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  • Lunedì 18 settembre 2023

La campagna elettorale di Javier Milei: teatrale, anticonvenzionale, eccessiva

In Argentina il candidato presidente dell'estrema destra fa i comizi con motoseghe, dollari giganti e immagini di leoni infuocati

Javier Milei con una motosega in un evento elettorale a La Plata (AP Photo/Natacha Pisarenko)
Javier Milei con una motosega in un evento elettorale a La Plata (AP Photo/Natacha Pisarenko)
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Nell’ultimo fine settimana è molto circolato sui social network un video del candidato presidente dell’Argentina, Javier Milei, che brandisce una motosega durante un appuntamento elettorale. Milei è un economista e politico di estrema destra, ultraliberista e populista. La motosega è diventata l’ultimo simbolo della sua campagna, a rappresentare i tagli che promette alla spesa pubblica, al numero dei ministeri e in generale ai costi di quella che definisce «la casta di politici che rubano e che stanno portando il paese verso l’abisso».

A metà agosto Milei ha vinto le primarie in Argentina, considerate una specie di grande sondaggio nazionale prima delle elezioni presidenziali del 22 ottobre, ottenendo circa il 30 per cento dei voti con il partito La Libertad Avanza, che ha fondato. È stata una vittoria a sorpresa, che al momento lo colloca come favorito almeno per raggiungere un eventuale ballottaggio presidenziale (necessario se nessun candidato arriverà al 45 per cento dei voti, o al 40 per cento con 10 punti di vantaggio sul secondo).

Oltre che sulle tematiche classiche dell’estrema destra Milei ha impostato la sua campagna in modo fortemente anticonvenzionale, con una grande componente di teatralità: messaggi semplici e estremi, accompagnati da gesti, retorica e atteggiamenti fortemente populisti. L’ultimo esempio è proprio la motosega brandita e accesa per la prima volta in un comizio nella città di Olavarría, nella provincia di Buenos Aires (è stato specificato che fosse senza catena, e quindi non pericolosa).

La motosega è un’immagine ricorrente della sua retorica, ma in America Latina è anche uno dei simboli di varie formazioni paramilitari, del neoliberismo e della destra radicale. Vari osservatori hanno ricordato ad esempio che a metà degli anni Settanta in Paraguay la giunta militare del dittatore Alfredo Stroessner se ne servì per uccidere diversi oppositori politici. Per Milei sembra soprattutto un richiamo ai tagli incondizionati alla spesa pubblica che sono uno dei punti più importanti del suo programma, nonché uno dei motivi per cui il suo messaggio ha fatto presa su un elettorato alle prese da anni con una crisi economica che non trova soluzioni.

Milei e un’immagine di un dollaro con il suo volto (AP Photo/Natacha Pisarenko)

Milei propone misure immediate e radicali per “curare” l’economia. Per combattere l’inflazione e la costante svalutazione del peso argentino promette di rendere effettiva la dollarizzazione, ossia l’abbandono della moneta nazionale a favore del dollaro: nonostante sia una misura controversa e di difficile applicazione, il candidato dell’estrema destra la riassume in immagini e slogan semplici. Negli ultimi comizi si è presentato con un enorme dollaro con la sua faccia.

Un’altra proposta ricorrente è quella di «bruciare la Banca Centrale argentina». La distruzione fisica dell’edificio è evidentemente un’esagerazione da comizio, ma anche in contesti più ufficiali Milei ha definito l’abolizione dell’ente che regge il sistema finanziario argentino come una «condizione non negoziabile». Del resto la battaglia contro la Banca Centrale è uno dei suoi argomenti forti sin da prima di diventare deputato.

Milei fu eletto parlamentare una prima volta nel 2021, ma in precedenza era un economista già piuttosto noto per le numerose presenze nei programmi televisivi. In uno show di quattro anni fa festeggiava il compleanno distruggendo un modellino della Banca Centrale.

Secondo il programma elettorale, la politica dei tagli riguarderebbe anche i ministeri, perché Milei ritiene che lo stato debba intervenire il meno possibile nell’economia e nel limitare le libertà dei cittadini. In un’intervista televisiva ha cancellato tutti i ministeri giudicati inutili, mantenendone solo otto.

La sua campagna è stata costruita anche partendo dalla precedente esperienza di alcuni spettacoli radiofonici e tour teatrali di grande successo. Nel 2019 il suo show nei maggiori teatri del paese e all’estero vendette biglietti per oltre un milione di dollari. Anche gli attuali comizi privilegiano la componente spettacolare e di coinvolgimento dei sostenitori: sul palco l’immagine di un leone infuocato accompagna i comizi, le serate sono aperte e chiuse da musica rock. Una canzone composta appositamente, con il «leone Milei che caccerà la casta», viene cantata dal candidato e dal pubblico.

Un altro momento ricorrente e molto apprezzato dai suoi sostenitori è quello dell’insulto agli avversari politici. I più frequenti sono rivolti agli esponenti della sinistra e delle istituzioni finanziarie, ma Milei ha attaccato in modo duro ed esplicito anche papa Francesco, definito un «gesuita che promuove il comunismo», un «imbecille», un «rappresentante del Male nella casa di Dio» e una «persona nefasta».

Milei ha posizioni estreme su quasi ogni argomento, è fortemente contrario all’aborto e alle diagnosi prenatali, ma è favorevole alla vendita degli organi, considerati una «risorsa economica» a cui qualcuno può essere costretto ad accedere.

Il suo radicale anticomunismo lo porta a dire che uno stato da lui governato non potrà avere rapporti commerciali con paesi comunisti e quindi con la Cina (ma non solo): non ha però intenzione di limitare l’iniziativa privata, e quindi le aziende potranno farlo. Su altre questioni le sue posizioni sono invece più assimilabili a quelle dei politici di estrema destra sudamericani: Milei è contrario all’educazione sessuale, negazionista del cambiamento climatico, garantista sulla libertà di portare armi, revisionista sui numeri dei morti e dei desaparecidos causati dalla dittatura. Esprime tutte queste opinioni con grande forza retorica e poche concessioni ai dubbi, incassando il gradimento convinto di una parte crescente dell’elettorato.

– Leggi anche: Javier Milei, il leader di estrema destra che ha vinto le primarie in Argentina