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  • Giovedì 16 luglio 2015

Che cosa succede adesso alla Grecia

La BCE ha aumentato i fondi di emergenza per le banche greche, si parla di un "prestito ponte" da 7 miliardi di euro e di un rimpasto del governo Tsipras

Mario Draghi. (JEAN-CHRISTOPHE VERHAEGEN/AFP/Getty Images)
Mario Draghi. (JEAN-CHRISTOPHE VERHAEGEN/AFP/Getty Images)

Con l’approvazione da parte del governo della Grecia di una prima serie di importanti riforme richieste dai creditori internazionali per concedere un nuovo prestito, il governo di Alexis Tsipras è riuscito a superare uno dei punti più delicati degli ultimi giorni per evitare il fallimento del paese. Il voto ha però comportato una divisione all’interno di Syriza, il principale partito di governo e il cui leader è Tsipras, con più di 30 suoi deputati che hanno votato contro le nuove riforme definendole inaccettabili perché di fatto portano a nuove misure di austerità in Grecia, in contraddizione con quanto promesso da Syrizia nell’ultima campagna elettorale. Le autorità europee stanno valutando l’esito del voto parlamentare, preparando i prossimi passaggi per concedere il nuovo prestito, che potrebbe raggiungere gli 86 miliardi di euro.

Cosa ha approvato il Parlamento
Le riforme approvate nella notte sono solo una parte di quelle richieste dal nuovo accordo stretto dal governo greco con i leader dei paesi dell’eurozona nella mattina di lunedì scorso. Il Parlamento ha votato per:

• portare l’IVA al 23 per cento per alcune categorie di prodotti e servizi fino ora esclusi dall’aliquota più alta, per esempio per cibo confezionato e per i ristoranti;
• mettere fine alle opzioni per accedere anticipatamente alla pensione, entro il 2022, e portare l’età pensionabile a 67 anni;
• un aumento dell’imposta sul reddito delle società dal 26 per cento al 29 per cento;
• un aumento consistente delle imposte su particolari beni come automobili e barche di lusso.

Banche
La Banca Centrale Europea ha aumentato il limite alla liquidità di emergenza per le banche greche, cosa che dovrebbe evitare un ulteriore peggioramento della crisi per il settore bancario della Grecia. Durante la conferenza stampa dopo l’abituale riunione del giovedì, il presidente della BCE, Mario Draghi, ha detto che “ci sono le condizioni per alzare la liquidità alle banche greche”, spiegando che “le cose sono cambiate” in seguito all’accordo con i creditori internazionali di lunedì, il voto del Parlamento greco e l’accordo dei ministri delle Finanze dell’Eurozona per l’erogazione di un prestito ponte di emergenza, da 7 miliardi di euro. L’ELA, lo strumento di emergenza della BCE per dare liquidità, è stato aumentato di 900 milioni di euro, una cifra simile a quanto era stato richiesto dalla Banca centrale della Grecia per mantenere funzionanti le banche del paese, che secondo i media greci continueranno a essere chiuse almeno fino al 17 luglio compreso: domani si concluderà quindi la terza settimana consecutiva di chiusura delle agenzie in buona parte del paese. Per i cittadini resta il limite massimo di prelievo di 60 euro al giorno e l’impossibilità di trasferire grandi quantità di denaro all’estero.

Prestito ponte
Oggi si è tenuta una riunione in teleconferenza dell’Eurogruppo, formato dai ministri delle Finanze dell’eurozona, per discutere gli ultimi sviluppi dopo il voto del Parlamento greco. Il tema principale è stato il cosiddetto “prestito ponte”, cioè la possibilità di fornire circa 7 miliardi di euro in pochi giorni alla Grecia per evitare che non abbia più denaro per il suo sistema bancario e per ripagare i debiti precedenti, soprattutto con il Fondo Monetario Internazionale, tra i suoi principali creditori. I 7 miliardi di euro saranno concessi con una clausola per la restituzione entro tre mesi, quindi in un momento in cui la Grecia avrà iniziato a beneficiare delle rate del nuovo prestito basato sul MES: la decisione sarà formalizzata nelle prossime ore.

I voti sul prestito con il MES
La maggior parte del denaro del nuovo prestito internazionale arriverà dal Meccanismo europeo di stabilità, il fondo che i paesi dell’eurozona hanno attivato nel 2011 per prestare denaro ai paesi dell’area euro in difficoltà dopo la crisi economica iniziata nel 2008. Secondo il direttore del MES, Klaus Regling, il fondo potrà erogare fino a 50 miliardi di euro alla Grecia. Regling ha ricordato che la cifra di 86 miliardi di euro di cui si parla fa riferimento al limite massimo di spesa previsto per la Grecia. Secondo diversi osservatori, il denaro proveniente dal MES sarà messo a disposizione della Grecia al più tardi entro metà agosto, ma molto dipenderà da alcuni parlamenti nazionali dell’eurozona.

