Charlie

Estratti della newsletter sul dannato futuro dei giornali.

domenica 14 Dicembre 2025

Vacanze

Charlie arriverà ancora domenica prossima 21 dicembre. Poi si ferma due settimane e torna domenica 11 gennaio.


domenica 14 Dicembre 2025

Il passato del giornalismo

Venerdì è morto a ottant’anni Marco Benedetto, giornalista che fu amministratore delegato del gruppo Espresso in uno dei periodi di maggior successo del quotidiano Repubblica. Nel 2009 aveva poi creato Blitz Quotidiano uno dei più antichi giornali online italiani, pur con un’impostazione molto tradizionale.


domenica 14 Dicembre 2025

Allarmi

Nella sua newsletter Da Costa a Costa, il direttore del Post Francesco Costa ha spiegato come sia stata assai sopravvalutata e mal raccontata dai giornali italiani (ma non solo da quelli italiani) la notizia della proposta di maggiori controlli sui turisti stranieri da parte delle autorità statunitensi.

“Malgrado quello che potreste aver sentito in giro – impossibile resistere alla tentazione di ottenere views solleticando un po’ di indignazione con una notizia scioccante, pazienza se falsa – gli Stati Uniti non hanno deciso che i turisti dovranno consegnare cinque anni di cronologia delle loro attività sui social media per entrare nel paese. Tra l’altro, come dovrebbero fare le persone a estrarre e scaricare cinque anni di cronologia? Come dovrebbero consegnarla?”.


domenica 14 Dicembre 2025

Once upon a Time

Il quattordicinale Time ha scelto la sua tradizionale “persona dell’anno”, e la copertina che resta la maggiore occasione di visibilità – siamo tutti affezionati ai rituali – per una rivista che fu un tempo il più importante newsmagazine del mondo.


domenica 14 Dicembre 2025

Pacchetti

Repubblica ha dedicato venerdì un articolo di una pagina all’azienda Santoni, che aveva comprato una pagina di pubblicità una settimana prima. Sempre Repubblica ha venduto diversi spazi pubblicitari a un film celebrativo dell’imprenditore Brunello Cucinelli, film che aveva avuto un’estesa copertura sul giornale una settimana fa (come in altri quotidiani a loro volta frequenti destinatari degli investimenti pubblicitari di Cucinelli).


domenica 14 Dicembre 2025

Una giornata particolare

Riccardo Trabattoni del Post ha passato una giornata in un’edicola di giornali di Seregno, in Lombardia, per vedere cosa succede.

“Mentre Sironi aspetta l’arrivo dei giornali, alle 6:06 arriva la prima cliente. È una donna sulla cinquantina, che prima di andare al lavoro compra l’ultimo numero della rivista mensile National Geographic. Il secondo cliente, che arriva subito dopo, vorrebbe invece comprare Repubblica, ma i quotidiani non sono ancora arrivati.
Il camion con il carico del giorno arriva cinque minuti dopo. Ritira la “resa”, cioè quello che è rimasto invenduto dal giorno precedente (una sessantina di copie di quotidiani, insieme a un po’ di riviste e ad alcuni giocattoli), e lascia tre grosse cassette di plastica. Dato che è novembre, le cassette contengono un sacco di calendari del 2026; per Sironi sono addirittura «troppi»” .


domenica 14 Dicembre 2025

Ancora Harry e Meghan contro i tabloid

Meghan Markle, moglie del principe britannico Harry, ha accusato il tabloid Daily Mail di aver superato “chiari limiti etici” nel riportare dettagli sulla salute del padre Thomas Markle, ricoverato nelle Filippine. Secondo Markle la presenza della giornalista Caroline Graham nella stanza d’ospedale le ha reso impossibile contattare il padre privatamente, nonostante i tentativi (in un’intervista il padre si era lamentato che la figlia non lo avesse chiamato). Il Daily Mail ha negato la violazione, sostenendo che la giornalista coinvolta sia amica di Thomas Markle, e che lui stesso ne avrebbe richiesto la presenza. È un’altra complicazione legata al rapporto tra Thomas Markle e la stampa, con cui collabora e parla con frequenza da quando Meghan si è sposata con il principe Harry nel 2018: comportamento che ha molto complicato le relazioni tra padre e figlia. Meghan e Harry sono già impegnati in una causa legale contro DMG Media, il gruppo editoriale che possiede il Daily Mail, che accusano di pratiche illecite nella raccolta di informazioni che li riguardano. Nel procedimento l’editore è citato in giudizio anche da Elton John, David Furnish, Liz Hurley, Sadie Frost, Doreen Lawrence e Simon Hughes.


domenica 14 Dicembre 2025

Angelucci e il suo lavoro

Il Fatto ha pubblicato giovedì un articolo sul formidabile primato di assenze alla Camera del deputato leghista Antonio Angelucci, e sulla scelta del suo partito di giustificare tutte le suddette assenze e far percepire lo stesso ad Angelucci i compensi previsti. Secondo l’articolo del Fatto, il suo potere nel partito si dovrebbe al suo essere l’editore del Giornale, di Libero e del Tempo.

“Di certo quello scranno sempre vuoto fa comodo a tutti. Perché “Tonino c’ha i giornali”, come scrisse, all’inizio del 2018, via sms un collega del Pd all’allora assessore del Lazio Alessio D’Amato, il quale aveva denunciato l’editore di Libero, Il Giornale e Il Tempo per un presunto tentativo di corruzione con 250 mila euro in cambio del riconoscimento dei crediti alla sua clinica San Raffaele a Velletri. Inchiesta poi finita con un proscioglimento pieno del deputato”.


domenica 14 Dicembre 2025

Feuilletuzzi

Per chi è rimasto appassionato alla circense storia di gossip/giornalismo/politica che ha come protagonista principale la giornalista americana Olivia Nuzzi, il suo ex compagno Ryan Lizza ha pubblicato sulla propria newsletter una quinta romanzesca puntata della sua versione di come sono andate le cose.


domenica 14 Dicembre 2025

Notizie che tocca dare

Spesso le testate giornalistiche più serie e autorevoli fanno delle scelte su quali notizie dare e quali no in base a criteri giornalistici indipendenti, non facendosi influenzare dal fatto che altre testate più pigre o meno responsabili mettano nella loro agenda notizie inconsistenti, scandalistiche o allarmistiche, ma di poco fondamento o rilievo. Più un giornale si è costruito credibilità e autorevolezza e più il suo “non pubblicare” qualcosa sarà visto come una scelta e non come una mancanza (un “buco”, come si dice in gergo giornalistico).
A volte però certe notizie ricevono una tale copertura e pubblicità che anche i giornali che avessero deciso di non dar loro particolare spazio si trovano costretti a occuparsene, ritenendo di dovere comunque informare i lettori di una cosa di cui si parla molto. È quello che sembra avere fatto venerdì il New York Timesriferendo delle foto di Jeffrey Epstein diffuse dai parlamentari Democratici, a cui molti giornali hanno dato molto spazio malgrado diverse fossero note e pubblicate, e non raccontassero niente di nuovo: il tema però ha attenzioni morbose e strumentali, e le immagini funzionano sempre molto. Così il New York Times ha finito per scriverne, ma segnalando già nella titolazione che le foto non aggiungono niente.

