• Mondo
  • Lunedì 1 gennaio 2024

Le grosse notizie del 2023 dal mondo

Oltre alle guerre in Ucraina e nella Striscia di Gaza è stato un anno di colpi di stato, disastri naturali ed elezioni sorprendenti

Agenti di polizia aiutano a far evacuare una donna e una bambina da un edificio colpito da un razzo lanciato da Hamas ad Ashkelon, nel sud di Israele, sabato 7 ottobre
Agenti di polizia aiutano una donna e una bambina a evacuare un edificio colpito da un razzo lanciato da Hamas ad Ashkelon, nel sud di Israele, sabato 7 ottobre (AP Photo/ Tsafrir Abayov)
Caricamento player

Il 2023 è stato l’anno in cui la guerra in Ucraina, gradualmente, ha cominciato a scivolare nelle pagine interne dei giornali e più in basso sui siti di news. È stato anche l’anno in cui, a partire da ottobre, l’attacco di Hamas contro i civili israeliani e poi la guerra nella Striscia di Gaza hanno monopolizzato gran parte delle attenzioni.

In mezzo a queste due guerre, gli eventi notevoli e anche quelli eccezionali sono stati numerosi e hanno riguardato elezioni e dimissioni sorprendenti, disastri naturali, guerre civili, crisi diplomatiche e pseudo-stati spariti in pochi giorni. Abbiamo raccolto qui i più notevoli.

L’assalto alle istituzioni del Brasile (gennaio)
Domenica 8 gennaio un gruppo di sostenitori di Jair Bolsonaro, l’ex presidente di estrema destra del Brasile, ha assaltato il parlamento brasiliano, la Corte suprema e altri edifici istituzionali. Circa duemila persone sono entrate negli edifici nella capitale Brasilia e li hanno tenuti occupati per ore, facendo atti di vandalismo fino all’arrivo delle forze speciali. I rivoltosi protestavano contro l’elezione a presidente di Luis Inácio Lula da Silva, di sinistra, che al voto di ottobre del 2022 aveva sconfitto proprio Bolsonaro. È stato abbastanza chiaro fin da subito che l’assalto ai palazzi di Brasilia era stato un tentativo di colpo di stato, benché piuttosto maldestro. Migliaia di persone sono state comunque arrestate in pochi giorni, e Bolsonaro è stato indagato.

(AP Photo/Eraldo Peres, File)

L’abbattimento del pallone spia cinese (febbraio)
Il 2 febbraio il dipartimento della Difesa americano ha fatto sapere di aver individuato nello spazio aereo degli Stati Uniti un “pallone spia”, cioè un pallone aerostatico dotato di sensori e altri strumenti per le attività di spionaggio, che riteneva fosse stato mandato dalla Cina. Il caso del “pallone spia cinese”, nato come una questione relativamente limitata, è diventato uno dei principali casi diplomatici dell’anno: qualche giorno dopo gli Stati Uniti hanno usato l’aviazione per abbattere il pallone, mentre la Cina sosteneva che si trattasse semplicemente di un dirigibile per la ricerca meteorologica finito fuori rotta.

Nell’immediato, l’abbattimento del pallone ha provocato l’annullamento di un’importante visita in Cina del segretario di Stato americano Antony Blinken, e un raffreddamento nelle relazioni tra i due paesi che è durato mesi, fino alla visita del presidente cinese Xi Jinping negli Stati Uniti a novembre. Gli Stati Uniti, peraltro, nei giorni successivi hanno abbattuto alcuni palloni aerostatici (che quelli sì servivano per la ricerca).

(Larry Mayer/The Billings Gazette)

Terremoto in Turchia (febbraio)
Nella notte tra il 5 e il 6 febbraio, alle 4:17 ora locale, una scossa di terremoto di magnitudo 7.8 ha colpito la provincia di Gaziantep, nel sud della Turchia, uccidendo almeno 50mila persone in Turchia e più di 8mila nella vicina Siria. L’Organizzazione mondiale della sanità ha definito il terremoto «il peggior disastro naturale» dell’ultimo secolo in tutta l’area europea e Mediterranea. I soccorsi sono andati avanti per giorni, ostacolati fin da subito da una serie di condizioni, tra cui il freddo, l’interruzione delle comunicazioni, la posizione remota di alcune comunità e, in Siria, la guerra civile. A quattro mesi di distanza almeno 2 milioni di sfollati vivevano ancora dentro a delle tende.

Il terremoto ha indebolito molto il governo del presidente autoritario Recep Erdoğan, assai criticato per aver permesso per anni un incontrollato sviluppo edilizio. Al ballottaggio delle elezioni presidenziali tenute a maggio però Erdogan è riuscito a battere il candidato unitario delle opposizioni Kemal Kilicdaroglu. Governerà almeno fino al 2028.

Un uomo seduto su una sedia poco distante dalla sua casa crollata a Nurdagi, nel sudest della Turchia (AP Photo/Petros Giannakouris)

La guerra civile in Sudan (aprile)
Il 15 aprile sono cominciati in Sudan violenti scontri armati tra l’esercito regolare del paese, guidato dal generale Abdel Fattah al-Burhan, e un potente gruppo paramilitare chiamato Forze di Supporto Rapido, guidato dal generale Mohamed Hamdan Dagalo detto Hemedti. Al Bhutan e Hemedti non sono due generali qualsiasi: erano rispettivamente il presidente e il vicepresidente del Sudan, e fino all’inizio degli scontri governavano assieme dopo aver fatto un colpo di stato militare nel 2021. Gli scontri si sono trasformati in una guerra civile che è ancora in corso: secondo stime ritenute molto al ribasso sono morte diecimila persone, e a milioni sono state costrette a lasciare le proprie case.

Nella provincia occidentale del Darfur, inoltre, le Forze di Supporto Rapido hanno commesso massacri etnici della popolazione locale, e le Nazioni Unite stanno indagando sulla possibilità che ci sia stato un genocidio.

(EPA/MAXAR TECHNOLOGIES HANDOUT/ANSA)

Incoronazione di re Carlo (maggio)
Carlo III è diventato re del Regno Unito il 10 settembre 2022, due giorni dopo la morte di sua madre Elisabetta. La cerimonia per la sua incoronazione ha richiesto mesi di preparativi e Carlo è stato ufficialmente incoronato soltanto a maggio, in uno degli eventi pubblici più importanti della storia recente britannica. Si stima che la cerimonia sia stata seguita da circa 300 milioni di persone in tutto il mondo. In generale si ritiene che il suo primo anno di regno sia andato piuttosto bene, tenendo conto che la famiglia reale è in crisi da tempo e gode di una sempre minore popolarità.

Carlo III poco prima della sua incoronazione (AP Photo/Alessandra Tarantino, File)

La rivolta del gruppo Wagner (giugno)
Il 24 giugno il gruppo di mercenari russi Wagner, comandato da Yevgeny Prigozhin, ha occupato Rostov sul Don, una grossa città nel sud della Russia, e ha marciato verso Mosca, apparentemente con l’intento di attaccare direttamente il governo di Vladimir Putin. Il gruppo Wagner era in quel momento il gruppo mercenario più potente della Russia, attivo nella guerra in Ucraina, e Prigozhin era una delle persone più influenti del paese. Quando i combattenti di Wagner erano a poco più di 200 chilometri da Mosca, e sembrava che uno scontro sarebbe stato inevitabile, è arrivato un annuncio improvviso che la marcia su Mosca era stata annullata, e che tra il gruppo Wagner e il governo russo di Vladimir Putin era stato trovato un accordo.

La marcia del gruppo Wagner verso Mosca è stata vista come un segno di debolezza da parte del regime russo di Putin, che però ha rapidamente recuperato il controllo: Prigozhin è morto due mesi dopo in un incidente aereo molto sospetto, e il grosso dei mercenari di Wagner è stato assorbito in altri gruppi militari russi.

Membri del gruppo Wagner a Rostov sul Don, in Russia, il giorno della rivolta (AP Photo, File)

Lo sciopero degli attori e degli sceneggiatori di Hollywood (luglio)
Il 13 luglio il sindacato che rappresenta 160mila tra attrici e attori statunitensi ha annunciato l’interruzione immediata del lavoro, provocando il blocco di centinaia di set cinematografici e televisivi e di altri vari eventi. Lo sciopero degli attori si è andato ad aggiungere a quello degli sceneggiatori, iniziato a maggio: è stata la prima volta dal 1960 che il sindacato degli sceneggiatori e quello degli attori americani (rispettivamente WGA e SAG-AFTRA) scioperavano contemporaneamente. Entrambi i sindacati hanno chiesto il rinnovo del contratto collettivo e migliori condizioni di lavoro. Il doppio sciopero ha creato enormi problemi, che sono proseguiti fino a novembre, quando infine è stato trovato un accordo.

