Charlie

Estratti della newsletter sul dannato futuro dei giornali.

domenica 5 Dicembre 2021

Settembre sui siti di news

Il sito di “media e marketing” Prima Comunicazione ha messo in ordine i dati Audiweb sul traffico dei siti di informazione a settembre. Ricordiamo che non tutti i siti sono iscritti ad Audiweb (quello indicato come Libero è il portale con quel nome, non il giornale), che i dati sono elaborati con un sistema misto di rilevazioni e che sono spesso suscettibili di oscillazioni mensili piuttosto forti e occasionali (sul sistema di rilevazione ci sono tra l’altro investimenti economici straordinariamente più esigui di quelli che per esempio ci sono sulle rilevazioni televisive Auditel). Qui c’è una sintesi maggiore che comprende solo i primi venti siti di news generalisti.


domenica 5 Dicembre 2021

I soldi della pubblicità nel 2021

FCP, associazione delle concessionarie di pubblicità, ha comunicato i dati degli investimenti sui giornali di carta nei primi dieci mesi del 2021, che hanno avuto una piccola crescita rispetto allo stesso periodo del 2020 (5,1% sui quotidiani e 3,2% sui periodici): anno che però era stato piuttosto catastrofico per via della pandemia, recuperando un po’ solo negli ultimi mesi. E infatti, se si paragonano gli stessi dati con quelli del 2019, il risultato è una perdita rispettivamente del 14% e del 38% per quotidiani e periodici (perdita complessiva del 22%).

Quanto agli investimenti “sul digitale”, sono invece in crescita del 15% rispetto al 2019, ma sono quote assolute che sono tuttora più ridotte di quelle sulla carta, e i cui beneficiari non sono solo i giornali.


domenica 5 Dicembre 2021

Privacy e censura

Sono due modi di chiamare quelle che spesso sono la stessa cosa: la difesa della privacy di qualcuno spesso implica una limitazione dell’informazione pubblica su quella persona, e gli equilibri tra l’una e l’altra non sono definibili universalmente (pensate per esempio al diritto all’oblio cosiddetto).
Adesso la questione si sta ponendo di nuovo con le nuove politiche di Twitter per tutelare le persone i cui dati o le cui immagini vengono condivisi sul social network: apparentemente protettive, le scelte di Twitter sono state già contestate come una potenziale limitazione alla diffusione di informazioni di interesse pubblico e al lavoro giornalistico. E il Washington Post ha raccontato di come stiano già venendo sfruttate da estremisti violenti di destra per rimuovere le testimonianze e le denunce delle loro condotte.


domenica 28 Novembre 2021

Di carta

Il secondo numero di Cose spiegate bene, la rivista/libro del Post che già dal primo numero aveva confermato la validità dell’esperimento non solo in termini di apprezzamenti, ma anche nel partecipare ai ricavi accessori della testata (ovvero quelli che ne compongono la terza parte, dopo gli abbonamenti e la pubblicità: eventi, affiliazioni, prodotti editoriali, formazione, e altro) e alla sua sostenibilità, è entrato al quinto posto, nella settimana della sua uscita, nella classifica dei libri più venduti nella sezione “saggistica”.
La prossima presentazione pubblica sarà a Roma sabato 4 dicembre nel corso della fiera “Più libri più liberi”.


domenica 28 Novembre 2021

Cosa è diventato Newsweek

Un articolo del Post ha raccontato nuove recenti polemiche intorno al settimanale che un tempo fu uno dei due più importanti newsmagazine del mondo, e oggi è in declini peggiori dell’altro.
Negli ultimi anni Newsweek si è fatto notare per una ricerca aggressiva di titoli sensazionalistici ed estremi, per lo spazio concesso a opinionisti discussi e discutibili, per un uso continuo e disinvolto del clickbait nella sua edizione online, per l’abbandono dell’accuratezza, del fact-checking e delle posizioni liberal che lo contraddistinguevano. Tali scelte, prese dalle diverse proprietà che si sono succedute in questi anni alla ricerca di una risposta immediata alla crisi di ricavi e alla perdita di lettori, ne hanno determinato un ulteriore declino e hanno disperso il patrimonio di autorevolezza che il settimanale aveva costruito nel secolo scorso”.