 


domenica 14 Dicembre 2025

I quotidiani a ottobre

Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di ottobre 2025. I dati sono la diffusione media giornaliera*. Tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa.

Corriere della Sera 150.132 (-6%)
Repubblica 74.304 (-11%)
Stampa 52.396 (-11%)
Sole 24 Ore 47.157 (-8%)
Resto del Carlino 41.952 (-11%)
Messaggero 37.879 (-10%)
Gazzettino 29.256 (-7%)
Nazione 27.888 (-11%)
Dolomiten 25.238 (-8%)
Fatto 23.370 (-8%)
Giornale 23.245 (-9%)
Messaggero Veneto 21.800 (-3%)
Unione Sarda 19.157 (-9%)

Eco di Bergamo 17.889 (-10%)
Verità 17.511 (-12%)
Giornale di Brescia 17.180 (-8%)
Secolo XIX 16.799 (-12%)

Libero 16.480 (-7%)
Altri giornali nazionali:
Manifesto 14.740 (+13%)
Avvenire 13.718 (-4%)
ItaliaOggi 5.558 (-3%)

(il Foglio Domani non sono certificati da ADS).

La media dei cali percentuali anno su anno delle prime quindici testate a ottobre è dell’8,8%, un declino minore rispetto ai mesi precedenti quando aveva superato il dieci per cento. Rispetto a questo, tra i nazionali, continua quindi ad andare meglio il Corriere della Sera e questo mese Libero, di poco. Mentre vanno ancora male i quotidiani del gruppo GEDI (Repubblica Stampa) e quelli del gruppo Riffeser (Resto del Carlino Nazione; ma anche il Giorno è a -13%). Tra le posizioni, l’ Eco di Bergamo ha superato la Verità e il Giornale di Brescia ha superato il Secolo XIX di Genova; mentre da qualche mese sono assai contenute le perdite del Messaggero Veneto di Udine, ma anche quelle degli altri quotidiani del Nordest che GEDI ha venduto due anni fa alla società NEM (e questo potrebbe aver creato delle variabili nuove nel confronto dei dati). Se guardiamo poi alle quote tonde, ormai da due mesi il Messaggero è sceso nella categoria sotto le quarantamila copie, e il Gazzettino di Venezia – sempre del gruppo Caltagirone – sotto le trentamila; mentre se il Manifesto continua a crescere potrebbe superare l’inedita quota di 15mila copie nei prossimi mesi.
Tra i giornali locali continuano a perdere di più il Tirreno di Livorno (-16%), in mezzo a una crisi non solo di diffusione, e di nuovo questo mese la Gazzetta di Parma (-13%).

Se guardiamo i soli abbonamenti alle edizioni digitali – che come diciamo sempre dovrebbero essere “la direzione del futuro” – l’ordine delle testate è questo (sono qui esclusi gli abbonamenti venduti a meno del 30% del prezzo ufficiale, che per molte testate raggiungono numeri equivalenti o persino maggiori: il Corriere ne dichiara più di 40mila, il Sole 24 Ore più di 32mila, il Fatto quasi 30mila , Repubblica più di 17mila). Le percentuali sono la variazione rispetto a un anno fa, e quelle tra parentesi sono invece le variazioni degli abbonamenti superscontati di cui abbiamo detto.

Corriere della Sera 47.348, +4,8% (-14,4%)
Sole 24 Ore 21.511, -3,1% (-3,4%)
Repubblica 16.901, -21,3% (+11,1%)
Manifesto 8.008, +14,7% (non offre abbonamenti superscontati)
Stampa 6.530, -2,2% (-4,5%)
Fatto 6.061, -4,2% (+11,4%)
Gazzettino 5.616, -0,6% (+1,3%)
Messaggero 5.371, -0,3% (+3,8%)

I dati qui continuano a essere piuttosto deludenti rispetto alle necessità e opportunità di crescita di questa fonte di ricavo: che è invece la più promettente tra le testate internazionali negli ultimi anni. Pur nell’ambito di crescite piccole e lontane dal compensare le perdite di copie cartacee, anche qui va meglio il Corriere della Sera che sta un po’ attenuando la sproporzione tra abbonamenti pagati e abbonamenti superscontati. Mentre vale il contrario per Repubblica, che anche questo mese perde un numero davvero cospicuo di abbonati. C’è poi anche qui il caso unico e ammirevole del Manifesto, che rispetto a un anno fa aumenta gli abbonamenti digitali di una misura che rassicurerebbe qualunque testata. Le perdite annuali degli abbonamenti digitali sono compensate in alcuni casi dalle crescite degli abbonamenti molto scontati: il cui valore è impossibile da sintetizzare, data la varietà delle promozioni e degli sconti: ci sono in questo dato abbonamenti pagati anche 150 euro come altri in offerte a pochi euro.

È quindi migliore di quel che sembra il dato del Fatto, che da mesi sta facendo crescere i suoi abbonamenti scontati: che non raggiungono i prezzi quasi inesistenti di altri giornali, e un ricavo più sensibile lo generano.
Ricordiamo che si parla qui degli abbonamenti alle copie digitali dei quotidiani, non di quelli – solitamente ancora più economici – ai contenuti dei loro siti web.

AvvenireManifestoLibero, Dolomiten ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti, i quali costituiscono naturalmente un vantaggio rispetto alle altre testate concorrenti)

Come ogni mese, quelli che selezioniamo e aggreghiamo, tra le varie voci, sono i dati più significativi e più paragonabili, piuttosto che la generica “diffusione” totale: quindi escludiamo i dati sulle copie distribuite gratuitamente, su quelle vendute a un prezzo scontato oltre il 70% e su quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera). Il dato è così meno “dopato” e più indicativo della scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (anche se questi dati possono comunque comprendere le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte).
Quanto invece al risultato totale della “diffusione”, ricordiamo che è un dato (fornito anche questo dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.