(AP Photo/Steven Senne)

L’invasione del Nagorno Karabakh da parte dell’Azerbaigian (settembre)
Nel giro di un paio di giorni l’esercito dell’Azerbaigian ha invaso e occupato il Nagorno Karabakh, un territorio separatista che dal punto amministrativo faceva già parte dell’Azerbaigian, ma che dal 1988 era governato da un’entità indipendentista legata all’Armenia. Prima dell’invasione i suoi abitanti erano in gran parte persone di etnia armena e cristiana, mentre in Azerbaigian la religione più diffusa è l’Islam sciita. Negli ultimi anni le tensioni fra Azerbaigian e Armenia riguardo al Nagorno Karabakh erano sempre state piuttosto alte, ma in pochi si aspettavano un’invasione dell’esercito azero, anche perché formalmente erano in corso negoziati di pace mediati dall’Unione Europea.

Persone che fuggono dal Nagorno Karabakh dopo l’invasione dell’Azerbaijan (AP Photo/Vasily Krestyaninov, File)

L’esercito azero, più numeroso e armato delle brigate di resistenza armene, ha avuto la meglio in poche ore. Nei giorni successivi all’invasione un quarto degli abitanti del Nagorno Karabakh è fuggito in Armenia, temendo per la propria sicurezza. L’Azerbaigian è guidato da un presidente autoritario e nazionalista, Ilham Aliyev: in pochi, nel Nagorno Karabakh, hanno creduto alle sue promesse di rispettare i diritti civili delle persone di etnia armena. A fine settembre l’Azerbaigian ha obbligato la repubblica separatista del Nagorno Karabakh a firmare il suo atto di scioglimento, valido a partire dal primo gennaio 2024.

L’alluvione in Libia (settembre)
Fra il 10 e l’11 settembre la Libia è stata interessata da fortissime piogge, le più violente nella storia recente del paese. La zona più danneggiata è stata quella della città di Derna, nell’est, dove la rottura di due dighe ha distrutto gran parte degli edifici. I morti e i dispersi sono stati in tutto almeno 12mila. Analisi successive hanno mostrato come le autorità libiche fossero sostanzialmente impreparate per gestire un evento del genere, soprattutto per via della divisione politica del paese, della corruzione endemica e di insufficienti interventi di manutenzione delle infrastrutture.

Persone sfollate a Derna, in Libia (AP Photo/Muhammad J. Elalwany)

L’attacco di Hamas in territorio israeliano (7 ottobre)
Nelle prime ore di sabato 7 ottobre migliaia di miliziani di Hamas, il gruppo radicale palestinese che governa la Striscia di Gaza, sono entrati in territorio israeliano e hanno compiuto un attacco senza precedenti nella storia di Israele. Nell’attacco sono state uccise più di 1.200 persone, in gran parte civili, e più di 200 sono state portate nella Striscia. Alcune sono state liberate, altre sono morte, altre ancora si trovano ancora lì.

Un soldato israeliano vicino ad alcuni corpi a Sderot, in Israele (AP Photo/Tsafrir Abayov, File)

Nelle ore successive l’esercito israeliano ha iniziato a bombardare pesantemente la Striscia con l’obiettivo di eliminare Hamas. A fine ottobre Israele ha invaso la parte nord della Striscia, continuando però a bombardare l’intero territorio con un’intensità senza precedenti. Secondo il calcolo più aggiornato dall’inizio della guerra, i bombardamenti e l’invasione dell’esercito israeliano hanno causato almeno 21mila morti fra i palestinesi, molti dei quali civili.

