143 imputati, 24 udienze e l’ipotesi di un’alleanza tra mafia, camorra e ’ndrangheta

È iniziato uno dei più grossi processi recenti sulla criminalità organizzata in Lombardia

Il carcere di Opera
Il carcere di Opera (Claudio Furlan/LaPresse)
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Martedì mattina a Milano è iniziato un grosso processo contro 143 persone accusate a vario titolo di essere coinvolte in attività di vari gruppi della criminalità organizzata italiana in Lombardia: in particolare, gli imputati sono accusati di far parte della ’ndrangheta, della mafia e della camorra, e di aver messo in piedi una rara alleanza tra gruppi criminali attiva nel narcotraffico, nelle estorsioni, nella detenzione illegale di armi e in vari reati fiscali.

Nel processo si sono costituiti parte civile il comune di Milano, il comune di Varese, la regione Lombardia e alcune associazioni che si occupano di contrasto alla mafia, come Libera e WikiMafia.

La mafia, la ‘ndrangheta e la camorra sono tre grandi gruppi della criminalità organizzata radicati soprattutto, rispettivamente, in Sicilia, Calabria e Campania, ma attivi in realtà anche in molte altre parti d’Italia e all’estero. Benché esistano forme di collaborazione tra i tre gruppi (così come scontri tra loro), normalmente si spartiscono attività e territori e hanno mezzi, metodi e interessi propri: è raro, quindi, che creino un’alleanza consolidata come quella al centro del processo attuale.

L’indagine, denominata “Hydra”, era iniziata nel 2019 dopo un’operazione contro alcuni presunti affiliati alla ’ndrangheta a Lonate Pozzolo, in provincia di Varese, a partire dai quali le indagini avevano poi ricostruito una complessa rete di legami e presunti accordi tra diversi gruppi mafiosi accusati di essersi riuniti in un consorzio, una sorta di federazione mafiosa lombarda. La Direzione distrettuale antimafia (DDA), la sezione della procura che si occupa di questo genere di reati, ha parlato di un «sistema mafioso lombardo».

Secondo l’accusa questo presunto consorzio mafioso avrebbe fatto affari nel settore edilizio e in diversi altri attraverso lo sfruttamento delle regole lasche del Superbonus, la gestione di mercati e parcheggi di ospedali e aeroporti, gli appalti dei servizi di pulizia. Sempre secondo l’accusa, tutto questo sarebbe stato attuato attraverso decine di società attive nei vari ambiti. A ottobre del 2023 l’impianto accusatorio al centro del processo era stato inizialmente respinto dal giudice per le indagini preliminari (gip) Tommaso Berna, che aveva accolto soltanto 11 delle 153 misure cautelari chieste dai magistrati della DDA. La decisione del gip era stata però ribaltata dal tribunale del riesame, il tribunale di secondo grado per le decisioni dei gip sulle misure cautelari, e l’impianto accusatorio è stato dunque riabilitato.

Tra gli imputati ci sono persone accusate di essere esponenti ed emissari di varie cosche dei tre gruppi della criminalità organizzata: secondo chi indaga, in questa sorta di alleanza tra gruppi criminali la ’ndrangheta sarebbe rappresentata da persone collegate alla ’ndrina Farao, molto potente e radicata soprattutto tra Cirò e Cirò Marina (in provincia di Crotone), alla ’ndrina Iamonte e alla ’ndrina Romeo, attive rispettivamente a Melito di Porto Salvo e a San Luca, in provincia di Reggio Calabria (le ’ndrine sono i nuclei base della ’ndrangheta, che solitamente fanno capo a una sola famiglia). Sempre secondo le indagini, la mafia sarebbe rappresentata da persone legate al clan dei Corleonesi e al clan di Castelvetrano (in Sicilia), quello di Matteo Messina Denaro, il noto boss mafioso morto nel 2023 che fu latitante per 30 anni. La camorra sarebbe rappresentata invece da emissari del clan Senese, attivo soprattutto a Roma.

Ci sono anche persone accusate di far parte di altre organizzazioni criminali minori, come la stidda, organizzazione nata negli anni Ottanta come costola di Cosa nostra, la mafia siciliana, e attiva soprattutto nelle aree di Agrigento, Caltanissetta, Enna e Ragusa.

Il processo è iniziato con l’udienza preliminare, che si è tenuta martedì mattina nell’aula bunker del carcere di Opera. L’aula bunker è un’aula di tribunale costruita con particolari misure di sicurezza e utilizzata per processi particolarmente complessi: in questo caso è una struttura cubica collocata fuori dalle mura del carcere. Nel carcere di Opera sono detenute in custodia cautelare varie persone indagate nell’inchiesta.

L’udienza preliminare è la fase del processo in cui l’accusa e la difesa espongono le proprie ragioni davanti al giudice per l’udienza preliminare (gup), che al termine dell’udienza valuterà se e quando dare inizio al dibattimento, la fase del processo in cui attraverso il contraddittorio tra le parti si formano le prove. Durante l’udienza preliminare le persone imputate scelgono anche con quale tipo di rito vogliono essere giudicate (se ne hanno facoltà): nel caso specifico si sa già che una trentina di imputati hanno chiesto il rito abbreviato, un procedimento penale speciale in cui si salta la fase del dibattimento e l’imputato chiede di essere giudicato solo sulla base di quanto raccolto nelle indagini preliminari. In caso di condanna dà diritto a uno sconto di pena di un terzo.

L’organizzazione del processo ha richiesto settimane di lavoro, vista la quantità di persone (143, appunto) a cui è dedicata questa udienza preliminare. È stato diffuso un regolamento per contingentare i tempi, che prevede per esempio che le persone imputate vengano esaminate in ordine alfabetico, a gruppi di 35 per ogni udienza (al momento ce ne sono 24 in programma complessivamente). Queste regole sono state contestate dai legali delle persone imputate, secondo cui questo tipo di gestione non permette di valutare in maniera accurata i singoli casi: l’avvocata Cinzia Giambruno, una delle legali, ha definito il tutto una «compressione e compromissione del diritto di difesa».

Sono state allestite varie misure di sicurezza, anche per via delle minacce di morte rivolte ai magistrati che hanno condotto le indagini. Ci sono membri di vari corpi di polizia posizionati sia all’interno che all’esterno dell’aula e passaggi attraverso il metal detector per gli ingressi. Il processo durerà molti mesi: ci si aspetta una sentenza tra la fine del 2025 e l’inizio del 2026.