria dell’allora presidente Trump.
Pur nel contesto di una vittoria elettorale, i Democratici pagarono un prezzo politico consistente per i fatti di quell’estate: i reati violenti crebbero moltissimo in tantissime città americane, soprattutto in quelle che avevano effettivamente deciso di tagliare i fondi alla polizia; le sconfitte ottenute di conseguenza alle elezioni legislative dentro roccaforti come New York gli costarono la maggioranza alla Camera e quindi un gran pezzo della loro agenda politica.
I manifestanti di estrema sinistra prendono di mira Biden molto più di quanto facciano con Trump, e sono in gran parte persone che non lo voterebbero e non lo avrebbero votato in ogni caso. Ma gli americani che trovano intollerabile quello che è accaduto in questi mesi a Gaza sono la maggioranza, e Biden non ha ancora ottenuto né un cessate il fuoco, né le dimissioni di Netanyahu, né il riconoscimento dello Stato palestinese. Le proteste sono un promemoria di questi fallimenti.
Inoltre, le università statunitensi sono un feudo dominato dalla sinistra – i docenti conservatori ad Harvard sono meno del 2 per cento del totale, per esempio – e attraversano una crisi verticale di credibilità e autorevolezza. Sono posti in cui si studia sempre meno, e in cui l’intransigenza ideologica causata dal monopensiero raggiunge il parossismo. Le nazioni da cui ricevono le maggiori donazioni, miliardi di dollari ogni anno, sono Qatar e Arabia Saudita. Il guaio è tutto dalla parte dei Democratici. Li aspetta una lunga estate.

13:1029 aprile 2024

Il discorso e le battute di Biden alla cena con i corrispondenti

Sabato il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha tenuto il tradizionale discorso alla “cena dei corrispondenti della Casa Bianca”, un evento storico della politica americana che si è tenuto per decenni all’hotel Washington Hilton e nel quale tradizionalmente il presidente si esibisce in una serie di battute comiche davanti ai giornalisti che seguono la sua amministrazione. Quest’anno a condurre l’evento c’era l’attore e comico Colin Jost.

Durante il suo intervento, durato circa dieci minuti, Biden ha fatto varie battute sulla sua età – ha 81 anni – e sul suo predecessore e sfidante alle prossime elezioni, Donald Trump. «Sì, l’età è un problema: io sono un uomo adulto che corre contro un bambino di sei anni», ha detto, tra le altre cose. «Mi sento molto bene, sto facendo campagna elettorale in tutto il paese: Pennsylvania, Georgia, North Carolina. Sono sempre andato bene nelle 13 colonie», ha aggiunto, scherzando sempre sulla sua età con un riferimento alle città sulla costa orientale dove si insediarono i primi abitanti arrivati dall’Inghilterra, nel XVII e XVIII secolo.

Ha parlato anche dei problemi legali di Trump: «Donald sta avendo delle giornate difficili. Potremmo dire che sta attraversando un periodo tempestoso», ha detto, usando la parola inglese stormy, che significa “tempesta” ma è anche il nome dell’attrice di film porno al centro del processo penale in corso a New York contro Trump.

Intanto, fuori dall’edificio del Washington Hilton in cui era in corso l’evento si sono radunati alcuni manifestanti pro-Palestina, che hanno protestato contro l’approccio adottato da Biden nei confronti di Israele, considerato troppo accondiscendente.

12:3529 aprile 2024

Nel fine settimana anche Donald Trump si è detto disponibile a organizzare un dibattito con Joe Biden in vista delle prossime elezioni presidenziali, alle quali con tutta probabilità i due saranno candidati rispettivamente per il partito Repubblicano e Democratico. Venerdì Biden aveva detto di essere disposto ad avere un dibattito con Trump, e quest’ultimo gli ha risposto con un messaggio pubblicato sui social: ha proposto di farlo lunedì, martedì oppure mercoledì sera, durante un suo comizio in Michigan. 

16:5526 aprile 2024

Ci sarà un dibattito tra Trump e Biden?

Il presidente Joe Biden, che con tutta probabilità sarà il candidato del Partito Democratico alle elezioni di novembre, ha detto infine di essere disposto a partecipare a un dibattito televisivo con Donald Trump, che a meno di sorprese sarà il candidato del Partito Repubblicano.

È la prima volta che Biden dà una risposta chiara sul tema, dopo aver tergiversato per mesi. Venerdì, durante un’intervista radiofonica con Howard Stern, ha detto: «Non so dove, non so quando, ma sarei felice di avere un dibattito» con Trump. Non è chiaro se Biden abbia risposto in modo spontaneo alle domande di Stern, oppure se un eventuale dibattito sia già stato concordato o perlomeno discusso con il suo comitato elettorale. 

Chris LaCivita, un consulente della campagna elettorale di Trump, ha risposto su X a un post che dava conto dell’intenzione di Biden di partecipare a un dibattito scrivendo: «Ok, organizziamolo!».

