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  • Martedì 4 febbraio 2020

Perché la stazione Barberini della metro di Roma è stata chiusa per quasi un anno?

C'entrano le indagini della procura sugli incidenti e i problemi agli impianti, ma non è ancora finita: per ora ha riaperto solo in uscita

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(Andrea Panegrossi/La Presse)

Dalle 5.30 della mattina di martedì 4 febbraio ha riaperto la stazione della metro di Roma Barberini, nel centro storico, dopo che era rimasta chiusa per 319 giorni. Inizialmente la stazione sarà aperta solamente in uscita, quindi non sarà possibile entrare in stazione da piazza Barberini: la nota con cui è stata annunciata la riapertura parziale dice di «utilizzare le vicine stazioni di Repubblica o Spagna».

La stazione era stata chiusa a seguito di un incidente a una scala mobile, che aveva avuto un guasto simile a quello di altre stazioni della stessa linea, la A: il primo fu quello dell’ottobre del 2018 alla stazione di Repubblica, quando non funzionò l’arresto di emergenza e 24 persone – in gran parte tifosi del CSKA Mosca – furono ferite nella calca. Dopo quell’incidente la stazione di Repubblica rimase chiusa per 8 mesi. La stazione di Barberini invece è rimasta chiusa ancora di più, quasi 11 mesi.

L’incidente che ha causato la chiusura è avvenuto il 21 marzo 2019, quando uno dei gradini della scala mobile della stazione ha ceduto insieme a parte della struttura, causando un blocco improvviso della scala che si è praticamente accartocciata su se stessa. Il guasto non ha causato feriti ma dopo due giorni la stazione è stata messa sotto sequestro e la procura di Roma, che aveva già aperto un’inchiesta sull’incidente della stazione Repubblica, ha cominciato a indagare anche su questo. Per precauzione, poi, ATAC chiuse anche la stazione Spagna, in cui c’erano impianti simili, che è stata riaperta lo scorso maggio, dopo che i collaudi degli impianti da parte del ministero dei Trasporti avevano dato esito positivo. In quel periodo, nel centro storico di Roma non c’era neanche una fermata della linea A aperta al pubblico: la metropolitana passava direttamente dalla stazione Flaminio a quella di Termini.

Nei giorni successivi al sequestro, la sindaca di Roma Virginia Raggi chiese espressamente che ATAC rescindesse il contratto con la società che si occupava della manutenzione delle scale mobili, cioè Metro Roma Scarl, che aveva vinto l’appalto abbassando l’offerta quasi del 50 per cento. La tesi dei pubblici ministeri, e anche quella del comune, è che gli incidenti siano stati causati dalla scarsa manutenzione della società e dalla mancata supervisione di ATAC. La società invece ha addossato la colpa ai produttori delle scale mobili, la multinazionale americana Otis.

Nei mesi successivi la stazione di Barberini è rimasta sotto sequestro, quindi ATAC non ha potuto entrare per fare i necessari rilevamenti tecnici fino a metà settembre. I controlli riguardavano quattro delle sei scale mobili della stazione di Barberini, due con problemi tecnici e due con la revisione in scadenza. La stazione Barberini è però molto profonda e l’accesso alle banchine è possibile solo con le scale mobili: con solo due impianti su sei in funzione la stazione non era quindi utilizzabile e per questo è rimasta chiusa. A metà settembre, poi, sono cominciate a uscire le prime notizie sugli sviluppi dell’inchiesta: 11 indagati di cui quattro sospesi dai loro incarichi, tre dirigenti di ATAC e uno di Metro Roma Scarl.

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L’accusa sostiene che gli impianti fossero stati manomessi per far sì che non venissero registrati i guasti e fossero evitate la conseguenti chiamate al pronto intervento. Inoltre, durante le ispezioni sono state trovate riparazioni di fortuna, in particolare sul freno ausiliario che sembra fosse tenuto insieme con delle fascette di plastica che gli impedivano di funzionare correttamente. Il freno ausiliario, o di emergenza, è un freno meccanico che entra in funzione in caso di malfunzionamenti o mancanza di alimentazione elettrica, arrestando il meccanismo della scala mobile per metterla in sicurezza.

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Il cedimento dello scalino della scala mobile di Barberini (ANSA/FACEBOOK/FABIO CARNEVALI)

A questi rilevamenti tecnici e giudiziari si sono poi aggiunti quelli dell’USTIF di Roma, l’Ufficio speciale trasporti a impianti fissi, che è un ente periferico del ministero dei Trasporti e si occupa di revisionare gli impianti e collaudarli. I loro sono quindi interventi straordinari, in genere a cadenza decennale, mentre la manutenzione ordinaria era a carico di Metro Roma Scarl. Contattato dal Post, il ministero ha detto di aver fatto il collaudo di due scale mobili in scadenza di revisione, lo scorso dicembre: la prima non aveva problemi e ha ricevuto subito il “nulla osta” del ministero, cioè il via libera all’utilizzo. La seconda, invece, aveva un problema proprio con il freno ausiliario, per cui i tecnici non hanno potuto dare il “nulla osta”. Poi, il 21 gennaio, c’è stata un’altra approvazione mancata e infine lunedì 2 febbraio l’USTIF ha dato il via libera.

In realtà, la decisione di riaprire o meno la stazione al pubblico dipendeva solo da ATAC, non dal ministero, il quale si esprime semplicemente sulla sicurezza degli impianti. Tuttavia, ATAC ha aspettato il parere del ministero per poter riattivare almeno quattro scale mobili su sei e riaprire la stazione, anche se parzialmente.

Attualmente, la linea A della metropolitana ha ancora una stazione chiusa, Cornelia, per la revisione delle scale mobili. Fino al 10 gennaio è rimasta chiusa invece la stazione Baldo degli Ubaldi, per lo stesso motivo.

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