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  • Venerdì 5 settembre 2025

Cinque anni di Charlie

La newsletter del Post è diventata il più seguito contenitore di giornalismo sul giornalismo, tra chi lo fa ma soprattutto tra chi vuole capirlo

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La prossima domenica, intorno alle nove di mattina, la newsletter del Post che si chiama Charlie arriverà di nuovo negli account di posta di decine di migliaia di iscritti, abbonate e abbonati del Post, dopo qualche settimana di vacanza ad agosto. E avrà intanto compiuto cinque anni, perché fu proprio ad agosto, nel 2020, che la inaugurammo. Avevamo osservato allora che nell’informazione giornalistica italiana era assai trascurato di raccontare e spiegare fatti, notizie e cambiamenti che riguardano il giornalismo stesso e le vicende delle aziende che lo producono: argomento invece molto trattato dai media di altri paesi. E allo stesso tempo avevamo realizzato che il Post, con allora un decennio di esperienza di osservazione e frequentazione di quei cambiamenti e sviluppi, avesse accumulato attenzioni e conoscenze utili a poter attenuare quella mancanza.

In cinque anni Charlie ha non solo raccolto un enorme numero di lettori e lettrici, ma è riuscita a tenere un equilibrio nella sua divulgazione che l’ha resa preziosa e seguita nelle redazioni italiane e tra chi lavora intorno al giornalismo, ma soprattutto tra chi del giornalismo è destinatario e se ne serve quotidianamente per ottenere una maggior conoscenza della realtà, dei fatti e delle notizie. Diventando un avvincente strumento di maggior comprensione e approfondimento sui meccanismi che governano le informazioni così come ci raggiungono, soprattutto online, ma anche attraverso la carta e gli altri mezzi.

La produzione di informazioni e spiegazioni sui giornali da parte di Charlie è ormai diventata ricchissima, con migliaia di brevi e chiare spiegazioni sugli aspetti più diversi nel suo archivio. Per chi ancora non la conosce, ecco una sintesi e alcuni esempi delle cose che fa conoscere e capire a chi si abbona al Post e sceglie di seguirla.

Le copie dei quotidiani
Ogni mese Charlie mette in ordine i dati ADS di diffusione dei quotidiani: è utile a capire cosa succede in generale all’editoria giornalistica tradizionale, ma anche alla sua capacità di spostarsi sul digitale e di sostenersi economicamente (i soldi vengono ancora soprattutto dalle copie cartacee e digitali, molto meno dai visitatori dei siti). Gli ultimi dati sono qui.

Seguire i soldi
La più grande storia sul giornalismo degli ultimi vent’anni è che sono finiti i soldi. E dall’assottigliarsi delle fonti di ricavo delle aziende giornalistiche dipende tantissimo di quello che poi diventa la nostra conoscenza delle cose: è una crisi che influenza scelte grandi e piccole da parte dei giornali e delle redazioni, e quindi influenza quello che raccontano e pubblicano. Conoscere questo fattore apparentemente invisibile – che c’entra molto anche con l’uso delle “intelligenze artificiali” – rende molto più chiaro e contestualizzato quello che leggiamo, ascoltiamo, guardiamo.

E seguire la politica
Le scelte “politiche” dei giornali derivano in alcuni preziosi casi dalla loro fedeltà al proprio ruolo di informazione accurata, con encomiabile autonomia. Ma sono spesso contaminate, in Italia e altrove, dagli interessi commerciali e di potere dei giornali stessi: ovvero dal loro interesse a compiacere i propri editori e i propri lettori. È inevitabile che succeda, per delle imprese private, ma è importante esserne consapevoli, quando si giudicano le notizie ricevute.

Titolismi
È esperienza di tutti – ma è anche dimostrato da ricerche e dati – che la maggior parte delle notizie e delle informazioni che accumuliamo ogni giorno dai mezzi di informazione viene dalla lettura dei soli titoli (degli articoli, o dei post, o dei tweet, eccetera): per questo è prezioso avere presenti i meccanismi con cui i titoli sintetizzano, generalizzano, trasformano, i fatti. E le cose che pensiamo di sapere.

Errori e disattenzioni
Ci siamo abituati a un contesto di “fake news” e mistificazioni, ma delle testate giornalistiche ci fidiamo ancora molto, checché ne diciamo: leggiamo una notizia e tendiamo a pensare che sia vera, perché statisticamente è probabile in effetti che lo sia. I giornali però sbagliano, e sbagliano più spesso da quando le loro risorse economiche sono diminuite: e sono utili gli esempi che Charlie via via spiega, per tenere allenata una prudenza (non una paranoica diffidenza: una prudenza).

La questione giustizia
Una gran responsabilità delle distorsioni nell’amministrazione della giustizia, in Italia ma anche altrove, si deve al ruolo dei mezzi di informazione nel raccontarne le storie e i funzionamenti, facendo spesso prevalere sensazionalismi e mostrificazioni rispetto a un’accurata spiegazione di fatti e regole. Ne siamo tutti contaminati, è utile ricordarsi il più spesso possibile di come dovrebbe essere, invece.

La lingua dei giornali
C’entra con tutto il resto, e anche con la questione dei soldi: uno specifico linguaggio che si è sviluppato nel giornalismo italiano è stato influenzato in questi anni anche dall’esigenza di ottenere l’attenzione dei lettori insistendo sull’enfasi, sulle esagerazioni, sugli allarmi. Gli esempi in questo senso aiutano a fare le utili tare anche alla comprensione dei fatti che stanno sotto queste confezioni.

Gli Stati Uniti, e il resto del mondo
Come per molte cose, il giornalismo ha avuto sviluppi locali nei vari paesi, e cambiamenti e andamenti che invece hanno riguardato mezzo mondo, o il mondo intero. Restare aggiornati su cosa succede al giornalismo dei paesi con cui normalmente ci confrontiamo e paragoniamo (soprattutto quello americano, che è spesso avanguardia) non è solo utile a capire prima cosa potrebbe succedere da noi, ma anche a valutare e filtrare le notizie che ogni giorno arrivano dalle fonti di quei paesi. E infine, a trovare istruttivi esempi su come vengono trattate le quotidiane contraddizioni nelle redazioni più importanti del mondo.

E invece i posti dell’Italia
Nel frattempo, in grandi ambasce, sono i quotidiani e siti “locali” a informare ancora una buona parte degli italiani. In continue trasformazioni e passaggi di proprietà, e ricerche di modelli che attenuino i loro limiti geografici in tempi in cui i numeri di lettori raggiungibili sono diventati più importanti che mai. Charlie li tiene d’occhio, prova a descriverli anche a chi vive da un’altra parte, e a capire se ci sono esperimenti interessanti.

Come si informano le maggioranze
Non ci sono solo le testate tradizionali o i nuovi siti di news: la gran parte delle persone assorbe la propria conoscenza delle cose (quella con cui poi fa delle scelte, compreso andare a votare) da un assai vario e confuso assemblaggio di fonti, che comprendono i social network, i sentito dire, i programmi televisivi, i siti più vari. È utile ricordarselo, per non cadere in un vecchio equivoco di sopravvalutazione del giornalismo.

Coi nostri soldi
La crisi economica dei giornali influisce sulla loro qualità, e quindi sull’informazione nelle nostre società: che dovrebbe essere un servizio pubblico fondamentale. Per questo in tutto il mondo si discute di reali o possibili finanziamenti pubblici ai giornali: che avrebbero appunto delle buone ragioni, ma anche molti rischi e controindicazioni. Dibattito aperto e da conoscere.

Stracci
Ogni tanto polemiche e litigi animano i rapporti tra giornalisti e redazioni (oltre ai più noiosi e frequenti conflitti stabili tra alcune testate): conoscerli è utile a riflettere sulle questioni che precedono l’arrivo di una notizia sulle nostre timeline, ma anche ad avere presenti gerarchie, motivazioni, e umanità delle persone che informano tutte le altre per lavoro.

Il Post al microscopio
Il Post non è solo il giornale online che ogni giorno permette di conoscere meglio le cose a centinaia di migliaia di persone, e che molte di loro hanno deciso per questo di sostenere. È anche un efficace modo di scoprire e conoscere risultati, meccanismi, dubbi e scelte di una redazione e del suo lavoro: offrendo frequenti casi esemplari per comprenderli da fuori.

Alle newsletter del Post come Charlie ci si può iscrivere abbonandosi al Post, mentre altre sono aperte a tutti.