quando va pagata l'imu
Nel packaging c’è di tutto
È fondamentale, nel suo tenere insieme tantissime cose, ma ci facciamo caso solo quando non va

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Il morbo di Shin
«Va bene, hai finito per passare ore a chiacchierare di cinema con questo omino panciuto dalla improbabile pettinatura, quando gli hai chiesto fondi per l’esplosione di un treno lui ti ha dato un vero treno da far saltare per aria, e quando gli hai chiesto più comparse lui ti ha messo a disposizione l’esercito, ma Cristo santo, ti ha strappato alla tua vita, alla tua famiglia, ai tuoi figli, hai passato tre anni e mezzo a gambe incrociate in una sua prigione… quale nostalgia, quali "sentimenti contrastanti" possono restare?»

Istruzioni per (non) cambiar vita
«Sono arrivata in Grecia senza conoscere nessuno, dopo aver fatto piroettare uno dei miei mappamondi. Quando è iniziata la pandemia, ero lì a disfare gli scatoloni, tutta contenta di non essere a Milano nel mio bilocale al quarto piano senza ascensore. Mi sentivo un po’ in colpa perché potevo scorrazzare nel verde. Il coprifuoco è stato un po’ una noia ma va be’. Non ho imparato a panificare, ho vissuto nutrendomi di patate al forno e pastasciutta. Appena arrivata mi sono detta: “Evviva, faccio l’orto, imparo tutto sui pistacchi”. Al secondo anno mi ero già stufata»

Splendori e miserie dei libri dell’estate (e di chi li legge)
«Quando iniziano le vacanze ci convinciamo che in un periodo di venti giorni bisogna effettuare letture mirate, selezionate, efficaci, soddisfacenti, nostre, più che in ogni altro momento dell’anno. Dobbiamo godere, come se fosse facile farlo con i libri. Di più, dobbiamo rimediare: in quelle due-tre settimane contiamo generalmente di finire una buona volta "Guerra e pace", leggere i diari di Sylvia Plath, un paio di Bolaño, Marina Cvetaeva ritradotta da Serena Vitale, tre scrittrici irlandesi da tenere d’occhio, quattro gialli e il capolavoro inedito di un cugino. E va bene che d’estate il tempo si dilata, ma c’è un limite»

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