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  • Martedì 8 agosto 2023

Che paese è il Niger

Povero, instabile e con poche risorse, a parte le miniere di uranio sfruttate da decenni dalle multinazionali francesi

Una donna a un mercato di pelli, Niamey, Niger, 14 settembre 2011 (AP Photo/Sunday Alamba)
Una donna a un mercato di pelli, Niamey, Niger, 14 settembre 2011 (AP Photo/Sunday Alamba)
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Il Niger, dove il 26 luglio c’è stato un colpo di stato, si trova nell’Africa nord-occidentale e fa parte del Sahel, area che comprende anche il Mali e il Burkina Faso, con cui il Niger confina a ovest, e il Ciad, con cui confina invece a est. È grande quattro volte l’Italia, non ha sbocchi sul mare, è povero di risorse ed è stato colpito diverse volte da attacchi terroristici da parte di gruppi islamisti. È molto instabile politicamente, anche a causa del regime coloniale che la Francia ha imposto fino agli inizi del Novecento e da dove non se ne è di fatto mai andata.

Il Niger è lontano dal mare e i due terzi settentrionali del suo territorio sono ricoperti da deserto. Le precipitazioni sono concentrate tra giugno e settembre nella fascia meridionale del territorio che è anche la più ospitale e che è attraversata per circa 500 chilometri a ovest dal fiume Niger, da cui il paese prende il nome. Le piogge diminuiscono mano mano che si va verso nord, verso il grande altopiano semidesertico centrale dove i pastori nomadi si dedicano all’allevamento, e scompaiono nelle distese sabbiose del Sahara.

Il Niger è abitato da diverse etnie con diverse tradizioni. Prevalgono gli Haussa e i Djerma Songhai, che sono agricoltori stanziali, seguiti da altri gruppi di allevatori nomadi e seminomadi tra cui i Tuareg. I Tuareg vivono nel Sahara, e nella storia del paese sono stati anche i protagonisti dei maggiori conflitti per la rivendicazione di un’autonomia amministrativa nelle regioni settentrionali in cui si erano stanziati.

La capitale del Niger, Niamey, e le città principali del paese si trovano nelle regioni meridionali e sud-occidentali e ospitano circa un quinto della popolazione totale. Il resto vive in villaggi, molti dei quali contano solo poche centinaia di abitanti, e poi in tende o in capanne.

Festa della comunità Tuareg a Iferouane, Niger, 17 febbraio 2018 (AP Photo/Ludivine Laniepce)

Nel paese si parlano diverse lingue, oltre al francese che è lingua ufficiale. Per quanto riguarda la religione, prevale l’islam e la moneta è il franco Cfa, una moneta coloniale in passato legata al franco francese e creata dal generale Charles de Gaulle nel 1945.

Il Niger è uno di quei paesi che nelle classifiche internazionali sullo sviluppo e la qualità della vita occupa da sempre le ultimissime posizioni: sono basse le aspettativa di vita alla nascita (62 anni, quelle dell’Italia sono in media di 82 anni) ed è basso il tasso di alfabetizzazione. È alto, invece, il tasso di lavoro minorile. La maggior parte della popolazione vive in povertà e nemmeno il 20 per cento delle persone, secondo i dati della Banca Mondiale, ha accesso all’elettricità. Accanto a un’alta mortalità infantile, il tasso di fertilità fa sì che più della metà degli abitanti del Niger abbia meno di 20 anni.

– Leggi anche: La risposta al colpo di stato in Niger passa dalla Nigeria

Quella demografica è una questione significativa per il Niger: la popolazione è passata dai 3,4 milioni del 1960 ai 23 milioni di oggi. E le previsioni per il 2040 dicono che salirà a 45 milioni. Nel paese le spese per la sicurezza superano quelle per l’istruzione e la sanità mettendo così in moto una spirale negativa che potrebbe portare a un peggioramento sociale e a un probabile aumento dei conflitti interni.

L’economia del Niger si basa essenzialmente sulla pastorizia e sull’agricoltura, praticabile però solo su una piccola parte del territorio. Accanto a queste attività c’è l’industria mineraria legata in particolare all’estrazione e all’esportazione dell’uranio. Il settore è sfavorito però dalla mancanza di accesso al mare, dagli alti costi e dalle difficoltà delle comunicazioni (il paese è sprovvisto di ferrovie, soltanto un quarto della rete stradale è asfaltato e percorribile in ogni stagione).

La bilancia commerciale nigerina è cronicamente passiva, poiché ciò che deriva dalle esportazioni di uranio e di altri minerali non pareggia le ingenti importazioni. I principali partner commerciali del Niger sono la Nigeria e la Francia, di cui il Niger è una ex colonia e alla quale è ancora legato da diversi accordi economici: l’estrazione dell’uranio, risorsa fondamentale per il funzionamento delle centrali nucleari, è gestita ad esempio da oltre quarant’anni dal gruppo francese Orano (ex Areva) che al 90 per cento è di proprietà della Francia.

Nel 2022 la Francia ha importato 7.131 tonnellate di uranio da cinque diversi paesi: la maggior parte dal Kazakhistan (37,3 per cento) e dal Niger (20,2 per cento)

Il Niger ottenne l’indipendenza dalla Francia nel 1960. Nei decenni successivi la sua storia fu segnata da numerose crisi politiche, ribellioni e colpi di stato. Il primo risale al 1974 e l’ultimo al 2023.

Alla precarietà delle istituzioni si sono aggiunti nel tempo gli attacchi dei numerosi gruppi jihadisti attivi da anni nell’intera area del Sahel, che nel 2013 giustificarono l’inizio della missione francese nota come “Operazione Barkhane”, inizialmente con base nel Mali e poi nel Niger. Proprio il Niger è legato alla Francia non solo da contratti commerciali, ma anche da una serie di accordi militari conclusi tra il 1977 e il 2020 che ora la giunta militare arrivata al potere ha chiesto di interrompere.

– Leggi anche: Le ambizioni frustrate della Francia in Africa occidentale

Il Niger è uno dei principali stati di transito dei flussi migratori verso il mar Mediterraneo, per due principali motivi. Anzitutto appartiene all’area di libera circolazione di ECOWAS (Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale), che consente alle persone migranti provenienti dagli stati membri di spostarsi senza difficoltà. Inoltre la maggiore instabilità di altre rotte che collegano l’Africa occidentale alla Libia (quella che transita dal nord del Mali, e quella orientale, che passa invece dal Sudan) ha reso il Niger una buona alternativa.

Le attività di traffico dei migranti sviluppate dalle comunità locali anche come risposta a una disoccupazione strutturale sono state però messe in crisi da una legge approvata nel 2015 che ha rafforzato i controlli e le sanzioni causando un contestuale incremento delle violenze e un senso di frustrazione nei confronti delle autorità.

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