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  • Domenica 28 aprile 2024

L’Iraq ha criminalizzato le relazioni omosessuali e le transizioni di genere

Una nuova legge prevede fino a 15 anni di carcere per chi ha una relazione con una persona dello stesso sesso, in un paese dove la comunità LGBTQ+ era già perseguitata

Un seguace del leader politico e religioso sciita Moqtada al Sadr calpesta una bandiera della comunità LGBTQ+, già coperta da un simbolo di divieto, di fronte all'ambasciata svedese a Baghdad, in Iraq, il 30 giugno 2023 (AP Photo/Hadi Mizban)
Un seguace del leader politico e religioso sciita Moqtada al Sadr calpesta una bandiera della comunità LGBTQ+, già coperta da un simbolo di divieto, di fronte all'ambasciata svedese a Baghdad, in Iraq, il 30 giugno 2023 (AP Photo/Hadi Mizban)
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Sabato il parlamento dell’Iraq ha approvato un disegno di legge che criminalizza le relazioni omosessuali e le transizioni di genere. Prevede tra i 10 e i 15 anni di carcere per chi ha una relazione con una persona dello stesso sesso, almeno 7 anni di carcere per chi “promuove” l’omosessualità o la prostituzione, e tra 1 e 3 anni di carcere per chi cambia il proprio «genere biologico» o per gli uomini che si vestono con abiti femminili e si comportano «intenzionalmente» come donne. Punisce anche i medici che compiono operazioni chirurgiche di riassegnazione del genere e gli uomini che compiono «scambi di mogli».

Secondo i suoi sostenitori, lo scopo della legge è difendere i valori religiosi islamici e «proteggere la società irachena dalla depravazione morale e dagli inviti all’omosessualità che hanno conquistato il mondo», riporta l’agenzia di stampa Reuters che ha avuto accesso a una copia del testo legislativo. Il provvedimento, che viola gravemente i diritti delle persone omosessuali e trans, è stato voluto e approvato con il sostegno dei partiti conservatori legati all’Islam sciita che formano la più grande coalizione del parlamento iracheno.

Le persone della comunità LGBTQ+ sono già molto perseguitate in Iraq. Finora le autorità usavano altre norme del codice penale già esistenti per infliggere loro delle pene, anche se formalmente il sesso omosessuale non era considerato un reato. Nel 2022 l’organizzazione per la difesa dei diritti umani Human Rights Watch e l’organizzazione irachena IraQueer avevano segnalato numerosi casi di rapimenti, tortura, stupro e omicidio impuniti ai danni delle persone omosessuali e trans da parte di gruppi armati. Molti partiti politici iracheni negli ultimi anni hanno detto di voler limitare i diritti della comunità LGBTQ+ e bruciato bandiere arcobaleno in segno di protesta.

Una versione iniziale della legge proponeva la pena di morte per le persone con una relazione omosessuale: è stata emendata dopo le critiche ricevute dagli Stati Uniti e da alcuni paesi europei. Il parlamento iracheno ha inoltre cercato di evitare contrasti con gli Stati Uniti posticipando l’approvazione della legge fino a dopo la visita della settimana scorsa del primo ministro Muhammad Shia al Sudani a Washington e in vari stati americani, ha detto il deputato Raed al Maliki all’agenzia di stampa AFP: «Non volevamo influenzare la visita. Era una questione interna e non accettiamo interferenze negli affari iracheni».

Il dipartimento di Stato statunitense ha diffuso un comunicato a proposito della legge, definita una minaccia per «i diritti umani protetti dalla Costituzione e le libertà fondamentali». Il comunicato dice anche che il provvedimento riduce la capacità dell’Iraq di «diversificare la propria economia e attrarre investimenti stranieri».