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  • Mercoledì 14 aprile 2021

La diffidenza verso AstraZeneca è particolarmente grave in Calabria

Le rinunce sono molto diffuse, come in altre regioni, e le dosi somministrate sono state solo il 36% di quelle consegnate

Le vaccinazioni nel palazzetto dello sport di Vibo Valentia (Valeria Ferraro/SOPA Images via ZUMA Wire)
Le vaccinazioni nel palazzetto dello sport di Vibo Valentia (Valeria Ferraro/SOPA Images via ZUMA Wire)

Nei punti vaccinali della Calabria si sono accumulate 80mila dosi del vaccino AstraZeneca: finora ne sono state somministrate solo 45mila, di cui pochissime negli ultimi giorni, e il problema dello scarso utilizzo si è aggravato a causa delle tante rinunce. Molte persone prenotate non si sono presentate all’appuntamento: è successo anche in altre regioni, ma in Calabria la diffidenza nei confronti di AstraZeneca sta rallentando la campagna vaccinale in modo particolarmente evidente. È stato utilizzato solo il 36 per cento delle dosi del vaccino, mentre in tutte le altre regioni è stato superato almeno il 50 per cento.

Nelle ultime settimane il vaccino di AstraZeneca è stato al centro di estese discussioni, dopo gli approfondimenti sul possibile legame con alcuni rari problemi circolatori, non escluso dall’EMA, l’agenzia europea per i medicinali. Sulla base di questa valutazione l’AIFA, l’agenzia italiana del farmaco, aveva consigliato la somministrazione preferibilmente alle persone con più di 60 anni, visto che i pochi casi di possibili effetti collaterali riguardavano comunque persone più giovani (prevalentemente donne). Una raccomandazione apparentemente in contrasto con quella di fine di febbraio con cui AstraZeneca era stato raccomandato alle persone sotto ai 65 anni: in quel caso, però, la raccomandazione dipendeva dalla momentanea mancanza di dati completi sull’efficacia tra gli anziani, e non per questioni di sicurezza. I dati erano poi arrivati, confermando che il vaccino AstraZeneca offre un’alta protezione dai casi gravi e mortali della COVID-19, e quindi era stato esteso agli over 65.

È complesso capire quali siano le effettive conseguenze del caos comunicativo, delle sospensioni e delle notizie diffuse con toni allarmistici sull’andamento della campagna vaccinale. Nei giorni scorsi medici e amministratori di molte regioni hanno provato a quantificare l’impatto delle rinunce ad AstraZeneca, dovute a una certa diffidenza per il vaccino. In Sicilia, il presidente della Regione Nello Musumeci ha detto addirittura che «su 100 persone, 80 dicono no».

In altre regioni il tasso di rinunce è stato paragonabile, in altre nettamente più basso, in altre ancora quasi nullo: in Lombardia il 15 per cento dei prenotati non si è presentato all’appuntamento, in Piemonte tra il 10 e il 20 per cento, in Sardegna il 50, in Puglia il 40 per cento, mentre il presidente della Liguria Giovanni Toti ha detto che le rinunce sono state tra l’1 e il 3 per cento. Dopo la conclusione delle vaccinazioni alle persone con più di 80 anni, attualmente in quasi tutte le regioni il vaccino di AstraZeneca è utilizzato soprattutto fra 60 e 79 anni e nei prossimi giorni sarà importante capire se il tasso di rinunce registrato nei giorni scorsi cambierà.

Al momento in Calabria non ci sono numeri precisi. La scorsa settimana i quotidiani regionali hanno pubblicato una nota diffusa da fonti della task force regionale che parlava di segnalazioni di rinunce nell’ordine «del 10, massimo 20 per cento» anche se alcuni medici sentiti dal Post dicono che le percentuali sono molto più alte. La stessa nota diceva che le perplessità tra i calabresi erano state causate dalla contraddittorietà delle informazioni e che la confusione «è un fattore che alimenta una certa tendenza alla rinuncia».

