• Sport
  • Domenica 18 dicembre 2022

La finale che questo Mondiale meritava

Argentina e Francia sono state le due nazionali migliori e rispecchiano bene le tendenze viste nel corso del torneo

(AP Photo/Pavel Golovkin)
(AP Photo/Pavel Golovkin)
Caricamento player

I Mondiali di calcio in Qatar si concludono domenica con la finale tra Argentina e Francia (alle 16, su Rai 1). Come è stato ampiamente raccontato prima e durante la manifestazione, questi Mondiali sono stati unici, fra le tante cose, anche sul piano prettamente sportivo. L’incognita più grande era il poco tempo concesso per la preparazione alle nazionali, che hanno iniziato a giocare partite decisive appena una settimana dopo essersi riunite (salvo alcuni casi secondari).

L’ultima volta che un Mondiale era stato organizzato in tempi così stretti fu vent’anni fa in Giappone e Corea del Sud. E in quel caso il poco tempo a disposizione influì molto sulle prestazioni delle favorite. Lasciarono il torneo dopo appena tre partite la Francia campione in carica, il Portogallo, la Croazia terza classificata quattro anni prima e persino l’Argentina, una delle più quotate per la vittoria.

Se da un lato ci furono tutte queste eliminazioni inaspettate — a cui poi si aggiunsero quelle di Italia e Spagna — dall’altro alcune nazionali sulla carta meno competitive, ma anche con meno giocatori usurati dalla stagione trascorsa (come Stati Uniti, Senegal, Corea del Sud e Turchia), raggiunsero i migliori piazzamenti della loro storia. Turchia e Corea del Sud arrivarono addirittura alle semifinali.

Qualcosa di simile è successo in Qatar. Ai gironi c’è stata una sorpresa dopo l’altra, a partire dalle eliminazioni di Germania e Belgio, a cui vanno aggiunte quelle di Uruguay, Serbia e Messico. Chi aveva rischiato di fermarsi ai gironi riuscendo però a qualificarsi non ha superato gli ottavi, come nel caso della Spagna, eliminata da una delle nazionali per cui questi Mondiali verranno ricordati, il Marocco.

Nel primo Mondiale ospitato in un paese arabo, il Marocco è arrivato alle semifinali stabilendo il miglior risultato di sempre per una nazionale sia araba che africana. Lo ha fatto partendo dall’unità del gruppo, dalla solidità difensiva, dalla fisicità e dalla qualità di alcuni titolari in particolare. Il tutto con un allenatore in carica da poche settimane.

Un approccio simile lo ha avuto la Croazia vice campione del mondo che, con il vantaggio di avere un gruppo più consolidato ed esperto, per la seconda edizione consecutiva è arrivata almeno alle semifinali: un risultato enorme per un paese che non arriva ai 4 milioni di abitanti. Nella finale del terzo posto di sabato ha poi battuto proprio il Marocco.

Gli ottimi risultati di queste due nazionali hanno “certificato” quello che si era visto ai gironi, e che Arsene Wenger, ex allenatore dell’Arsenal ora responsabile dello sviluppo mondiale del calcio per la FIFA, aveva spiegato al termine della prima fase: «Si sono qualificate le squadre che hanno effettuato il minor numero di tiri in porta. Ciò significa che ai Mondiali viene premiata l’efficienza più che il controllo del gioco. Se hai bisogno di troppi tiri in porta per essere efficiente, non vincerai la Coppa del Mondo».

Kylian Mbappé contro il Marocco (Richard Heathcote/Getty Images)

Tante squadre hanno quindi ottenuto risultati positivi affidandosi a un calcio difensivo, andando poi a segnare i pochi gol di cui hanno avuto bisogno in contropiede o nelle rare occasioni create. Una delle partite più simboliche in questo senso è stata Croazia-Brasile. Ai supplementari, dopo aver segnato il gol del vantaggio nel primo tempo, il Brasile ha abbassato la guardia e così ha permesso alla Croazia, una squadra atletica e molto resistente, di pareggiare con il suo unico tiro in porta della partita. Ai rigori, poi, i brasiliani hanno sbagliato il primo, andando subito in svantaggio, anche psicologico, e questo è costato l’eliminazione di una squadra che fin lì era sembrata la più attrezzata per arrivare in finale.

