A Sirte solo con i bombardamenti

Un'altra bella cronaca di Bernardo Valli in Libia con gli "shabab"

Bernardo Valli, esperto inviato di Repubblica, sta seguendo l’avanzata dei ribelli libici e sottolineando ogni giorno con eccellenti racconti e considerazioni personali come questa avanzata possa essere guidata solo dalle operazioni aeree della coalizione NATO.

AL ASSUN – È inutile cercare questa località su guide e mappe. È una manciata di case grigie che si confondono col deserto. Ma è qui, a cinquecento chilometri da Bengasi e a ottanta da Sirte, che le truppe di Gheddafi, dopo una ritirata precipitosa che deve averle sfiancate, hanno creato una linea di difesa davanti alla quale gli shabab mi sembrano in questo momento insabbiati. Più che a una battaglia ho l’impressione di assistere a una manifestazione improvvisata di guerriglieri non tanto impazienti di combattere quanto di vedere i nemici girare le spalle spontaneamente e prendere la direzione di Sirte.
È diventata ormai un’abitudine; gli shabab aspettano con ansia le incursioni degli aerei francesi e inglesi; e appena i governativi si ritirano, storditi dagli attacchi dal cielo, spesso decimati e senza più mezzi blindati perché carbonizzati dai missili, loro, gli shabab, avanzano. È uno spettacolo vederli partire con slancio all’inseguimento dei nemici. Sembra che inseguano tanti Gheddafi in fuga, perché scandiscono in continuazione il nome del raìs accompagnato da qualche insulto. Gridano anche Allah Akbar, Dio è grande, ma se chiedi se si tratta di una invocazione religiosa, ti dicono che no, per carità è una semplice abitudine.
Noi giornalisti siamo inghiottiti dalle battaglie che sembrano manifestazioni. È difficile evitarle. Gli shabab li incontriamo lungo la strada. Ci salutano, agitano i loro kalashnikov e ci chiedono gridando da dove vieni. È un rito. Sei su una pista dove fai conversazione con i passeggeri del camion che sorpassi o che ti sorpassa. Alcuni shabab hanno magliette col nome di Gucci stampato sopra. Ma ci sono anche le magliette Armani. Immagino contraffatte. Il bizzarro, pittoresco abbigliamento non dà soltanto l’impressione di confusione. Col tempo ti abitui e pensi sia anche un modo esprimere la grande voglia di libertà. C’è anche qualcosa di laico perché di tradizionali abiti musulmani se ne vedono pochi.

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