domenica 28 Novembre 2021

Piccole piraterie

La gran parte dei siti di news e giornali che offrono abbonamenti ai loro contenuti (che siano quelli del sito o dell’edizione digitale del giornale cartaceo) impone dei limiti al numero di apparecchi mobili che possono beneficiare dell’abbonamento che è stato pagato, per impedire che un account sia usato da più persone; oppure da troppe persone non paganti, quando l’abbonamento consente che un gruppo familiare usi lo stesso account. Di solito questo limite è tra i tre e i cinque “device”, ma ci sono abbonamenti aziendali che offrono limiti maggiori.

Ciò nonostante, esistono servizi online di condivisione di abbonamenti di ogni genere – streaming video e audio soprattutto, non solo – su cui vengono offerte anche le condivisioni di abbonamenti ai giornali entro questi limiti, chiedendo in cambio una quota dell’abbonamento, o comunque una cifra minore di quella che chiedono i siti relativi: in sostanza, chi paga un abbonamento lo mette a disposizione di altre persone chiedendo una quota del prezzo. La proposta viola quasi sempre le condizioni contrattuali, ma la dispersione di tante piccole violazioni e l’uso di una piattaforma intermedia rendono molto difficile perseguirla. Alcuni di questi servizi, tra l’altro, sono stati promossi in articoli sugli stessi giornali che vengono ingannati da queste offerte.


domenica 28 Novembre 2021

Il più antico di tutti i Post

Questo è l’anno del bicentenario del Saturday Evening Post, di cui si può dire senza esagerazioni che sia stato un pezzo della storia degli Stati Uniti per buona parte della sua esistenza, prima di perdere rilievo negli ultimi decenni, come tutte le riviste. Il Post lo aveva raccontato nel 2013 nell’occasione di un suo restyling:
“Il Saturday Evening Post, che inizialmente era un quotidiano, ha avuto lo stesso nome e lo stesso stile grafico di copertina fin dal 1821, quando cominciò a uscire. Nel 1897 divenne un settimanale, mentre i primi racconti, anche di scrittori importanti come Francis Scott Fitzgerald, John Steinbeck e Agatha Christie, furono pubblicati negli anni Venti del secolo scorso. A rendere leggendaria la rivista sono state anche le copertine disegnate da Norman Rockwell – artista popolarissimo nel raccontare l’America quotidiana – che rappresentano ancora oggi un vero e proprio patrimonio per il giornale, dato che il gruppo ne possiede i diritti di riproduzione”.
Un articolo della Columbia Journalism Review questa settimana si è più lungamente dedicato alla storia della rivista e al ruolo di Norman Rockwell.

(non è vero, ci sono dei “Post” più antichi, tra i meno famosi 😉)


domenica 28 Novembre 2021

Più oblio per tutto

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è intervenuta su un piccolo caso esemplare italiano a proposito del cosiddetto “diritto all’oblio“, sancendo che il dovere di deindicizzazione di un articolo (ovvero di non farlo comparire sui motori di ricerca, Google per primo) non sia solo dei motori stessi, ma anche del sito che lo ha pubblicato. Decisione intuitivamente discutibile (in sostanza impone che se un sito – in questo caso Google – ne cita e linka un altro, a intervenire per evitarlo debba essere il sito linkato; e conferma un tempo definito di “diritto all’oblio”), ma sul tema c’è ormai un longevo dibattito e molta letteratura. Il caso in questione era stato raccontato dal Post due anni fa.