(Valeria Ferraro/SOPA Images via ZUMA Wire)

Anche Nino Spirlì, che regge temporaneamente la giunta regionale della Calabria dopo la morte della presidente Jole Santelli, sostiene che la diffidenza sia stata causata dalla cattiva informazione e, per evitare di alimentare le polemiche, non parla spesso di questo problema. La Calabria, ora in zona arancione, è riuscita a somministrare fino a undicimila dosi al giorno, il 10 aprile, ma dopo il picco non sono mai state superate le quattromila vaccinazioni al giorno. Numeri che Spirlì considera comunque «eccezionali, raggiunti nonostante molti calabresi si siano allontanati dalla possibilità di ricevere il vaccino perché ne temono uno dei tre», ha detto durante un’intervista alla trasmissione “Tutti figli di Gallo”, senza mai nominare AstraZeneca. «Voglio tranquillizzare: l’intero popolo britannico è stato vaccinato con questo vaccino e il numero dei contagiati e dei morti si è abbassato in maniera pazzesca».

Nonostante i tentativi di rassicurare, i dati e le testimonianze dei medici dicono che in Calabria c’è un grande problema con AstraZeneca. I dati, innanzitutto: come già detto, sono state somministrate 45mila dosi, il 36 per cento delle 124mila consegnate finora. Il mancato utilizzo non riguarda gli altri vaccini: finora in Calabria è stato utilizzato l’89,7 per cento delle dosi consegnate di Pfizer-BioNTech e l’87,3 per cento di Moderna, percentuali in linea con quelle registrate in tutte le altre regioni. Questa notevole differenza che interessa AstraZeneca è il motivo per cui la Calabria è l’ultima regione per ritmi di vaccinazione: ha utilizzato complessivamente solo il 75 per cento delle dosi consegnate.

Lunedì mattina a Vibo Valentia decine di persone in attesa della vaccinazione sono state rimandate a casa perché non era stata consegnata la fornitura di vaccini Pfizer-BioNTech: l’azienda sanitaria è stata costretta ad annullare quasi tutti gli appuntamenti. Le dosi rimaste sono state utilizzate per i richiami, ma molte persone in attesa rientravano nella categoria dei fragili, a cui è raccomandato Pfizer-BioNTech (o Moderna, di cui però sono disponibili pochissime dosi), quindi la loro vaccinazione è stata rimandata, e tra chi era rimasto in pochi hanno acconsentito a ricevere il vaccino di AstraZeneca nonostante fosse disponibile. All’esterno del palazzetto dello sport, dove è stato allestito il punto vaccinale, le persone hanno protestato. Antonio Talesa, responsabile del 118 e referente medico aziendale dell’azienda sanitaria vibonese, è intervenuto per invitare tutti alla calma ed evitare assembramenti. «In questo momento c’è solo disponibilità di AstraZeneca, chi vuole può farlo», ha detto. «Non è colpa né dell’azienda sanitaria, né della Regione».

Le persone in attesa fuori dal palazzetto dello sport di Vibo Valentia (Valeria Ferraro/SOPA Images via ZUMA Wire)

In provincia di Vibo Valentia, la mancata consegna delle dosi di Pfizer-BioNTech di fatto ha interrotto la campagna vaccinale per un paio di giorni. Nazzareno Brissa, segretario del FIMMG, il principale sindacato dei medici di base, è uno dei medici impegnati nelle somministrazioni. Ha dato la sua disponibilità nonostante sia da poco tempo in pensione. Brissa conferma che ci sono molte rinunce, soprattutto tra le persone anziane, e spiega che lui e i suoi colleghi stanno cercando di tranquillizzare tutti i loro pazienti. «L’importante è spiegare in modo molto chiaro e trasparente l’incidenza delle controindicazioni, che è bassa». Oltre ad essere preoccupato per la diffidenza nei confronti di AstraZeneca, Brissa dice che anche le forniture limitate degli altri vaccini sono un grande problema, perché nonostante i mancati appuntamenti degli ultimi giorni si trova sempre qualcuno da vaccinare.

A Cosenza invece la situazione è più critica: oltre ai ritardi della campagna vaccinale, la terza ondata dell’epidemia sta causando centinaia di nuovi contagi al giorno e molti decessi. Negli ultimi giorni due persone sono morte mentre erano in ambulanza, in attesa di essere ricoverate nell’ospedale dell’Annunziata. Medici e infermieri che lavorano nel reparto COVID-19 non hanno giorni liberi da quattro settimane a causa dei continui ricoveri di pazienti in gravi condizioni. Martedì sono stati confermati 234 nuovi positivi per 690mila abitanti, l’incidenza più alta delle province calabre.

