Due scambi hanno riacceso la rivalità più importante dell’NBA
Quella decennale tra LeBron James e Stephen Curry, che molti davano per finita dopo un inizio di stagione deludente

Due importanti movimenti di mercato hanno cambiato le previsioni di molti commentatori e appassionati sul resto della stagione di NBA, che è il principale campionato di basket nordamericano e il più seguito al mondo. Il 2 febbraio scorso i Los Angeles Lakers hanno scambiato Anthony Davis con Luka Doncic dei Dallas Mavericks: uno scambio che molti esperti hanno definito «sconvolgente», dato che Davis è un giocatore di alto livello ma quasi trentaduenne, mentre Doncic ha 26 anni ed è considerato uno dei migliori tre o quattro cestisti al mondo. Durante l’ultima notte di mercato invece i Golden State Warriors di San Francisco hanno preso Jimmy Butler dai Miami Heat in un complesso scambio che coinvolgeva cinque squadre.
Si è parlato molto di più dell’arrivo di Doncic a Los Angeles che di quello di Butler a San Francisco, ma entrambi gli scambi stanno avendo un grosso impatto sulle due squadre, che per alcuni mesi avevano ottenuto risultati deludenti o comunque sotto le aspettative. Soprattutto però, i nuovi acquisti sembrano aver migliorato molto le prestazioni dei rispettivi giocatori più importanti, LeBron James dei Lakers e Stephen Curry degli Warriors. Sono due dei giocatori più forti di sempre, per anni si sono contesi il ruolo di giocatore migliore della lega e si sono incontrati più volte nelle partite decisive per il titolo, ma sono anche entrambi in una fase calante della carriera e in questa stagione sembravano aver perso energia e motivazioni.
Fino a gennaio i Lakers di James avevano risultati molto instabili e vincevano circa una partita su due. Gli Warriors invece avevano il peggior attacco della stagione e non sembravano più capaci di competere per un posto nei playoff, cioè le fasi finali a cui accedono 8 squadre per ciascuno dei due gironi in cui è divisa la NBA.
Con l’arrivo di Doncic le cose sono cambiate: i Lakers ora non perdono da 7 partite e ne hanno vinte 12 delle ultime 14, passando da quinti a secondi nella Western Conference, cioè il girone dell’NBA che comprende le squadre nell’ovest degli Stati Uniti (l’altro è la Eastern Conference, che comprende le squadre dell’est: ma ci sono partite tra squadre di Western e Eastern Conference). Gli Warriors di Curry e Butler, invece, hanno vinto 7 delle ultime 9 partite giocate e per loro i playoff sono tornati a essere un obiettivo più realistico, dato che ora sono al sesto posto della Western Conference.
La rivalità tra James e Curry iniziò nel 2015, quando James giocava ancora nei Cleveland Cavaliers: dal 2015 al 2018 i due si incontrarono per quattro anni di fila nelle finali NBA, che vennero vinte tre volte dagli Warriors e una volta dai Cavaliers, con una rimonta diventata storica per gli appassionati. Anche dopo il passaggio di James ai Lakers nel 2019, la rivalità tra i due continuò. Entrambi rimasero i giocatori più forti delle rispettive squadre e vinsero un altro titolo NBA a testa, facendo proseguire per qualche anno il dibattito su chi fosse il più forte.
Fino allo scorso gennaio però sembrava che le loro carriere fossero ormai vicine alla fine, e insieme a queste anche la loro rivalità. Dopo aver giocato assieme alle Olimpiadi di Parigi 2024 per la nazionale statunitense, vincendo una medaglia d’oro, i loro risultati sul campo erano iniziati a calare. James sembrava stesse cominciando a sentire i suoi 40 anni: per la prima volta in carriera, le statistiche dicevano che i Lakers andavano meglio quando lui era in panchina.
Curry, che di anni ne ha 36 e che è uno dei migliori tiratori da tre punti della storia, fino a gennaio segnava solo il 38 per cento dei suoi tiri da tre e aveva una media poco più alta di 22 punti a partita, il suo risultato più basso dal 2019-2020: una stagione in cui Curry si era fratturato la mano e i suoi compagni più forti se n’erano andati o si erano infortunati anche loro. I dati di oggi, però, mostrano due giocatori diversi e nuovamente decisivi per le loro squadre, e il motivo sembra stare proprio nei loro due nuovi compagni di squadra.
