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  • Mercoledì 18 luglio 2018

L’uomo che sta provando a cambiare l’Etiopia

Abiy Ahmed è primo ministro da soli quattro mesi, ma sta facendo cose che nessuno aveva fatto prima

Il primo ministro etiope Abiy Ahmed (YASUYOSHI CHIBA/AFP/Getty Images)
Il primo ministro etiope Abiy Ahmed (YASUYOSHI CHIBA/AFP/Getty Images)

All’inizio di aprile in Etiopia è diventato primo ministro un politico molto diverso da tutti quelli che l’avevano preceduto, e che nel giro di soli quattro mesi ha iniziato a cambiare in maniera radicale il funzionamento di molte cose nel paese. Abiy Ahmed, 42 anni, è un ex funzionario dell’esercito e fa parte della più giovane generazione di politici etiopi: è un oromo, cioè appartiene al gruppo etnico maggioritario in Etiopia ma marginalizzato da decenni. Qualche mese fa si parlava di lui come «la più grande speranza per il futuro democratico» dell’Etiopia, e le cose che sta facendo sembrano confermare finora le enormi aspettative che avevano molti funzionari e osservatori occidentali, ha raccontato il Wall Street Journal.

Le cose che ha fatto Ahmed in questi primi quattro mesi di governo sono parecchie, alcune completamente inaspettate. Ahmed ha parlato più volte di riconciliazione nazionale (un discorso importante in un paese attraversato da profondi risentimenti tra gruppi etnici), ha ordinato il rilascio di migliaia di prigionieri politici e ha legalizzato i gruppi di opposizione che erano a lungo stati classificati come “terroristici”. Ha inoltre denunciato pubblicamente la corruzione che esiste all’interno della coalizione di governo di cui è leader, e che mantiene il potere in Etiopia dal 1991; ha accusato le potenti forze di sicurezza etiopi di compiere atti di “terrorismo” contro la loro stessa popolazione e ha avviato i negoziati per fare la pace con la vicina Eritrea, con cui l’Etiopia è ufficialmente in guerra dal 1998.

Etiopia ed Eritrea faranno la pace?

Ahmed ha anche fatto alcune importanti promesse per modernizzare il sistema economico etiope e per stringere legami sempre più stretti con l’Europa, sacrificando probabilmente qualche accordo commerciale con la Cina. Ha promesso di liberalizzare alcuni settori dell’economia nazionale, finora controllata dal governo, e di privatizzare parzialmente alcune imprese statali di grande importanza strategica, come per esempio l’Ethiopian Airlines, la compagnia aerea di bandiera etiope, da anni in rapida crescita.

Le riforme di Ahmed stanno inevitabilmente provocando diversi malumori tra le élite più conservatrici del paese, le più premiate dal vecchio sistema, per esempio quella dell’intelligence. Inoltre, sostengono diversi analisti, per Ahmed sarà molto difficile continuare sulla linea riformista, e non solo per le divisioni interne alla sua coalizione di governo. Nonostante gli indici di crescita notevoli, negli ultimi anni l’economia etiope ha accumulato un enorme debito pubblico, senza contare che buona parte della popolazione continua a vivere in condizioni di povertà estrema. Per il momento, comunque, Ahmed può contare su un ampio sostegno popolare, oltre che sulla stima di parte dell’opposizione.

Diversi analisti pensano che le politiche di Ahmed non saranno importanti solo per trasformare l’Etiopia, ma anche per ridefinire la politica dell’intera regione del Corno d’Africa, una delle più instabili di tutto il continente.