I dibattiti sono una costante delle campagne elettorali per la presidenza degli Stati Uniti: vengono organizzati dalle principali emittenti televisive sia nella fase delle primarie sia tra i due candidati alla presidenza, e anche tra i candidati vicepresidenti. 

Biden e Trump si erano già confrontati durante la campagna elettorale per le elezioni del 2020, vinte da Biden, ma quest’anno non è certo che succeda di nuovo. Finora Trump non ha partecipato a nessun dibattito di quelli organizzati tra i candidati alle primarie del suo partito, e fino a poche settimane fa anche Biden era molto più restio rispetto alla possibilità di partecipare a eventi pubblici o programmi tv, soprattutto per evitare eventuali errori e gaffe che avrebbero potuto essere ricondotte alla sua età avanzata (Biden ha 81 anni, Trump 77).

09:0826 aprile 2024

La Corte Suprema ha iniziato i lavori sul caso dell’immunità a Donald Trump

Giovedì la Corte Suprema ha cominciato pubblicamente i lavori sul caso dell’immunità a Donald Trump.

La questione era partita dal processo penale in cui Trump è accusato di aver cercato di sovvertire il risultato delle elezioni presidenziali del 2020, ed è uno dei casi giudiziari più attesi dell’anno: riguarda la possibilità che un presidente – in questo caso Trump, ma la decisione si applicherebbe a tutti – possa godere di una totale immunità per gli atti commessi durante il suo mandato, anche se sono crimini perseguibili.  

Per ora la Corte Suprema sembra intenzionata a garantire al presidente qualche forma di immunità, seppure non in modo assoluto come chiedono gli avvocati di Trump. Ne abbiamo parlato meglio qui: 

Giovedì il tribunale statunitense ha tenuto un'importante udienza su uno dei casi giudiziari più attesi dell’anno: un presidente è perseguibile per crimini commessi durante il suo mandato?

14:1024 aprile 2024

Gli americani e la religione, nel nuovo video sul canale YouTube “Da Costa a Costa”

Nel nuovo video sul canale YouTube “Da Costa a Costa”, Francesco Costa racconta il rapporto degli americani con la religione e l’influenza che questa ha sulla politica statunitense, dai giuramenti dei presidenti sulla Bibbia alla frase “In God we trust”, presente un po’ ovunque, e in particolare sulle banconote.


Sull’argomento avevamo anche scritto un articolo, che fra le altre cose prova a spiegare tutte le molte confessioni presenti negli Stati Uniti.

Le tante fedi, per lo più protestanti, sono radicate nella società e possono cambiare le dinamiche elettorali di un paese storicamente laico

 

12:2424 aprile 2024

Perché nel processo contro Trump si parla di “catch and kill”

In questi giorni stanno proseguendo, in un tribunale di Manhattan, le udienze del primo processo penale contro Donald Trump. Il primo testimone chiamato dall’accusa è stato David Pecker, l’ex editore del tabloid National Enquirer

La testimonianza di Pecker potrebbe essere molto importante. Il processo ruota intorno a un pagamento fatto in modo illecito da Trump (tramite la sua azienda e il suo avvocato) all’attrice di film porno Stormy Daniels nel 2016, ma l’accusa ha citato anche altri due episodi in cui Trump o i suoi collaboratori avrebbero cercato di evitare la pubblicazione di notizie potenzialmente lesive per la sua reputazione. L’accusa sostiene che in questo modo Trump stesse cercando di nascondere o commettere un altro reato, per esempio frode elettorale o evasione fiscale.

Il National Enquirer è il tabloid che acquistò le due storie considerate pericolose per Trump e le “uccise”, ossia non le ha mai pubblicate. È una pratica nota come “catch and kill”, che per quanto controversa viene spesso applicata dai tabloid. Ne abbiamo parlato in questo articolo:

Quella del "catch and kill" è una pratica giornalistica molto controversa talvolta impiegata dalle riviste scandalistiche statunitensi: se ne parla per via del processo a Donald Trump

09:2824 aprile 2024

Anche il Senato ha approvato l’invio di aiuti all’Ucraina

Martedì sera (notte in Italia) il Senato degli Stati Uniti ha approvato a larga maggioranza una misura da 95 miliardi di dollari che prevede, tra le altre cose, l’invio di aiuti militari all’Ucraina, a Israele e a Taiwan. La legge era già stata approvata dalla Camera nel fine settimana, e quindi ora manca solo la firma del presidente Joe Biden, che ci si aspetta arrivi mercoledì.

Dopo mesi di trattative e scontri interni ai Repubblicani, il Senato ha votato la misura da oltre 95 miliardi di dollari, che ora deve solo essere firmata dal presidente Joe Biden

Della misura si discuteva da mesi, ma era a lungo rimasta bloccata a causa dell’opposizione dell’ala più radicale del Partito Repubblicano all’invio di altri aiuti militari all’Ucraina. Da tempo l’esercito ucraino è in grossa difficoltà, soprattutto a causa della mancanza di armi e di munizioni (oltre che di soldati), e il Congresso statunitense non approvava nuovi fondi dal gennaio del 2023: secondo molti, compreso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, l’approvazione di altri aiuti era ormai una necessità non più rimandabile.

Gli aiuti approvati martedì sono di certo consistenti dal punto di vista economico (ammontano a più di 60 miliardi di dollari), ma non è ancora chiaro quali conseguenze potranno avere sul lungo periodo. 

I fondi approvati dal Congresso statunitense dopo mesi di negoziati servono a mandare nuove armi ed evitare la bancarotta dello stato ucraino: è difficile però dire quanto influiranno sull'esito della guerra

08:2623 aprile 2024

Biden, i sondaggi, i dazi e l’inflazione

Un estratto dalla newsletter settimanale di Da Costa a Costa: arriva gratuitamente ogni sabato, e ci si iscrive qui.

Sono arrivati nuovi segnali incoraggianti per Biden, sia dai sondaggi che dal suo tasso di popolarità. Sta guadagnando terreno soprattutto sull’economia, questione su cui pian piano le percezioni delle persone si stanno allineando alla realtà. Lui è andato a fare campagna elettorale a Pittsburgh, storica città di acciaierie in Pennsylvania, e ha promesso di triplicare i dazi sull’acciaio nei confronti della Cina.
La decisione di Biden sull’acciaio cinese farebbe crescere l’inflazione, ma dalle parti del suo comitato devono aver fatto i loro sondaggi e focus group concludendo che le persone non lo sanno o non lo capiscono. D’altra parte l’intera agenda economica di Trump – più dazi, meno immigrazione, meno servizi, meno tasse per i più ricchi – è un’agenda pro-inflazione. Eppure.

Intanto l’inflazione ha arrestato la sua discesa intorno al 3 per cento, che non è abbastanza per convincere la Federal Reserve a tagliare i tassi. Succede per via della montagna di investimenti pubblici a debito stanziati dall’amministrazione Biden e anche perché l’economia statunitense continua a spingere alla massima potenza: gli Stati Uniti quest’anno cresceranno il doppio di tutte le economie del G7 (!).

09:3522 aprile 2024

Ogni quattro anni

L’8 maggio uscirà in libreria Ogni quattro anni, il decimo numero di Cose spiegate bene, la rivista del Post dedicata a raccontare e a “spiegare bene” singoli temi su cui ci sembra che abbiamo tutti molto da imparare. Le persone abbonate al Post possono cominciare ad acquistarlo già da oggi, e riceverlo a casa due settimane prima dell’uscita in libreria (con spese di consegna a carico del Post). 

Parla della politica degli Stati Uniti: oltre alla spiegazione delle procedure che portano all’elezione del presidente, il libro affronta anche temi non strettamente politici ma che hanno una rilevanza nella discussione pubblica, come la religione, la scuola, la sanità, la cultura, l’aborto.

Anche questo numero di Cose è stato disegnato dallo studio Tomo Tomo e pubblicato dall’editore Iperborea. Le illustrazioni del decimo numero sono di Simon Landrein, e gli autori e le autrici ospiti con i loro racconti e riflessioni sono Lucia Annunziata, Marco Cassini, Claudia Durastanti e Linus. Nicola Sofri ha curato e coordinato la pubblicazione, e le persone della redazione del Post hanno lavorato a tutto il resto. 

Si intitola “Ogni quattro anni”, uscirà in libreria l’8 maggio, e da oggi lo possono ricevere le persone abbonate al Post

06:4322 aprile 2024

La famiglia Kennedy sosterrà Joe Biden (e non Robert F. Kennedy Jr.)

Qualche giorno fa il comitato elettorale del presidente Democratico Joe Biden ha pubblicato un breve video in cui vari membri della famiglia dell’ex presidente John Fitzgerald Kennedy dichiarano di sostenere Biden alle prossime elezioni di novembre.

John Fitzgerald Kennedy, noto come JFK, fu assassinato a Dallas, in Texas, il 22 novembre del 1963. Era a sua volta un esponente del Partito Democratico, e quindi la decisione della famiglia di sostenere Biden potrebbe sembrare non particolarmente inusuale. Alle elezioni di novembre però è candidato anche un membro della famiglia Kennedy: Robert F. Kennedy Jr., figlio di Bobby Kennedy, il fratello di JFK che fu a sua volta ucciso mentre era candidato alla presidenza degli Stati Uniti, nel 1968.

Robert F. Kennedy Jr. è candidato come indipendente, e finora si è fatto conoscere soprattutto a causa delle sue idee complottiste e no-vax, che hanno portato i suoi familiari a sostenere Biden.

Kennedy ha risposto al video di sostegno per Biden con un messaggio su X: «Ho sentito che alcuni membri della mia famiglia dichiareranno il proprio sostegno per Biden. Sono contento che siano attivi dal punto di vista politico, è una tradizione di famiglia. Siamo divisi sulle nostre opinioni, ma uniti dall’affetto reciproco».