Una casa distrutta a Khan Yunis, nella Striscia di Gaza (AP Photo/Mohammed Dahman)

La sconfitta del governo semiautoritario in Polonia (ottobre)
Il 15 ottobre in Polonia si sono tenute le elezioni parlamentari. Il partito di estrema destra Diritto e Giustizia, che dominava la politica polacca dal 2015 e aveva trasformato il paese uno stato semi-autoritario, ha ottenuto più voti di tutti gli altri, ma per la prima volta da molti anni è stato superato in termini di seggi dai partiti di opposizione. Nelle settimane successive il presidente polacco Andrzej Duda, di Diritto e Giustizia, ha provato a prendere tempo affidando comunque l’incarico di formare il governo a Mateusz Morawiecki, il primo ministro uscente. Dopo quasi due mesi di stallo il parlamento ha sfiduciato Morawiecki e nominato come nuovo primo ministro Donald Tusk, l’ex capo dell’opposizione. Fra le sue prime misure, Tusk ha licenziato i dirigenti della tv e della radio pubblica polacche, che negli ultimi anni si erano trasformate in un organo di propaganda di Diritto e Giustizia.

Il nuovo primo ministro polacco Donald Tusk e il capo dello staff Jan Grabiec (AP Photo/Michal Dyjuk)

L’elezione di Javier Milei in Argentina (novembre)
Alle elezioni generali in Argentina, che si sono svolte in due turni tra ottobre e novembre, il candidato di estrema destra e ultraliberista Javier Milei ha ottenuto a sorpresa la presidenza di uno dei paesi più importanti dell’America Latina. Milei, un economista noto in Argentina per le sue frequenti apparizioni televisive che era stato eletto deputato nel 2021, ad agosto aveva vinto a sorpresa le “primarie simultanee obbligatorie”, una specie di pre-elezione a cui devono partecipare obbligatoriamente tutti i partiti. Milei è famoso per la sua retorica estremamente aggressiva e per le sue proposte estreme e poco ortodosse per risolvere la durissima crisi economica dell’Argentina. Tra le altre cose ha proposto la sostituzione della valuta argentina con il dollaro statunitense, enormi tagli allo stato sociale e la chiusura della banca centrale del paese.

Il discorso inaugurale di Javier Milei davanti alla sede del parlamento argentino a Buenos Aires (AP Photo/Gustavo Garello)

La COP28 organizzata dagli Emirati Arabi Uniti (dicembre)
Nonostante molti scetticismi iniziali, la conferenza annuale sul clima organizzata dall’ONU ha approvato un documento finale che include per la prima volta la necessità di «allontanarsi gradualmente» dall’uso dei combustibili fossili: cioè carbone, gas e petrolio, il cui utilizzo come fonti di energia causa l’emissione di gas serra, i principali responsabili del riscaldamento globale. Al tempo stesso, però, «allontanarsi gradualmente» dall’utilizzo dei combustibili fossili è una formula più blanda rispetto a quella richiesta dagli attivisti ambientalisti e da un gruppo informale di paesi più progressisti sulla sostenibilità ambientale.

Il presidente della COP28 Ahmed Al-Jaber (AP Photo/Kamran Jebreili)

Menzioni speciali
Fra le notizie più rilevanti successe nell’ultimo anno ci sono anche le enormi proteste contro la riforma della giustizia promossa dal governo israeliano di Benjamin Netanyahu, prima che fosse accantonata per via della creazione di un governo di unità nazionale durante la guerra contro Hamas. Si è anche discusso molto delle dimissioni a sorpresa della prima ministra neozelandese Jacinda Ardern, una delle leader politiche progressiste più note in Occidente (le successive elezioni politiche poi le ha vinte il centrodestra).

L’ex prima ministra neozelandese Jacinda Ardern (AP Photo/Mark Baker)

A marzo il presidente cinese Xi Jinping era stato eletto per un nuovo mandato di cinque anni, il terzo, con 2.952 voti a favore e zero contrari dall’Assemblea nazionale del popolo, la camera del parlamento cinese (interamente controllata dal Partito Comunista). Nella seconda metà di giugno la notizia che ha dominato i giornali di mezzo mondo è stata la scomparsa del sommergibile Titan, che con tutta probabilità è imploso con 5 persone a bordo durante un viaggio al largo delle coste canadesi per visitare il relitto del Titanic. A luglio invece c’è stato un colpo di stato in Niger, paese dell’Africa subsahariana che oggi è guidato da una giunta militare.

Operazioni di recupero di alcuni relitti del sommergibile Titan (Paul Daly/The Canadian Press via ZUMA Press/ANSA)