Dieci cose di cui parleremo

Sono finite le vacanze e ricomincia la politica: le cose da sapere per arrivare preparati ai dibattiti al bar, dal futuro del reddito di cittadinanza a quello delle autostrade

(Markus C. Hurek/picture-alliance/dpa/AP Images)
(Markus C. Hurek/picture-alliance/dpa/AP Images)

L’estate sta finendo e con l’arrivo dell’autunno riprende l’attività di governo e Parlamento (le commissioni riapriranno il 6 settembre, mentre le assemblee si riuniranno la prima volta l’11). Per la maggioranza e per il governo guidato da Giuseppe Conte adesso inizia la prima vera prova: nelle prossime settimane e nei prossimi mesi dovranno riuscire nel difficile compito di incastrare nella legge di bilancio almeno una parte delle molte promesse contenute nel loro programma economico.

Movimento 5 Stelle e Lega dovranno anche risolvere una serie di vicende spinose, come la vendita di ILVA e di Alitalia, la gestione delle concessioni autostradali e, se ci sarà il tempo, approvare la promessa riforma della legittima difesa. Abbiamo riassunto in dieci schede i principali temi di cui si dovrà occupare il governo e su cui si concentrerà il dibattito pubblico, così che possiate arrivare preparati alle discussioni che, inevitabilmente, avrete davanti alla macchinetta del caffè oppure a cena con i vostri parenti e amici.

Riforma delle pensioni, flat tax e reddito di cittadinanza
Nei prossimi mesi si parlerà molto delle misure economiche che il governo ha promesso di introdurre entro la fine di quest’anno e di quello che riuscirà effettivamente ad approvare. Il dibattito si concentrerà sulle tre misure principali contenute nel contratto di governo: il cosiddetto reddito di cittadinanza, voluto dal Movimento 5 Stelle, la flat tax, voluta dalla Lega, e la riforma delle pensioni, voluta da entrambi i partiti. A queste si potrebbero aggiungere anche le altre promesse contenute nel programma: come la riduzione delle accise sulla benzina, la sterilizzazione delle “clausole di salvaguardia” che comportano l’aumento automatico dell’IVA e numerosi altri piccoli interventi.

Soltanto le tre misure principali, se fossero approvate nella forma e con le caratteristiche annunciate in campagna elettorale, costerebbero circa 73 miliardi di euro all’anno: una cifra rilevantissima che al momento il governo non ha spiegato chiaramente dove recuperare (per avere un’idea dell’ordine di grandezza, il ricalcolo dei vitalizi permetterà di risparmiare circa 40 milioni all’anno). È probabile però che queste tre misure saranno approvate in una forma diversa, più limitata e quindi più economica rispetto a quanto annunciato. I giornali, per esempio, scrivono che al posto di una flat tax il governo sta studiando una nuova imposta sui redditi con due aliquote; il reddito di cittadinanza potrebbe essere inizialmente limitato a meno persone e garantire un assegno inferiore a quanto annunciato; la riforma delle pensioni potrebbe essere moderata e graduale.

Dove si troveranno i soldi?
Oltre alle caratteristiche e agli effetti delle misure economiche che saranno approvate dal governo, parte del dibattito si concentrerà anche su come finanziarle. Nel programma di governo non sono presenti tagli significativi alla spesa pubblica, e sia la Lega che il Movimento 5 Stelle hanno assicurato che non intendono alzare le tasse. Questo significa che, oltre al denaro necessario ai suoi interventi, il governo dovrà trovare anche 12,5 miliardi di euro per impedire l’aumento automatico dell’IVA (la famosa “sterilizzazione delle clausole di salvaguardia“).

Se non ci saranno tagli di spesa o nuove tasse, l’unica soluzione che rimane è fare nuovo debito pubblico – cioè prendere in prestito, peraltro a condizioni sempre meno vantaggiose, soldi che non abbiamo – e finanziare in deficit le misure annunciate. Le scadenze entro le quali il governo dovrà annunciare quanto vuole spendere e dove prenderà i soldi sono tre: la fine di settembre, con la presentazione della nota di aggiornamento al DEF; la fine di ottobre, quando il governo dovrà inviare una bozza di manovra economica alla Commissione europea; la fine dell’anno, la scadenza per approvare la legge di bilancio.

