Cinque cose sulle elezioni regionali

Dal buon risultato del PD alla frenata della Lega, passando per il disastro di Forza Italia e del Movimento 5 Stelle (e in più: parliamo di come è finita a Bibbiano)

(ANSA/ GIORGIO BENVENUTI)
(ANSA/ GIORGIO BENVENUTI)

Domenica il centrosinistra ha ottenuto un’importante vittoria alle elezioni in Emilia-Romagna, mentre il centrodestra ha ripreso la guida della Calabria con un grosso margine di vantaggio. La prima, in particolare, è stata un’elezione molto seguita e considerata particolarmente importante anche a livello nazionale.

Affluenza e polarizzazione
La campagna elettorale è stata intensa e molto seguita dai media. In particolare, al voto in Emilia-Romagna è stato attribuito il potere potenziale di far cadere il governo nazionale, se la Lega avesse vinto in una regione ricca e storicamente governata dalla sinistra. Questo clima ha contribuito a produrre una forte affluenza, soprattutto se paragonata alle ultime elezioni regionali del 2014: da allora il numero dei votanti è quasi raddoppiato, passando dal 37 a più del 67 per cento, un risultato pari all’affluenza delle europee del maggio 2019 e leggermente inferiore a quella delle politiche 2018. In Calabria, un’elezione di cui si è parlato meno e a cui si è attribuita minore importanza, l’affluenza è rimasta pressoché identica (cioè piuttosto bassa) a quella delle precedenti regionali: poco più del 44 per cento (considerevolmente inferiore al 59 per cento del 2009).

La forte affluenza sembra essere correlata con la polarizzazione che ha caratterizzato il voto di domenica, quando le due principali coalizioni, centrosinistra e centrodestra, hanno schiacciato tutti gli altri partiti. In Emilia-Romagna, per esempio, le due coalizioni hanno raccolto insieme il 95 per cento dei voti. A fare le spese di questa polarizzazione è stato soprattutto il Movimento 5 Stelle (che si trova senza leader politico e in una difficilissima situazione), passato in due anni dal 27 per cento delle politiche al 13 per cento delle europee per finire all’attuale 3,4 per cento. Anche in Calabria il Movimento 5 Stelle ha subito un calo simile.

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Il buon risultato del PD e la frenata della Lega
In Emilia-Romagna ma anche in Calabria, nonostante la sconfitta, il PD è riuscito a ottenere due discreti risultati. In Emilia-Romagna ha raccolto 744 mila voti, il suo record da parecchi anni a questa parte. Il suo peggior risultato fu di gran lunga quello delle elezioni regionali del 2014, quando con un’affluenza straordinariamente bassa raccolse poco più di 500 mila voti. Quattro anni dopo, alle elezioni politiche del 2018, con un’affluenza più che doppia migliorò i suoi risultati, raccogliendo 668 mila voti. Alle europee del 2019 crebbe ancora, anche se di poco, superando i 700 mila voti. Oggi è tornato il primo partito in regione, superando la Lega e il suo exploit delle scorse elezioni europee.

In Calabria la situazione non è altrettanto buona, ma non è comunque disastrosa come molti si aspettavano. Rispetto alle elezioni regionali del 2014 il PD ha perso 70 mila voti, ma con 110 mila voti e il 14 per cento è comunque il partito più grande della regione (Forza Italia e Lega sono al secondo posto con il 12 per cento).

La Lega di Matteo Salvini rimane al record storico dei suoi consensi, ma rispetto a un anno fa ha subito una flessione in entrambe le regioni. In Emilia-Romagna la Lega partiva dal record delle Europee 2019, quando risultò il primo partito con 760 mila voti. Domenica il partito di Salvini ha perso quasi il 10 per cento di quei voti, fermandosi a 686 mila e finendo superato dal PD. Anche in Calabria si è verificata una situazione simile. Alle Europee la Lega aveva ottenuto un risultato molto significativo, ottenendo ben 164 mila voti e diventando il secondo partito in regione dopo il Movimento 5 Stelle. Domenica, invece, il partito guidato da Salvini si è quasi dimezzato, fermandosi a 87 mila voti. Anche se in calo, però, rimane comunque un ottimo risultato, considerato che la Lega fino a un anno fa non aveva alcun tipo di radicamento in regione.

