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  • Giovedì 14 aprile 2011

La nuova vita di Gabrielle Giffords

Come sta e cosa fa la deputata dell'Arizona colpita alla testa durante la strage di Tucson dell'8 gennaio

di Francesco Costa

Il 29 aprile lo shuttle Endeavour lascerà la Terra per dirigersi verso la Stazione Spaziale Internazionale. Sarà l’ultima missione dell’astronave e i preparativi del viaggio stanno riscuotendo un’attenzione che le missioni della NASA non ricordavano dai loro anni gloriosi, quelli della corsa allo Spazio. La ragione di questa attenzione, però, non ha a che fare con la missione. Ha a che fare col pubblico che assisterà al lancio, anzi: con una persona in particolare. La moglie di Mark Kelly, ufficiale e astronauta statunitense, comandante dello shuttle Endeavour.

La mattina dello scorso 8 gennaio, negli Stati Uniti, un ragazzo di nome Jared Loughner ha aperto il fuoco durante un comizio a Tucson, in Arizona. I colpi hanno ucciso sei persone, tra cui una bambina di nove anni, e ne hanno ferite diciotto. Tra le persone rimaste ferite c’è il principale bersaglio dell’attentato, cioè la moglie di Mark Kelly, cioè la deputata democratica Gabrielle Giffords, colpita alla testa e viva per miracolo. Un proiettile ha passato la testa di Giffords da parte a parte, attraversando l’emisfero sinistro del suo cervello. A circa un’ora dall’attentato, i giornali di tutto il mondo avevano detto che era morta. Era viva. Era stata portata in ospedale, era stata operata d’urgenza ed era viva. Il numero di Newsweek di questa settimana racconta la sua vita da quel giorno in poi.

L’8 gennaio 2011
La decisione di organizzare un evento pubblico l’8 gennaio fu presa dallo staff di Giffords all’ultimo momento. La deputata democratica si trovava a Washington, dove aveva appena prestato giuramento. Era dovuta tornare in Arizona venerdì per partecipare al funerale di un amico e aveva intenzione di tornare a Washington domenica. Gabrielle Giffords non voleva sprecare il sabato libero, così chiese al suo staff di preparare un incontro con gli elettori. I suoi collaboratori scelsero il posto dove Giffords aveva tenuto il primo di quegli incontri – un’area all’aperto davanti un supermercato, dove passano molte persone – e non ebbero nemmeno il tempo di segnalare la cosa alla stampa locale: registrarono un messaggio audio e fecero partire un po’ di telefonate ai residenti della zona. Una di queste arrivò a casa di Amy e Randy Loughner, genitori di Jared Loughner. Cosa successe dopo lo sappiamo.

A che punto è Gabrielle Giffords
Fin dai primi giorni dopo l’incidente, la famiglia e i medici hanno diffuso notizie confortanti sul suo stato di salute. Prima sulla cosa più importante, cioè che non sarebbe morta. Poi sul fatto che ha aperto gli occhi – una notizia che diede il presidente Obama, poco dopo averle fatto visita. Poi la sua capacità di muovere gli arti, di toccare il volto di suo marito, di sorridere, di rispondere agli stimoli. Poi di ricominciare a parlare e dire la sua prima parola (usata per chiedere un toast). Poi di scorrere foto e leggere messaggi di auguri sul suo iPad. Poi di rimettersi in piedi e fare qualche passo. Poi di parlare, lentamente, e cantare. Il tempo trascorso schiaccia e mostra vicini tra loro eventi in realtà piuttosto lontani: passi piccoli, lenti e costanti.

La prima cosa da capire è che ogni “progresso” è da intendersi come tale in termini relativi all’enorme danno subito dal cervello di Gabrielle Giffords. Il recupero di ogni paziente segue una curva, ha spiegato a Newsweek il dottor Kim, che segue personalmente la deputata. E questa curva porta sempre inesorabilmente alla stessa domanda. «Una persona che ha sofferto dei gravi danni al cervello può tornare come prima? La risposta è no. Non sarà mai esattamente la stessa persona di prima».

