I dati della settimana su coronavirus e vaccinazioni in Italia

Sta continuando il calo generale dei contagi e del numero dei morti: in Toscana e Campania molti ospedali sono in difficoltà

Negli ultimi sette giorni la curva dei contagi ha continuato a scendere e c’è stato un calo dei decessi, anche se la pressione sulle terapie intensive è rimasta piuttosto alta. I dati dicono che quasi tutte le regioni stanno uscendo dalla terza ondata dell’epidemia, ma la situazione è ancora delicata in molte province.

Gli effetti delle campagna vaccinale, che ha l’obiettivo di ridurre drasticamente il numero di pazienti in gravi condizioni e i morti, non sono ancora così evidenti: il calo dei contagi, dei ricoverati in terapia intensiva e dei decessi è molto simile a quello registrato nelle prime due ondate, per effetto delle misure restrittive.

Nell’ultima settimana, dal 9 al 15 aprile, sono stati notificati 108.568 nuovi positivi al coronavirus, l’1,8 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. Una variazione percentuale così limitata farebbe pensare a una discesa più lenta del previsto, in realtà è il risultato di un’illusione ottica dei dati: dal 2 all’8 aprile erano stati eseguiti molti meno tamponi a causa delle festività pasquali e questo ha limitato il lavoro di tracciamento. Il calo della scorsa settimana era quindi sovrastimato, e quello degli ultimi sette giorni sottostimato, di conseguenza. Nonostante questi limiti, si conferma un calo dei contagi.

Nel prossimo monitoraggio, venerdì prossimo, si potrà avere un’idea più precisa sull’andamento dell’epidemia.

In questo grafico si può notare l’andamento non lineare del numero di tamponi: c’è stata una notevole diminuzione nella settimana delle festività pasquali.

Nell’ultima settimana i decessi sono stati 2818, il 6,5 per cento in meno rispetto ai sette giorni precedenti. Anche il dato sulle morti ha qualche problema: venerdì 9 aprile la Sicilia ha notificato 258 decessi di persone morte negli ultimi mesi, causando un picco che ha alterato il monitoraggio.

Per mostrare un andamento più chiaro, dal grafico dei decessi sono stati esclusi tutti i morti notificati dalla Sicilia venerdì 9 aprile: questo accorgimento può portare a una leggerissima sottostima del dato complessivo (parliamo di una decina di decessi).

Il Friuli Venezia Giulia è ancora la regione con la più alta incidenza di decessi sulla popolazione: 8,6 morti ogni 100mila abitanti, in calo rispetto ai 10,8 morti ogni 100mila abitanti dei sette giorni precedenti. L’incidenza è cresciuta anche in Liguria, passata da 3 a 7,2 morti ogni 100mila abitanti, in Abruzzo e Puglia con 6,6 decessi ogni 100mila abitanti, e in Piemonte con 6,3 morti ogni 100mila abitanti.

Le regioni che hanno superato l’incidenza di 250 casi settimanali ogni 100mila abitanti, una soglia d’allerta fissata dal governo per introdurre misure restrittive come le aree rosse o per consentire ai presidenti delle Regioni di decidere l’eventuale chiusura delle scuole in alcune aree più circoscritte, sono state due: Valle d’Aosta e Puglia. Negli ultimi sette giorni in Valle d’Aosta sono stati notificati 319 nuovi positivi ogni 100mila abitanti, in Puglia 261.

Anche Campania e Basilicata sono arrivate vicine alla soglia, rispettivamente con 238 e 237 nuovi casi ogni 100mila abitanti. In questa infografica pubblicata dall’associazione onData si può consultare l’andamento mensile dell’incidenza in tutte le regioni.

La mappa che mostra l’incidenza nelle province italiane consente di visualizzare nel dettaglio la situazione sul territorio. Nell’ultima settimana in provincia di Taranto, in Puglia, sono stati trovati 339 nuovi casi ogni 100mila abitanti, un dato in calo rispetto ai 351 dei sette giorni precedenti. In provincia di Bari l’incidenza è stata di 293 nuovi positivi ogni 100mila abitanti, a Foggia 295.

Giovedì la Regione Puglia ha esteso la possibilità di eseguire tamponi anche alle aziende private: l’obiettivo è di rafforzare la rete di tracciamento per coprire rapidamente l’esteso territorio della regione, trovare subito i positivi, anche asintomatici, e metterli in isolamento.

L’incidenza settimanale ha superato la soglia di 250 casi ogni 100mila abitanti anche in molte altre province oltre ovviamente ad Aosta come già detto: Cuneo e Asti in Piemonte, Trieste in Friuli Venezia Giulia, Prato in Toscana, Forlì-Cesena in Emilia-Romagna, Benevento e Napoli in Campania, Nuoro in Sardegna e Palermo in Sicilia.

