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  • Domenica 5 luglio 2015

Al referendum in Grecia ha vinto il No

Le proposte dei creditori sono state respinte, Tsipras ha detto che ricomincerà la trattativa e la Grecia resterà nell'euro: ma cosa accadrà adesso non è chiaro a nessuno

Sostenitori del No festeggiano davanti al Parlamento, Atene, 5 luglio 2015. 
(LOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images)
Sostenitori del No festeggiano davanti al Parlamento, Atene, 5 luglio 2015. (LOUISA GOULIAMAKI/AFP/Getty Images)

Al referendum in Grecia hanno vinto largamente i No, con il 61 per cento circa dei voti: gli elettori greci hanno quindi deciso a maggioranza di rifiutare le condizioni poste dai creditori internazionali per un nuovo prestito che permette alla Grecia di evitare la bancarotta. Il referendum era stato annunciato solo una settimana fa, con una decisione unilaterale del governo Tsipras: le controparti dell’accordo – l’Unione Europea, la Banca Centrale Europea e il Fondo Monetario Internazionale – hanno criticato la decisione e hanno poi ritirato la proposta su cui si sono espressi i cittadini greci.

– Le foto dei festeggiamenti ad Atene

Cosa succederà adesso, non è immediatamente chiaro: domani dovrebbero vedersi la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese François Hollande, che hanno proposto per martedì un incontro tra i capi di stato e di governo dei paesi che condividono l’euro come moneta (l’incontro si terrà martedì alle 18, ha confermato poi il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk).

La Grecia durante la settimana è andata in default nei confronti del Fondo Monetario Internazionale, mancando un pagamento per restituire una rata di un precedente prestito, e ha dovuto chiudere le banche e imporre grossi limiti ai prelievi di denaro dai bancomat per far fronte a una grave crisi di liquidità. Ha ancora bisogno di un prestito per pagare stipendi e pensioni ed evitare la bancarotta, insomma. Il primo ministro Alexis Tsipras, che aveva invitato i greci a votare No – l’ex primo ministro Antonis Samaras, che aveva invitato a votare Sì, si è dimesso da capo di Nuova Democrazia – ha detto che in caso di vittoria del No la trattativa sarebbe ripresa immediatamente e che è possibile arrivare a un accordo nel giro di 48 ore. Tsipras, parlando ad Atene dopo la vittoria del No, ha detto anche che “il mandato che mi avete dato non è un mandato contro l’Europa: uscire dall’euro non è una possibilità”.

Per il momento dai creditori non sono arrivate però dichiarazioni concilianti: Sigmar Gabriel, vice-cancelliere tedesco, ministro dell’Economia e presidente dei socialdemocratici, ha detto che ritiene difficile una ripresa delle trattative e che Tsipras «ha bruciato l’ultimo ponte che portava al compromesso con l’Europa». Il prestito alla Grecia di cui si parla sarebbe il terzo nel giro di pochi anni: il paese ha gravi problemi economici dal 2007, dopo anni di crescita gonfiata e conti truccati che hanno generato un debito pubblico enorme.

Come si è arrivati a questo punto in Grecia

Se la vittoria del No rende più vicino un accordo favorevole alla Grecia, ogni giorno che passa rende più difficile per la Grecia rifiutare le condizioni dei creditori. La prima mossa fondamentale è in mano a Mario Draghi, capo della Banca Centrale Europea, che deve decidere se ripristinare la liquidità verso le banche greche, che hanno finito i soldi. Solo la BCE può decidere di prolungare e aumentare il programma ELA che concede aiuti di emergenza alle banche del paese. La banca centrale greca chiederà questa notte alla BCE di proseguire con l’ELA e di aumentarne il tetto: se la risposta sarà negativa, martedì mattina per i greci sarà impossibile ritirare dai loro conti bancari o riscuotere le loro pensioni.

Nel caso in cui il programma ELA dovesse proseguire, il governo greco dovrà comunque ritornare a trattare con i creditori e trovare un accordo per ricevere nuovi prestiti con cui pagare gli stipendi e mantenere in piedi la macchina dello stato. La scadenza per questa trattativa è il 20 luglio, quando scadrà il termine di un prestito da 3,5 miliardi concesso alla Grecia dalla BCE. Se il paese non restituirà il prestito, la BCE sarà costretta a interrompere il programma ELA. Riassumendo: è possibile, anche se improbabile, che il sistema bancario greco fallisca martedì, nel caso in cui la BCE decidesse di interrompere il programma ELA. In ogni caso è probabile che le banche resteranno chiuse, almeno fino a che il paese non raggiungerà un accordo definitivo con i creditori. Questo accordo deve necessariamente arrivare entro il 20 luglio.

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Di seguito, la cronaca dello spoglio elettorale e della serata: