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Le cose che abbiamo in comune

«La vera questione è la difficoltà (di molti, sicuramente anche mia) di uscire all’aperto, abbandonando la nicchia nella quale ognuno tende a rintanarsi per sopravvivere. Senza riuscire a immaginare il mondo come un posto molto, molto più grande del nostro circoletto, delle tre chat alle quali ci aggrappiamo per non sentire il suono di altre parole. Senza capire che esistono le faccende personali, tutte rispettabili, ma se alzi di qualche metro da terra il tuo sguardo vedi che il mondo è infinitamente più grande di te»

Le cose che abbiamo in comune

Google Morals e il disimpegno

«Negli ultimi anni la classe politica è divenuta innanzitutto uno strumento di delega morale: soddisfa la volontà di delegare ad altri almeno una parte delle decisioni sul bene e sul male. Prima era comune farlo con il prete; oggi è accettabile farlo con il capo di un partito xenofobo. La deresponsabilizzazione e la delega a un'app che decida per noi hanno una somiglianza inquietante. E la Francia? È stata una bellissima sorpresa, ma forse scambiare le elezioni per un'inversione di rotta è l’ennesima forma di procura: un risultato altrui da sbandierare con sollievo, senza impegno»

Google Morals e il disimpegno

I quattro musei della Città Proibita

«Quando sono a Pechino vado sempre a visitare la Città Proibita, l’antica dimora degli imperatori cinesi, e il suo museo. Gli oggetti più preziosi della Città Proibita, però, non sono a Pechino, ma a Taipei, la capitale di Taiwan. Quando sono a Taipei vado sempre al Museo di Palazzo. A complicare ulteriormente le cose, però, negli ultimi anni sono venuti fuori altri due musei della Città Proibita. Uno nel 2016 a Taiwan, nella città centro-meridionale di Chiayi, per creare un “effetto Guggenheim di Bilbao”. Il quarto nel 2022 a Hong Kong»

I quattro musei della Città Proibita
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