Le notizie di martedì sul coronavirus dall’Italia

Dall'inizio dell'epidemia sono stati rilevati 135.586 contagi, mentre i morti sono in tutto 17.127, 604 in più rispetto a ieri

Milano, Italia (ANSA/Mourad Balti Touati)
Milano, Italia (ANSA/Mourad Balti Touati)

Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Protezione Civile, i contagi totali registrati dall’inizio dell’epidemia di COVID-19 in Italia sono stati 135.586, 3.039 in più di ieri. I morti totali sono saliti a 17.127, un incremento di 604 rispetto a ieri. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” registrati sono 1.555, per un totale di 24.392. Le persone attualmente positive sono 94.067 (ieri erano 93.187) e quelle ricoverate in terapia intensiva sono 3.792, 106 in meno rispetto a ieri.

In Lombardia, la regione più colpita, i morti registrati nelle ultime 24 ore sono stati 282, portando il totale a 9.484. I pazienti ricoverati in terapia intensiva sono 1.305, 38 in meno rispetto a ieri.

Leggendo i comunicati giornalieri della Protezione Civile bisogna usare alcune cautele: in primo luogo per la distinzione tra il numero delle persone attualmente positive e quello complessivo dei contagiati, che può creare un po’ di confusione; e in secondo luogo perché sappiamo ormai che i contagiati e i morti sono molti di più di quelli rilevati dai dati. Inoltre c’è un problema su cosa intenda la Protezione Civile quando parla di “guariti”: si è scoperto infatti che questo dato comprende anche le persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate.

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Una delle questioni di cui si discute di più nelle ultime settimane in Italia è il numero dei test effettuati, giudicato insufficiente da molti esperti e ostacolato dalle limitate capacità di analisi dei laboratori e dalla carenza sul mercato internazionale dei reagenti chimici necessari per processare i tamponi. Per questo in tanti si sono chiesti come sia la situazione rispetto agli altri paesi. Fare il confronto non è semplice, per vari motivi, ma possiamo dire che stiamo facendo meglio della Spagna, più o meno come Francia, Regno Unito e Stati Uniti, nettamente peggio di Germania, Canada, Australia e Corea del Sud. Qui abbiamo raccontato cosa stanno facendo gli altri paesi.

C’è poi un’altra questione che rende molto complesso capire l’andamento dell’epidemia, e cioè cosa vuol dire realmente essere malati di COVID-19. È infatti una malattia che assomiglia poco a quelle che siamo abituati a conoscere, ed è diversa anche dalla normale polmonite batterica. Inoltre non tutti i malati sviluppano gli stessi sintomi, cosa che rende a volte complicato identificare la malattia fin dai primi stadi.

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La grande maggioranza dei malati di COVID-19 sviluppa sintomi lievi, che passano da soli o che possono essere tenuti sotto controllo in isolamento domiciliare, ma non sempre è così: in alcuni casi è necessario un ricovero in ospedale, e nelle aree più colpite non tutte le persone che ne avrebbero bisogno ricevono tempestivamente il trattamento adeguato. Il Post ha parlato con diverse persone malate di COVID-19 per farsi raccontare le loro storie, dallo sviluppo dei primi sintomi al difficile ricovero in ospedale e al lento processo di guarigione, che in alcuni casi si sta dimostrando clinicamente ed emotivamente piuttosto complicato.

Intanto lunedì sera il Consiglio dei ministri ha approvato un nuovo decreto legge per aiutare le imprese italiane durante la crisi causata dall’epidemia da coronavirus. Il decreto mette a disposizione garanzie finanziarie per 400 miliardi di euro così che le imprese possano accedere al prestito a condizioni favorevoli. La garanzie decise ieri si andranno sommare a quelle per 350 miliardi stabilite dal precedente decreto “Cura-Italia“, per un totale potenziale da 750 miliardi di euro.

Sempre lunedì il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge che contiene alcune norme che permetteranno lo svolgimento e la conclusione dell’anno scolastico in corso, complicato dall’emergenza coronavirus. Il decreto prevede che l’esame di maturità si farà, ma il governo ha previsto soluzioni diverse nel caso in cui si possa tornare in classe entro il 18 maggio oppure nel caso in cui non sia possibile farlo. Per gli studenti degli altri anni, vista la condizione straordinaria, il decreto stabilisce che non ci possano essere bocciature.

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Proseguono, nel frattempo, le polemiche sulla gestione del Pio Albergo Trivulzio, uno dei più famosi centri di assistenza sanitaria per anziani di Milano, in cui nelle scorse settimane ci sono state decine di morti riconducibili al coronavirus mai registrate ufficialmente come tali. Secondo diverse ricostruzioni, le morti e più in generale la diffusione del contagio vanno attribuiti a una gestione piuttosto confusa dell’emergenza da parte dei dirigenti dell’ospedale, con ritardi, negligenze e bugie.

Oggi la regione Lombardia ha comunicato in una nota di aver istituito una commissione di verifica per far chiarezza sui fatti avvenuti al Pio Albergo Trivulzio negli ultimi mesi. «È necessario analizzare ogni elemento con la massima trasparenza e dissipare ogni dubbio, soprattutto quando si tratta della vita delle persone», ha detto a proposito l’assessore al Welfare Giulio Gallera.

Intanto Guido Bertolaso è stato dimesso dall’ospedale San Raffaele di Milano. L’ex capo della Protezione Civile, che era stato scelto dal presidente della Lombardia Attilio Fontana per gestire l’apertura dell’ospedale della Fiera di Milano per pazienti affetti da COVID-19, il 24 marzo era risultato positivo al coronavirus e il giorno successivo era stato ricoverato.

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Come leggere i dati
Per prima cosa bisogna tenere presente la differenza tra il numero delle persone attualmente positive e il numero complessivo dei contagiati, che vengono entrambi comunicati quotidianamente dalla Protezione Civile e possono generare qualche confusione. Per farla molto breve, il primo numero, quello più basso, si riferisce solo alle persone che sono in quel dato giorno “positive al coronavirus”, e quindi non comprende chi lo è stato ma non lo è più, cioè le persone guarite e le persone morte. Il secondo numero invece indica il totale delle tre categorie di persone, ovvero tutti coloro che sono stati contagiati finora (se vuoi approfondire, ne abbiamo scritto qui).

Sappiamo ormai, poi, che i dati sull’epidemia sono largamente sottostimati, sia per quanto riguarda le persone contagiate sia quelle morte. Le diverse scelte e politiche regionali su quanti test eseguire e a chi non permettono di avere un quadro chiaro di quante siano davvero le persone contagiate in Italia. I dati ISTAT diffusi sulle morti in Italia nelle ultime settimane hanno invece confermato i sospetti sul fatto che il numero di morti da coronavirus sia superiore a quello registrato dalla Protezione Civile.

C’è anche un altro punto poco chiaro nella definizione di “guariti” data dalla Protezione Civile: da un’analisi svolta dalla Fondazione GIMBE in collaborazione con YouTrend è emerso che il dato non riflette la realtà, perché comprende al suo interno anche il totale delle persone dimesse dagli ospedali, ma che potrebbero essere ancora malate con sintomi tali da poter proseguire le terapie a casa. L’indicazione sui guariti e i dimessi è particolarmente ambigua per la Lombardia, la regione con il maggior numero di casi positivi rilevati finora e il maggior numero di decessi, dove i soli dimessi sono quasi il 70 per cento del totale.

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