Trump ha sanzionato la Corte penale internazionale
Accusandola di aver agito in modo illegittimo emettendo un mandato d'arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, suo stretto alleato

Giovedì il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo con cui ha imposto sanzioni contro la Corte penale internazionale (ICC), il principale tribunale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità. Trump ha motivato le sanzioni accusando la Corte di «azioni illegittime e infondate contro l’America e il nostro stretto alleato, Israele». Per quanto riguarda Israele, Trump ha fatto riferimento al mandato d’arresto internazionale emesso a novembre dalla Corte contro il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e contro l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant.
Va specificato che però né gli Stati Uniti né Israele sono firmatari dello Statuto di Roma, cioè il trattato che nel 1998 istituì la Corte penale internazionale, e quindi non ne riconoscono la giurisdizione. Nel caso del mandato d’arresto contro Netanyahu e Gallant questo significa che solo i paesi firmatari avrebbero l’obbligo di arrestarli, se si trovassero sul loro territorio (quindi non gli Stati Uniti, né tantomeno Israele stesso). E anche tra i paesi firmatari ci sono state posizioni contrastanti su questa possibilità.
Nella pratica le sanzioni danno agli Stati Uniti la possibilità di “congelare” beni appartenenti a membri dell’ICC, e di negare il visto a loro e ai loro familiari. Al momento comunque l’amministrazione Trump non ha comunicato i nomi delle persone che saranno interessate dalle sanzioni. Già durante il suo primo mandato Trump applicò sanzioni contro l’ICC: nel 2020, quando la Corte aprì un’indagine sui crimini commessi durante la guerra in Afghanistan sia dai talebani sia dall’esercito statunitense e dalla CIA, il governo di Trump rispose bloccando i conti americani della procuratrice a capo della Corte all’epoca, Fatou Bensouda, e del suo vice, oltre a imporre a loro e a diversi funzionari della Corte restrizioni di viaggio negli Stati Uniti.
L’ordine esecutivo è stato firmato un giorno dopo la visita di Netanyahu negli Stati Uniti. Netanyahu è uno strettissimo alleato di Trump, ed è stato il primo leader internazionale invitato a Washington da quando è iniziato il secondo mandato del presidente statunitense. Nell’incontro Trump ha fatto un annuncio che ha colto di sorpresa molti (anche dentro la sua amministrazione): ha proposto che gli Stati Uniti prendano il controllo della Striscia di Gaza, e che i due milioni di persone palestinesi che ci vivono se ne vadano.
È un piano che da subito è sembrato estremamente problematico: se attuato sarebbe infatti illegale per il diritto internazionale; inoltre Egitto e Giordania, i due paesi a maggioranza araba che nelle intenzioni di Trump dovrebbero accogliere i profughi palestinesi, hanno fatto capire di non essere disposti né pronti a farlo.
– Leggi anche: La Corte penale internazionale sta cambiando