Il totale di questi numeri di diversa natura dà delle cifre complessive di valore più grossolano, e usate soprattutto come promozione presso gli inserzionisti pubblicitari, mostrate nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il sito Prima Comunicazione, e che trovate qui.


domenica 14 Dicembre 2025

Post-pageview media

Nella sua newsletter The Rebooting l’ex direttore del sito di media e pubblicità Digiday è tornato con molta chiarezza sulla ” fine del traffico” per i siti di news: ovvero sul declino di valore e importanza delle “pagine viste” nella sostenibilità economica dei siti stessi. Mentre, spiega Morrissey, le prospettive migliori sono quelle di chi abbia contenuti di qualità e ne controlli lo sfruttamento e la distribuzione.

“Publishers will continue to manage the decline of this business, and webpages themselves will still be around, of course. But building a business model around the webpage as an atomic unit – the default for most publishers until now – is a non-starter. That game was lost when publishers lost control over their distribution. The scramble to monetize on the open web led to what any reasonable person would assess as a horror show” .


domenica 14 Dicembre 2025

Altre su Trump e i giornali

Nel frattempo Donald Trump ha attaccato il New York Times per essersi occupato della sua salute e dell’apparente stanchezza del presidente: il giornale ha risposto che non si limiterà. Trump aveva molto insistito – durante la scorsa campagna elettorale – sulle fragilità del suo avversario Joe Biden.


domenica 14 Dicembre 2025

CNN sull’ottovolante

Come avevamo anticipato domenica scorsa, la vendita di Warner Bros. Discovery a Netflix è stata messa in discussione, ancora più rapidamente di come avevamo ipotizzato. Paramount ha presentato una sua offerta ostile: e il ruolo della rete televisiva “all news” CNN è ritornato centrale. Sia perché in molti concordano che tra gli interessi di Paramount ci sia compiacere la proclamata volontà del presidente Trump di reprimere CNN, sia perché la differenza economica tra le offerte di Netflix e di Paramount per Warner Bros. Discovery potrebbe farla la definizione del valore di CNN. Netflix infatti non è interessata mentre Paramount sì (anche per le ragioni dette).


domenica 14 Dicembre 2025

“La fine di un’epoca”

La storia di editoria giornalistica italiana maggiore, questa settimana, è ampiamente traboccata oltre le attenzioni di questa newsletter, raggiungendo un po’ tutti i mezzi di informazione e anche il dibattito politico: è l’improvvisa grande agitazione intorno alla vendita del gruppo GEDI da parte della società Exor che lo controlla, malgrado non sia in effetti successo niente di nuovo rispetto a quello di cui si parla da settimane, ovvero la trattativa con un grande gruppo industriale greco, Antenna.
Ma GEDI ha infine confermato ufficialmente la trattativa (lo ha fatto per rassicurare gli interlocutori greci dopo gli annunci di altri interessi che Charlie aveva citato domenica scorsa) e questo ha messo le redazioni dei quotidiani Stampa Repubblica di fronte a uno scenario che sembravano aver voluto rimuovere finora. Soprattutto quella della Stampa, che – basandosi sul limitato interesse greco per quel giornale e sul legame antico con l’attuale proprietà – contava forse di poter essere esentata dall’affare: il giornale ha scioperato e non è uscito in edicola giovedì. Repubblica si è mobilitata più lentamente e ha scioperato venerdì, col quotidiano che non è uscito sabato. Ci sono stati diversi interventi pubblici ma, al momento in cui arriva questa newsletter, nessuna novità: la trattativa prosegue, l’accordo è per ora previsto per la fine di gennaio, i destini delle singole testate non sono chiari. La stessa redazione di Repubblica, nel comunicato pubblicato oggi, pone condizioni ma si mostra non ostile al cambio di proprietà.


domenica 14 Dicembre 2025

Charlie, tutto ok

L’Ordine dei giornalisti della Puglia ha sostenuto che la pubblicazione su alcuni siti di news di una falsa notizia sulla morte di una ragazza scomparsa e successivamente ritrovata invece viva e al sicuro, sia del tutto giustificabile, perché, tautologicamente, “la notizia è evidentemente pervenuta da fonti che i colleghi ritenevano affidabili, che probabilmente non hanno verificato e approfondito ulteriormente proprio perché le ritenevano tali”. Di conseguenza, dice il comunicato dell’Ordine, le critiche per la pubblicazione si devono a una “campagna denigratoria nei confronti della categoria messa in atto sui social media ma anche da stessi colleghi”, e “l’Ordine dei giornalisti della Puglia ritiene che, seppure nella concitazione dei momenti sia stata data una notizia poi rivelatasi infondata, i giornalisti caduti nell’errore abbiano rispettato il codice deontologico e la legge, rettificando la notizia errata”.

(è l’ultima delle considerazioni rilevanti su questo intervento, ma molti di quei siti e giornalisti non hanno “rettificato la notizia errata”, limitandosi a cancellarla).

Fine di questo prologo.


domenica 7 Dicembre 2025

Promemoria natalizio

Charlie arriverà quest’anno per l’ultima volta domenica 21 dicembre. Poi si ferma due settimane e torna domenica 11 gennaio.


domenica 7 Dicembre 2025

Cose di giornali su Netflix

Dal 26 dicembre sarà visibile su Netflix il documentario Cover-Up, dedicato al lavoro di uno dei giornalisti americani più famosi e discussi di sempre, Seymour Hersh, che oggi ha 88 anni. La Columbia Journalism Review ha intervistato la sua regista.
Intanto venerdì Netflix ha messo online un documentario sul settimanale New Yorker, che quest’anno ha compiuto un secolo.


domenica 7 Dicembre 2025

Vanity Fair ha mollato Nuzzi

La storia statunitense di cui è protagonista la giornalista Olivia Nuzzi ha avuto un nuovo sviluppo: il magazine Vanity Fair ha deciso infine di sciogliere il proprio rapporto professionale con Nuzzi, in seguito alle critiche sui suoi discutibili comportamenti professionali.


domenica 7 Dicembre 2025

Millemila

Una quotidiana parte di informazioni diffuse dai quotidiani proviene da comunicati stampa promozionali su cui vengono fatti interventi limitati: e non solo per ragioni di buone relazioni con le aziende o con le istituzioni che forniscono quelle informazioni (questo riguarda soprattutto le pagine dell’Economia, Charlie ne cita spesso esempi), ma anche perché i contenuti di quei comunicati possono essere giudicati in effetti interessanti o incuriosenti per i lettori. Anche in questo secondo caso, però, raramente vengono svolte verifiche o approfondimenti giornalisticamente validi su quelle informazioni (con molti precedenti palesemente fallimentari), che sono riprodotte con fiducia ma senza nessuna garanzia. È chiaro, per esempio, che questi dati riprodotti giovedì su un grande quotidiano non hanno nessun fondamento giornalisticamente indagato.


