Charlie

Estratti della newsletter sul dannato futuro dei giornali.

domenica 21 Dicembre 2025

La fine del mondo

È uscito in edicola mercoledì (andando esaurito quasi ovunque) il “numero zero” di La fine del mondo, il nuovo mensile a fumetti del Manifesto, che avevamo annunciato lo scorso ottobre.


domenica 21 Dicembre 2025

Altri imprenditori e giornali

Il Foglio ha intervistato Enrico Marchi, imprenditore veneto e creatore del gruppo editoriale NEM, a proposito delle sue intenzioni di comprare la Stampa.


domenica 21 Dicembre 2025

La percezione della Cina

Continuano gli “accordi” di agenzie di stampa italiane con i mezzi di informazione di stato di un regime dittatoriale che reprime sistematicamente la libertà di espressione, accordi celebrati con grande soddisfazione (soddisfazione che si spiega con i vantaggi economici degli accordi in questione). L’agenzia Italpress ha annunciato una collaborazione con la cinese Xinhua, che si somma ai molti interventi di questi anni da parte del regime cinese per influenzare l’opinione pubblica dei paesi democratici.

“Al dibattito sulla ‘’narrazione’’ della Cina da parte dei media occidentali sono intervenuti in particolare Giulio Tremonti, Presidente della commissione esteri della Camera e l’ex ministro e Giovanni Tria, economista e già ministro dell’Economia e delle Finanze. Entrambi hanno sostenuto la necessità di consolidare i rapporti tra Italia e Cina, e per questo obiettivo l’informazione e le istituzioni hanno un ruolo fondamentale per la ‘percezione’ dell’opinione pubblica, che deve favorire il dialogo fra occidente e Cina, finalizzato all’equilibrio globale che tiene lontano i conflitti” .


domenica 21 Dicembre 2025

Peter Arnett

È morto a 91 anni il giornalista neozelandese Peter Arnett, vincitore del premio Pulitzer e protagonista di un passaggio simbolico verso una nuova epoca dell’informazione televisiva globalizzata quando raccontò a tutto il mondo in diretta per CNN l’inizio della guerra del Golfo.


domenica 21 Dicembre 2025

Un’altra condanna per Belpietro

Il tribunale di Milano ha condannato per diffamazione il giornalista Maurizio Belpietro – editore e direttore del quotidiano La Verità e del settimanale Panorama – per una copertina di Panorama del 2022 in cui gli operatori umanitari delle ong che soccorrono i migranti in mare venivano definiti “i nuovi pirati”. Belpietro era accusato di omesso controllo sulla copertina, in quanto direttore responsabile. Dovrà risarcire con 10mila euro ciascuna le ong Open Arms, Emergency, Sea-Watch, SOS Mediterranée, Louise Michel e Mediterranea, e con 7mila euro AOI, associazione che rappresenta le organizzazioni non governative italiane.

Belpietro ha pubblicato un articolo sulla Verità , venerdì, contestando la sentenza perché la copertina non citava nessuna singola ong; un altro articolo ha insistito che non necessariamente la parola “pirati” abbia un’accezione negativa. L’ultima condanna per Belpietro era stata di tre mesi fa, per un altro articolo della Verità sempre a proposito dell’immigrazione.


domenica 21 Dicembre 2025

Era finita da un pezzo

Sulle vicende del gruppo GEDI la rivista MicroMega ha ospitato un lungo e severo racconto di Sandro Gilioli – a lungo giornalista del settimanale L’Espresso – e una risposta di Matteo Pucciarelli, giornalista di Repubblica.

“Perché John Elkann ha comprato e poi distrutto e venduto Gedi?
Questa è facile: perché le sue testate maggiori, su carta e web, gli servivano a coprire mediaticamente e politicamente la fuga dall’Italia del suo impero, gli scazzi in tribunale con la madre, gli scheletri nell’armadio come i fondi neri del nonno scoperti all’estero e le disavventure giudiziarie che lo hanno costretto ai servizi sociali; oltre a essere, questa proprietà, molto utile in termini di favori e sfavori, in un paese noto per il suo capitalismo di relazione e la sua politica di relazione. Ora tutto questo non gli serve più e a fine pena probabilmente si trasferirà direttamente a New York, del resto è cittadino americano. E poi, diciamolo, l’intera Gedi gli era costata meno di Cristiano Ronaldo”
.


domenica 21 Dicembre 2025

Epstein nel ventilatore

L’ossessione dei media americani per il “caso Epstein” sta facendo sopravvalutare qualunque insignificante aspetto della vita dell’imprenditore morto sei anni fa in carcere dopo essere stato condannato per abusi sessuali (e alcune testate stanno cominciando a manifestare cautele su queste esagerazioni). Le ragioni delle spropositate attenzioni – che hanno contagiato anche diversi giornali italiani – sono due: una è la fragile speranza che ci possano essere delle conseguenze politiche, contro il presidente Trump oppure contro i suoi detrattori; l’altra è l’attrattiva morbosa di una storia con implicazioni sessuali. “Sex sells”, si dice in inglese.
Una laterale implicazione giornalistica delle notizie più recenti riguarda David Brooks, storico opinionista del New York Times e popolare saggista con posizioni conservatrici moderate, e quindi molto critiche nei confronti di Donald Trump e delle derive fanatiche del partito Repubblicano. Giovedì sono state diffuse nuove foto relative a eventi a cui Epstein aveva partecipato, e in alcune di queste era presente anche Brooks. Che ha quindi ricevuto molte critiche per non aver divulgato una sua presunta relazione con Epstein quando, nelle settimane scorse, aveva criticato l’eccesso di attenzione e polemiche intorno alle presunte “rivelazioni” sul caso. Ma Brooks, interpellato da Max Tani del sito di news Semafor, ha sostenuto si trattasse di una cena con 60 persone a margine di un evento pubblico, e di non ricordare di avere conosciuto Epstein, di cui avrebbe saputo solo anni dopo leggendone sui giornali.
La sintesi del New York Times sulle migliaia di documenti diffusi venerdì cominciava con perentoria chiarezza.


domenica 21 Dicembre 2025

Un altro sciopero al Tirreno

Le redazioni del Tirreno di Livorno hanno scioperato lunedì – il quotidiano non è uscito martedì – per protestare contro la decisione dell’azienda e della direzione di pubblicare un inserto dedicato alla scuola malgrado lo stato di agitazione dei giornalisti, conseguente a una crisi che Charlie ha raccontato spesso e che continua a rinnovarsi in scontri assai polemici.

