L’energia costa sempre di più

Le bollette di gas ed elettricità continuano ad aumentare e il governo si è impegnato ad affrontare il problema, ma ci sono pochi dettagli

(Getty Images)
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Giovedì sera circa 3mila comuni italiani hanno spento per mezz’ora l’illuminazione dei loro monumenti ed edifici più rappresentativi, un’iniziativa simbolica per segnalare al governo le difficoltà per le amministrazioni comunali derivanti dall’aumento del costo dell’energia. L’Associazione nazionale comuni italiani (ANCI) si è in questo modo aggiunta alle numerose organizzazioni e associazioni di categoria che chiedono al governo nuovi interventi per contenere i prezzi delle bollette, in forte crescita e al punto da mettere a rischio la ripresa dopo due difficili anni di pandemia.

A che punto siamo
Il costo dell’energia è iniziato a crescere soprattutto in Europa con l’arrivo della stagione fredda e un aumento della domanda, soddisfatto con maggiori difficoltà rispetto al solito. Sulla minore disponibilità di gas – che viene impiegato sia per i riscaldamenti sia per la produzione di energia elettrica – hanno influito minori scorte, consegne in ritardo e di portata inferiore, problemi strutturali e di relazioni internazionali con alcuni dei più grandi fornitori, come la Russia. La forte ripresa delle attività industriali in Asia ha contribuito a un aumento della domanda di gas in quell’area, a scapito di altre zone.

Si stima che il prezzo di riferimento del gas sia aumentato del 330 per cento solo lo scorso anno, con un conseguente aumento del costo dell’energia sia per le attività industriali sia per i singoli consumatori.

Gli aumenti sono diventati via via visibili nelle bollette e ci sono stime su una spesa per l’energia che in Italia potrebbe essere in media di mille euro più alta per famiglia, con un aumento di oltre 400 euro per l’energia elettrica e di circa 600 euro per il gas.

Le imprese hanno già segnalato in più occasioni di non riuscire a sostenere un aumento così marcato del costo dell’energia, un problema che riguarda soprattutto le aziende energivore, cioè quelle che consumano molto gas ed elettricità per le loro produzioni: vetro, ceramica, cemento, legno, carta e metalli.

Il Centro studi di Confindustria ha stimato che quest’anno il costo dell’energia per le imprese sarà di 37 miliardi. Nel 2018 era stato di 8 miliardi e nel 2020 di 20 miliardi.

Cosa fa il governo
Negli ultimi mesi il governo è intervenuto più volte adottando misure per attenuare gli effetti dell’aumento del costo dell’energia. L’ultimo intervento risale alla fine di gennaio ed era contenuto in un nuovo decreto “sostegni”, con il quale erano stati annunciati 1,7 miliardi di euro in aggiunta ai 3,8 miliardi di euro stanziati in precedenza e sempre riferiti al primo trimestre di quest’anno.

Il denaro era stato destinato principalmente a contenere la spesa nelle bollette degli oneri generali di sistema, voce sotto cui ricadono molte iniziative sia per il miglioramento dell’efficienza energetica sia per il sostegno di varie politiche industriali. Il decreto comprendeva inoltre un contributo d’imposta per compensare almeno in parte gli alti costi dell’energia che devono affrontare le imprese energivore.

Benché accolti positivamente, gli interventi erano stati definiti insufficienti da numerosi osservatori e da parte dei partiti che sostengono il governo. In seguito ai nuovi aumenti, mercoledì il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha annunciato «un intervento di ampia portata nei prossimi giorni» per affrontare nuovamente il problema.

Draghi non ha però fornito altri dettagli e non è chiaro se sarà già approvato qualcosa nel corso di un Consiglio dei ministri la prossima settimana o se sarà necessario più tempo.

L’ipotesi, anticipata da alcuni esponenti del governo, è che il nuovo intervento abbia una portata tra i 5 e i 7 miliardi di euro, circostanza che porterebbe a un raddoppio della cifra stanziata finora per affrontare gli aumenti del costo dell’energia.

Si sta valutando la possibilità di estendere gli sgravi a più famiglie rispetto alle attuali regole, che rendono accessibili i benefici a chi abbia un ISEE non superiore a 8.265 euro, o a 20mila euro nel caso di famiglie con almeno quattro figli a carico (rientra anche chi ha reddito o pensione di cittadinanza). Le famiglie finora coinvolte sono state circa 2,5 milioni per il bonus gas e circa 3 milioni per quello elettrico. Un’estensione implicherebbe lo stanziamento di maggiori risorse, che però in parte dovranno essere destinate alle imprese.

Per le aziende, bonus e sgravi potrebbero essere legati all’introduzione di nuovi meccanismi per incentivare il consumo di energia prodotta da fonti rinnovabili, con sistemi di compensazione da applicare fino al 2023 compreso.

Le imprese chiedono inoltre che siano riviste le quote di produzione nazionale di gas, in modo da avere maggiori scorte e a prezzi più stabili. Interventi di questo tipo, oltre a essere piuttosto onerosi, potrebbero incontrare qualche resistenza da parte dell’Unione Europea.

Il reperimento dei fondi necessari non sarà inoltre semplice, soprattutto per le misure da adottare in tempi brevi per incidere subito sulle bollette.