Nel corso del torneo nessuna nazionale è spiccata sulle altre in modo evidente e continuativo: probabilmente solo il Brasile, che però non è riuscito a superare la prima vera difficoltà. Argentina e Francia sono state premiate perlopiù dalla grande qualità dei loro giocatori, dal fatto che sono costituite da gruppi molto uniti e da un’altra cosa piuttosto evidente: la presenza di veri finalizzatori, la cui assenza in questi Mondiali è stata invece evidente in tante squadre, dalla Croazia al Marocco passando anche per Spagna e Germania.

L’Argentina ne ha uno in particolare: Lionel Messi. Il sette volte Pallone d’Oro è il fulcro della fase offensiva argentina: la squadra gioca per lui, lui segna e rientra in tutte le azioni da gol. Ma per quanto possa essere dominante in campo, Messi rimane uno su undici e le prime partite in particolare avevano evidenziato come fossero necessarie delle alternative. L’allenatore Lionel Scaloni ne ha trovata una in particolare, Julián Álvarez, che nel corso del torneo ha preso il posto di Lautaro Martinez, l’attaccante che aveva contribuito maggiormente alla qualificazione dal girone sudamericano. In semifinale Álvarez è rientrato in tutte le azioni dei tre gol segnati — prendendo un fallo da rigore e poi realizzando gli altri due — e sarà il titolare anche nella finale al fianco di Messi.

La varietà in attacco è anche il punto di forza principale della Francia, una nazionale a cui bastano pochi momenti di grande intensità per vincere una partita. Può infatti contare sui contributi offensivi, e decisivi, di Kylian Mbappé e Olivier Giroud, che insieme hanno segnato gli stessi gol di Messi e Álvarez. Ma in questo torneo la Francia ha avuto altri quattro marcatori con almeno un gol, e altri tre che li hanno propiziati, in particolare Antoine Griezmann, autore di tre assist decisivi e nel complesso ritenuto uno dei giocatori fondamentali di questa Francia, anche se meno visibile rispetto a Mbappé e Giroud.

I percorsi delle due finaliste sono stati però opposti. L’Argentina aveva iniziato i Mondiali andando subito in difficoltà nell’inaspettata sconfitta subita in rimonta contro l’Arabia Saudita. Da lì, partita dopo partita, ha trovato il modo di aggiustarsi e il 3-0 con cui ha battuto la Croazia è stato uno dei risultati più netti e dominanti del torneo.

La Francia ha fatto l’inverso. È partita senza battere ciglio e in due incontri si è subito qualificata agli ottavi. Poi però nel corso della fase a eliminazione diretta ha fatto più fatica, e lo si è visto in particolare nella semifinale contro il Marocco. A dimostrazione della sua pericolosità in attacco, però, ha comunque vinto con un risultato netto sfruttando bene le occasioni avute. Nel turno precedente era inoltre riuscita a battere l’Inghilterra.

Domenica la Francia potrà quindi difendere il titolo vinto quattro anni fa in Russia e provare a vincere la Coppa del Mondo per due volte consecutive, come nella storia è riuscito solo all’Italia negli anni Trenta e al Brasile di Pelé tra gli anni Cinquanta e Sessanta. L’Argentina invece ha vinto due Mondiali: nel 1978 e nel 1986. Da allora non è più riuscita a ripetersi, nonostante abbia giocato altre due finali, l’ultima delle quali persa nel 2014 contro la Germania.

– Leggi anche: Un Mondiale e due compagni di squadra