Parlare, muoversi, provare emozioni
Ci sono molti fronti da tenere d’occhio. Uno è quello del linguaggio, proprio quello di cui si occupa la parte di cervello colpita e spappolata dal proiettile che ha ferito Gabrielle Giffords. Lei oggi parla lentamente, mette insieme frasi di tre o quattro parole. Meagan Morrow si occupa di musicoterapia e sta cercando di farla migliorare attraverso il canto, sincronizzando le parole a melodie semplici come quella di Tanti auguri a te. «L’area del linguaggio è persa, ma il cervello può arrangiarsi. I medici hanno scoperto che quando si canta una canzone, tutte le aree del cervello sono stimolate: quella motoria, quella emozionale. Quindi sto semplicemente cercando di trovare un’altra strada, di trovare un’altra via da cui farla parlare».

Poi ci sono i limiti fisici. L’emisfero sinistro del cervello, oltre al linguaggio, controlla il movimento della parte destra del corpo. Nonostante la riabilitazione, Giffords potrebbe maturare una semiparalisi permanente. In questo momento, però, la disabilità fisica è l’ultima delle preoccupazioni dei medici. «La scarsa capacità motoria non è un grosso problema, rispetto ai problemi cognitivi. La questione centrale è: la sua personalità sarà la stessa di prima? Avrà le stesse capacità intellettive?». E le emozioni. «Quanto sarà sensibile alle emozioni degli altri? Molte di queste funzioni, fortunatamente, sono guidate dall’emisfero destro del cervello». Infatti è qui che Gabrielle Giffords sta muovendo i passi migliori.

«Scherziamo molto», dice il dottor Kim. «Io le racconto cose divertenti che accadono a Washington», dice Pia Carusone, capo dello staff di Gabrielle Giffords, «e lei ride molto: quando dico che la sua personalità è intatta intendo che è con noi al 100 per cento». Il fatto che Giffords non abbia perso sensibilità emotiva è una buona notizia che ha spinto parenti e amici ad avere molta cautela nel raccontarle cosa le è capitato l’8 gennaio, che lei non ricorda.

La verità sull’8 gennaio
Nelle prime settimane, le dissero che era stata vittima di un incidente d’auto. Chiunque le faceva visita evitava ogni commento riguardo la strage. Quando Ron Barber, un suo collaboratore ferito a Tucson, ha girato un video per augurarle una pronta guarigione, è stato attento affinché la telecamera non inquadrasse le sue ferite. A un certo punto i neuropsichiatri hanno detto a Mark Kelly che era il caso di farle sapere quanto era successo. Kelly leggeva ogni mattina il giornale a Gabrielle Giffords, omettendo però ogni riferimento alla strage di Tucson. Una mattina lei se n’è accorta e gli ha strappato il giornale dalle mani. Allora lui si è deciso.

Le ha detto che un uomo le ha sparato alla testa, che il proiettile le ha passato il cranio da parte a parte e che il suo cervello ha subito dei danni. Non le ha detto tutto, però. Non le ha detto che una bambina di nove anni è rimasta uccisa. Non le ha detto che sono rimasti uccisi Gabe Zimmerman, il suo adorato collaboratore, e il suo amico John Roll, un giudice federale. «Quando chiederà qualche dettaglio in più, glieli daremo», ha detto Mark Kelly. Il punto, ha spiegato Pia Carusone, è che Giffords sembra in grado di capire tutto ma non di parlare come vorrebbe. Dirle qualcosa di così sconvolgente in un momento in cui lei non avrebbe la capacità di formulare domande «sarebbe ingiusto».

“L’Ufficio di Gabrielle Giffords”
Il giorno dopo la strage, con Gabrielle Giffords in coma e un suo collaboratore tra le vittime, i membri del suo staff si sono riuniti. Durante la discussione arriva dall’ospedale la telefonata del loro collega Ron Barber, ferito da due proiettili. «Gli dissi: sapete, credo che dovremmo tenere aperto l’ufficio della deputata, da lunedì. Gli altri si misero a ridere: avevano già deciso di farlo». Da quel momento, un’entità chiamata “l’Ufficio di Gabrielle Giffords” ha effettivamente ricoperto il ruolo di rappresentante dell’ottavo collegio elettorale dell’Arizona.

Una candidatura al Senato?
La storia di Gabrielle Giffords e le buone notizie sul suo recupero stanno avendo già delle conseguenze politiche, in Arizona. Giffords aveva ottenuto con gran fatica la rielezione alla Camera alle elezioni di metà mandato: democratica centrista, era stata attaccata con gran veemenza da un candidato repubblicano dei tea party. Dopo l’elezione aveva presentato i documenti per ricandidarsi nel 2012 – i deputati si rinnovano tutti ogni due anni, negli Stati Uniti – e così aveva fatto il suo sfidante. Aveva pensato a candidarsi al Senato, ma i sondaggi consigliavano prudenza: il senatore uscente, il popolare senatore repubblicano Jon Kyl, le dava 14 punti di distacco nei sondaggi. L’8 gennaio è cambiato tutto, anche questo.

Il 10 febbraio Jon Kyl ha annunciato la sua intenzione di non ricandidarsi, nel 2012. Ci sarebbero molti democratici e repubblicani interessati a quel seggio, ma la sola lontana possibilità che Giffords possa essere candidata sta tenendo tutti lontani da una discesa in campo: senza che lei se ne stia rendendo conto, Gabrielle Giffords è diventata il politico più forte e influente dell’Arizona. «Sarebbe imbattibile», ha detto a Newsweek uno dei suoi amici. Mike McNulty ha diretto la sua ultima campagna elettorale e la pensa così: «Facciamo che recupera le sue funzioni 90 per cento. Beh, in Arizona abbiamo deputati che un cervello non ce l’hanno del tutto». Suo marito, Mark Kelly, è molto più cauto. «La conosco e so che non ricoprirebbe un incarico se non fosse convinta di poterlo fare al meglio: so che metterebbe l’asticella molto in alto».

La nuova normalità
Alcune delle persone più vicine a Gabrielle Giffords sperano che questa possa assistere al lancio dello Shuttle e poi fare in qualche modo un ritorno alla vita pubblica in autunno, magari anche tornando alla Camera. I suoi medici sono molto più prudenti e insistono sul fatto che Gabrielle Giffords ha bisogno di trovare «una nuova normalità», che per forza di cose non sarà come quella precedente al grave infortunio subìto. Questo chiama i suoi affetti da abituarsi a loro volta alla vita che verrà, senza sapere come sarà. «Sono andato via per tre giorni e tre notti, in Florida per dei test in vista del lancio», ha detto Mark Kelly. «E quando sono tornato da lei ho notato dei cambiamenti, dei miglioramenti nella sua capacità di comunicare. I medici sono molto ottimisti riguardo il punto a cui arriverà tra tre mesi, tra sei mesi. Incredibilmente ottimisti. Quindi non sappiamo ancora in cosa consisterà la sua nuova normalità».

Altri non sono così ottimisti, o meglio: pensano che qualcuno potrebbe esserlo troppo. Tra questi c’è proprio McNulty, secondo cui la speranza degli amici e dei parenti di Gabrielle Giffords per un suo rapido recupero rischia di essere non più che un wishful thinking. «È come quando un bambino di sei anni pensa che basti credere fortissimamente in qualcosa perché questo si avveri. Mi sembra che gli articoli pubblicati sulla sua ripresa abbiano creato troppe aspettative, e la gente ha voglia di vedere presto Gabby di nuovo giro. Obiettivamente, non so quando accadrà».

Il 29 aprile
Nonostante le difficoltà, Giffords è stata in grado più volte di far capire una cosa: vuole assistere alla partenza dello shuttle capitanato da suo marito. Che è a sua volta una buona notizia: nei giorni successivi alla strage di Tucson, la NASA aveva individuato un sostituto di Mark Kelly, prevedendo che le complicate condizioni di salute di sua moglie gli avrebbero impedito di partecipare alla missione dello shuttle. «Pensavo che Gabby sarebbe rimasta in coma per sei mesi, e a quel punto non avremmo nemmeno discusso della mia partecipazione». I dottori non hanno ancora autorizzato la sua presenza al lancio, che comunque avverrebbe lontano dall’attenzione del pubblico e della stampa. Se si chiede a Mark Kelly quando pensa che sua moglie apparirà in pubblico, la sua risposta è scontata. «Non lo so. Dipende da lei».