domenica 7 Dicembre 2025

Opportunità

In un’intervista a Repubblica l’ex portavoce del partito M5S Rocco Casalino – di cui Charlie citò il recente progetto di creare un nuovo giornale – ha detto di aver “bisogno di giornalisti bravi, aspetto i curriculum” e fornito la mail dove inviarli: nuovogiornale2026@gmail.com.


domenica 7 Dicembre 2025

Il New York Times contro il Pentagono

Tra gli scontri di questo primo anno tra l’amministrazione Trump e alcune importanti testate giornalistiche ce n’è uno che le ha coinvolte praticamente tutte, comprese alcune che abitualmente sono molto filotrumpiane come la tv Fox News: è quello seguito alle nuove regole che il Dipartimento della Difesa (o della Guerra, come lo ha ribattezzato Trump) ha imposto ai giornali, che prevedono estesi poteri di censura, limitazioni e controlli al lavoro dei giornalisti all’interno del Pentagono o in relazione ai suoi dipendenti. Quasi nessuna testata ha accettato di firmare un accordo in questo senso, e questa settimana il New York Times ha fatto causa al dipartimento stesso ritenendo anticostituzionali le limitazioni in questione.


domenica 7 Dicembre 2025

Incentivi

Il sito Professione Reporter ha descritto sabato i criteri stabiliti dall’editore del Corriere della Sera per assegnare un “premio di risultato” – fino a mille euro – ai suoi giornalisti con contratto a tempo indeterminato.

Il primo obiettivo è il raggiungimento, al 13 dicembre 2025, di 750.000 abbonati digitali e vale l’erogazione del 50 per cento del Premio (500 euro). Il Premio sarà di 450 euro al raggiungimento di 700.000 abbonati digitali; di 475 euro al raggiungimento di 725.000 abbonati digitali.

lI secondo obiettivo è il mantenimento della distanza dal diretto concorrente di 88.000 copie certificate Ads al 31 dicembre 2025, per un valore del 30% del Premio (300 euro). Il Premio sarà di 150 euro con una distanza da Repubblica di 60.000 copie, di 200 euro con una distanza di 70.000 copie, di 250 euro con una distanza di 80.000 copie.
Il terzo obiettivo è la realizzazione dei progetti editoriali “Le lezioni del Corriere”; “Life, il bello della vita” e “L’Europa siamo noi”. Se realizzati entro li 31 dicembre 2025 verrà erogato il 20% del Premio (200 euro)” .


domenica 7 Dicembre 2025

Il giornalismo indipendente, e volerlo davvero

Il New York Times ha pubblicato una sorta di intervista al proprio direttore, raccogliendo domande dai lettori. Ci sono molte risposte interessanti e utili a capire il lavoro del giornale, e un passaggio chiaro per spiegare l’approccio di questa direzione rispetto a scelte giornalistiche di cui Charlie ha parlato spesso in passato.

«La cosa più impegnativa di questo lavoro è fare un lavoro indipendente sulle notizie mentre alcuni lettori ne vogliono in realtà uno più di parte. Noi restiamo dedicati al giornalismo indipendente, liberi da legami con partiti politici, con aziende o con interessi privati, in un tempo in cui la partigianeria sembra più intensa che mai. Ma naturalmente i nostri lettori hanno le loro posizioni e le loro affinità, e alcuni vogliono più giornalismo che si allinei ai loro punti di vista. E per praticare un giornalismo indipendente devi avere le spalle larghe.
Io credo che la maggior parte dei lettori apprezzi la necessità di un giornalismo indipendente in una democrazia. Le democrazie funzionano su una condivisione comune dei fatti e della comprensione delle notizie, e hanno bisogno di mezzi di informazione rispettati sui diversi fronti. Ma non è sempre questo il messaggio che riceviamo dai critici più rumorosi» 
.


domenica 7 Dicembre 2025

GEDI più di là che di qua, ma ancora di qua

La vendita delle proprietà del gruppo editoriale GEDI rimane la storia principale nel business del giornalismo italiano. Malgrado continui a non esserci nessuna informazione ufficiale, l’ipotesi della vendita a una società greca è considerata non solo concreta ma del tutto probabile. In attesa di maggiori notizie alcuni giornali – soprattutto quelli che hanno minori simpatie per il quotidiano più importante di GEDI, Repubblica – hanno pubblicato questa settimana articoli volti soprattutto a presentare l’operazione come la sanzione di un fallimento (di fatto, lo è), limitandosi ad aggiungere pronostici sui suoi tempi: il Fatto, il Foglio, il Giornale. Oggi invece un articolo del quotidiano Domani ha provato a rilanciare presentando come realistico un acquisto di tutta GEDI da parte di Leonardo Del Vecchio, erede delle ricchezze dell’azienda EssilorLuxottica, di cui si era già parlato nelle scorse settimane.


domenica 7 Dicembre 2025

Fino alla prossima volta

Un nuovo caso di notizia falsa pubblicata da molte testate giornalistiche ha preso questa settimana una dimensione maggiore del consueto, per l’attenzione pubblica sui fatti in questione e per la delicatezza della storia. La sera di giovedì, poco prima che il caso di cronaca di una ragazza sparita da dieci giorni in Puglia si concludesse col suo ritrovamento, diversi siti di news locali e nazionali avevano annunciato che la ragazza fosse morta: “con dettagli su dove fosse stato trovato il corpo (in un campo) e su una confessione di Ghermescu. Non è chiaro quale fosse la fonte di queste notizie false: nel giro di poco tempo comunque i carabinieri e l’avvocato della famiglia Tommaso Valente le avevano smentite parlando con l’ Ansa“. Tra i siti che hanno trasmesso la notizia falsa ci sono il Corriere della Sera, il Fatto, il Messaggero, il Tirreno.
Quando è diventato invece noto che la ragazza era stata trovata viva, ci sono state molte reazioni critiche sui social network e le testate in questione si sono mosse in modi diversi ma similmente goffi e inadeguati. Alcune hanno semplicemente riscritto gli articoli online senza dare spiegazioni; il Corriere della Sera ha pubblicato solo su Facebook un messaggio di scuse, che ha ricevuto oltre mille commenti (sul suo sito il Corriere ha dedicato un articolo alle critiche sui social nei confronti della ragazza, invece); il sito LeccePrima – del network Citynews – ha pubblicato un articolo di scuse con qualche autoindulgenza. Mario Tedeschini Lalli, uno dei giornalisti italiani più esperti sui cambiamenti portati dall’informazione digitale, ha commentato l’accaduto con desolazione.

“Che vogliamo fare? Continuiamo a dare spazio a qualunque voce che gira, fidandoci di una fonte, senza peraltro nemmeno attribuirgliela? Ripeto, lasciamo perdere il giornalismo politico, quello economico o quello sportivo, ma magari possiamo fare più attenzione quando parliamo di cronaca nera o bianca?” .


domenica 7 Dicembre 2025

L’impero Bolloré

Un altro articolo del quotidiano francese Le Monde aveva raccontato due settimane fa il potere che il ricchissimo imprenditore francese Vincent Bolloré ha accumulato nel sistema dell’informazione del suo paese.
Bolloré entrò nella società di famiglia nel 1981 e divenne erede della cartiera Bolloré, di cui faceva parte tra le altre cose l’azienda OCB, nota per la produzione di carta da sigarette. Dal suo ingresso ampliò gradualmente le attività della società, estendendole ai trasporti e alla logistica, alla pubblicità, fino ai media. Oggi controlla o detiene canali televisivi, stazioni radiofoniche, riviste e siti web di notizie e intrattenimento. La sua prima attività nei media fu l’apertura del canale televisivo Direct 8 (nel 2005), che trasmetteva dibattiti in diretta, rapidamente evolutosi verso un palinsesto più classico, includendo anche cinema e programmi di intrattenimento.

Nel 2011 Bolloré cedette parte delle sue attività audiovisive alla società di telecomunicazioni Vivendi, entrando a sua volta nella società. Bolloré è infatti noto per la sua attitudine a costruire e consolidare il potere in grandi aziende attraverso acquisizioni e aumenti graduali. Il suo approccio a Vivendi ne è un esempio: da piccolo azionista di minoranza con l’1,1% arrivò al 29,9% nel 2023. Attraverso Vivendi, Bolloré coordina e controlla tutti i mezzi di informazione del gruppo.
Nel 2020, approfittando del basso prezzo delle azioni dovuto alla pandemia, Vivendi acquisì una partecipazione in Lagardère (uno dei principali gruppi editoriali e mediatici francesi), assumendone di fatto il pieno controllo. Lagardère possedeva il principale editore francese, Hachette, e testate giornalistiche come Europe 1, Le Journal du Dimanche Paris Match. Contemporaneamente Vivendi acquistò il principale editore di riviste in Francia, Prisma Media, e le sue 20 testate (tra cui VoiciGalaCapitalFemme Actuelle). Per farlo vendette Editis (il secondo gruppo editoriale francese) e Gala, per via delle leggi europee sulla concorrenza che limitano l’eccessiva concentrazione all’interno dello stesso settore.

Con ogni acquisizione nuova, spiega Le Monde, Bolloré attua una serie di cambiamenti: il cambio di linea editoriale che diventa conservatrice; la nomina di suoi vicini e fidati collaboratori a ricoprire cariche strategiche. Questo comporta spesso numerose dimissioni dalle redazioni interessate e il reclutamento di nuovi giornalisti che lavorano per testate altrettanto conservatrici per guidare i suoi nuovi progetti mediatici. Le redazioni del gruppo Bolloré sono redazioni integrate, in cui i giornalisti lavorano per più media dello stesso gruppo. Le informazioni così si amplificano, dando la percezione che il tema che Bolloré vuole promuovere sia centrale, presente e rilevante.


domenica 7 Dicembre 2025

Buone intenzioni irrealizzabili, in Francia

C’è stata in questi giorni una polemica tra il presidente francese Emmanuel Macron e alcuni giornali appartenenti al gruppo editoriale che fa capo al ricchissimo imprenditore Vincent Bolloré, che hanno attaccato Macron per la sua proposta di “etichettare” i siti che rispettino regole deontologiche, per distinguerli da quelli che diffonderebbero notizie false. I media del gruppo Bolloré, seguiti dall’estrema destra e da una parte della destra tradizionale, hanno parlato di minaccia alla libertà di espressione e di “deriva autoritaria”. Macron ha poi precisato di non voler creare alcun giudizio ufficiale o governativo, né un sistema pubblico di certificazione: ha spiegato che i criteri dovrebbero essere definiti dal sistema stesso dell’informazione e che da anni lui lavora sul tema della disinformazione online. Nel 2018, dopo la diffusione di contenuti manipolativi da parte di media russi durante la sua campagna, aveva promosso una legge per limitare le “fake news” in periodo elettorale, rivelatasi però difficile da applicare.

Macron rischia però di essere percepito come parte in causa: è un soggetto politico che fa raccomandazioni ai media, in un contesto di forte sfiducia. E ha avuto spesso rapporti complicati con la stampa, limitando l’accesso dei giornalisti, ricorrendo a canali diretti per scavalcarli, e legittimando in altre occasioni il discusso gruppo Bolloré, secondo un articolo del quotidiano Le Monde.


domenica 7 Dicembre 2025

CNN per ora se la cava

L’acquisto di Warner Bros. Discovery da parte di Netflix è stato così spiegato venerdì dal PostNetflix comprerà Warner Bros. Discovery, l’enorme gruppo mediatico del quale fa parte anche lo studio cinematografico Warner Bros., una delle più grandi istituzioni del cinema americano. L’accordo è definitivo e costerà a Netflix 82,7 miliardi di dollari (71 miliardi di euro): l’azienda è già una delle più grosse nell’industria cinematografica statunitense, e con l’acquisizione di Warner Bros. ha ottenuto un ruolo che in pratica non ha paragoni nel settore.

In questo modo infatti Netflix si è assicurata i diritti di sfruttamento di un gran numero di saghe cinematografiche e marchi famosissimi. Il più grande servizio di streaming al mondo otterrà i diritti del Signore degli Anelli e di Harry Potter, dei fumetti DC da Batman a Superman, di Godzilla e King Kong, del Trono di spade, di Barbie e di molti altri”.
Adesso però ci dovranno essere mesi di verifiche sull’accordo da parte degli enti nazionali che si occupano di antitrust e di altre regolamentazioni su operazioni di questo genere: e ci sono diversi interessi contro questa conclusione, che stanno già facendo pressioni perché venga rimessa in discussione.