“Ancora una volta, come sempre accaduto negli ultimi mesi, l’assemblea delle redattrici e dei redattori si è ritrovata unita e compatta su un percorso da seguire: quello della difesa del giornale, del suo futuro, della sua territorialità, della sua storia e dei posti di lavoro. E nonostante i tentativi da parte di Sae Toscana di screditare la rappresentanza sindacale e di dividere i colleghi, ha rinnovato la sua piena fiducia al comitato di redazione, legittimamente eletto lo scorso agosto dal corpo redazionale”.


domenica 21 Dicembre 2025

C’è un nuovo sceriffo in città

Le iniziative di Del Vecchio hanno stimolato le attenzioni e le curiosità di diversi quotidiani, che nelle loro edizioni di sabato ne hanno dato notizia. Repubblica ne ha pubblicato un ritratto inusualmente critico – spiegabile con l’essere Del Vecchio diventato socio di una testata “nemica” come il Giornale – in cui sono sarcasticamente citati i “benevoli profili della stampa economica” nei suoi confronti: un’involontaria citazione dell’accoglienza che fino a oggi era stata dedicata a Del Vecchio dalle stesse pagine economiche di Repubblica.
Il Foglio ha invece immaginato in un articolo che Del Vecchio abbia lungimiranti progetti tecnologici (ma l’esperienza e la realtà suggeriscono che si tratti piuttosto della ciclica passione dei poteri economici e imprenditoriali italiani per il prestigio attribuito al possesso di giornali, e per le opportunità di auto promozione conseguenti).


domenica 21 Dicembre 2025

Del Vecchio compra qualunque giornale

Nel frattempo si aggrovigliano ulteriormente gli interessi e i coinvolgimenti dell’imprenditoria italiana con i quotidiani tradizionali, soprattutto di quella con altre priorità e nessuna particolare competenza nell’editoria giornalistica. Leonardo Maria Del Vecchio, erede della maggioranza della grande multinazionale dell’ottica EssilorLuxottica e di una potente società finanziaria, Delfin, ha acquisito attraverso il suo fondo LMDV Capital il 30% del Giornale . Sulla nuova distribuzione delle quote tra Del Vecchio, l’antico proprietario Paolo Berlusconi e la società Tosinvest della famiglia Angelucci (che possiede anche i quotidiani Libero Tempo), le informazioni diffuse dai giornali sono state un po’ confuse: ma LMDV Capital ha precisato di avere rilevato il 30% da Tosinvest – che mantiene la maggioranza col 40% – e quindi Berlusconi mantiene per ora il suo 30%. Del Vecchio, il cui potere esercita già una notevole influenza sulle pagine economiche dei maggiori quotidiani, era stato a sua volta protagonista l’anno scorso della cronaca giudiziaria con l’accusa di avere fatto spiare dei suoi congiunti, accusa che aveva contestato (l’indagine è ancora aperta).
Ma venerdì sono circolate anche notizie di una trattativa di Del Vecchio “per l’acquisto del gruppo editoriale QN dalla famiglia Riffeser Monti”, e la stessa LMDV Capital ha alluso in un suo comunicato a una nuova acquisizione: si tratta della società che possiede i quotidiani locali NazioneGiorno Resto del Carlino. Le cui redazioni si sono immediatamente allarmate. Nelle settimane scorse Del Vecchio si era candidato ad acquistare i quotidiani del gruppo GEDI.


domenica 21 Dicembre 2025

Dove va GEDI

Sulle trattative per la vendita del gruppo GEDI non ci sono stati sviluppi significativi, questa settimana, tranne dichiarazioni “tattiche” sparse da parte di diversi protagonisti e osservatori. L’interesse a concludere un accordo sembra confermato sia dalla proprietà – la società Exor, controllata dalla famiglia Agnelli Elkann – che dai potenziali acquirenti, il gruppo greco Antenna. E resta anche confermata una parte meno chiara del progetto, quella che riguarda i destini del quotidiano torinese La Stampa, a cui Antenna non sarebbe interessata: al già noto interesse del gruppo veneto NEM (che pubblica diversi quotidiani locali già rilevati dal gruppo GEDI) si sommano voci diverse, fin qui senza maggiori concretezze: si è fatto anche il nome di SAE, la società di non ottima fama nella gestione di testate giornalistiche per via della crisi ormai annosa che riguarda il Tirreno di Livorno.
Antenna invece acquisirebbe il quotidiano Repubblica e le radio del gruppo GEDI, DeejayCapital e m2o. Sono incerti anche i destini del sito di news HuffPost e del quotidiano di Ivrea La Sentinella del Canavese.

C’è stato anche qualche sterile intervento dalla politica, compreso quello del presidente della commissione Cultura della Camera che ha polemicamente citato una precedente vendita dell’azienda Stellantis: ma non risulta che l’azienda Stellantis sia stata venduta.


domenica 21 Dicembre 2025

Facebook non ha ancora finito, coi giornali

Meta sta cercando di dare maggior valore alla propria offerta a pagamento per l’uso di Facebook e Instagram, “Meta Verified”. E da poco ha avviato un test su un campione di utenze di Facebook offrendo la possibilità di linkare contenuti esterni solo agli iscritti a Meta Verified: a chi usa Facebook gratis sono concessi solo due link al mese.
Per gli interessi di questa newsletter, una limitazione alla possibilità di linkare liberamente pagine web si trasformerebbe certamente in un’ulteriore riduzione del traffico verso i siti di news.


domenica 21 Dicembre 2025

E buon Natale

Charlie si ferma per due settimane e torna l’11 gennaio 2026. Riposatevi.


domenica 21 Dicembre 2025

Charlie, il blob

Non è una cosa nuova, forse: ci sembra normale, adesso; è successa, un po’ alla volta. Ma il fondatore del sito americano di news che si chiama Axios l’ha sintetizzata con efficacia. Dicendo due cose: una è che non siamo più destinatari di “notizie”, ma di una specie di blob fatto di contenuti, immagini, frasi, chiacchiere, video virali, tweet, che costituisce oggi la nostra “dieta mediatica”, che quindi non è più solo una dieta alimentare, diciamo. Digeriamo insieme un po’ di tutto. L’altra cosa è che questo blob è diverso per ciascuno di noi.
Come relazionarsi con questa condizione è una cosa della quale i giornali non riescono a venire a capo: alcuni sono spinti a mettere a loro volta nel piatto un po’ di tutto, ma mantenere una vecchia idea di “giornale” dedicato alle notizie e strumento prioritario di informazione può darsi non sia proprio possibile. È già capitato nella storia che certe cose finissero.