Nonostante alcuni dubbi iniziali sulle capacità di James e Doncic di giocare insieme, con il nuovo compagno di squadra le statistiche di James sono migliorate e a febbraio è persino stato nominato miglior giocatore del mese in NBA. La sua media di punti, assist e rimbalzi di febbraio è stata paragonabile a quella del 2012, l’anno in cui vinse il premio di MVP, cioè di miglior giocatore della stagione (la sigla sta per most valuable player).
Prima dell’ arrivo di Doncic, nei Lakers il ruolo del playmaker – cioè colui che gestisce il gioco e organizza l’attacco della squadra – era spesso coperto da LeBron James. Uno dei punti di forza di James è sempre stata la sua capacità di adattarsi a diversi ruoli con l’avanzare degli anni, ma ora che ne ha 40 è diventato sempre più difficile per lui portare rapidamente la palla nell’area avversaria e rimanere allo stesso tempo fisicamente pronto per difendere subito dopo. Ne stava risentendo tutta la squadra. Da inizio febbraio invece il playmaker dei Lakers è diventato Doncic, che nel suo ruolo è uno dei migliori della lega: nonostante rispetto agli altri playmaker sia più alto (2,01 metri) e più pesante (104 kg), è sorprendentemente agile, è molto abile nel tiro da tre ed è intelligente nel passare la palla.
L’arrivo di Doncic ha insomma liberato James da molte responsabilità sul campo, tanto che l’unica sua statistica a essere peggiorata dopo l’arrivo del nuovo compagno di squadra è quella degli assist forniti: verosimilmente un sintomo del fatto che non è più lui il giocatore chiamato a servire i compagni. D’altro canto, in fase realizzativa James è migliorato notevolmente, anche grazie ai passaggi a tutto campo dello stesso Doncic.
Luka Doncic’s first assist to LeBron is a full court DIME pic.twitter.com/85usbZwsKu
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Dall’arrivo di Doncic i Lakers sono diventati una delle squadre che segnano più punti da tre, soprattutto dal cosiddetto “angolo della lunetta”, cioè la parte laterale dell’area avversaria da cui i cestisti dicono sia più facile segnare tre punti. Quando attacca, Doncic è capace di attirare a sé più giocatori, liberando lo spazio per i suoi compagni fuori dall’area, che hanno maggiori possibilità di segnare una volta serviti. In questo modo i Lakers possono sfruttare il tiro da tre di James, che negli ultimi anni è migliorato molto.
Ai Golden State Warriors, invece, da quando è arrivato Jimmy Butler il rendimento offensivo di Curry è migliorato ancora di più di quello di James nei Lakers. Nelle ultime partite Curry sembra aver ritrovato agonismo e motivazione, e un segnale di questo fatto potrebbe essere stato il canestro in schiacciata segnato qualche giorno fa, che è considerato uno dei gesti più carismatici della pallacanestro ma che Curry non fa spesso, anzi: questo era il primo in 6 anni. Da lui ci si aspettava piuttosto un layup, cioè che appoggiasse la palla a canestro.
Butler è arrivato ai Golden State dai Miami Heat, squadra con cui non aveva più buoni rapporti, e il successo del suo arrivo in squadra è dovuto al fatto che, oltre a essere uno dei cestisti più forti dell’NBA, è un giocatore complementare a Curry. Entrambi segnano tanto e sanno passare bene la palla, ma mentre Curry è un playmaker che gioca spesso fuori dall’area, Butler è un’ala piccola capace di segnare facilmente penetrando nell’area avversaria: questo spinge gli avversari a marcarlo con più attenzione, lasciando Curry più volte libero fuori dall’area.
The whole arena knew it…
Steph Curry, SPLASH. pic.twitter.com/Pgv9Q9t2U9
— NBA (@NBA) March 5, 2025
Il nuovo arrivato non ha solo migliorato le statistiche di Curry, ma di tutta la squadra. Anche a 35 anni, Butler è un giocatore molto competitivo e aggressivo, che svolge bene anche i compiti secondari dell’ala piccola, cioè quello di recuperare palloni in difesa e aiutare il contropiede con dei buoni passaggi, una qualità che piace particolarmente al suo nuovo allenatore, Steve Kerr.
A dieci anni dall’inizio della rivalità tra James e Curry, il nuovo ritmo che Doncic e Butler hanno dato rispettivamente ai Lakers e agli Warriors ha inevitabilmente aumentato l’attesa per il prossimo incontro tra le due squadre, in programma il 4 aprile.