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  • Mercoledì 13 settembre 2023

La città devastata dalle alluvioni in Libia

Il grosso dei disastri è avvenuto a Derna, dove la rottura di due dighe ha trascinato via interi quartieri e ucciso migliaia di persone

(AP Photo/Jamal Alkomaty)
(AP Photo/Jamal Alkomaty)
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Il pezzo di Libia che ha subìto più danni e perdite a causa delle alluvioni intense che hanno colpito il paese nella notte tra domenica e lunedì è quello che include Derna, una città di circa 90mila abitanti che si affaccia sul Mediterraneo, nel nord-est del paese. In base alle foto e ai video condivisi nelle ultime ore e ai racconti dei superstiti, delle persone che hanno prestato soccorso e delle autorità locali almeno un quarto della città è stato completamente distrutto e parzialmente trascinato via da un’inondazione del Wadi Derna, il letto di un corso d’acqua effimero. Il ministero dell’Interno della parte orientale del paese dice che soltanto a Derna sono morte almeno 5.200 persone e secondo il portavoce dei servizi di emergenza del governo di Tripoli, Osama Ali, 7mila sono rimaste ferite. Secondo la Mezzaluna Rossa i dispersi sono 10mila.

La Libia è un paese desertico privo di fiumi, dove però occasionalmente possono formarsi corsi d’acqua effimeri all’interno di letti asciutti che in arabo sono chiamati “wadi” o “uadi”. Il Wadi Derna è asciutto per più di metà dell’anno e taglia in due la città di Derna. Dagli anni Settanta il suo flusso era controllato da due dighe costruite a monte, quella di Abu Mansur e quella di Derna: il loro scopo era controllare l’erosione del bacino e soprattutto prevenire le inondazioni che anche in passato avevano ripetutamente danneggiato la città. Le intense piogge legate alla tempeste Daniel ne hanno causato il cedimento.

Su Repubblica Daniele Raineri descrive la conformazione del wadi come «un cannone ad acqua puntato verso Derna», formato da «un canale dritto che attraversa l’altopiano che sovrasta la città, poi scende bruscamente a tagliarla in due metà e infine dopo essere passato sotto quattro ponti si getta in mare».

Nella notte tra domenica e lunedì, la forte tempesta Daniel che in precedenza aveva provocato grandi alluvioni anche in Grecia, Turchia e Bulgaria ha causato il crollo delle due dighe: secondo esperti di ingegneria idraulica sentiti dalla BBC, è probabile che abbia ceduto prima la diga superiore, che si trova a circa 12 chilometri dalla città, e che la forza dell’acqua abbia poi distrutto la seconda, più vicina a Derna. Il New York Times ha scritto che il wadi si è «trasformato in un imbuto», spingendo enormi volumi d’acqua verso il centro urbano. Gli argini sono straripati al punto da spazzare via del tutto i quartieri residenziali che si trovavano lungo entrambe le sponde, costruiti in alcuni punti molto vicino all’argine. Anche quasi tutti i ponti che permettevano di attraversarlo sono saltati.

«Sono tornato da Derna. È un disastro. Corpi giacciono ovunque: nel mare, nelle valli, sotto gli edifici», ha raccontato Hichem Chkiouat, ministro libico dell’Aviazione civile e membro del comitato di emergenza. «Non esagero quando dico che il 25 per cento della città è scomparso. Moltissimi edifici sono crollati».

I giornalisti che sono riusciti ad andare sul posto parlano di veicoli ribaltati ai bordi delle strade, alberi abbattuti e case abbandonate e allagate. Al momento la città è priva di acqua potabile e le principali strade per raggiungerla non sono percorribili, cosa che complica notevolmente le operazioni di soccorso. L’unico ospedale della città fatica ad accogliere pazienti: Kasim al Qatani, un soccorritore intervistato dalla BBC, dice che la struttura «ospita più di 700 cadaveri, e l’ospedale non è così grande».

Il ministro della Salute della Libia orientale, Othman Abduljaleel, ha detto che più della metà dei circa 2mila corpi recuperati mercoledì a Derna è stata sepolta in fosse comuni. Oltre quelli trovati nelle strade, diversi sono stati recuperati anche in mare. Si ritiene infatti che molti siano stati trascinati dalle correnti d’acqua verso il Mediterraneo. Secondo un portavoce della Federazione internazionale delle società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa citato da Al Jazeera è probabile che il numero dei morti aumenterà ancora.

(AP Photo/Jamal Alkomaty)

Le alluvioni hanno riguardato la zona costiera della parte orientale del paese, la cosiddetta Cirenaica, che è governata di fatto dal maresciallo Khalifa Haftar. Dal 2014 infatti la Libia è divisa fra due amministrazioni rivali: ciononostante, il governo del primo ministro del governo di Tripoli, Abdul Hamid Dbeiba, ha inviato un aereo con personale sanitario e forniture mediche nel territorio controllato dal governo rivale.

Le autorità libiche orientali hanno detto che sul posto sono arrivati generi di prima necessità e operatori sanitari dall’Egitto, alleato politico e militare del governo di Haftar. Sono arrivate squadre di soccorso sia dagli Emirati Arabi Uniti che dalla Turchia, alleata del governo di Tripoli, e sono stati inviati medicinali, alimenti, abiti ed equipaggiamento di emergenza anche dall’Algeria. Tra gli altri hanno promesso di mandarne anche Francia, Tunisia, Qatar e Italia.

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