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  • Mercoledì 15 novembre 2023

Perché è importante l’incontro tra Xi Jinping e Joe Biden

I due presidenti si vedono oggi a San Francisco senza l'ambizione di fare accordi rilevanti, ma c'è l'obiettivo di stabilizzare i rapporti

Una stretta di mano tra Xi Jinping e Joe Biden nel novembre del 2022 (AP Photo/Alex Brandon, File)
Una stretta di mano tra Xi Jinping e Joe Biden nel novembre del 2022 (AP Photo/Alex Brandon, File)

Mercoledì il presidente americano Joe Biden e quello cinese Xi Jinping si incontreranno a San Francisco, in California, durante la riunione dell’Asia-Pacific Economic Cooperation (APEC), un’organizzazione che raccoglie alcuni paesi che si affacciano sull’oceano Pacifico. L’incontro è il primo tra i due leader in oltre un anno ed è la prima visita di Xi Jinping negli Stati Uniti dal 2017. Avviene in un momento estremamente teso nelle relazioni tra Stati Uniti e Cina e per questo, benché sia ritenuto un evento diplomatico molto importante, nessuno si aspetta grossi risultati.

Uno dei motivi per cui la riunione è ritenuta importante è che era stata preceduta da un lungo e complicato tentativo compiuto soprattutto da parte americana di stabilizzare i rapporti tra i due paesi, che erano stati interrotti negli scorsi anni.

L’incontro tra Biden e Xi avverrà in una grossa villa a sud di San Francisco e si prevede che durerà almeno quattro ore. Ci saranno varie fasi: la stretta di mano davanti ai fotografi, un primo incontro a cui parteciperanno soltanto i consiglieri più stretti, e poi un secondo incontro con le delegazioni allargate. Ci sarà poi una cena in cui Xi sarà l’ospite d’onore e a cui parteciperanno imprenditori e personalità statunitensi.

Si sa poco sui temi che verranno discussi. Nei giorni scorsi Biden ha detto che uno degli obiettivi è di ristabilire le comunicazioni militari tra i due paesi, che la Cina aveva interrotto dopo che nell’estate del 2022 l’allora speaker della Camera statunitense Nancy Pelosi aveva visitato Taiwan. Ristabilire le comunicazioni militari significa mantenere aperti dei canali di comunicazione per avvertire la controparte di esercitazioni, manovre e spostamenti militari, con il fine di evitare incidenti e incontri inattesi che potrebbero portare a scontri e conflitti inavvertiti. Sono comunque comunicazioni piuttosto basilari, e il fatto che uno degli obiettivi dell’incontro sia il loro ristabilimento dice molto sia dello stato deteriorato dei rapporti tra Stati Uniti e Cina sia degli obiettivi poco ambiziosi dell’evento.

Secondo varie anticipazioni, i due leader potrebbero anche parlare di come controllare le esportazioni cinesi di fentanyl, un forte oppioide che è al centro della grave crisi degli oppioidi di cui gli Stati Uniti soffrono da anni. Si potrebbe parlare anche di nuove regole per l’applicazione dei software di intelligenza artificiale agli armamenti, e anche agli arsenali nucleari dei rispettivi paesi.

Il tentativo di Biden di ristabilire i rapporti con la Cina era cominciato l’anno scorso, dopo che i due leader avevano avuto un incontro piuttosto positivo al G20 di Bali, ma era stato interrotto bruscamente poco dopo, quando gli Stati Uniti avevano avvistato un presunto pallone spia cinese volare sul proprio territorio.

L’amministrazione Biden ha ripreso l’iniziativa durante la primavera e l’estate di quest’anno, quando ha cominciato a inviare in visita ufficiale in Cina membri del governo e importanti funzionari con l’intento di ristabilire i rapporti. Tra gli altri, sono stati in Cina negli ultimi mesi la segretaria al commercio Gina Raimondo, la segretaria al Tesoro Janet Yellen e il segretario di Stato Antony Blinken, più numerosi altri funzionari di rango più basso. Ci sono stati anche incontri segreti, che sono poi stati svelati dalla stampa.

Queste aperture di Biden nei confronti della Cina non significano che gli Stati Uniti abbiano rinunciato alla postura di aperta competizione che hanno adottato negli anni precedenti, anzi: l’amministrazione Biden ha approvato anche di recente varie misure piuttosto stringenti in ambito tecnologico ed economico, e sta rafforzando le sue alleanze con numerosi altri paesi asiatici con l’obiettivo implicito di contenere l’aggressività cinese nella regione.

Ma, come ha detto qualche mese fa Biden in un’intervista alla CNN, l’amministrazione americana sta cercando di raggiungere con la Cina una «working relationship», cioè un “rapporto di lavoro” più o meno formalizzato che consenta ai due paesi di dialogare sulle questioni più importanti, e che eviti scontri e conflitti imprevisti. Jake Sullivan, il consigliere per la Sicurezza nazionale di Biden, ha detto lunedì che l’obiettivo è di «gestire la competizione [con la Cina] in maniera responsabile, in modo che non sfoci in un conflitto» e di «risolvere le incomprensioni ed evitare sorprese».

Da parte cinese, inizialmente le aperture americane erano state accolte con una certa freddezza, tanto che i giornali statunitensi si erano chiesti negli scorsi mesi se Biden non stesse concedendo troppo.

Le cose sono cambiate soltanto di recente, e in maniera piuttosto improvvisa, tanto che Bill Bishop, un noto analista di cose cinesi, ha parlato nella sua newsletter Sinocism di una svolta a «180 gradi», almeno in termini di propaganda. Sui media di stato cinesi, quasi da un giorno all’altro, il modo in cui sono trattati gli Stati Uniti è passato da negativo a tutto sommato positivo. L’agenzia di stampa Xinhua ha pubblicato un lungo articolo in cui tra le altre cose si legge che «il mondo si aspetta che la Cina e gli Stati Uniti si muovano l’una verso gli altri», mentre su altri media sono apparsi articoli celebrativi dei rapporti tra i due paesi.

Anche in questo caso, non significa che la Cina sia pronta a rinunciare alla competizione e a ristabilire rapporti amichevoli. Ma la Cina in questo periodo sta affrontando una crisi economica piuttosto grave, ed è probabile che anche per questo Xi Jinping sia pronto a stabilizzare almeno in parte la relazione con gli Stati Uniti.

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