Digiunare per le carceri

Adriano Sofri sull'unico posto i cui menu battono per convenienza quelli del Parlamento

L’articolo di Adriano Sofri su Repubblica di oggi.

Oggi molte persone, migliaia forse, non mangiano e non bevono perché si vergognano delle nostre carceri; per essere vicine a chi ci vive e ci muore; per ridurre il debito pubblico della giustizia, più schiacciante di quello del Tesoro. Lo so, i paragoni sono insidiosi. Eppure bisogna leggerli affiancati, il famoso menù del Parlamento e l’ignorato menù delle galere, l’unico che lo batte per la convenienza: 3,8 euro per detenuto, colazione, pranzo e cena.

Ferragosto, feriae Augusti, spiegano i dizionari. Poi c’è l’etimologia penitenziaria: l’agosto dei ferri battuti, di grate, cancelli, blindate, catenacci, dei ferri roventi. 67 mila persone, oggi, nello spazio che ne terrebbe, “ristretti”, 43 mila. Immaginate: gli urli, i silenzi attoniti, le agonie, l’astinenza, i cessi a vista, l’acqua che manca, il sangue che corre, quelli che sono pazzi e quelli che diventano pazzi, che aggrediscono e che si feriscono, quelli che sniffano la bomboletta per morire o muoiono per sniffare, e non lo sanno più, quelli che pregano rivolti alla Mecca e non gli basta lo spazio e quelli che pregano Cristo e quelli che non pregano, quelli che si masturbano a sangue e che tossiscono a morte e ingoiano lamette e batterie e gridano nel sonno. Si smette di cercare parole forti per la speranza di muovere qualcosa, nemmeno questo è più affare dei sommersi. Provvedono le autorità. “Tortura”, la chiamano così alti magistrati e illustri cattedratici. “Una realtà che ci umilia in Europa e ci allarma, per la sofferenza quotidiana – fino all’impulso a togliersi la vita – di migliaia di esseri umani chiusi in carceri che definire sovraffollate è quasi un eufemismo. Evidente è l’abisso che separa la realtà carceraria di oggi dal dettato costituzionale” – così ne parla il Presidente della nostra Repubblica, appena qualche giorno fa. «È una realtà non giustificabile in nome della sicurezza, che ne viene più insidiata che garantita, e dalla quale non si può distogliere lo sguardo». Non ne distogliete lo sguardo, almeno oggi, vigilia dei ferri di agosto. Nello stesso incontro solenne, al Senato, che ha radunato su impulso di Pannella e dei suoi le più alte autorità, si sono sentite voci unanimi e drastiche, dal Primo Presidente della Cassazione in giù, di quelle che tolgono il mestiere ai denunciatori cronici dello scandalo. Come fa un detenuto a gridare all’orrore se perfino le circolari ministeriali gridano più forte di lui? Quel Primo Presidente protesta che si ricorra alla galera preventiva per essere sicuri di fargliela pagare, anche se saranno assolti. I reati diminuiscono e il numero dei detenuti sale alle stelle. Il Ministero della Giustizia, si fa a gara per non averlo, si fa carriera a lasciarlo. Più del 40 per cento dei detenuti ammucchiati in quella discarica non differenziata aspettano un processo. Un gran numero ci sconta pene irrisorie. “Nuove” leggi, una più assurda, pubblicitaria e feroce dell’altra, stivano migliaia di persone nelle celle, perché hanno a che fare con la droga, perché sono straniere e povere, per una norma sulla recidiva rinnegata dallo stesso Cirielli firmatario, sicché ora si chiama pazzescamente “ex-Cirielli”, e ha largamente abrogato la civile legge Gozzini.

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