Quando è stata effettuata la formazione del MES, alcuni stati hanno deciso che la decisione sull’utilizzo dei suoi fondi avrebbe dovuto richiedere un voto nei loro parlamenti, con valutazioni caso per caso. Non è il caso dell’Italia, per la quale basta una decisione del governo. Lo è invece per paesi che nelle ultime settimane sono stati molto duri nei confronti della Grecia, come la Germania e la Finlandia. Il primo ministro finlandese aveva detto che la Grecia deve impegnarsi “onestamente” a rispettare l’accordo raggiunto lunedì per ottenere un voto favorevole del Parlamento della Finlandia, che ha dato il proprio consenso questa mattina. Ma il passaggio più delicato nel processo di approvazione riguarda naturalmente la Germania, il cui Parlamento dovrà esprimersi domani sull’utilizzo dei fondi del MES per un terzo prestito.

Il voto al Parlamento greco ha certamente aiutato il governo Tsipras, che ha dimostrato la volontà di rispettare l’accordo molto duro con i creditori internazionali, ma in Germania politici e opinione pubblica continuano a essere molto scettici. Il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble, ha detto questa mattina che un nuovo prestito potrebbe non essere sufficiente considerato il grande debito accumulato dalla Grecia, ma che comunque proporrà al Parlamento di avere un mandato pieno per discutere i prossimi passaggi in ambito europeo per aiutare la Grecia. Nella stessa intervista Schäuble è comunque tornato su un suo pallino: fare uscire dall’euro la Grecia solo temporaneamente, in modo che possa beneficiare di una riduzione del debito, pratica non consentita dai trattati sull’euro.

Fondo Monetario Internazionale
Nel nuovo prestito internazionale è anche coinvolto il Fondo Monetario Internazionale la cui direttrice, Christine Lagarde, ha ormai detto in più circostanze che la Grecia avrebbe bisogno di un allungamento delle scadenze per ripagare i suoi debiti. Secondo Lagarde, la Grecia deve impegnarsi a mantenere le promesse sulle riforme richieste con il nuovo accordo, ma al tempo stesso i creditori internazionali dovrebbero valutare con più attenzione una ristrutturazione del debito della Grecia, cioè una pratica che permetta di ridurre i soldi che deve ai creditori in modo da avere risorse per la sostenibilità.

I problemi del governo Tsipras
Anche se le prime riforme sono state approvate dal Parlamento greco, Alexis Tsipras ha comunque un serio problema all’interno della sua maggioranza e soprattutto di Syriza, il suo partito. Almeno 32 parlamentari su 149, quelli appartenenti all’area più radicale di Syriza, gli hanno votato contro e i provvedimenti sono passati grazie al voto di diversi partiti ora all’opposizione. Tsipras ha detto che non ci saranno elezioni anticipate, ma si discute comunque di un probabile rimpasto di governo che dovrebbe più che altro servire a rimuovere i ministri dissidenti di Syriza e a rafforzare la maggioranza. Non è chiaro quando sarà rivista la composizione del governo, ma secondo i media greci Tsipras potrebbe lavorarci entro il fine settimana. Tsipras ha anche smentito le voci circa le sue dimissioni dicendo che “non si abbandona la nave mentre è nella tempesta”.

Nella serata di ieri giornali e agenzie di stampa hanno detto che Tsipras ha telefonato al presidente greco Prokopis Pavlopoulos chiedendogli di restare disponibile e molti analisti hanno interpretato questa notizia dicendo che le decisioni del parlamento e soprattutto quelle dei parlamentari di Syriza erano considerate da Tsipras come un voto di fiducia al suo mandato. Al dibattito ha partecipato invece il nuovo ministro delle Finanze, Euclide Tsakalotos: ha spiegato che l’accordo raggiunto lunedì scorso «non è un buon accordo», ma che il governo guidato da Syriza non aveva «altra scelta» se non quella di far precipitare il paese fuori dall’euro. Tra gli esponenti di Syriza che hanno invece criticato di più il primo ministro c’è stata la portavoce del parlamento Zoe Konstantopoulou: «Oggi è un giorno nero per la democrazia, un giorno nero per la Grecia e per l’Europa: è stato chiesto al parlamento di ratificare in due ore e mezza un testo che distruggerà i greci».