Come va Expo, vista da Milano

La Stampa ha chiesto a ristoranti, commercianti e altri business in città se gli affari siano aiutati o limitati da Expo

(Piero Cruciatti/LaPresse)
(Piero Cruciatti/LaPresse)

Il sito della Stampa ha pubblicato martedì un articolo (“riscritto” giovedì anche sull’edizione di carta) che cerca di ricostruire come le attività commerciali milanesi stiano vivendo l’iniziale successo di Expo, che si tiene alla periferia nordoccidentale della città.

Definirli “in rivolta” ci porterebbe fuori strada. Ma delusi, preoccupati e in qualche caso arrabbiati i commercianti di Milano lo sono davvero. Perché a un mese scarso dal via Expo è una promessa non ancora mantenuta. Almeno: non del tutto, non quanto era lecito attendersi. Le ricadute del grande evento sull’economia cittadina tardano a vedersi, e per ora riguardano soprattutto alberghi e mostre. Anche perché è successo qualcosa che in pochi avevano previsto. La ricchezza e la bellezza dell’esposizione universale – insieme alla distanza dal centro – hanno finito per fare concorrenza a ristoranti ed esercizi della città. Che hanno dovuto incassare anche il prolungamento dell’orario di apertura dei padiglioni, dalle 23 a mezzanotte. E ora lanciano le loro proposte: più confronto e sinergia tra Expo e commercianti. Più loghi e promozione da fare in città. Più indizi per i visitatori di quanto, oltre all’esposizione, Milano e l’Italia abbiano da offrire.

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