Le foto della manifestazione contro la violenza sulle donne a Roma – 2017

L'ha organizzata il movimento femminista Non una di meno e c'erano migliaia di persone

Partecipanti alla manifestazione di Roma contro la violenza sulle donne
(Fabio Cimaglia / LaPresse)
Partecipanti alla manifestazione di Roma contro la violenza sulle donne (Fabio Cimaglia / LaPresse)

Oggi a Roma si è svolta la manifestazione del movimento femminista Non una di meno organizzata in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che esiste dal 1999 ed è, per l’appunto, il 25 novembre. Hanno partecipato alla manifestazione alcune migliaia di donne e uomini (soprattutto donne) da tutta Italia e di molte età diverse. Il corteo è cominciato in piazza della Repubblica, vicino alla stazione Termini, diretto a piazza di Porta San Giovanni. Tra i messaggi che si sono letti su striscioni, cartelli e palloncini ci sono: «Sul mio corpo decido io», «Sorella, io ti credo», «Siamo il grido di quelle che non hanno voce», «La violenza è l’ultimo rifugio del codardo», «#quellavoltache» e «Non dite alle donne come vestirsi, insegnate agli uomini a non stuprare».

Il 21 novembre Non una di meno ha presentato il proprio Piano contro la violenza maschile e la violenza di genere alla Casa internazionale delle donne di Roma, i cui punti principali sono:

  • reddito “di autodeterminazione” per le donne che decidono di uscire da una situazione di violenza;
  • nessun obbligo di denuncia nei pronto soccorso senza il consenso della donna;
  • più fondi per i centri antiviolenza;
  • garanzia d’indipendenza e laicità dei centri antiviolenza;
  • estensione incondizionata delle indennità (di maternità, di paternità e parentale) a tutte le tipologie contrattuali, non solo nel lavoro subordinato e non solo in presenza di un contratto di lavoro;
  • investimenti su percorsi di educazione nelle scuole e nelle università che mettano in discussione e superino il “binarismo di genere” e gli stereotipi di genere;
  • formazione dei giornalisti per smettere di rappresentare la violenza di genere come una “emergenza” o un “problema di sicurezza e ordine pubblico”, di indicare le donne come “vittime” e gli uomini maltrattanti come “presi da un raptus”;
  • eliminazione dell’obiezione di coscienza per l’interruzione volontaria di gravidanza negli ospedali pubblici;
  • sostegno dell’aborto farmacologico nei consultori;
  • apertura delle case pubbliche della maternità per evitare la violenza ostetrica durante il parto;
  • finanziamenti ai consultori per garantire l’accesso alla contraccezione, all’informazione e alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili;
  • il riconoscimento della protezione internazionale per le donne di origine straniera che si sottraggono a ogni forma di violenza, come per esempio la tratta degli esseri umani;
  • una banca dati sulle molestie nei posti di lavoro;
  • una banca dati per monitorare le differenze di retribuzione salariale;
  • una banca dati sull’applicazione della legge 194 del 1978 che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza.