Alexis Tsipras vuole unire la sinistra greca, dividendola
L’ex primo ministro si è dimesso da parlamentare per fondare un nuovo partito, ma a sinistra non tutti hanno apprezzato

Lunedì l’ex primo ministro greco Alexis Tsipras si è dimesso dall’incarico di parlamentare e i media locali dicono che la sua prossima mossa sarà fondare un nuovo partito progressista. Se ne parla da mesi e i toni allusivi dell’annuncio di Tsipras hanno lasciato intendere che sarà così: «Mi dimetto da parlamentare di Syriza, non dall’azione politica», ha detto.
Syriza è – o è stato – il principale partito di sinistra in Grecia ed è in crisi da tempo, come del resto la sua area politica. Tsipras è stato il suo leader storico. Si fece da parte nel 2023 dopo il pessimo risultato alle elezioni stravinte dal centrodestra. Di lì a poco Syriza si avvitò in una serie di scissioni che l’hanno portata a perdere lo status di guida dell’opposizione in parlamento, passato ai socialisti del PASOK, che l’hanno scavalcata anche nei sondaggi.
In un video sui social Tsipras si è rivolto «ai miei compagni», cioè a Syriza, dicendo che «non saremo rivali e forse presto viaggeremo di nuovo insieme verso mari più belli». È da vedere come l’ennesima scissione, per quanto guidata da un politico ancora influente e riconoscibile, possa rilanciare le fortune della sinistra greca.
Il video, molto staged, con cui Tsipras ha annunciato le dimissioni
La sinistra cominciò a frammentarsi dai tempi di Tsipras, primo ministro dal 2015 al 2019, ma ha continuato anche dopo. Nel 2023 il partito implose dopo aver eletto a sorpresa un nuovo leader, Stefanos Kasselakis, esterno alla sua classe dirigente e senza esperienza politica.

L’ex leader di Syriza, Stefanos Kasselakis, in una foto del novembre del 2024 (AP Photo/Yorgos Karahalis)
Un pezzo di Syriza finì per considerare Kasselakis, che aveva un passato nella finanza, come una specie di alieno, cioè troppo centrista e lontano dal suo programma tradizionale. In polemica con la sua leadership, nell’autunno del 2023 se ne andarono decine di dirigenti e un quarto dei parlamentari.
La scissione fu guidata dall’ex ministra Efi Achtsioglou, che aveva perso le primarie contro Kasselakis, e portò alla nascita di Nuova Sinistra. Nel giro di un anno Kasselakis perse il controllo di Syriza e fu sfiduciato. Fondò poi un nuovo partito, Movimento per la democrazia (KD), dove lo seguì una manciata di parlamentari. Oggi nei sondaggi entrambi i partiti – Nuova Sinistra e Movimento per la democrazia – sono sotto la soglia di sbarramento (del 3 per cento).
Già negli anni precedenti, con Tsipras leader, Syriza aveva subìto scissioni a sinistra, pur conservando ben altri livelli di consenso. Ne fuoruscirono nel 2016 il partito populista Nuova Rotta e nel 2018 MeRA25, il movimento di Yanis Varoufakis, che fu ministro delle Finanze di Tsipras finché non si scontrarono.
Le scissioni vecchie (meno) e nuove (soprattutto) hanno indebolito parecchio Syriza, che al momento è sesta nelle intenzioni di voto, ridotta a percentuali paragonabili a quelle di prima del 2009, quando divenne leader Tsipras.

Una manifestazione per la Palestina fuori dal parlamento, ad Atene, lo scorso luglio (AP Photo/Petros Giannakouris)
Lunedì Tsipras ha detto che i leader dell’opposizione devono «mettere da parte i loro interessi egoistici» per il cambiamento, cioè unirsi contro il «regime di corruzione generalizzata» del primo ministro Kyriakos Mitsotakis, di destra. Nonostante i numerosi scandali, alcuni ridimensionati, il partito di Mitsotakis (Nuova Democrazia) rimane primo nei sondaggi, anche se con meno popolarità di un tempo.
L’appello di Tsipras alle altre forze dell’opposizione, per adesso, è caduto nel vuoto, con una rilevante eccezione: il suo futuro ex partito. La maggioranza dei parlamentari di Syriza, molti dei quali sono ancora legati all’ex leader, ha commentato positivamente il suo annuncio, dicendosi disponibile a collaborare con lui.

Il primo ministro Kyriakos Mitsotakis in parlamento, lo scorso luglio (AP Photo/Petros Giannakouris)
Degli altri partiti Nuova Sinistra è indecisa, il PASOK è ostile a Tsipras, mentre Nuova Rotta e MeRA25 lo considerano proprio un traditore (perché da primo ministro accettò l’accordo coi creditori internazionali per un prestito da 86 miliardi di euro, in cambio di tagli e riforme di austerità economica, contro la volontà del suo partito e del referendum che aveva convocato).
Il nuovo partito probabilmente verrà presentato la prossima primavera, dopo che a dicembre sarà pubblicata l’autobiografia di Tsipras. Il politologo greco Manos Papazoglou ha detto a Balkan Insight che la mossa dell’ex leader «sembra il colpo di grazia» per Syriza.
In un sondaggio di settembre solo l’8 per cento delle persone intervistate ha detto di ritenere positiva la nascita di un nuovo partito di Tsipras; un altro 12 per cento si è detto «interessato». Secondo l’istituto di sondaggi Pulse, alle elezioni Tsipras potrebbe raccogliere comunque qualcosa come il 20 per cento. Le prossime sono previste nel 2027.

Un manifesto elettorale di Syriza con Tsipras, nel 2023 (Milos Bicanski/Getty Images)
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