Perché sta aumentando il prezzo dell’energia

E quindi anche le bollette di gas ed elettricità: c'entrano le materie prime sempre più care e un sistema di permessi per emettere anidride carbonica, tra le altre cose

(Dan Kitwood/Getty Images)
(Dan Kitwood/Getty Images)

Martedì, durante il convegno della CGIL organizzato a Genova, il ministro per la Transizione ecologica, Roberto Cingolani, ha detto che nel prossimo trimestre ci si attende che la bolletta dell’energia elettrica possa aumentare del 40 per cento. La segnalazione di Cingolani si è aggiunta a quelle già fatte negli ultimi mesi da analisti ed economisti riguardo all’incremento dei costi dell’energia.

Nello scorso trimestre il prezzo dell’elettricità era aumentato del 20 per cento, ma il governo italiano era intervenuto stanziando 1,2 miliardi di euro per mantenere l’incremento dei prezzi delle bollette al di sotto del 10 per cento. Nelle prossime settimane potrebbero essere valutate soluzioni simili in vista dei nuovi aumenti, ma ogni operazione di questo tipo grava sensibilmente sui conti pubblici.

Il problema dell’aumento del prezzo dell’elettricità non riguarda solamente l’Italia ed è dovuto sia all’aumento dei prezzi delle materie prime, come gas e combustibili derivanti dal petrolio, sia all’aumento dei costi per le aziende che producono energia.

Dal secondo trimestre del 2020 allo scorso agosto, il prezzo dell’energia elettrica per i consumatori italiani è passato da 16,08 a 22,89 centesimi di euro per kilowattora. Questo aumento di oltre il 42 per cento è calcolato partendo dal servizio “in maggior tutela”, la tipologia di contratto disponibile in Italia da quando è stato liberalizzato il mercato delle forniture per elettricità e gas. Chi vi aderisce ha la garanzia di ottenere gas ed energia elettrica alle condizioni stabilite dall’Autorità di regolazione per energia, reti e ambiente (ARERA), a differenza del mercato libero, dove gli operatori hanno qualche autonomia in più nel fare offerte e nello stabilire prezzi (che comunque non si discostano molto da quelli in maggior tutela).

Diversi fattori hanno contribuito all’aumento dei prezzi dell’energia osservato negli ultimi mesi. Dopo un periodo di sensibile rallentamento dovuto alla pandemia da coronavirus, le attività produttive hanno ripreso determinando un rapido aumento della domanda per le materie prime, difficili da reperire a causa di problemi di disponibilità e di trasporto. Questi problemi hanno interessato anche le materie prime con cui si produce la maggior parte dell’energia in Europa: il prezzo del petrolio è aumentato del 200 per cento dalla primavera del 2020, e quello del gas naturale del 30 per cento solo nel secondo trimestre del 2021.

In Italia il gas naturale è impiegato per produrre circa il 40 per cento dell’energia elettrica, di conseguenza un marcato aumento del suo prezzo si riflette sul costo dell’elettricità. L’Europa ha una forte dipendenza dalle forniture della Russia, che in questo periodo ha ridotto i flussi a vantaggio dei paesi asiatici. Alcuni problemi nei giacimenti del Mare del Nord hanno inoltre reso disponibili meno quantità di gas prodotto direttamente in Europa, e il progressivo esaurimento di uno dei più importanti giacimenti nei Paesi Bassi non sta aiutando.

Un ulteriore fattore è il sensibile aumento dei prezzi dei permessi per emettere anidride carbonica, che le aziende si scambiano attraverso l’Emission trading system europeo. I permessi sono rilasciati dalle autorità europee in numero limitato e vengono poi scambiati tra le aziende, con quelle meno inquinanti che possono vendere i propri alle industrie che producono più emissioni.

Il sistema esiste da oltre 15 anni e ha l’obiettivo di ridurre la produzione di gas inquinanti, tra le principali cause del riscaldamento globale. Periodicamente la quantità di permessi viene ridotta, proprio per incentivare il passaggio a produzioni più sostenibili, e di conseguenza il loro prezzo aumenta. Gli aumenti da inizio anno hanno avuto ripercussioni sulle società che producono energia da combustibili fossili, che a loro volta scaricano poi parte dei costi nella bolletta.

Nel suo intervento, il ministro Cingolani ha fatto riferimento a queste dinamiche e alla necessità di intervenire per evitare che le bollette di elettricità e gas aumentino considerevolmente nell’ultima parte dell’anno.

Non è però ancora chiaro che cosa voglia fare il governo, anche se ci sono ipotesi su provvedimenti simili a quelli assunti nei mesi scorsi per contenere gli aumenti delle bollette, con un intervento sugli “oneri generali di sistema”, una delle voci che incidono di più sul prezzo finale della bolletta. In Spagna il primo ministro Pedro Sánchez ha annunciato che sarà imposto un prezzo massimo per il gas e che ci sarà una riduzione della tassa sull’elettricità, con una riduzione di quasi 1,5 miliardi di euro di entrate per i conti pubblici.

La misura era però temporanea e nel frattempo i prezzi per l’energia sono continuati ad aumentare in buona parte dell’Europa, con rischi soprattutto per la fascia della popolazione che non si può permettere sistemi di riscaldamento adeguati (in Italia si stima sia quasi il 9 per cento delle famiglie, 2,3 milioni di individui). Nel caso di un inverno particolarmente rigido, il problema potrebbe essere ancora più sentito a causa dei maggiori consumi e del conseguente aumento della domanda.