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  • Mercoledì 4 gennaio 2012

L’omicidio di Stephen Lawrence

Oggi a Londra due uomini sono stati condannati per un omicidio a sfondo razzista che avvenne nel 1993 e che "cambiò il Regno Unito"

Oggi un giudice di una corte di Londra ha condannato due uomini al carcere a vita per l’omicidio di Stephen Lawrence, un ragazzo di 18 anni ucciso il 22 aprile 1993. L’omicidio, che aveva motivazioni razziste, è uno dei casi di cronaca nera più celebri del Regno Unito – “l’omicidio che ha cambiato la Gran Bretagna”, dice oggi il Guardian – e provocò forti reazioni dell’opinione pubblica, per la lentezza del sistema giudiziario e per le accuse di corruzione e di razzismo rivolte alla polizia di Londra. Per arrivare al verdetto contro Gary Dobson, 36 anni, e David Norris, 35 anni, sono state necessarie sette indagini della polizia, inchieste e modifiche legislative.

Stephen Lawrence era uno studente di 18 anni, di origini giamaicane e dagli ottimi risultati scolastici. Intorno alle dieci e mezzo di sera del 22 aprile 1993, stava aspettando l’autobus per tornare a casa insieme a un amico nella zona di Eltham, sudest di Londra. Venne raggiunto da un gruppo di ragazzi che gli lanciarono insulti razzisti e lo colpirono con due coltellate al torso. Lawrence provò a scappare, ma dopo aver percorso un centinaio di metri cadde a terra e morì poco dopo per le ferite ricevute.

Il pomeriggio del giorno successivo la polizia di Eltham ricevette una chiamata anonima che indicava i responsabili dell’omicidio in un gruppo di ragazzi della zona che giravano abitualmente armati di coltelli e intimidivano gli abitanti. La telefonata indicò due nomi, Neil Acourt e David Norris, che vennero arrestati solo dopo più di due settimane. Ad Acourt e Norris si aggiunsero poco dopo altri sospetti: Luke Knight, il fratello di Neil Acourt, Jamie, e Gary Dobson. Iniziò una lunga serie di indagini riprese ed interrotte, che non portarono a nessun processo. Nel 1995 la famiglia di Lawrence decise di iniziare una private prosecution, una pratica permessa dalla legislazione anglosassone che prevede che a condurre un procedimento criminale non sia l’equivalente del nostro pubblico ministero, rappresentante dello Stato, ma un soggetto privato. Si trattava del quarto caso di private prosecution nel Regno Unito in 130 anni. Anche questa pista, però, non portò a nulla, e il processo iniziato contro i cinque sospettati finì nel nulla nell’aprile 1996, dopo che il giudice giudicò inammissibile la testimonianza dell’amico di Lawrence che era presente al momento dell’omicidio.

Nel 1997, il tabloid Daily Mail pubblicò una delle prime pagine più celebri della sua storia: i cinque sospettati erano sotto il titolo “Assassini”, e il sottotitolo “Il Mail accusa questi uomini di omicidio. Se ci sbagliamo, che ci facciano causa”. Negli anni successivi, la famiglia di Lawrence chiamò in causa la polizia di Londra, accusata di razzismo, incompetenza e negligenza nella gestione del caso. I responsabili delle prime indagini vennero rimossi dall’incarico, mentre un’inchiesta della BBC rivelò nel 2006 che un poliziotto incaricato del caso (nel frattempo andato in pensione e titolare di un bar in Spagna) era stato pagato per proteggere David Norris dall’arresto dal padre di questi, Clifford Norris, un trafficante di droga.

Alcuni dei cinque principali sospettati, che continuano a dirsi innocenti, sono stati condannati nel 2002 e nel 2010 per episodi di razzismo (Norris e Neil Acourt) e per traffico di droga (Dobson). Nel 1999 vennero consegnati i risultati dell’inchiesta del giudice MacPherson, una delle diverse altre ordinate dalle massime autorità britanniche sull’operato della polizia nel caso, che confermò l’identità dei “cinque principali sospettati” e le mancanze nell’operato della polizia. Nel 2007 la polizia londinese annunciò che stava lavorando a nuovi elementi emersi nel caso dell’omicidio Lawrence, anche utilizzando tecniche di esame del DNA non ancora disponibili al momento dell’omicidio: le nuove indagini condussero all’arresto di Norris e Dobson nel settembre del 2010 e al processo concluso oggi, mentre contro i tre altri sospettati non è stato preso alcun nuovo provvedimento.

Dobson e Norris sono stati condannati alla detenzione “secondo la volontà di Sua Maestà”, la formula utilizzata nel Regno Unito per il carcere a vita, e dovranno scontare almeno 15 anni e due mesi e 14 anni e tre mesi, rispettivamente, prima di poter usufruire della libertà condizionata. I due hanno ricevuto una condanna più lieve in quanto minorenni all’epoca del delitto, e nel loro caso non sono state applicate le aggravanti che avrebbero ricevuto oggi, dopo le modifiche introdotte dal Criminal Justice Act nel 2003. Le modifiche introdotte in quest’ultima legge, che riguarda anche i crimini a sfondo razzista, vennero fortemente raccomandate proprio in conclusione dell’inchiesta ufficiale condotta sul caso Lawrence da Sir William MacPherson of Cluny, ex giudice della Corte Suprema, nel febbraio 1999.

Ma non è l’unico cambiamento legislativo introdotto dopo l’omicidio Lawrence. Mentre Norris non era mai stato giudicato colpevole da una giuria prima di pochi giorni fa, Dobson era già stato assolto: nel 2003 venne rivista anche la legislazione che stabilisce uno dei pilastri della tradizione giuridica occidentale, ovvero che una persona non può essere giudicata due volte per lo stesso reato. Le modifiche hanno introdotto la possibilità che, in presenza di nuove prove molto consistenti, un caso giudiziario concluso possa essere riaperto. Poiché nell’omicidio Lawrence la famiglia del ragazzo ha sempre combattuto per ricevere giustizia (fatto che, a testimonianza dell’importanza del caso, è stato riconosciuto pubblicamente anche dal premier britannico David Cameron dopo l’ultima sentenza) e che nuove prove a suo carico sono emerse da nuovi e modernissimi esami del DNA condotti sui reperti, Dobson è diventata la sesta persona nella storia del Regno Unito a ricevere due processi per la stessa vicenda.

foto: AP Photo/Family Handout/PA