Com’è andato il Post nel 2024
La crescita degli abbonamenti ha permesso di creare progetti nuovi, di fare meglio quelli vecchi, e di coinvolgere più persone

È una tradizione di condivisione che dura da sempre, al Post, e anche nel 2025 – a bilanci chiusi e conti fatti – raccontiamo come sono andati i conti del Post l’anno passato: lo raccontiamo a chi ne sia curioso, a chi interessi in generale la sostenibilità dei progetti giornalistici, ma soprattutto a chi ogni giorno contribuisce a questi conti e a questa sostenibilità e ai progetti che rendono possibili, ovvero gli abbonati e le abbonate del Post.
La risposta sintetica al titolo è anche quest’anno “bene”, e saremo un po’ ripetitivi in questo bilancio, ma è una ripetitività di cui rallegrarsi: per il quinto anno consecutivo – dopo una lunga e prudente fase di startup – il Post è un progetto giornalistico che riesce a sostenersi economicamente e a creare ricavi utili a nuovi investimenti, assunzioni e crescite della sua offerta di informazione e di servizio. Risultato che ovviamente ci conforta per quel che riguarda il Post, ma che ci sembra tuttora prezioso e interessante nel contesto generale delle difficoltà economiche delle aziende di informazione e dei giornali.
Per quel che riguarda il Post, la quota dei ricavi derivante dagli abbonamenti costituisce anche quest’anno quasi i tre quarti delle entrate complessive: a fronte di un esiguo calo dei ricavi pubblicitari rispetto allo scorso anno e di una crescita di quelli che provengono da altri progetti e iniziative. E questo si deve a un ulteriore aumento del numero degli abbonamenti, che è stato del 24% nel 2024. Anno che si è quindi concluso con ricavi per 9 milioni e 415mila euro, dato anch’esso superiore del 24% a quello del 2023.
Anche quest’anno il Post ha potuto usare queste risorse economiche per far crescere il suo lavoro e la sua offerta giornalistica, provvedendo a nuove assunzioni e avviando nuovi progetti. Gli abbonati e le abbonate del Post sostengono oggi il lavoro di oltre settanta lavoratori e lavoratrici dipendenti, e di una decina di persone che collaborano stabilmente con l’azienda. Tra i primi ci sono più di quaranta giornalisti e giornaliste, oltre metà dei quali lo è diventata al Post, dove in grande maggioranza hanno iniziato e iniziano a lavorare tra i venti e i trent’anni di età.
Le nuove assunzioni – in tutto le persone influiscono sulle spese totali del Post per il 61% – e maggiori investimenti su diversi progetti hanno fatto aumentare sensibilmente anche i costi complessivi, arrivati a 8 milioni e 572mila euro, mantenendo così un margine equivalente a quello del 2023; la seconda maggiore voce di spesa è la tecnologia, col 13%.
Tornando ai ricavi, tolti quelli da abbonamenti il restante quarto arriva per il 10% dalla pubblicità e – in quote ciascuna intorno al 3-4% – dagli eventi, dai corsi, dai libri e gli altri prodotti di merchandising: quel che rimane sono percentuali più esigue di ricavi accessori tra altre partnership, affiliazioni coi siti di e-commerce, e altre iniziative singole.
Per concludere con una sintesi, i risultati del 2024 assomigliano a quelli del 2023 ma su una scala assoluta maggiore: a promettente conferma che la crescita avviata dall’introduzione nel 2019 del progetto degli abbonamenti prosegue e ha ancora molto potenziale. Un potenziale di numeri ma soprattutto un potenziale di estensione del soddisfacimento di una domanda di buona informazione, e di estensione di questa stessa domanda.
Ogni anno più persone scoprono il Post e lo rendono una parte del proprio modo di conoscere le cose, e ogni anno più persone si interessano a conoscere le cose. Anche in questo caso un fattore di cui essere grati è il successo del “contagio” generato grazie al coinvolgimento di abbonati e abbonate e alla loro soddisfazione – e alla loro pazienza – per un progetto giornalistico che prova a capire e far capire, senza timori che la conoscenza delle cose scontenti qualcuno (spesso scontenta il Post stesso) e consapevole che esista e possa crescere ancora una sintonia generale su quello di cui le comunità hanno bisogno per convivere serenamente. Buona informazione per farsi buone, libere, e rispettose opinioni.
Il solito, mai ripetitivo, grazie.