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  • Lunedì 20 novembre 2023

Milei sarà il nuovo presidente dell’Argentina

Il candidato ultraliberista e di estrema destra ha vinto il ballottaggio delle elezioni presidenziali argentine superando Sergio Massa, di centrosinistra

Javier Milei (AP Photo/Natacha Pisarenko)
Javier Milei (AP Photo/Natacha Pisarenko)
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Javier Milei, di estrema destra e ultraliberista, ha vinto il ballottaggio delle elezioni presidenziali in Argentina. Con il 96 per cento dei voti scrutinati, ha ottenuto più del 55 per cento dei voti, contro il 44 dell’altro candidato, l’attuale ministro dell’Economia Sergio Massa, della coalizione di centrosinistra Unione per la Patria. Massa ha ammesso la sconfitta ancora prima che venissero diffusi i risultati ufficiali. Milei prenderà quindi il posto del presidente uscente, Alberto Fernández, di centrosinistra.

Milei – un candidato molto discusso e che ha condotto una campagna elettorale teatrale, anticonvenzionale ed eccessiva – ha vinto anche grazie all’appoggio dell’ex presidente argentino Mauricio Macri, di orientamento liberale e figura centrale nel centrodestra argentino, che rimase in carica dal 2015 al 2019. Macri al primo turno aveva sostenuto Patricia Bullrich, la candidata della coalizione di centrodestra Uniti per il Cambiamento, che però era arrivata terza ed era rimasta esclusa dal ballottaggio. Dopo le elezioni, Milei ha ringraziato Macri e Bullrich per il supporto. Milei ha vinto con un larga maggioranza in quasi tutte le province argentine: Massa ha preso più voti solamente in tre, quella di Buenos Aires, quella di Formosa e quella di Santiago del Estero.

L’ascesa politica in Argentina di Milei è stata molto rapida e per certi versi “traumatica”. Oltre che sulle tematiche classiche dell’estrema destra, Milei aveva impostato la campagna elettorale prima del primo turno in modo fortemente anticonvenzionale, con una grande componente di teatralità: messaggi semplici e estremi, accompagnati da gesti, retorica e atteggiamenti fortemente populisti. Per combattere l’inflazione e la costante svalutazione del peso argentino aveva promesso di rendere effettiva la dollarizzazione, ossia l’abbandono della moneta nazionale a favore del dollaro. Un’altra proposta ricorrente era stata quella di «bruciare la Banca Centrale argentina».

Durante la sua campagna elettorale, Milei aveva trattato principalmente di temi economici, ma aveva espresso posizioni estreme su quasi ogni argomento: si era detto fortemente contrario all’aborto e alle diagnosi prenatali, ma favorevole alla vendita degli organi, considerati una «risorsa economica» a cui qualcuno può essere costretto ad accedere. Tra il primo e il secondo turno le sue posizioni si erano però ammorbidite, probabilmente nel tentativo di aumentare i propri consensi al centro.

Più che un segno del supporto per Milei, che molti elettori avrebbero votato controvoglia, la sua vittoria viene vista generalmente come un rifiuto da parte degli argentini di Massa, ministro dell’Economia durante una lunga crisi economica e finanziaria, e della classe politica che ha governato l’Argentina negli anni scorsi. Anche la campagna elettorale di Massa è stata giudicata inefficace: ha cercato di fare leva sulla paura per le posizioni estremiste di Milei, senza però affrontare i temi più preoccupanti per gli elettori, fra cui principalmente il cattivo stato dell’economia.

Nel primo discorso dopo le elezioni, quando era già chiara la sua vittoria, Milei ha detto che «la situazione dell’Argentina è critica. I cambiamenti che servono al nostro paese sono drastici. Non c’è spazio per la gradualità». Ha anche chiesto al governo precedente di «farsi carico delle proprie responsabilità per arrivare alla fine del mandato, il 10 dicembre», quando si insedierà Milei. Massa ha invece ricordato al presidente eletto delle sue responsabilità come nuovo rappresentante delle istituzioni, e la necessità di dare certezze e «garanzie sul funzionamento politico, sociale ed economico dell’Argentina» dopo le dichiarazioni estreme della sua campagna elettorale.

Secondo molti analisti, una delle sfide maggiori per Milei all’inizio del suo mandato sarà trovare alleati politici che appoggino le sue proposte più radicali. Nonostante abbia vinto le elezioni con una maggioranza molto ampia, il suo movimento politico è molto giovane e non detiene posizioni di potere in Argentina: per esempio nessun governatore provinciale è del suo partito La Libertà Avanza. Inoltre in parlamento dovrà probabilmente allearsi con Uniti per il Cambiamento, il partito di centrodestra di Macri e Bullrich, che ha molti più parlamentari di quello di Milei.