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  • Sabato 27 aprile 2024

A Chasiv Yar, assediata dall’esercito russo

La cittadina ucraina nella regione di Donetsk è considerata fondamentale per l'avanzata della Russia, che sta aumentando gli sforzi per conquistarla, come spiegano i soldati ucraini che ci stanno combattendo

di Davide Maria De Luca

Soldati ucraini a Chasiv Yar nel 2023
Soldati ucraini a Chasiv Yar nel 2023 (AP Photo/Evgeniy Maloletka, File)
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I primi feriti arrivano al punto di stabilizzazione poco dopo le sette di sera. Sono in quattro e tranne uno hanno tutti più di quarant’anni. Hanno gli occhi sbarrati e tremano, ancora sotto shock per l’esplosione di un drone o forse di un proiettile di mortaio – non sono in grado di dirlo. Ma non sono feriti in modo grave. Entrano sulle loro gambe, i paramedici li aiutano a togliersi le uniformi e quando sono in mutande li accompagnano in una stanza oltre un paravento di plastica.

Il responsabile, un ufficiale della 22esima brigata dell’esercito ucraino, chiede di non rivelare la località esatta del punto di stabilizzazione, il luogo dove i feriti vengono portati subito dopo aver ricevuto le prime cure nel punto dove sono stati colpiti. Si può dire soltanto che si trova nell’area di Chasiv Yar, che da alcune settimane è diventata il nuovo centro del fronte ucraino. Per oltre un anno, questa cittadina di poco più di diecimila abitanti nella regione orientale di Donetsk era stata l’ultima base logistica ucraina prima di Bakhmut, teatro della più lunga e fino a oggi più sanguinosa battaglia di tutta la guerra. Oggi, a un anno dalla caduta di Bakhmut, le truppe russe sono avanzate ed è Chasiv Yar a trovarsi sulla linea del fronte.

Situata su una collina che domina la regione, è considerata da alcuni la chiave per accedere all’ultima striscia della regione ancora sotto controllo ucraino, quella che a volte viene chiamata la “cintura di città”, formata dai centri abitati di Kostiantynivka, Druzhkivka e infine Kramatorsk. Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato nel 2022 l’annessione unilaterale dell’intera regione di Donetsk alla Federazione russa, ma fino a ora le sue truppe non sono riuscite a scacciarne completamente gli ucraini. La cattura di Chasiv Yar e della sua posizione dominante potrebbe cambiare questa situazione.

Pochi giorni fa il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto che Putin avrebbe ordinato ai suoi generali di conquistarla entro il 9 maggio, giorno dell’anniversario della vittoria nella Seconda guerra mondiale. Il comando ucraino della regione dice che i russi hanno ammassato oltre 20 mila soldati per cercare di occuparla. Il capo dell’intelligence militare, Kyrylo Budanov, dice che qui, a partire dalla metà di maggio, la situazione diventerà molto difficile.

Sviatoslav Mykytyuk, ufficiale medico e capoturno al punto di stabilizzazione, si piega sul più giovane dei feriti, supino sul tavolo operatorio, mentre gli passa un magnete sulla coscia punteggiata di piccoli forellini neri. Nella mano coperta di un guanto di plastica mostra il risultato dell’operazione: una piccola manciata di schegge di metallo grandi poco più di un chicco di riso. Per togliere quelle più grandi dovranno incidere la pelle e usare una pinza.

Le ferite da schegge sono le più comuni, spiega Mykytyuk. Come in tutti i conflitti dall’invenzione della moderna artiglieria, i proiettili delle armi leggeri, fucili e mitragliatrici, sono diventati una causa secondaria di ferite sul campo di battaglia. A dominare le liste delle cause di morte e ferimento è l’artiglieria con le sue granate.

La guerra in Ucraina ha comunque introdotto alcune novità da questo punto di vista. Mykytyuk dice che, ad esempio, si sono moltiplicate le ferite da ustione. L’artiglieria tradizionale è sostanzialmente imprecisa. I soldati che finiscono feriti dalle schegge di una granata spesso si trovano a decine di metri dall’esplosione. Al contrario i droni FPV, che si pilotano con occhiali simili a quelli per la realtà virtuale (FPV è un acronimo per “first person view”, vista in prima persona), nell’ultimo anno sono divenuti una presenza costante nel conflitto e sono precisissimi. Quando prendono di mira un soldato gli esplodono a pochi metri di distanza, spesso abbastanza da causargli bruciature a causa del calore generato dall’esplosione.

Un soldato ucraino in un carro armato

(AP Photo/Efrem Lukatsky)

Non è l’unica innovazione con cui Mykytyuk e i suoi colleghi devono confrontarsi. Generazioni di medici militari prima di lui hanno operato sui giovani adulti che formavano il grosso degli eserciti. Le forze armate ucraine, invece, hanno un’età media superiore ai 40 anni.

«Lavorare con queste persone presenta una serie di sfide aggiuntive – dice – dalle vene varicose al diabete, all’ipertensione, ai problemi di alcolismo. In prima linea, i soldati con malattie croniche raramente riescono ad avere le loro medicine. Quando arrivano qui dobbiamo pensare alle loro ferite, ma anche al resto delle loro patologie».

Le forze armate ucraine hanno cercato di rimediare a questo problema mandando al fronte soltanto il personale fisicamente più adatto e riservando i più anziani e malati alle seconde linee – si calcola che soltanto un terzo del totale degli ucraini sotto le armi sia impegnato in prima linea, una proporzione normale in un esercito moderno. Ma dopo il fallimento della controffensiva estiva dello scorso anno, la situazione delle forze armate ucraine si è fatta sempre più difficile e oggi in prima linea rischia di finirci chiunque.

Un soldato ucraino cammina a Chasiv Yar

Un soldato ucraino cammina a Chasiv Yar (Iryna Rybakova via AP, File)

Vladislav è un 47enne esile e con occhiali spessi come fondi di bottiglia legati da un cordino. Sdraiato su una brandina nel retro del punto di stabilizzazione, ha la voce che gli trema mentre racconta come è arrivato qui. Mobilitato alla fine del 2022, era stato riservato a mansioni di seconda linea e faceva soprattutto l’autista. Ma ieri pomeriggio, per mancanza di uomini, è stato assegnato a una squadra anticarro di quattro uomini, destinata a operare un lanciatore di missili Stugna-P, l’equivalente ucraino del famigerato Javelin americano.

Mentre si dirigevano in postazione a bordo di una jeep, qualcosa li ha colpiti, probabilmente un drone. Vladislav e il suo compagno, seduti dietro, sono stati sbalzati via dal veicolo ed evacuati immediatamente. Di che fine abbiano fatto gli altri due, Vladislav non sa nulla. Questa è la seconda volta che viene ferito. Quando riceverà una licenza ha intenzione di tornare dalla moglie e dalla figlia, nella regione occidentale della Volinia. Non le vede dall’agosto 2023.

«Non ci facciamo molto con i vecchi», dice Ciorni, “nero”, nome di battaglia di un sergente maggiore della 93esima brigata. «Non è un problema di quanto possono caricarsi in spalla, ma non riescono a correre, non hanno resistenza». Seduto in una trincea in un campo di addestramento a una ventina di chilometri da Chasiv Yar, quello che gli ucraini chiamano un “poligono”, Ciorni si prepara a tornare in prima linea dopo un periodo trascorso nelle retrovie insieme alla sua unità.

La 93esima ha subito gravi perdite nella battaglia di Bakhmut e ha passato mesi a ricostituirsi, ricevendo nuovi equipaggiamenti e, soprattutto, nuove reclute. Alcuni dei rimpiazzi sono giovani, come Artem Papish, 28 anni, mobilitato all’inizio del 2023 e trasferito nella 93esima dopo aver trascorso un anno in un’unità di ingegneri. Per lui questa sarà la prima volta in prima linea.

Il governo ucraino ha cercato a lungo di proteggere i giovani come Papish dagli effetti del conflitto, cercando quando possibile di tenerli in unità lontane dal fronte. La generazione dei 20enni è la coorte d’età più piccola dell’intera popolazione ucraina. Gli esperti temono che perderne un numero significativo comporterà un disastro demografico per il paese, che dall’indipendenza a oggi ha già perso 15 milioni di abitanti a causa di emigrazione e denatalità. Soltanto di fronte a una situazione sul campo sempre più grave, Zelensky ha acconsentito ad abbassare l’età a cui è possibile essere mobilitati da 27 a 25 anni.

Nonostante le nuove leggi sul reclutamento, approvate a inizio aprile, per il momento la maggior parte delle nuove reclute continua a essere sopra i 40, a volte sopra i 50 anni. È l’età media dei gruppi di una ventina soldati che si alternano al poligono di Chasiv Yar. Molti hanno i volti smarriti e il sergente addetto all’esercitazione sembra dovergli spiegare le basi di come impugnare i loro fucili Ak. La legge ucraina prevede che alle nuove reclute venga fornito oltre un mese di addestramento prima di andare in prima linea, ma con le necessità di guerra non sempre è possibile dare loro più di qualche settimana di preparazione. Secondo il sergente Ciorni, l’età di mobilitazione dovrebbe essere abbassata a 21 anni se il paese vuole continuare a combattere.