«La nostra realtà non è più descritta dalle “notizie”. È invece formata dai video che guardiamo, dai podcast che ascoltiamo, dagli account che seguiamo sui social media e da quelli che conosciamo di persona, e dal giornalismo che consumiamo. Siamo entrati in un periodo in cui ognuno ha una sua propria realtà personale, basata di solito sull’età, sulla professione, sulle passioni, sulle opinioni politiche e sulle piattaforme scelte».

Fine di questo prologo.


domenica 14 Dicembre 2025

Vacanze

Charlie arriverà ancora domenica prossima 21 dicembre. Poi si ferma due settimane e torna domenica 11 gennaio.


domenica 14 Dicembre 2025

Il passato del giornalismo

Venerdì è morto a ottant’anni Marco Benedetto, giornalista che fu amministratore delegato del gruppo Espresso in uno dei periodi di maggior successo del quotidiano Repubblica. Nel 2009 aveva poi creato Blitz Quotidiano uno dei più antichi giornali online italiani, pur con un’impostazione molto tradizionale.


domenica 14 Dicembre 2025

Allarmi

Nella sua newsletter Da Costa a Costa, il direttore del Post Francesco Costa ha spiegato come sia stata assai sopravvalutata e mal raccontata dai giornali italiani (ma non solo da quelli italiani) la notizia della proposta di maggiori controlli sui turisti stranieri da parte delle autorità statunitensi.

“Malgrado quello che potreste aver sentito in giro – impossibile resistere alla tentazione di ottenere views solleticando un po’ di indignazione con una notizia scioccante, pazienza se falsa – gli Stati Uniti non hanno deciso che i turisti dovranno consegnare cinque anni di cronologia delle loro attività sui social media per entrare nel paese. Tra l’altro, come dovrebbero fare le persone a estrarre e scaricare cinque anni di cronologia? Come dovrebbero consegnarla?”.


domenica 14 Dicembre 2025

Once upon a Time

Il quattordicinale Time ha scelto la sua tradizionale “persona dell’anno”, e la copertina che resta la maggiore occasione di visibilità – siamo tutti affezionati ai rituali – per una rivista che fu un tempo il più importante newsmagazine del mondo.


domenica 14 Dicembre 2025

Pacchetti

Repubblica ha dedicato venerdì un articolo di una pagina all’azienda Santoni, che aveva comprato una pagina di pubblicità una settimana prima. Sempre Repubblica ha venduto diversi spazi pubblicitari a un film celebrativo dell’imprenditore Brunello Cucinelli, film che aveva avuto un’estesa copertura sul giornale una settimana fa (come in altri quotidiani a loro volta frequenti destinatari degli investimenti pubblicitari di Cucinelli).


domenica 14 Dicembre 2025

Una giornata particolare

Riccardo Trabattoni del Post ha passato una giornata in un’edicola di giornali di Seregno, in Lombardia, per vedere cosa succede.

“Mentre Sironi aspetta l’arrivo dei giornali, alle 6:06 arriva la prima cliente. È una donna sulla cinquantina, che prima di andare al lavoro compra l’ultimo numero della rivista mensile National Geographic. Il secondo cliente, che arriva subito dopo, vorrebbe invece comprare Repubblica, ma i quotidiani non sono ancora arrivati.
Il camion con il carico del giorno arriva cinque minuti dopo. Ritira la “resa”, cioè quello che è rimasto invenduto dal giorno precedente (una sessantina di copie di quotidiani, insieme a un po’ di riviste e ad alcuni giocattoli), e lascia tre grosse cassette di plastica. Dato che è novembre, le cassette contengono un sacco di calendari del 2026; per Sironi sono addirittura «troppi»” .


domenica 14 Dicembre 2025

Ancora Harry e Meghan contro i tabloid

Meghan Markle, moglie del principe britannico Harry, ha accusato il tabloid Daily Mail di aver superato “chiari limiti etici” nel riportare dettagli sulla salute del padre Thomas Markle, ricoverato nelle Filippine. Secondo Markle la presenza della giornalista Caroline Graham nella stanza d’ospedale le ha reso impossibile contattare il padre privatamente, nonostante i tentativi (in un’intervista il padre si era lamentato che la figlia non lo avesse chiamato). Il Daily Mail ha negato la violazione, sostenendo che la giornalista coinvolta sia amica di Thomas Markle, e che lui stesso ne avrebbe richiesto la presenza. È un’altra complicazione legata al rapporto tra Thomas Markle e la stampa, con cui collabora e parla con frequenza da quando Meghan si è sposata con il principe Harry nel 2018: comportamento che ha molto complicato le relazioni tra padre e figlia. Meghan e Harry sono già impegnati in una causa legale contro DMG Media, il gruppo editoriale che possiede il Daily Mail, che accusano di pratiche illecite nella raccolta di informazioni che li riguardano. Nel procedimento l’editore è citato in giudizio anche da Elton John, David Furnish, Liz Hurley, Sadie Frost, Doreen Lawrence e Simon Hughes.


domenica 14 Dicembre 2025

Angelucci e il suo lavoro

Il Fatto ha pubblicato giovedì un articolo sul formidabile primato di assenze alla Camera del deputato leghista Antonio Angelucci, e sulla scelta del suo partito di giustificare tutte le suddette assenze e far percepire lo stesso ad Angelucci i compensi previsti. Secondo l’articolo del Fatto, il suo potere nel partito si dovrebbe al suo essere l’editore del Giornale, di Libero e del Tempo.

“Di certo quello scranno sempre vuoto fa comodo a tutti. Perché “Tonino c’ha i giornali”, come scrisse, all’inizio del 2018, via sms un collega del Pd all’allora assessore del Lazio Alessio D’Amato, il quale aveva denunciato l’editore di Libero, Il Giornale e Il Tempo per un presunto tentativo di corruzione con 250 mila euro in cambio del riconoscimento dei crediti alla sua clinica San Raffaele a Velletri. Inchiesta poi finita con un proscioglimento pieno del deputato”.


domenica 14 Dicembre 2025

Feuilletuzzi

Per chi è rimasto appassionato alla circense storia di gossip/giornalismo/politica che ha come protagonista principale la giornalista americana Olivia Nuzzi, il suo ex compagno Ryan Lizza ha pubblicato sulla propria newsletter una quinta romanzesca puntata della sua versione di come sono andate le cose.


domenica 14 Dicembre 2025

Notizie che tocca dare

Spesso le testate giornalistiche più serie e autorevoli fanno delle scelte su quali notizie dare e quali no in base a criteri giornalistici indipendenti, non facendosi influenzare dal fatto che altre testate più pigre o meno responsabili mettano nella loro agenda notizie inconsistenti, scandalistiche o allarmistiche, ma di poco fondamento o rilievo. Più un giornale si è costruito credibilità e autorevolezza e più il suo “non pubblicare” qualcosa sarà visto come una scelta e non come una mancanza (un “buco”, come si dice in gergo giornalistico).
A volte però certe notizie ricevono una tale copertura e pubblicità che anche i giornali che avessero deciso di non dar loro particolare spazio si trovano costretti a occuparsene, ritenendo di dovere comunque informare i lettori di una cosa di cui si parla molto. È quello che sembra avere fatto venerdì il New York Timesriferendo delle foto di Jeffrey Epstein diffuse dai parlamentari Democratici, a cui molti giornali hanno dato molto spazio malgrado diverse fossero note e pubblicate, e non raccontassero niente di nuovo: il tema però ha attenzioni morbose e strumentali, e le immagini funzionano sempre molto. Così il New York Times ha finito per scriverne, ma segnalando già nella titolazione che le foto non aggiungono niente.

 


domenica 14 Dicembre 2025

I quotidiani a ottobre

Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani nel mese di ottobre 2025. I dati sono la diffusione media giornaliera*. Tra parentesi la differenza rispetto a un anno fa.

Corriere della Sera 150.132 (-6%)
Repubblica 74.304 (-11%)
Stampa 52.396 (-11%)
Sole 24 Ore 47.157 (-8%)
Resto del Carlino 41.952 (-11%)
Messaggero 37.879 (-10%)
Gazzettino 29.256 (-7%)
Nazione 27.888 (-11%)
Dolomiten 25.238 (-8%)
Fatto 23.370 (-8%)
Giornale 23.245 (-9%)
Messaggero Veneto 21.800 (-3%)
Unione Sarda 19.157 (-9%)

Eco di Bergamo 17.889 (-10%)
Verità 17.511 (-12%)
Giornale di Brescia 17.180 (-8%)
Secolo XIX 16.799 (-12%)

Libero 16.480 (-7%)
Altri giornali nazionali:
Manifesto 14.740 (+13%)
Avvenire 13.718 (-4%)
ItaliaOggi 5.558 (-3%)

(il Foglio Domani non sono certificati da ADS).

La media dei cali percentuali anno su anno delle prime quindici testate a ottobre è dell’8,8%, un declino minore rispetto ai mesi precedenti quando aveva superato il dieci per cento. Rispetto a questo, tra i nazionali, continua quindi ad andare meglio il Corriere della Sera e questo mese Libero, di poco. Mentre vanno ancora male i quotidiani del gruppo GEDI (Repubblica Stampa) e quelli del gruppo Riffeser (Resto del Carlino Nazione; ma anche il Giorno è a -13%). Tra le posizioni, l’ Eco di Bergamo ha superato la Verità e il Giornale di Brescia ha superato il Secolo XIX di Genova; mentre da qualche mese sono assai contenute le perdite del Messaggero Veneto di Udine, ma anche quelle degli altri quotidiani del Nordest che GEDI ha venduto due anni fa alla società NEM (e questo potrebbe aver creato delle variabili nuove nel confronto dei dati). Se guardiamo poi alle quote tonde, ormai da due mesi il Messaggero è sceso nella categoria sotto le quarantamila copie, e il Gazzettino di Venezia – sempre del gruppo Caltagirone – sotto le trentamila; mentre se il Manifesto continua a crescere potrebbe superare l’inedita quota di 15mila copie nei prossimi mesi.
Tra i giornali locali continuano a perdere di più il Tirreno di Livorno (-16%), in mezzo a una crisi non solo di diffusione, e di nuovo questo mese la Gazzetta di Parma (-13%).

Se guardiamo i soli abbonamenti alle edizioni digitali – che come diciamo sempre dovrebbero essere “la direzione del futuro” – l’ordine delle testate è questo (sono qui esclusi gli abbonamenti venduti a meno del 30% del prezzo ufficiale, che per molte testate raggiungono numeri equivalenti o persino maggiori: il Corriere ne dichiara più di 40mila, il Sole 24 Ore più di 32mila, il Fatto quasi 30mila , Repubblica più di 17mila). Le percentuali sono la variazione rispetto a un anno fa, e quelle tra parentesi sono invece le variazioni degli abbonamenti superscontati di cui abbiamo detto.

Corriere della Sera 47.348, +4,8% (-14,4%)
Sole 24 Ore 21.511, -3,1% (-3,4%)
Repubblica 16.901, -21,3% (+11,1%)
Manifesto 8.008, +14,7% (non offre abbonamenti superscontati)
Stampa 6.530, -2,2% (-4,5%)
Fatto 6.061, -4,2% (+11,4%)
Gazzettino 5.616, -0,6% (+1,3%)
Messaggero 5.371, -0,3% (+3,8%)

I dati qui continuano a essere piuttosto deludenti rispetto alle necessità e opportunità di crescita di questa fonte di ricavo: che è invece la più promettente tra le testate internazionali negli ultimi anni. Pur nell’ambito di crescite piccole e lontane dal compensare le perdite di copie cartacee, anche qui va meglio il Corriere della Sera che sta un po’ attenuando la sproporzione tra abbonamenti pagati e abbonamenti superscontati. Mentre vale il contrario per Repubblica, che anche questo mese perde un numero davvero cospicuo di abbonati. C’è poi anche qui il caso unico e ammirevole del Manifesto, che rispetto a un anno fa aumenta gli abbonamenti digitali di una misura che rassicurerebbe qualunque testata. Le perdite annuali degli abbonamenti digitali sono compensate in alcuni casi dalle crescite degli abbonamenti molto scontati: il cui valore è impossibile da sintetizzare, data la varietà delle promozioni e degli sconti: ci sono in questo dato abbonamenti pagati anche 150 euro come altri in offerte a pochi euro.

È quindi migliore di quel che sembra il dato del Fatto, che da mesi sta facendo crescere i suoi abbonamenti scontati: che non raggiungono i prezzi quasi inesistenti di altri giornali, e un ricavo più sensibile lo generano.
Ricordiamo che si parla qui degli abbonamenti alle copie digitali dei quotidiani, non di quelli – solitamente ancora più economici – ai contenuti dei loro siti web.