Lo spread
Lo spread, cioè la differenza tra gli interessi sui titoli di stato italiani e quelli tedeschi, sarà certamente un tema importante del dibattito pubblico nelle prossime settimane. Più la manovra annunciata dal governo sarà costosa, più è probabile che gli investitori, cioè coloro che prestano soldi all’Italia e comprano quindi il suo debito, chiedano maggiori rendimenti in cambio dell’acquisto dei nostri titoli di stato. In questo caso la conseguenza sarà un aumento dello spread, che al momento si trova intorno ai 275 punti base, un livello di cinquanta punti più alto rispetto a pochi mesi fa. Le ultime aste sui titoli di stato confermano questa tendenza al rialzo dei rendimenti. Diversi esponenti del governo hanno accusato gli investitori internazionali di “complottare” contro il nostro paese e, in questo scenario, è probabile che assisteremo a una recrudescenza di questa retorica.

– Leggi anche: L’italia farà la fine della Turchia?

Cosa si farà con l’ILVA?
È la questione più urgente visto che, a meno di nuovi interventi, entro la metà di settembre l’acquirente dell’acciaieria, il consorzio indiano ArcelorMittal, entrerà in possesso degli impianti. La questione è molto ingarbugliata e qui trovate una spiegazione più elaborata. In breve: il ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio, direttamente responsabile per il futuro dell’acciaieria, vuole obbligare ArcelorMittal ad offrire migliori condizioni per l’acquisto, in termini soprattutto di maggiori investimenti, assunzioni e tutele per i lavoratori, sebbene abbia già vinto una gara (che Di Maio considera illegittima, anche se in termini di legge è regolare). Nel contempo, però, Di Maio vuole anche apparire fedele alle radicali promesse fatte durante la campagna elettorale, in particolare dal fondatore del Movimento 5 Stelle, Beppe Grillo, che ha sostenuto la necessità di chiudere completamente l’acciaieria e modificarne la produzione.

– Leggi anche: Abbiamo provato a capire cosa ha detto Di Maio sull’Ilva

Vaccini e periferie
Un altro tema che dovrà essere affrontato rapidamente è l’approvazione definitiva del decreto milleproroghe, un provvedimento votato dal Senato subito prima della pausa estiva e che attende solo un voto favorevole della Camera per entrare in vigore. Il dibattito inizierà alla ripresa dei lavori, l’11 settembre, e il voto finale dovrebbe arrivare intorno alla fine del mese. I due punti più controversi del decreto riguardano l’obbligo di vaccinazione e il finanziamento del fondo per le periferie.

La norma sui vaccini serve di fatto a rimandare l’obbligo di vaccinazione al prossimo anno scolastico, e sarà probabilmente osteggiato con forza dall’opposizione (qual è invece la situazione al momento).

L’altro punto prevede invece di svuotare una serie di fondi predisposti dai governi precedenti per finanziare interventi nelle periferie da parte dei comuni e, redistribuirli “a pioggia” a tutti i comuni senza destinarli a vincoli particolari. Il problema principale è che molti comuni che avrebbero dovuto ricevere i fondi erano già a un punto piuttosto avanzato nella progettazione degli interventi, e alcuni avevano addirittura già iniziato i lavori. Questo punto è particolarmente controverso poiché a chiederne la modifica sono sindaci di tutti i partiti, compresi alcuni della Lega e del Movimento 5 Stelle. Se uno di questi due articoli venisse modificato alla Camera per superarne l’opposizione, però, l’intero decreto milleproroghe dovrebbe tornare al Senato per essere nuovamente approvato.

