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  • Sabato 10 settembre 2022

Non si mette bene per la monarchia britannica

È in crisi da anni per i vari scandali della famiglia reale, e ora senza la regina potrebbe andare peggio

Il comunicato della morte della regina appeso al cancello di Buckingham Palace (Leon Neal/Getty Images)
Il comunicato della morte della regina appeso al cancello di Buckingham Palace (Leon Neal/Getty Images)
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La regina Elisabetta II è la sovrana che ha governato di più nella storia del Regno Unito, oltre settant’anni. Solo chi ha un’età considerevole può avere memoria del paese guidato da un re diverso (Giorgio VI, padre di Elisabetta). La longevità del suo regno e il modo in cui ha interpretato il ruolo di monarca, nel segno della continuità ma anche della transizione verso una nuova epoca, le ha quasi sempre garantito un alto grado di approvazione tra la popolazione.

Ma per un paradosso dovuto soprattutto ai comportamenti di certi membri della famiglia reale, mentre Elisabetta II veniva apprezzata, l’istituzione che lei ha rappresentato in tutti questi anni attraversava una lunga crisi di consensi che dura fino a oggi. E in molti si chiedono se suo figlio, già diventato re con il nome di Carlo III, sia in grado di far superare alla monarchia britannica questa crisi.

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Elisabetta II venne incoronata nel 1953, durante un’epoca di grandi trasformazioni. L’egemonia che aveva esercitato il Regno Unito sul mondo nei secoli precedenti era in fase calante da tempo, accelerata dalle due guerre mondiali che avevano visto affermarsi gli Stati Uniti sempre di più come potenza in grado di spostare gli equilibri mondiali. Il Regno Unito manteneva ancora il controllo su vaste colonie in tutto il mondo, in particolare in Africa e nel subcontinente indiano, ma quando Elisabetta II divenne regina si trovò in mezzo a un processo di decolonizzazione avviato nel 1947 con l’indipendenza di una delle colonie inglesi più importanti, l’India. Seguirono poi il Kenya, il Sudan, vari altri paesi africani e alcune isole del Sud Pacifico.

In quanto sovrana di una monarchia costituzionale, il ruolo di Elisabetta II in questo processo fu perlopiù simbolico, ma comunque ci mise del suo attribuendo sempre e fin dall’inizio grande importanza al Commonwealth, l’associazione che riunisce le ex colonie inglesi. In sostanza il Commonwealth fu per la monarchia britannica, e per Elisabetta II in particolare, un modo per riconoscere le istanze indipendentiste delle colonie e allo stesso tempo cercare di contenere le spinte centrifughe che decretarono la fine dell’impero coloniale britannico. Durante l’incoronazione, Elisabetta II indossò un vestito con i simboli dei paesi del Commonwealth ricamati, a dimostrazione di quanto ritenesse importante la questione.

Una parte degli apprezzamenti nei confronti di Elisabetta II deriva proprio dal suo sforzo di conservare la rilevanza residua del Regno Unito fuori dai confini nazionali. Lo fece viaggiando per decenni in lungo e in largo, soprattutto nelle ex colonie ma non solo.

Nel Regno Unito la monarchia ha avuto sempre una cospicua quota di sostenitori, e una minoritaria ma rilevante quota di critici. Negli ultimi anni però i primi sembrano essere sensibilmente diminuiti: nel 2012 il 73 per cento della popolazione sosteneva la monarchia, mentre nel 2022 la stessa percentuale è scesa al 62 per cento, secondo un sondaggio pubblicato da YouGov dopo i festeggiamenti per i settant’anni di regno della regina (il Giubileo di platino). Nella fascia di età più bassa, che va dai 18 ai 24 anni, la percentuale di persone a cui sta bene mantenere la monarchia e quella che preferirebbe avere un capo di stato eletto è praticamente la stessa (33 contro 31 per cento).