AvvenireManifestoLibero, Dolomiten ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti, i quali costituiscono naturalmente un vantaggio rispetto alle altre testate concorrenti)

Come ogni mese, quelli che selezioniamo e aggreghiamo, tra le varie voci, sono i dati più significativi e più paragonabili, piuttosto che la generica “diffusione” totale: quindi escludiamo i dati sulle copie distribuite gratuitamente, su quelle vendute a un prezzo scontato oltre il 70% e su quelle acquistate da “terzi” (aziende, istituzioni, alberghi, eccetera). Il dato è così meno “dopato” e più indicativo della scelta attiva dei singoli lettori di acquistare e di pagare il giornale, cartaceo o digitale (anche se questi dati possono comunque comprendere le copie acquistate insieme ai quotidiani locali con cui alcune testate nazionali fanno accordi, e che ADS non indica come distinte).
Quanto invece al risultato totale della “diffusione”, ricordiamo che è un dato (fornito anche questo dalle testate e verificato a campione da ADS) che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in queste categorie:
– copie pagate, o scontate, o gratuite;
– copie in abbonamento, o in vendita singola;
– copie cartacee, o digitali;
– copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.

Il totale di questi numeri di diversa natura dà delle cifre complessive di valore più grossolano, e usate soprattutto come promozione presso gli inserzionisti pubblicitari, mostrate nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il sito Prima Comunicazione, e che trovate qui.


domenica 14 Dicembre 2025

Post-pageview media

Nella sua newsletter The Rebooting l’ex direttore del sito di media e pubblicità Digiday è tornato con molta chiarezza sulla ” fine del traffico” per i siti di news: ovvero sul declino di valore e importanza delle “pagine viste” nella sostenibilità economica dei siti stessi. Mentre, spiega Morrissey, le prospettive migliori sono quelle di chi abbia contenuti di qualità e ne controlli lo sfruttamento e la distribuzione.

“Publishers will continue to manage the decline of this business, and webpages themselves will still be around, of course. But building a business model around the webpage as an atomic unit – the default for most publishers until now – is a non-starter. That game was lost when publishers lost control over their distribution. The scramble to monetize on the open web led to what any reasonable person would assess as a horror show” .


domenica 14 Dicembre 2025

Altre su Trump e i giornali

Nel frattempo Donald Trump ha attaccato il New York Times per essersi occupato della sua salute e dell’apparente stanchezza del presidente: il giornale ha risposto che non si limiterà. Trump aveva molto insistito – durante la scorsa campagna elettorale – sulle fragilità del suo avversario Joe Biden.


domenica 14 Dicembre 2025

CNN sull’ottovolante

Come avevamo anticipato domenica scorsa, la vendita di Warner Bros. Discovery a Netflix è stata messa in discussione, ancora più rapidamente di come avevamo ipotizzato. Paramount ha presentato una sua offerta ostile: e il ruolo della rete televisiva “all news” CNN è ritornato centrale. Sia perché in molti concordano che tra gli interessi di Paramount ci sia compiacere la proclamata volontà del presidente Trump di reprimere CNN, sia perché la differenza economica tra le offerte di Netflix e di Paramount per Warner Bros. Discovery potrebbe farla la definizione del valore di CNN. Netflix infatti non è interessata mentre Paramount sì (anche per le ragioni dette).


domenica 14 Dicembre 2025

“La fine di un’epoca”

La storia di editoria giornalistica italiana maggiore, questa settimana, è ampiamente traboccata oltre le attenzioni di questa newsletter, raggiungendo un po’ tutti i mezzi di informazione e anche il dibattito politico: è l’improvvisa grande agitazione intorno alla vendita del gruppo GEDI da parte della società Exor che lo controlla, malgrado non sia in effetti successo niente di nuovo rispetto a quello di cui si parla da settimane, ovvero la trattativa con un grande gruppo industriale greco, Antenna.
Ma GEDI ha infine confermato ufficialmente la trattativa (lo ha fatto per rassicurare gli interlocutori greci dopo gli annunci di altri interessi che Charlie aveva citato domenica scorsa) e questo ha messo le redazioni dei quotidiani Stampa Repubblica di fronte a uno scenario che sembravano aver voluto rimuovere finora. Soprattutto quella della Stampa, che – basandosi sul limitato interesse greco per quel giornale e sul legame antico con l’attuale proprietà – contava forse di poter essere esentata dall’affare: il giornale ha scioperato e non è uscito in edicola giovedì. Repubblica si è mobilitata più lentamente e ha scioperato venerdì, col quotidiano che non è uscito sabato. Ci sono stati diversi interventi pubblici ma, al momento in cui arriva questa newsletter, nessuna novità: la trattativa prosegue, l’accordo è per ora previsto per la fine di gennaio, i destini delle singole testate non sono chiari. La stessa redazione di Repubblica, nel comunicato pubblicato oggi, pone condizioni ma si mostra non ostile al cambio di proprietà.


domenica 14 Dicembre 2025

Charlie, tutto ok

L’Ordine dei giornalisti della Puglia ha sostenuto che la pubblicazione su alcuni siti di news di una falsa notizia sulla morte di una ragazza scomparsa e successivamente ritrovata invece viva e al sicuro, sia del tutto giustificabile, perché, tautologicamente, “la notizia è evidentemente pervenuta da fonti che i colleghi ritenevano affidabili, che probabilmente non hanno verificato e approfondito ulteriormente proprio perché le ritenevano tali”. Di conseguenza, dice il comunicato dell’Ordine, le critiche per la pubblicazione si devono a una “campagna denigratoria nei confronti della categoria messa in atto sui social media ma anche da stessi colleghi”, e “l’Ordine dei giornalisti della Puglia ritiene che, seppure nella concitazione dei momenti sia stata data una notizia poi rivelatasi infondata, i giornalisti caduti nell’errore abbiano rispettato il codice deontologico e la legge, rettificando la notizia errata”.

(è l’ultima delle considerazioni rilevanti su questo intervento, ma molti di quei siti e giornalisti non hanno “rettificato la notizia errata”, limitandosi a cancellarla).