Il destino delle autostrade
Un altro argomento di dibattito sarà il futuro delle autostrade gestite in concessione dai privati, in particolare quelle gestite da Autostrade per l’Italia, la società che aveva la responsabilità del ponte Morandi, crollato lo scorso 14 agosto. Luigi Di Maio e il ministro delle Infrastrutture del Movimento 5 Stelle, Danilo Toninelli, hanno promesso più volte che toglieranno a ogni costo la concessione alla società e la affideranno a una nuova società pubblica. Diversi esponenti della Lega sono invece apparsi molto più scettici su questa possibilità. Nelle prossime settimane e nei prossimi mesi si discuterà quindi di come procedere, se effettivamente portare avanti le procedure di revoca, con tutte le conseguenze potenzialmente molto costose per lo Stato, oppure se utilizzare la linea più prudente della Lega.

Che si fa con Alitalia
La compagnia aerea Alitalia al momento è gestita da un commissario nominato dal governo, e può operare soltanto grazie a un prestito ponte concesso dal governo che dovrà essere restituito entro il prossimo 15 dicembre (e che è oggetto di un’indagine della Commissione Europea, che sospetta si tratti di un aiuto di stato illegale). Il governo Gentiloni aveva stabilito che le procedure di vendita si concludessero entro la fine di ottobre. Il nuovo governo sembra invece intenzionato a prorogare i termini e diversi suoi esponenti hanno lasciato intendere che è possibile un qualche tipo di nazionalizzazione della società (nel mese di agosto i giornali hanno riportato una serie di voci sulla possibile fusione con Trenitalia). In ogni caso, una decisione dovrà essere presa nei prossimi mesi.

Che si fa con la TAV
È un’altra questione che appariva risolta, o quasi, e che il governo ha riaperto. I cantieri oggi sono aperti e i lavori per la linea ferroviaria ad alta velocità che dovrebbe collegare Torino e Lione stanno proseguendo. Il governo però sembra essere diviso sul loro futuro. Il Movimento 5 Stelle è da sempre contrario alla linea e per anni ha promesso che, in caso di vittoria elettorale, avrebbe bloccato i lavori. Nei prossimi mesi dovranno decidere se mantenere fede alle loro promesse o acconsentire alla costruzione, come chiedono i loro alleati della Lega. L’indecisione del Movimento, il cui ministro Toninelli ha detto che bisognerà riesaminare tutta l’opera prima di decidere, ha già procurato al Movimento alcune critiche da parte degli storici esponenti del movimento No Tav.

Legittima difesa
Il calendario dei lavori parlamentari è già molto fitto, ma la maggioranza ha deciso di iniziare a discutere un altro provvedimento. È la riforma della legittima difesa, che la commissione Giustizia del Senato inizierà a discutere al termine della pausa estiva. La Lega, appoggiata da Forza Italia e Fratelli d’Italia, intende allargare le maglie entro le quali i cittadini possono difendersi, eliminando il più possibile la discrezionalità del giudice nel decidere cosa è e cosa non è legittima difesa. Il tema è complicato e non è ancora chiaro come le proposte di legge della Lega intendano affrontarlo.

Le indagini su Matteo Salvini
Nelle prossime settimane il tribunale dei ministri di Palermo inizierà le sue indagini su Matteo Salvini, accusato dalla procura di Agrigento di aver commesso diversi reati, tra cui il sequestro di persona, nelle sue funzioni di ministro dell’Interno. Le accuse derivano dal blocco della nave Diciotti e dei 177 migranti che si trovavano a bordo, ordinato proprio da Salvini. Visto che Salvini è accusato di aver commesso reati mentre svolgeva le sue funzioni da ministro, la procedura per indagare sulle accuse ed eventualmente processarlo è particolarmente complessa. In ogni caso, è probabile che delle indagini si parlerà parecchio. Salvini, per esempio, potrebbe essere ascoltato come testimone dal tribunale dei ministri. Se quest’ultimo deciderà che le accuse sono sostanziate, il Senato dovrà autorizzare la procura di Agrigento a procedere contro il ministro con un voto a maggioranza.