Warner Bros. Discovery è anche il gruppo che possiede CNN, per gli interessi maggiori di questa newsletter. E in queste settimane di ricerca di un compratore c’era stato molto allarme nella tv “all news” rispetto alle ipotesi che la società potesse diventare di proprietà di gruppi vicini all’amministrazione Trump (Paramount su tutti), con la quale CNN è stata ed è tuttora molto critica. Invece l’accordo con Netflix sembra avere scongiurato questa possibilità, per il momento: ma ha lasciato fuori CNN e alcune altre proprietà di Warner Bros. Discovery, su cui potrà quindi ancora succedere qualunque cosa.


domenica 7 Dicembre 2025

Charlie, il target perduto

L’impressione è che molti giornali abbiano tirato i remi in barca rispetto all’obiettivo – proclamato per anni e anni – di recuperare i “lettori giovani”. E non per pigrizia o disinteresse, ma per realismo: da una parte il formato cartaceo, e la sua riproduzione digitale, non mostra davvero più nessuna attrattiva per le abitudini contemporanee di fruizione di qualunque contenuto (e non beneficia di alcuni aspetti che ancora sostengono i libri di narrativa, invece). Dall’altra l’invecchiamento della popolazione – soprattutto in Italia – fa sì che il pubblico adulto e anziano sia considerato assai meno di un tempo un investimento secondario e “a perdere”. La sua “durata” si allunga, la sua capacità di spesa è maggiore, e l’ostilità generale al rinnovamento della cultura italiana protegge da rischi di anacronismo e appannamento gli interessi di quelle generazioni: gli argomenti novecenteschi rimangono attuali anche in questo millennio, in Italia.
Questo ovviamente non rimuove la questione dell’informazione dei più giovani, di chi la governi e orienti, di come si costruisca e in che direzioni porti – alla lunga – le nostre società. Ma sul breve non sembra più tanto quello il pensiero principale di molti giornali tradizionali.

Fine di questo prologo.


domenica 30 Novembre 2025

Le vacanze di Natale

Cominciamo ad avvisare per tempo: Charlie arriverà quest’anno per l’ultima volta domenica 21 dicembre. Poi si ferma due settimane e torna domenica 11 gennaio.


domenica 30 Novembre 2025

Un weekend di giornalismi

La rassegna stampa del Post, “I giornali spiegati bene”, che tratta molti argomenti contigui a quelli di questa newsletter, sarà ospite a Peccioli, in Toscana, il prossimo sabato. All’interno del ricco programma del weekend, sabato sera ci sarà anche una conversazione tra il direttore del Tg La7 Enrico Mentana e il direttore editoriale del Post Luca Sofri.


domenica 30 Novembre 2025

I fatti e quelle altre cose

Il nuovo numero della rivista il Mulino si chiama “Fare opinione” e ha dentro molti articoli dedicati a giornalismo e informazione.


domenica 30 Novembre 2025

Lo sciopero di venerdì

Si è svolto venerdì lo sciopero a cui hanno aderito molti giornalisti italiani per chiedere il rinnovo del contratto giornalistico e il rispetto di una serie di richieste da parte del maggiore sindacato dei giornalisti, la FNSI: ne avevamo scritto due settimane fa. I giornalisti di alcune testate, come il Manifesto e il Post, hanno partecipato pubblicando messaggi più articolati e “indipendenti” nei confronti della protesta. Il direttore del Foglio ha condiviso le ragioni dello sciopero, ma ha ritenuto inadeguato lo sciopero come strumento. La maggioranza della redazione della Sicilia ha ritenuto di non scioperare per rispetto delle disponibilità dell’azienda. Sabato sono stati pubblicati anche il GiornaleLibero, la VeritàItaliaOggi e diverse testate locali, oltre alla Gazzetta dello Sport. La redazione di quest’ultima e quella del Giornale hanno contestato le scelte dei rispettivi editori. Al quotidiano veneziano il Gazzettino un giornalista è stato contestato dalla redazione per aver aggiornato il sito, venerdì: la direzione e l’azienda hanno detto di non esserne state al corrente.

“La gravità di quanto avvenuto costringerà il Cdr, che ha subito coinvolto il Sindacato regionale e nazionale, a compiere una attenta valutazione su come procedere, a meno che da Azienda e Direzione – che si ipotizza e si spera non ne sapessero nulla – non arrivino immediati provvedimenti nei confronti del collega che ha utilizzato una stagista per fare il sito (cosa già normalmente vietata e resa ancora più vergognosa e sgradevole durante lo sciopero di venerdì 28 novembre, ma che è proseguita anche nella giornata di ieri).
I giornalisti del Gazzettino, da quasi un anno già alle prese con i tagli e le difficoltà imposte dallo stato di crisi, non meritano assolutamente di assistere anche ad episodi come questo” 
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domenica 30 Novembre 2025

Commistioni

L’azienda Prada ha comprato una pagina di pubblicità su alcuni maggiori quotidiani, venerdì, compresa Repubblica: che lo stesso venerdì ha dedicato una pagina a un’iniziativa di un brand del gruppo e una settimana prima aveva intervistato il suo amministratore delegato.

L’azienda ENI, forse il maggior inserzionista pubblicitario sui principali quotidiani nazionali, continua a essere il più visibile esempio di come buona parte delle pagine dell’Economia di quei quotidiani venga direttamente destinata alle comunicazioni aziendali, senza nessun criterio di interesse pubblico o di filtro giornalistico. Spesso, come in questo caso sul Giornale di venerdì, limitandosi a poche righe riprese da un comunicato e all’immagine – certo non nuova né significativa – di un amministratore delegato (in altri casi il testo è più articolato, ma i toni promozionali sono gli stessi: in generale la frase ” testimonia l’attenzione del gruppo ” è rivelatrice della genesi originale di un testo).


domenica 30 Novembre 2025

L’album degli editori

Anche questa settimana i rispettivi editori sono stati esibiti in immagini sia da Repubblica che dal Corriere della Sera, mercoledì.


domenica 30 Novembre 2025

Su GEDI e i greci

Un breve articolo sul Fatto di oggi domenica riassume le già note ipotesi di vendita del gruppo editoriale GEDI (che possiede RepubblicaStampaHuffPostRadio DeejayRadio Capital) sostenendo che la trattativa con una società greca si concluderà entro la fine dell’anno, ma senza fornire fonti nuove (“le voci che si rincorrono da giovedì scorso”).


domenica 30 Novembre 2025

Il paese giovane

Tre anni fa Charlie pubblicò una descrizione sintetica dello scenario delle maggiori testate australiane, indicando il nuovo direttore del quotidiano Sydney Morning Herald, Bevan Shields. Il quale questa settimana ha annunciato le sue dimissioni. A quarant’anni Shields ha scritto alla redazione di volersi dedicare “a un nuovo capitolo della sua carriera”: sarà sostituito da Jordan Baker, che finora era la “chief reporter” del giornale. Il Sydney Morning Herald è il più antico e importante quotidiano australiano: è di proprietà del gruppo Nine, che possiede altre testate giornalistiche e televisive.