È un’idea impopolare in Ucraina, ma che si sta facendo strada in alcuni segmenti dell’opinione pubblica. Taras Chmut, attivista e presidente di Come Back Alive, la principale fondazione che si occupa di donazioni alle forze armate, ha detto pochi giorni fa che se l’età di reclutamento venisse abbassata a 20 anni e le forze armate ucraine adottassero una strategia di difesa totale, il paese potrebbe continuare a combattere per almeno «2-5 anni». Nei post sui social in cui ha linkato l’intervista, Chmut ha scritto: «Dobbiamo iniziare a considerare la realtà – la triste e spiacevole realtà – che non stiamo vincendo questa guerra».

La pessimistica valutazione di Chmut ha prodotto molte discussioni sui social e sui media ucraini, parzialmente oscurate dall’ondata di temporaneo ottimismo portato dall’approvazione dei nuovi aiuti americani da parte del Congresso, sabato scorso. Dopo l’entusiasmo iniziale, la discussione si è spostata sul timore che questi nuovi aiuti non arrivino in tempo per salvare il fronte da un nuovo disastro.

Un carro armato ucraino a Chasiv Yar (AP Photo/Efrem Lukatsky)

Un carro armato ucraino a Chasiv Yar (AP Photo/Efrem Lukatsky)

In prima linea non mancano soltanto i soldati, e i soldati abili in particolare. Sul fronte di Chasiv Yar, come sul resto dei 1.200 chilometri che costituiscono la prima linea del conflitto, gli ucraini hanno poche munizioni per i loro cannoni. Unità d’élite come la quinta brigata d’assalto, che a dispetto del nome a Chasiv Yar è impegnata in operazione difensive, hanno rifornimenti accettabili, ma gli ufficiali della 22esima brigata dicono che non solo non hanno munizioni, ma i loro cannoni hanno le canne ormai usurate per il troppo uso. Degli sforzi europei per trovare nuove munizioni, come l’iniziativa del governo ceco per acquistare quasi un milione di proiettili un mese fa, non hanno ancora visto gli effetti.

Mancano anche le difese antiaeree. Zelensky ha annunciato una settimana fa che l’Ucraina ha «esaurito» i suoi missili. Significa che le città sono indifese di fronte all’aumento di bombardamenti russi e questo ha conseguenze anche al fronte. A Chasiv Yar i soldati dicono che nell’ultimo periodo l’aviazione russa ha quintuplicato i suoi attacchi. Gli aerei russi compiono fino a dieci missioni al giorno e ogni missione significa uno o più bombardamenti. In un filmato pubblicato dai russi pochi giorni fa, si vede un caccia operare a meno di tre chilometri dalle postazioni avanzate ucraine. Significa che l’aviazione russa opera ormai con totale impunità.

L’arma più temuta in questo momento sono le bombe-alianti. Dispositivi rudimentali, privi di guida, che pesano da 500 chilogrammi a una tonnellata e mezza. Grazie a un paio di semplici ali, possono planare per decine di chilometri una volta sganciate. Sono allo stesso tempo molto più economiche dei missili a lungo raggio e ancora più devastanti. Prive di motori e altre apparecchiature sofisticate, a parità di peso possono trasportare molto più esplosivo.

Denis Kardiash, tenente comandante di compagnia della 93esima, in passato si è trovato sotto attacco di queste armi. Dice che l’onda d’urto può lanciare un essere umano in aria come una bambola di pezza. Una volta con il suo veicolo corazzato Bmp è saltato su una mina, ma che come esperienza non è comparabile alla devastazione di una bomba aerea. Mykytyuk dice che non ha mai trattato un ferito da bomba aliante. In genere, chi si trova entro 50 metri dall’esplosione non ha possibilità di sopravvivere. Spesso non se ne trova nemmeno il corpo.

Quando il responsabile del punto di stabilizzazione dice che è il momento di tornare indietro per ragioni di sicurezza, la nottata sembra ormai destinata a restare tranquilla. Non ci sono grossi combattimenti in corso e anche i bombardamenti non sono stati particolarmente intensi nelle ultime ore. Ma gli ufficiali della 5ª brigata, della 93ª e della 22ª che hanno parlato con il Post, sono tutti concordi. I russi, per ora, stanno soltanto saggiando le difese ucraine alla ricerca di punti deboli. Il peggio deve ancora arrivare, ma arriverà presto.