La crisi di consensi della monarchia si può spiegare con varie ragioni che prescindono dall’apprezzamento più o meno trasversale nei suoi confronti, o dalle controversie che l’hanno riguardata (che comunque ci sono state). È una crisi probabilmente iniziata almeno trent’anni fa e coincisa con la separazione tra Carlo III, allora principe di Galles e diretto discendente al trono, e Lady Diana, sua prima moglie. Diana era un personaggio estremamente popolare e amato, che espresse più volte insofferenza nei confronti dei formalismi e delle restrizioni che la monarchia imponeva. All’inizio fu vista come una potenziale modernizzatrice della famiglia reale, mentre con il passare degli anni fu percepita come vittima della stessa e delle sue insensatezze.

Ad ogni modo, durante il burrascoso divorzio tra i due, i media e il pubblico presero apertamente le parti di Diana, e il tutto venne amplificato poi dalla tragica morte di lei in un’incidente stradale a Parigi, nel 1997.

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Alcune storture che si erano viste durante la vicenda di Diana, per esempio il morboso rapporto tra la stampa scandalistica e la corona, si ripresentarono quando il principe Harry, secondogenito di Diana e Carlo, sposò l’attrice americana Meghan Markle. Anche lei fu oggetto di attenzioni intrusive da parte dei media e anche su di lei vennero fatte circolare notizie offensive, spesso infondate o esagerate. Il clima intorno alla coppia fu tra i fattori che la spinsero a distaccarsi dalla famiglia reale.

Il modo in cui è stata gestita la questione probabilmente non ha giovato alla reputazione della monarchia, percepita sempre di più come un organismo antiquato che tende a espellere gli elementi che si distanziano troppo dalla tradizione. A questo giro poi c’erano state anche accuse di razzismo quando gli stessi Harry e Meghan avevano raccontato che un membro della famiglia reale – non meglio specificato – aveva espresso timori sul colore della pelle che avrebbe avuto il figlio della coppia (la madre di Meghan è afroamericana).

Ma c’è almeno un’altra storia che negli ultimi anni ha causato imbarazzi e danni alla reputazione della monarchia: riguarda il principe Andrea, fratello minore di Carlo III nonché, si dice, figlio prediletto della regina. Andrea da anni è al centro di polemiche per le sue frequentazioni con dittatori e uomini di affari spregiudicati. Andrea frequentava spesso anche il finanziere americano Jeffrey Epstein, che si uccise nel 2019 mentre era in carcere per aver gestito un giro di prostituzione minorile. Andrea fu accusato una prima volta di violenza sessuale nel 2015 e poi di nuovo nel 2019: in seguito alle accuse decise di non partecipare più a impegni pubblici della famiglia reale.

Andrea poi ha raggiunto un accordo extragiudiziale con la donna che lo aveva accusato e la causa è stata archiviata, ma la famiglia reale all’inizio di quest’anno ha deciso comunque di togliergli i titoli militari e il titolo di “Sua Altezza Reale”.

La costante che garantiva stabilità nonostante tutti i problemi di reputazione era proprio Elisabetta II, e ora che non ci sarà più ci si interroga su che futuro potrà avere la monarchia. Martin Kettle sul Guardian ha parlato del futuro del Regno Unito senza Elisabetta II come una specie di «tabù collettivo», che però ora le varie istituzioni, non solo monarchiche, dovranno affrontare. Elisabetta II ha avuto un modo di interpretare il suo ruolo che si è lentamente adattato a tempi nuovi, eppure il suo regno è stato quasi «senza tempo» per via della sua longevità. «Il suo modo di stare al potere e la sua abilità nel mantenere le distanze hanno lasciato in eredità un modello di monarchia che per Carlo III non sarà facile replicare» scrive Kettle. «Specialmente se, come è chiaramente possibile, non dovesse riuscire a guadagnarsi lo stesso rispetto di cui ha goduto Elisabetta».

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