Una nuova grave emergenza dovrebbe spingere molte persone a vaccinarsi per ridurre le possibilità di gravi complicanze, eppure anche a Cosenza rinunciano ad AstraZeneca. «Non so quanti pazienti mi stanno chiamando, non faccio altro che tranquillizzare tutti» spiega Claudio Picarelli, chirurgo che lavora per l’azienda ospedaliera. È il segretario della FISMU, la Federazione Italiana Sindacale dei Medici Uniti, e da angiologo – lo specialista che si occupa di vasi sanguigni – conosce bene le trombosi di cui si è parlato nelle ultime settimane. Dice che sta cercando di convincere anche molti suoi conoscenti, scettici nonostante le sue continue rassicurazioni.

Uno dei possibili rimedi alle rinunce è avere subito a disposizione una lunga lista di riserve, persone disposte a essere vaccinate anche se avvertite nel giro di poco tempo. È stata una delle prime indicazioni date a tutte le regioni dal commissario straordinario Francesco Figliuolo. Secondo Picarelli è l’unico modo per far accelerare la campagna vaccinale. Spiega che è solo una questione di organizzazione, perché lo stesso metodo viene utilizzato con successo per le operazioni programmate negli ospedali. «Se dieci persone rifiutano, dobbiamo averne subito altre dieci pronte. In una provincia come Cosenza dovremmo avere duecento persone in preallarme».

Nei prossimi giorni il ritmo di vaccinazione dovrebbe crescere grazie ai nuovi centri vaccinali aperti dalla regione. Mercoledì ne verrà aperto uno a Corigliano-Rossano, un comune di 75mila abitanti in provincia di Cosenza. Le prenotazioni sono state aperte anche per gli appuntamenti nel nuovo centro vaccinale di Cirò Marina, in provincia di Crotone, mentre nei prossimi giorni apriranno a Siderno, in provincia di Reggio Calabria, e a Mesoraca, nell’entroterra crotonese. Martedì si è riunita l’unità di crisi della regione con tutti i responsabili delle aziende sanitarie per capire come integrare i nuovi centri vaccinali nell’organizzazione della campagna. L’obiettivo è arrivare a somministrare 20mila dosi al giorno entro i prossimi quindici giorni.


Se fosse solo per Pfizer-BioNTech e Moderna, non sarebbe così proibitivo, ma molto dipenderà dall’utilizzo di AstraZeneca. Fortunato Varone, capo della Protezione civile regionale e delegato per l’emergenza COVID-19, ha spiegato che il problema delle rinunce diminuirà con l’apertura della vaccinazione alle persone tra 60 e 79 anni, perché adesso chi si prenota è convinto di voler essere vaccinato. Per migliorare l’organizzazione della campagna vaccinale, le aziende sanitarie dovranno inviare alla Protezione civile una richiesta di fabbisogno settimanale e giornaliero: in questo modo si potranno gestire meglio i calendari e le consegne delle dosi, senza creare lunghe attese e senza dover mandare a casa le persone che si erano prenotate, come è avvenuto negli ultimi giorni.

Dovrebbero essere risolti anche i dubbi sulla categoria del piano vaccinale chiamata “Altro”, in cui sono state inserite migliaia di persone vaccinate che non rientravano nelle definizioni di operatore sanitario, over 80, personale scolastico e forze dell’ordine. Negli ultimi giorni molti quotidiani hanno erroneamente parlato delle persone comprese in questa categoria come di «furbetti che hanno saltato la coda». In realtà, in Calabria come in tutte le altre regioni, anche i fragili e le persone tra 70 e 80 anni sono stati inseriti in questa categoria in attesa che nel piano nazionale venga specificata una definizione più dettagliata. Varone ha spiegato che la Calabria ha rispettato le indicazioni del piano nazionale, non ha concesso deroghe ad altre categorie, e che in “Altro” sono stati inseriti molti 70enni e cosiddetti fragili.

Durante la riunione dell’unità di crisi sono stati diffusi anche i risultati dell’ultimo studio sulla prevalenza della variante inglese, più contagiosa, trovata nell’80,1 per cento di tutti i casi analizzati: è uno dei motivi che spiegano questa terza ondata così grave nella regione. Gli ultimi dati hanno convinto la Regione a introdurre nuove zone rosse locali. Dopo Acri, Altomonte, Crosia, San Giovanni in Fiore e Cutro, martedì sono state previste misure più restrittive anche nei comuni di Botricello, in provincia di Catanzaro, e nella frazione Fossato Jonico del comune di Montebello Jonico, in provincia di Reggio Calabria.