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Dove vanno gli insegnanti d’estate?

«Come sono davvero le ferie di chi insegna? Cosa facciamo quando la scuola è chiusa? Ci dissolviamo? Dormiamo? Prendiamo il sole? Come le anatre del “Giovane Holden” voliamo via? O ci porta via un furgone? Torniamo al sud a fare le olive al campo del nonno? Non sono tre mesi di ferie e insegnare non è un lavoro normale. Se il docente fosse un architetto, nel suo cantiere gli operai sarebbero sempre in rivolta. Se fosse un medico opererebbe gente non sedata e senza bisturi»

Dove vanno gli insegnanti d’estate?

Le mance e tutto il resto

«Ho collezionato storie di primi lavori assurdi, come quello di un importante editor che agli inizi ha accettato un impiego per il comune di Roma che prevedeva di camminare sul guano del lungotevere con in braccio un dissuasore acustico per scacciare gli storni dagli alberi. Ho anche la storia di una attuale funzionaria della Banca Mondiale a Washington che poco prima di laurearsi si è ritrovata a pattinare vestita da gallina sul lungomare di Pescara per promuovere l’apertura di un nuovo negozio di pasta all’uovo»

Le mance e tutto il resto

Curriculum di un cieco normale

«Quando mi hanno riconsegnato ai miei stavo bene, ma il troppo ossigeno nell’incubatrice aveva bruciato le retine degli occhi. Cecità assoluta, la diagnosi dei dottori. A otto anni, a Corfù, in Grecia, mio padre insistette perché provassi lo sci nautico. Lui che non sapeva nemmeno nuotare saliva su un motoscafo di un improvvisato istruttore e gli affidava suo figlio, cieco, perché gli insegnasse a sfrecciare sull’acqua. Ancora ricordo le prime paure, il timore del rumore del motoscafo e della sua elica che per me era come uno squalo affamato pronto a mordere le mie gambe»

Curriculum di un cieco normale
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