Come mostra questo grafico, negli ultimi sette giorni l’incidenza dei nuovi casi è aumentata in Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Sardegna, Sicilia e leggermente in Puglia e in Umbria.

Anche l’andamento del numero assoluto di casi a livello regionale ha risentito dei già citati problemi della settimana di Pasqua. Qualcosa sulle tendenze però si può dire: in Campania il numero assoluto dei casi è cresciuto ed è tornato ai livelli di due settimane fa, mentre si è confermato il calo in Lombardia, Piemonte, Toscana, Emilia-Romagna e Lazio.

Il grafico qui sotto aiuta a capire in quali regioni la situazione sta peggiorando: oltre a quelle già segnalate la scorsa settimana, come Sardegna e Sicilia, ci sarà da tenere d’occhio soprattutto la Basilicata.

Al momento sono tredici le regioni che superano la soglia del 30 per cento dei posti letto in terapia intensiva occupati da malati di COVID-19 sul totale dei posti disponibili: Calabria, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e la provincia autonoma di Trento.

Tra gli altri, sembrano essere molto sotto pressione gli ospedali della Toscana, in particolare nelle province di Firenze, Prato e Pistoia: secondo un report regionale pubblicato dal Corriere Fiorentino, mercoledì erano 134 i posti letto occupati nelle terapie intensive riservate ai malati di COVID-19, e solo cinque liberi.

Anche in Campania gli ospedali sono in difficoltà: al Cardarelli, a Napoli, molti pazienti sono costretti ad aspettare per ore nel reparto di pronto soccorso perché è difficile trovare letti nei reparti e in terapia intensiva.

L’afflusso dei malati in gravi condizioni è invece calato in Emilia-Romagna, una delle regioni che durante la terza ondata hanno avuto più pressione sulle terapie intensive. Fabrizio Giostra, direttore della medicina d’urgenza e del pronto soccorso del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, ha detto che negli ultimi giorni gli accessi quotidiani, in media, sono stati circa la metà rispetto a un mese fa. «Siamo passati da 40 al giorno a 20 al giorno», ha detto Giostra in un’intervista a Repubblica Bologna.

Giovedì 15 aprile la campagna vaccinale ha superato la soglia di 10 milioni di prime dosi, mentre 4,2 milioni di persone hanno ricevuto anche la seconda dose del vaccino. Nell’ultima settimana i ritmi di vaccinazione sono rimasti piuttosto stabili, dopo la flessione registrata nella settimana delle festività pasquali: ci si è assestati intorno alle 300mila somministrazioni al giorno.

Il Molise ha continuato a mantenere ritmi di vaccinazione alti: ha somministrato la seconda dose all’8,6 per cento degli abitanti. La percentuale è alta anche in Piemonte, 8,5 per cento, Emilia-Romagna e Liguria con l’8,2 per cento e la provincia autonoma di Bolzano con l’8,1 per cento.

Nonostante le nuove consegne, molte regioni non sono riuscite ad aumentare il numero di dosi somministrate ogni giorno: la Calabria, per esempio, è molto in difficoltà e ha ancora decine di migliaia di dosi di AstraZeneca non utilizzate.

– Leggi anche: La diffidenza verso AstraZeneca è particolarmente grave in Calabria

In Emilia-Romagna l’87 per cento delle persone con più di 80 anni ha ricevuto almeno una dose del vaccino. La percentuale è alta anche in Veneto, dove l’86,8 degli anziani ha ricevuto almeno una dose, in Basilicata e in Lombardia, che hanno raggiunto rispettivamente l’85,9 e l’85,6 per cento. La Sicilia è la regione che ha somministrato meno dosi agli anziani: solo il 55 per cento delle persone con più di 80 anni ha ricevuto almeno una dose.

In tutta Italia è stato utilizzato l’83,2 per cento delle dosi consegnate: 14,2 milioni di dosi su 17,1 milioni. La regione che ne ha utilizzate di più è il Veneto, l’89,3 per cento. In Calabria, invece, è stato somministrato solo il 72,8 per cento delle dosi consegnate. È stato utilizzato l’87 per cento delle dosi consegnate da Pfizer-BioNTech, il 74 per cento di AstraZeneca e il 73 per cento di Moderna.

In questa infografica è possibile consultare l’andamento delle campagne vaccinali e la curva di contagi, ricoveri in terapia intensiva e decessi in gran parte dei paesi del mondo. Basta cliccare sul filtro per scegliere il paese. Uno dei paesi che hanno vaccinato più persone in poco tempo è il Bhutan, un piccolo stato asiatico tra la Cina e l’India. In pochi giorni ha vaccinato 477mila persone, il 61 per cento di tutta la popolazione e l’85 per cento della popolazione adulta.