I nuovi colori delle regioni, da lunedì

Calabria, Toscana e Valle d’Aosta passeranno in zona rossa; anche il Lazio cambierà colore, ma solo martedì

(LaPresse - Jennifer Lorenzini)
(LaPresse - Jennifer Lorenzini)

Da lunedì 29 marzo la Calabria, la Toscana e la Valle d’Aosta passeranno da zona arancione a zona rossa, in base a un’ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza. Il Lazio invece passerà dalla zona rossa alla zona arancione, ma solo martedì 30, giorno di scadenza dell’ordinanza attualmente in vigore. Tutte le altre regioni manterranno il colore della settimana precedente: nessuna sarà in zona gialla. Per quanto riguarda le regioni la cui permanenza in zona rossa sarebbe terminata martedì 30 – Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte, Veneto, Puglia e Marche e provincia autonoma di Trento – Speranza ha firmato un’altra ordinanza che la proroga fino al 6 aprile.

Le restrizioni valgono fino al 6 aprile, ma nei giorni delle festività di Pasqua – cioè sabato 3, domenica 4 e lunedì 5 aprile – tutte le regioni saranno considerate in zona rossa.

La zona rossa dei giorni di Pasqua prevederà però la possibilità di fare uno spostamento al giorno (a determinate condizioni) verso altre abitazioni private, senza uscire dalla propria regione. Tra le 5 e le 22, potranno spostarsi al massimo due persone che potranno comunque portare con sé i figli minori di 14 anni (o altri minori di 14 anni sui quali le stesse persone esercitino la potestà genitoriale) e le persone disabili o non autosufficienti che convivono con loro.

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Dopo Pasqua, probabilmente dal 7 aprile, quando entrerà in vigore un nuovo DPCM, nelle regioni in zona rossa le scuole riapriranno per le lezioni in presenza fino alla prima media. Lo ha annunciato sempre nella conferenza stampa di venerdì il presidente del Consiglio Mario Draghi, spiegando che le restrizioni adottate a marzo hanno rallentato i contagi da coronavirus, consentendo uno spazio di manovra per le riaperture che il governo ha deciso di utilizzare per le scuole. Ha aggiunto che secondo gli studi consultati dal governo la scuola di per sé è causa limitata di contagio, in presenza delle altre restrizioni, ma che lo sono in misura sensibilmente maggiore le attività collegate, dal trasporto scolastico al doposcuola. «Più si alza l’età scolastica, più queste attività aumentano», ha detto per spiegare il motivo del limite alla prima media.