Fine di questo prologo.


domenica 7 Dicembre 2025

Promemoria natalizio

Charlie arriverà quest’anno per l’ultima volta domenica 21 dicembre. Poi si ferma due settimane e torna domenica 11 gennaio.


domenica 7 Dicembre 2025

Cose di giornali su Netflix

Dal 26 dicembre sarà visibile su Netflix il documentario Cover-Up, dedicato al lavoro di uno dei giornalisti americani più famosi e discussi di sempre, Seymour Hersh, che oggi ha 88 anni. La Columbia Journalism Review ha intervistato la sua regista.
Intanto venerdì Netflix ha messo online un documentario sul settimanale New Yorker, che quest’anno ha compiuto un secolo.


domenica 7 Dicembre 2025

Vanity Fair ha mollato Nuzzi

La storia statunitense di cui è protagonista la giornalista Olivia Nuzzi ha avuto un nuovo sviluppo: il magazine Vanity Fair ha deciso infine di sciogliere il proprio rapporto professionale con Nuzzi, in seguito alle critiche sui suoi discutibili comportamenti professionali.


domenica 7 Dicembre 2025

Millemila

Una quotidiana parte di informazioni diffuse dai quotidiani proviene da comunicati stampa promozionali su cui vengono fatti interventi limitati: e non solo per ragioni di buone relazioni con le aziende o con le istituzioni che forniscono quelle informazioni (questo riguarda soprattutto le pagine dell’Economia, Charlie ne cita spesso esempi), ma anche perché i contenuti di quei comunicati possono essere giudicati in effetti interessanti o incuriosenti per i lettori. Anche in questo secondo caso, però, raramente vengono svolte verifiche o approfondimenti giornalisticamente validi su quelle informazioni (con molti precedenti palesemente fallimentari), che sono riprodotte con fiducia ma senza nessuna garanzia. È chiaro, per esempio, che questi dati riprodotti giovedì su un grande quotidiano non hanno nessun fondamento giornalisticamente indagato.


domenica 7 Dicembre 2025

Opportunità

In un’intervista a Repubblica l’ex portavoce del partito M5S Rocco Casalino – di cui Charlie citò il recente progetto di creare un nuovo giornale – ha detto di aver “bisogno di giornalisti bravi, aspetto i curriculum” e fornito la mail dove inviarli: nuovogiornale2026@gmail.com.


domenica 7 Dicembre 2025

Il New York Times contro il Pentagono

Tra gli scontri di questo primo anno tra l’amministrazione Trump e alcune importanti testate giornalistiche ce n’è uno che le ha coinvolte praticamente tutte, comprese alcune che abitualmente sono molto filotrumpiane come la tv Fox News: è quello seguito alle nuove regole che il Dipartimento della Difesa (o della Guerra, come lo ha ribattezzato Trump) ha imposto ai giornali, che prevedono estesi poteri di censura, limitazioni e controlli al lavoro dei giornalisti all’interno del Pentagono o in relazione ai suoi dipendenti. Quasi nessuna testata ha accettato di firmare un accordo in questo senso, e questa settimana il New York Times ha fatto causa al dipartimento stesso ritenendo anticostituzionali le limitazioni in questione.


domenica 7 Dicembre 2025

Incentivi

Il sito Professione Reporter ha descritto sabato i criteri stabiliti dall’editore del Corriere della Sera per assegnare un “premio di risultato” – fino a mille euro – ai suoi giornalisti con contratto a tempo indeterminato.

Il primo obiettivo è il raggiungimento, al 13 dicembre 2025, di 750.000 abbonati digitali e vale l’erogazione del 50 per cento del Premio (500 euro). Il Premio sarà di 450 euro al raggiungimento di 700.000 abbonati digitali; di 475 euro al raggiungimento di 725.000 abbonati digitali.

lI secondo obiettivo è il mantenimento della distanza dal diretto concorrente di 88.000 copie certificate Ads al 31 dicembre 2025, per un valore del 30% del Premio (300 euro). Il Premio sarà di 150 euro con una distanza da Repubblica di 60.000 copie, di 200 euro con una distanza di 70.000 copie, di 250 euro con una distanza di 80.000 copie.
Il terzo obiettivo è la realizzazione dei progetti editoriali “Le lezioni del Corriere”; “Life, il bello della vita” e “L’Europa siamo noi”. Se realizzati entro li 31 dicembre 2025 verrà erogato il 20% del Premio (200 euro)” .


domenica 7 Dicembre 2025

Il giornalismo indipendente, e volerlo davvero

Il New York Times ha pubblicato una sorta di intervista al proprio direttore, raccogliendo domande dai lettori. Ci sono molte risposte interessanti e utili a capire il lavoro del giornale, e un passaggio chiaro per spiegare l’approccio di questa direzione rispetto a scelte giornalistiche di cui Charlie ha parlato spesso in passato.

«La cosa più impegnativa di questo lavoro è fare un lavoro indipendente sulle notizie mentre alcuni lettori ne vogliono in realtà uno più di parte. Noi restiamo dedicati al giornalismo indipendente, liberi da legami con partiti politici, con aziende o con interessi privati, in un tempo in cui la partigianeria sembra più intensa che mai. Ma naturalmente i nostri lettori hanno le loro posizioni e le loro affinità, e alcuni vogliono più giornalismo che si allinei ai loro punti di vista. E per praticare un giornalismo indipendente devi avere le spalle larghe.
Io credo che la maggior parte dei lettori apprezzi la necessità di un giornalismo indipendente in una democrazia. Le democrazie funzionano su una condivisione comune dei fatti e della comprensione delle notizie, e hanno bisogno di mezzi di informazione rispettati sui diversi fronti. Ma non è sempre questo il messaggio che riceviamo dai critici più rumorosi» 
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domenica 7 Dicembre 2025

GEDI più di là che di qua, ma ancora di qua

La vendita delle proprietà del gruppo editoriale GEDI rimane la storia principale nel business del giornalismo italiano. Malgrado continui a non esserci nessuna informazione ufficiale, l’ipotesi della vendita a una società greca è considerata non solo concreta ma del tutto probabile. In attesa di maggiori notizie alcuni giornali – soprattutto quelli che hanno minori simpatie per il quotidiano più importante di GEDI, Repubblica – hanno pubblicato questa settimana articoli volti soprattutto a presentare l’operazione come la sanzione di un fallimento (di fatto, lo è), limitandosi ad aggiungere pronostici sui suoi tempi: il Fatto, il Foglio, il Giornale. Oggi invece un articolo del quotidiano Domani ha provato a rilanciare presentando come realistico un acquisto di tutta GEDI da parte di Leonardo Del Vecchio, erede delle ricchezze dell’azienda EssilorLuxottica, di cui si era già parlato nelle scorse settimane.


domenica 7 Dicembre 2025

Fino alla prossima volta

Un nuovo caso di notizia falsa pubblicata da molte testate giornalistiche ha preso questa settimana una dimensione maggiore del consueto, per l’attenzione pubblica sui fatti in questione e per la delicatezza della storia. La sera di giovedì, poco prima che il caso di cronaca di una ragazza sparita da dieci giorni in Puglia si concludesse col suo ritrovamento, diversi siti di news locali e nazionali avevano annunciato che la ragazza fosse morta: “con dettagli su dove fosse stato trovato il corpo (in un campo) e su una confessione di Ghermescu. Non è chiaro quale fosse la fonte di queste notizie false: nel giro di poco tempo comunque i carabinieri e l’avvocato della famiglia Tommaso Valente le avevano smentite parlando con l’ Ansa“. Tra i siti che hanno trasmesso la notizia falsa ci sono il Corriere della Sera, il Fatto, il Messaggero, il Tirreno.
Quando è diventato invece noto che la ragazza era stata trovata viva, ci sono state molte reazioni critiche sui social network e le testate in questione si sono mosse in modi diversi ma similmente goffi e inadeguati. Alcune hanno semplicemente riscritto gli articoli online senza dare spiegazioni; il Corriere della Sera ha pubblicato solo su Facebook un messaggio di scuse, che ha ricevuto oltre mille commenti (sul suo sito il Corriere ha dedicato un articolo alle critiche sui social nei confronti della ragazza, invece); il sito LeccePrima – del network Citynews – ha pubblicato un articolo di scuse con qualche autoindulgenza. Mario Tedeschini Lalli, uno dei giornalisti italiani più esperti sui cambiamenti portati dall’informazione digitale, ha commentato l’accaduto con desolazione.

“Che vogliamo fare? Continuiamo a dare spazio a qualunque voce che gira, fidandoci di una fonte, senza peraltro nemmeno attribuirgliela? Ripeto, lasciamo perdere il giornalismo politico, quello economico o quello sportivo, ma magari possiamo fare più attenzione quando parliamo di cronaca nera o bianca?” .


domenica 7 Dicembre 2025

L’impero Bolloré

Un altro articolo del quotidiano francese Le Monde aveva raccontato due settimane fa il potere che il ricchissimo imprenditore francese Vincent Bolloré ha accumulato nel sistema dell’informazione del suo paese.
Bolloré entrò nella società di famiglia nel 1981 e divenne erede della cartiera Bolloré, di cui faceva parte tra le altre cose l’azienda OCB, nota per la produzione di carta da sigarette. Dal suo ingresso ampliò gradualmente le attività della società, estendendole ai trasporti e alla logistica, alla pubblicità, fino ai media. Oggi controlla o detiene canali televisivi, stazioni radiofoniche, riviste e siti web di notizie e intrattenimento. La sua prima attività nei media fu l’apertura del canale televisivo Direct 8 (nel 2005), che trasmetteva dibattiti in diretta, rapidamente evolutosi verso un palinsesto più classico, includendo anche cinema e programmi di intrattenimento.

Nel 2011 Bolloré cedette parte delle sue attività audiovisive alla società di telecomunicazioni Vivendi, entrando a sua volta nella società. Bolloré è infatti noto per la sua attitudine a costruire e consolidare il potere in grandi aziende attraverso acquisizioni e aumenti graduali. Il suo approccio a Vivendi ne è un esempio: da piccolo azionista di minoranza con l’1,1% arrivò al 29,9% nel 2023. Attraverso Vivendi, Bolloré coordina e controlla tutti i mezzi di informazione del gruppo.
Nel 2020, approfittando del basso prezzo delle azioni dovuto alla pandemia, Vivendi acquisì una partecipazione in Lagardère (uno dei principali gruppi editoriali e mediatici francesi), assumendone di fatto il pieno controllo. Lagardère possedeva il principale editore francese, Hachette, e testate giornalistiche come Europe 1, Le Journal du Dimanche Paris Match. Contemporaneamente Vivendi acquistò il principale editore di riviste in Francia, Prisma Media, e le sue 20 testate (tra cui VoiciGalaCapitalFemme Actuelle). Per farlo vendette Editis (il secondo gruppo editoriale francese) e Gala, per via delle leggi europee sulla concorrenza che limitano l’eccessiva concentrazione all’interno dello stesso settore.

Con ogni acquisizione nuova, spiega Le Monde, Bolloré attua una serie di cambiamenti: il cambio di linea editoriale che diventa conservatrice; la nomina di suoi vicini e fidati collaboratori a ricoprire cariche strategiche. Questo comporta spesso numerose dimissioni dalle redazioni interessate e il reclutamento di nuovi giornalisti che lavorano per testate altrettanto conservatrici per guidare i suoi nuovi progetti mediatici. Le redazioni del gruppo Bolloré sono redazioni integrate, in cui i giornalisti lavorano per più media dello stesso gruppo. Le informazioni così si amplificano, dando la percezione che il tema che Bolloré vuole promuovere sia centrale, presente e rilevante.


domenica 7 Dicembre 2025

Buone intenzioni irrealizzabili, in Francia

C’è stata in questi giorni una polemica tra il presidente francese Emmanuel Macron e alcuni giornali appartenenti al gruppo editoriale che fa capo al ricchissimo imprenditore Vincent Bolloré, che hanno attaccato Macron per la sua proposta di “etichettare” i siti che rispettino regole deontologiche, per distinguerli da quelli che diffonderebbero notizie false. I media del gruppo Bolloré, seguiti dall’estrema destra e da una parte della destra tradizionale, hanno parlato di minaccia alla libertà di espressione e di “deriva autoritaria”. Macron ha poi precisato di non voler creare alcun giudizio ufficiale o governativo, né un sistema pubblico di certificazione: ha spiegato che i criteri dovrebbero essere definiti dal sistema stesso dell’informazione e che da anni lui lavora sul tema della disinformazione online. Nel 2018, dopo la diffusione di contenuti manipolativi da parte di media russi durante la sua campagna, aveva promosso una legge per limitare le “fake news” in periodo elettorale, rivelatasi però difficile da applicare.

Macron rischia però di essere percepito come parte in causa: è un soggetto politico che fa raccomandazioni ai media, in un contesto di forte sfiducia. E ha avuto spesso rapporti complicati con la stampa, limitando l’accesso dei giornalisti, ricorrendo a canali diretti per scavalcarli, e legittimando in altre occasioni il discusso gruppo Bolloré, secondo un articolo del quotidiano Le Monde.


domenica 7 Dicembre 2025

CNN per ora se la cava

L’acquisto di Warner Bros. Discovery da parte di Netflix è stato così spiegato venerdì dal PostNetflix comprerà Warner Bros. Discovery, l’enorme gruppo mediatico del quale fa parte anche lo studio cinematografico Warner Bros., una delle più grandi istituzioni del cinema americano. L’accordo è definitivo e costerà a Netflix 82,7 miliardi di dollari (71 miliardi di euro): l’azienda è già una delle più grosse nell’industria cinematografica statunitense, e con l’acquisizione di Warner Bros. ha ottenuto un ruolo che in pratica non ha paragoni nel settore.