domenica 30 Novembre 2025

Rimpasto

È diventato ufficiale il cambio di direttori per due dei quotidiani di proprietà della famiglia di Antonio Angelucci, deputato della Lega e ricco imprenditore nella sanità privata: erano state smentite voci già da prima dell’estate, ma era stato dato per certo due settimane fa dal quotidiano ItaliaOggi. Dalla settimana prossima Tommaso Cerno sarà direttore del Giornale al posto di Alessandro Sallusti, mentre a dirigere il Tempo di Roma andrà Daniele Capezzone, finora direttore editoriale di Libero. Cerno è stato in passato senatore per il Partito Democratico, Capezzone deputato per il Partito Radicale. Negli anni passati i quotidiani più vicini ai partiti di destra si erano scambiati spesso un gruppo di direttori composto da Vittorio Feltri, Alessandro Sallusti e Maurizio Belpietro; adesso si sta forse ripetendo la stessa pratica con un nuovo bacino (Belpietro resta tuttora direttore della Verità , di cui è anche editore).


domenica 30 Novembre 2025

La storia che non finisce

La romanzesca storia che ha come protagonista la giornalista americana Olivia Nuzzi continua ad avere sviluppi. Il suo collega ed ex compagno Ryan Lizza ha pubblicato mercoledì nuove accuse nei suoi confronti di comportamenti discutibili, e il mensile Vanity Fair sta cercando di affrontare l’imbarazzo di averla assunta pensando che lo scandalo dell’anno passato potesse essere superato. Questa settimana uscirà intanto il libro di Nuzzi. Il sito The Ringer ha pubblicato una desolata e divertita ricostruzione di tutta la vicenda, per chi arrivasse ora.


domenica 30 Novembre 2025

Mail e Telegraph

Adesso l’acquisto del quotidiano britannico Daily Telegraph – le cui prospettive sono state confuse molto a lungo – sembra cosa fatta: l’offerta da parte del gruppo DMGT dovrà superare qualche perfezionamento e l’avallo di una serie di istituzioni pubbliche. DMGT è di proprietà della famiglia Rothermere e possiede già il tabloid Daily Mail e altre attività giornalistiche: diverrebbe quindi il gruppo di informazione più importante del Regno Unito, e la gran parte dei commenti di questa settimana sono stati dedicati a questo.


domenica 30 Novembre 2025

I giornali e le foreste

Un voto al parlamento europeo ha molto indebolito un progetto di regolamento per limitare la deforestazione. Dalle norme sono stati esentati gli editori di prodotti di carta (libri e giornali), che avevano sostenuto che le limitazioni ipotizzate avrebbero messo in pericolo il settore e persino la libertà di stampa, e che hanno accolto con soddisfazione il nuovo sviluppo, sostenendo di avere già attuato pratiche per attenuare le conseguenze sulle foreste della propria produzione.


domenica 30 Novembre 2025

“Una contorsione anti-democratica inaccettabile”

La crisi di relazioni tra la redazione e la proprietà del Tirreno, che dura ormai da quando il giornale livornese venne venduto al gruppo SAE, ha avuto forse il suo momento peggiore – e ne aveva avuti – questa settimana. Il Comitato di redazione ha pubblicato un comunicato polemicissimo e indignato contro il direttore Cristiano Marcacci per informare su un voto di sfiducia nei suoi confronti da parte della redazione. Nel comunicato la redazione è arrivata a manifestare comprensione per l’eventuale rifiuto dei lettori di continuare ad acquistare il Tirreno. Marcacci ha risposto con altrettanta indignazione difendendo le sue ragioni sulla polemica in questione. L’editore, che aveva riportato Marcacci alla direzione solo pochi mesi fa dopo varie vicissitudini, lo ha difeso minacciando persino azioni legali contro la redazione.
La ragione del confronto, questa volta, è stata la scelta di Marcacci di non dare notizia di una polemica politica toscana arrivata anche sulle testate nazionali: quella dell’intervento del presidente della Regione Giani in difesa della sua capa di gabinetto a cui era stata ritirata la patente. Secondo la redazione si sarebbe trattato di una inaccettabile indulgenza del giornale nei confronti del presidente Giani, nel contesto di un impegno non nuovo di SAE per una più solida relazione con le istituzioni fiorentine. Secondo Marcacci la polemica sarebbe strumentale e interessata e per questo avrebbe dato istruzione di occuparsene solo venerdì, lo stesso giorno delle proteste della redazione.

Sabato il sito del Tirreno ha pubblicato un nuovo scambio di accuse altrettanto aspro tra il Comitato di redazione e l’editore SAE.


domenica 30 Novembre 2025

Charlie, squadristi

“Fracassano tutto. Aspergono di liquidi infiammabili ogni stanza, vuotano le latte sui volumi rilegati, capovolgono le scrivanie, distruggono le macchine da scrivere e gli archivi. L’accumulazione di materiale storico viene sfondata a colpi di mazza. Tutto precipita sul pavimento, i soffitti si scrostano per i calori incandescenti, migliaia di fotografie litografate di Lenin, pronte a essere spedite in tutta Italia, volano dalla finestra. Mazzate su tutto. Con calma, precisione, come periti della distruzione. Nell’assalto non c’è nessun corpo a corpo, nessuna contesa. Non ci sono idee, nemmeno quelle brutali e vendicative. Pura devastazione”.
(L’assalto squadrista alla redazione dell’ Avanti!, 15 aprile 1919, in M. Il figlio del secolo di Antonio Scurati)

Venerdì è stata assaltata e devastata la redazione della Stampa a Torino.

Fine di questo prologo.


domenica 23 Novembre 2025

Ben due sbagli

Per una disattenzione tra due righe di un foglio Excel (tutto ancora troppo umano!) la settimana scorsa abbiamo commentato i dati di diffusione dei quotidiani dicendo che Repubblica era tornata a un numero “di nuovo di poco sopra la metà delle copie del rivale Corriere“. Non era vero, come era visibile dai dati elencati, e il Corriere della Sera continua invece ad avere una diffusione di copie individuali pagate (152.598) più che doppia di quella di Repubblica (75.376).
Nel Prologo abbiamo poi trascurato di segnalare la presenza di un terzo ospite meno che cinquantenne tra i presenti al convegno di Città di Castello: Marco Ferioli, amministratore delegato dell’azienda che pubblica il sito di news Lettera43 , ha 32 anni.


domenica 23 Novembre 2025

Charlie, in video

La Fondazione Feltrinelli ha pubblicato su YouTube la conversazione tra Riccardo Luna – giornalista esperto sui temi dell’innovazione, oggi al Corriere della Sera – e il direttore editoriale del Post Luca Sofri. L’incontro era stato ispirato da questa newsletter e dal suo sottotitolo sul “dannato futuro dei giornali”.


domenica 23 Novembre 2025

I patteggiamenti in GEDI

Ormai tre anni fa questa newsletter aveva dato notizia di un’inchiesta nei confronti di alcuni importanti amministratori e amministratrici dell’ex gruppo Espresso, poi diventato GEDI, a proposito di illecite gestioni contrattuali dei giornalisti al fine di ottenere dei contributi e delle riduzioni fiscali:
“L’inchiesta accusa alcuni dirigenti di allora del gruppo – editore di Repubblica e Stampa, tra le altre cose – di avere falsificato negli anni passati (quando la sua proprietà era ancora della famiglia De Benedetti, prima che venisse ceduto a quella Agnelli-Elkann e che cambiasse nome) alcune pratiche amministrative per poter accedere a benefici fiscali e contabili da parte dell’INPS relativi a pensionamenti e rapporti di lavoro coi suoi dipendenti”.

Parte di quell’inchiesta si è chiusa questa settimana con il patteggiamento da parte di sedici persone indagate, l’assoluzione di altre due e la “sospensione con messa alla prova” per altre sette. GEDI dovrà risarcire l’ente previdenziale INPS con oltre sedici milioni di euro.


domenica 23 Novembre 2025

In effige

Molte pratiche che in un’idea di indipendenza dei giornali potevano un tempo essere considerate da evitare, vengono prima introdotte in casi eccezionali, e poi con maggiore frequenza, e diventano infine la norma finendo per essere comunemente accettate, con la rimozione di criteri etici tradizionalmente stabiliti. Su alcuni dei maggiori quotidiani italiani è successo per esempio in questi anni con gli articoli pubblicitari presentati come se fossero scelte indipendenti della redazione, senza nessun avviso della loro natura commerciale. E si sta sempre più normalizzando – attraverso una frequenza quasi continua – anche la presenza di promozioni e celebrazioni degli editori e delle loro aziende. In questo Repubblica Stampa hanno ormai raggiunto gli standard del Corriere della Sera, che per primo aveva dato talmente tanti spazi al proprio editore da spingere persino la redazione a chiedere moderazione. Questa settimana John Elkann, proprietario della maggioranza delle società che possiedono Repubblica, è stato celebrato con parole e immagini dal quotidiano martedì giovedì. Il Corriere della Sera ha ospitato il proprio, di editore, solo venerdì.


domenica 23 Novembre 2025

“Il già consolidato rapporto col governo”

Un articolo del quotidiano ItaliaOggi ha annunciato dieci giorni fa per il primo dicembre un cambio di direzione tra i quotidiani di proprietà della famiglia Angelucci, sul quale si fanno ipotesi da alcune settimane.

“Tommaso Cerno diventerà direttore responsabile del Giornale ma, più o meno a sorpresa rispetto a precedenti previsioni, l’attuale direttore Alessandro Sallusti non sembra intenzionato ad accettare in cambio la direzione editoriale della testata. Pare piuttosto più propenso a lasciare ruoli operativi nella casa editrice per dedicare maggior tempo alla televisione, per esempio. Al momento, comunque, la direzione editoriale del Giornale è affidata a Vittorio Feltri che può passare alla direzione editoriale di Libero, nel caso Sallusti decida di accettare l’offerta. In ogni caso, resta scoperta la poltrona da direttore responsabile del Tempo (oggi occupata da Cerno) che andrà infatti a Daniele Capezzone, odierno direttore editoriale di Libero, a chiusura del cerchio di nomine”.

Antonio Angelucci è un deputato della Lega, titolare di grosse fortune economiche legate alla sanità privata, e oggi proprietario dei quotidiani LiberoGiornale Tempo. Il primo dei quali ha ricevuto quest’anno quasi tre milioni di euro di contributi pubblici.


domenica 23 Novembre 2025

Quel periodo dell’anno

Una settimana fa si è svolto su molti dei maggiori quotidiani e su diversi siti di news un rito stagionale del giornalismo italiano che dura da decenni: l’estesa copertura della presentazione di un calendario illustrato.
Il calendario annuale è una vecchia tradizione di una società di pneumatici, Pirelli, e l’anomala, enorme ed eterna attenzione di cui è destinatario è spiegata principalmente da tre fattori: l’opportunità di sfruttare del contenuto attraente e gratuito (foto di qualità, e un tempo pruriginosamente softcore); quella di compiacere un inserzionista pubblicitario; quella di approfittare dell’ospitalità pagata da parte dell’azienda per i giornalisti al seguito della mondana presentazione, questa volta a Praga. Il Foglio – senza sottrarsi a sua volta anche quest’anno alla pubblicazione – ha raccontato anche quest’ultima pratica.

“Anche Tronchetti in formissima abbraccia la donna matura, letteralmente, avvistato infatti con una nuova amica bionda ed elegante, sui 40, forse la nuova fidanzata. Manca invece una donna in carriera con qualche problema di carriera, la quasi-nuora Chiara Ferragni, assente alla trasferta pirelliana. Che è una festa mobile con organizzazione teutonica,  con circa 500 ospiti da tutto il mondo; 60 le persone di staff fra l’azienda e agenzie esterne (produzione evento, riprese video, logistica). Fuori dagli hotel, paparazzi assiepati al freddo in attesa delle star.
Chissà che impatto sul pil praghese e non solo, questo calendario:  ormai un format consolidato, con frenetici press meeting globali nel corso dell’anno a Londra, New York e Praga, e stampa di tutto il mondo coinvolta di volta in volta tra lancio e backstage. Nella capitale ceca, catering locale con la supervisione di un consulente italiano, 70  camerieri; coro e orchestra locali; 20 persone fra stylist, parrucchieri e truccatori, per assistere i nove “talent” presenti al lancio (le sette fotografate più Pierfrancesco Favino e la presentatrice inglese Immy Barclay). E piatti e argenteria portati direttamente in aereo da Milano, e  maestranze Pirelli pure milanesi, e forse con lauree in psicologia, o trascorsi zen, comunque  pazientissime, che riescono senza mai sbroccare a esaudire le richieste di giornalisti, fotografie fotografati,  famosi vari e tutti noi sbafatori in trasferta”
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