Periferia contro città
Dall’analisi della distribuzione dei voti in Emilia-Romagna sono già emersi alcuni elementi molto importanti. Come molti avevano previsto, il centrodestra e la Lega ottengono buoni risultati soprattutto nei centri più piccoli, come i comuni sotto i 5 mila abitanti, e nelle aree più povere e periferiche della regione, come la dorsale appenninica. Tra i capoluoghi di provincia il centrodestra vince solo a Piacenza (la città tradizionalmente più di destra della regione) e a Ferrara, dove anche in provincia ottiene un ottimo risultato (mentre nel comune capoluogo perde parecchi voti rispetto alle comunali del 2019, quando vinse l’attuale sindaco leghista Alan Fabbri). Il centrosinistra, invece, ha ottenuto i suoi migliori risultati nelle città più grandi e nei centri storici, riproducendo quelle dinamiche presenti anche a livello nazionale che vede il PD e i suoi alleati in grosse difficoltà nel raccogliere voti nelle aree emarginate.

I dati sull’affluenza sembrano indicare che una parte della vittoria del PD sia da attribuire alla sua capacità di mobilitare il consenso dove è forte. L’incremento maggiore di affluenza, infatti, si è visto nel bolognese, una delle aree tradizionalmente più di sinistra (e benestanti) della regione. Il centrodestra, invece, non è riuscito a mobilitare altrettanto efficacemente le aree dove era in vantaggio. La dorsale appenninica, per esempio, ha visto l’affluenza addirittura calare. I buoni risultati ottenuti nel ferrarese, una delle aree più povere della regione dove l’affluenza è cresciuta, non sono stati sufficienti a ribaltare il risultato.

Il disastro (totale) del Movimento 5 Stelle e (parziale) di Forza Italia
Come era stato ampiamente previsto da tutti gli osservatori, il grande sconfitto di queste elezioni è il Movimento 5 Stelle. Il partito fondato da Beppe Grillo è nato proprio in Emilia-Romagna, dove conquistò la prima città capoluogo (Parma nel 2012) e il primo significativo risultato a un’elezione regionale (il 7 per cento di Giovanni Favia nel 2010). Dopo aver raggiunto il suo record alle politiche del 2018, quasi 700 mila voti, oggi il Movimento è risultato schiacciato tra centrodestra e centrosinistra e si è ridotto a poco più di un decimo di quella cifra: appena 80 mila voti. Stessa situazione in Calabria: il Movimento 5 Stelle era primo partito nel 2018 con quasi il 50 per cento dei voti. Alle europee era calato molto, ma restando comunque il primo partito con il 26 per cento dei voti. Oggi gliene sono rimasti un quarto: poco più di 50 mila, il 7 per cento del totale.

L’altra grande sconfitta è Forza Italia, che in Emilia-Romagna è praticamente alle soglie della scomparsa: 2,5 per cento e 54 mila voti (soltanto due anni fa, alle politiche del 2018, aveva 250 mila voti). La durezza di questa sconfitta è leggermente addolcita dal fatto che in Calabria Forza Italia è tornata a essere il secondo partito della regione, superando – anche se di poco – la Lega. Anche qui, però, i risultati del partito sono in calo rispetto a quanto Forza Italia otteneva soltanto cinque anni fa.

La Calabria è prevedibile?
La vittoria della senatrice di Forza Italia Jole Santelli in Calabria non è soltanto un’importante consolazione per i vertici del suo partito, che hanno evitato così che il voto di domenica si trasformasse per loro in un disastro senza appello. È anche la conferma dell’estrema volatilità del voto regionale, che in qualche misura rende i risultati di questo tipo di elezioni piuttosto imprevedibili. Santelli infatti ha ottenuto una vittoria netta: 55 per cento contro il 30 per cento raccolto dal suo avversario del centrosinistra, Pippo Callipo. Ma cinque anni fa i ruoli erano invertiti e il candidato del centrosinistra vinse con il 60 per cento, lasciando al suo avversario di centrodestra solo il 20 per cento. Alle elezioni precedenti, invece, era stato il centrodestra a vincere con un risultato simile a quello di domenica: 57 per cento per il suo candidato contro il 32 raccolto dal centrosinistra.

Bonus: parliamo di Bibbiano
Una nota di colore in queste elezioni è il risultato del comune di Bibbiano, la cittadina in provincia di Reggio Emilia a lungo al centro della propaganda leghista per via di un’indagine della magistratura su un caso di presunti irregolarità e abusi nella gestione degli affidi di minori da parte di alcune cooperative della zona, e dove Salvini ha chiuso la campagna elettorale. In città Bonaccini e il centrosinistra hanno ottenuto una vittoria significativa con il 56 per cento dei voti, venti punti più del centrodestra. In città il PD rimane il primo partito, con il 40 per cento dei voti.

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