In questo modo infatti Netflix si è assicurata i diritti di sfruttamento di un gran numero di saghe cinematografiche e marchi famosissimi. Il più grande servizio di streaming al mondo otterrà i diritti del Signore degli Anelli e di Harry Potter, dei fumetti DC da Batman a Superman, di Godzilla e King Kong, del Trono di spade, di Barbie e di molti altri”.
Adesso però ci dovranno essere mesi di verifiche sull’accordo da parte degli enti nazionali che si occupano di antitrust e di altre regolamentazioni su operazioni di questo genere: e ci sono diversi interessi contro questa conclusione, che stanno già facendo pressioni perché venga rimessa in discussione.

Warner Bros. Discovery è anche il gruppo che possiede CNN, per gli interessi maggiori di questa newsletter. E in queste settimane di ricerca di un compratore c’era stato molto allarme nella tv “all news” rispetto alle ipotesi che la società potesse diventare di proprietà di gruppi vicini all’amministrazione Trump (Paramount su tutti), con la quale CNN è stata ed è tuttora molto critica. Invece l’accordo con Netflix sembra avere scongiurato questa possibilità, per il momento: ma ha lasciato fuori CNN e alcune altre proprietà di Warner Bros. Discovery, su cui potrà quindi ancora succedere qualunque cosa.


domenica 7 Dicembre 2025

Charlie, il target perduto

L’impressione è che molti giornali abbiano tirato i remi in barca rispetto all’obiettivo – proclamato per anni e anni – di recuperare i “lettori giovani”. E non per pigrizia o disinteresse, ma per realismo: da una parte il formato cartaceo, e la sua riproduzione digitale, non mostra davvero più nessuna attrattiva per le abitudini contemporanee di fruizione di qualunque contenuto (e non beneficia di alcuni aspetti che ancora sostengono i libri di narrativa, invece). Dall’altra l’invecchiamento della popolazione – soprattutto in Italia – fa sì che il pubblico adulto e anziano sia considerato assai meno di un tempo un investimento secondario e “a perdere”. La sua “durata” si allunga, la sua capacità di spesa è maggiore, e l’ostilità generale al rinnovamento della cultura italiana protegge da rischi di anacronismo e appannamento gli interessi di quelle generazioni: gli argomenti novecenteschi rimangono attuali anche in questo millennio, in Italia.
Questo ovviamente non rimuove la questione dell’informazione dei più giovani, di chi la governi e orienti, di come si costruisca e in che direzioni porti – alla lunga – le nostre società. Ma sul breve non sembra più tanto quello il pensiero principale di molti giornali tradizionali.

Fine di questo prologo.


domenica 30 Novembre 2025

Le vacanze di Natale

Cominciamo ad avvisare per tempo: Charlie arriverà quest’anno per l’ultima volta domenica 21 dicembre. Poi si ferma due settimane e torna domenica 11 gennaio.


domenica 30 Novembre 2025

Un weekend di giornalismi

La rassegna stampa del Post, “I giornali spiegati bene”, che tratta molti argomenti contigui a quelli di questa newsletter, sarà ospite a Peccioli, in Toscana, il prossimo sabato. All’interno del ricco programma del weekend, sabato sera ci sarà anche una conversazione tra il direttore del Tg La7 Enrico Mentana e il direttore editoriale del Post Luca Sofri.


domenica 30 Novembre 2025

I fatti e quelle altre cose

Il nuovo numero della rivista il Mulino si chiama “Fare opinione” e ha dentro molti articoli dedicati a giornalismo e informazione.


domenica 30 Novembre 2025

Lo sciopero di venerdì

Si è svolto venerdì lo sciopero a cui hanno aderito molti giornalisti italiani per chiedere il rinnovo del contratto giornalistico e il rispetto di una serie di richieste da parte del maggiore sindacato dei giornalisti, la FNSI: ne avevamo scritto due settimane fa. I giornalisti di alcune testate, come il Manifesto e il Post, hanno partecipato pubblicando messaggi più articolati e “indipendenti” nei confronti della protesta. Il direttore del Foglio ha condiviso le ragioni dello sciopero, ma ha ritenuto inadeguato lo sciopero come strumento. La maggioranza della redazione della Sicilia ha ritenuto di non scioperare per rispetto delle disponibilità dell’azienda. Sabato sono stati pubblicati anche il GiornaleLibero, la VeritàItaliaOggi e diverse testate locali, oltre alla Gazzetta dello Sport. La redazione di quest’ultima e quella del Giornale hanno contestato le scelte dei rispettivi editori. Al quotidiano veneziano il Gazzettino un giornalista è stato contestato dalla redazione per aver aggiornato il sito, venerdì: la direzione e l’azienda hanno detto di non esserne state al corrente.

“La gravità di quanto avvenuto costringerà il Cdr, che ha subito coinvolto il Sindacato regionale e nazionale, a compiere una attenta valutazione su come procedere, a meno che da Azienda e Direzione – che si ipotizza e si spera non ne sapessero nulla – non arrivino immediati provvedimenti nei confronti del collega che ha utilizzato una stagista per fare il sito (cosa già normalmente vietata e resa ancora più vergognosa e sgradevole durante lo sciopero di venerdì 28 novembre, ma che è proseguita anche nella giornata di ieri).
I giornalisti del Gazzettino, da quasi un anno già alle prese con i tagli e le difficoltà imposte dallo stato di crisi, non meritano assolutamente di assistere anche ad episodi come questo” 
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domenica 30 Novembre 2025

Commistioni

L’azienda Prada ha comprato una pagina di pubblicità su alcuni maggiori quotidiani, venerdì, compresa Repubblica: che lo stesso venerdì ha dedicato una pagina a un’iniziativa di un brand del gruppo e una settimana prima aveva intervistato il suo amministratore delegato.

L’azienda ENI, forse il maggior inserzionista pubblicitario sui principali quotidiani nazionali, continua a essere il più visibile esempio di come buona parte delle pagine dell’Economia di quei quotidiani venga direttamente destinata alle comunicazioni aziendali, senza nessun criterio di interesse pubblico o di filtro giornalistico. Spesso, come in questo caso sul Giornale di venerdì, limitandosi a poche righe riprese da un comunicato e all’immagine – certo non nuova né significativa – di un amministratore delegato (in altri casi il testo è più articolato, ma i toni promozionali sono gli stessi: in generale la frase ” testimonia l’attenzione del gruppo ” è rivelatrice della genesi originale di un testo).


domenica 30 Novembre 2025

L’album degli editori

Anche questa settimana i rispettivi editori sono stati esibiti in immagini sia da Repubblica che dal Corriere della Sera, mercoledì.