“Nel marzo del 2008 PrimaDaNoi aveva pubblicato un breve articolo sull’alterco tra due fratelli settantenni nel loro ristorante: la discussione si era fatta violenta e uno dei due aveva ferito l’altro con un coltello da pesce. Erano intervenute le forze dell’ordine, che avevano arrestato i due fratelli (che avevano ricevuto ferite non gravi) e alcuni altri membri della famiglia.

Nel 2010 uno dei due fratelli fece causa a PrimaDaNoi, sostenendo che in base al diritto all’oblio l’articolo su quel fatto di cronaca avvenuto appena due anni prima dovesse essere rimosso. Biancardi rifiutò, ritenendo di avere riportato accuratamente la notizia citando i rapporti di polizia. Il fratello contestatore sostenne comunque che l’articolo violasse la sua privacy, perché era facilmente reperibile online tramite i motori di ricerca. Inoltre, se si cercavano informazioni sul suo ristorante, tra i primi risultati offerti da Google c’erano notizie sulla violenta rissa con il fratello, cosa che avrebbe danneggiato gli affari della sua attività”.


domenica 28 Novembre 2021

Ancora gli “avvoltoi”

Le storie sul fondo di investimenti accusato di acquistare giornali americani in difficoltà per svenderne i resti e sbriciolarli sembrano non finire mai (ne parliamo su Charlie da un anno, le aveva riassunte il Post due settimane fa, Internazionale le ha messe in copertina nel penultimo numero). Adesso il fondo Alden è intenzionato a comprare un’altra grande società di quotidiani locali, Lee Enterprises, che ha sede nello Iowa e pubblica quasi 90 testate tra cui il St. Louis Post-Dispatch, l’Arizona Daily Star e il Buffalo News. Il consiglio di amministrazione di Lee Enterprises ha deciso mercoledì di bloccare l’offerta ostile di Alden per un anno, dandosi questo tempo per prenderla in considerazione.


domenica 28 Novembre 2021

Gli articoli dei giornali

L’uso o meno degli articoli nell’indicare i nomi dei giornali internazionali è una vecchia sregolata questione dell’informazione italiana quando deve citarli: ovvero, non esistono regole del tutto universali ma piuttosto consuetudini, e non sempre condivise (va detto che c’è qualche ambiguità anche con gli articoli nei nomi dei giornali italiani: ci sono lettori che dicono di avere letto un articolo “sulla Repubblica di oggi” e altri per cui è “su Repubblica di oggi”).

Un po’ di esempi di come si citano nelle redazioni alcune testate: “Time” è la rivista americana mentre “il Times” è il quotidiano londinese (come nei nomi originali Time e the Times); l’articolo “the” si rimuove e si traduce sempre al maschile quando è presente nella testata, e quindi “il New York Times” e “il Guardian”; anche i periodici di solito mantengono la presenza dell’articolo o no rispettando la denominazione originale, “il New Yorker”, “Newsweek”, “l’Economist”, “l’Atlantic”, “Wired”, mentre c’è libertà sull’uso dell’articolo o no davanti a “National Geographic”.
Con i giornali tedeschi si mantiene il genere originale della testata, e quindi è “la Zeit” e “lo Spiegel” (un settimanale), ma anche “la Bild” e “la Frankfurter Allgemeine” (o “la FAZ”, sigla di quest’ultima) malgrado non abbiano l’articolo, perché la parola per quotidiano (Tageszeitung) in tedesco è femminile.
Invece con le testate francesi di solito non si traduce l’articolo, e si dice “ho letto su le Monde e su le Figaro”, ma qualche isolato dissidente dice “sul Monde” o “sul Figaro”: invece c’è consenso su “Libération” senza articolo. Una cosa simile avviene con le testate spagnole, per cui diciamo “El Pais” e “El Mundo”, ma “ABC”, anche qui rispettando la presenza o meno dell’articolo nell’originale e non traducendolo (“El Pais ha pubblicato…”), però invece adattandolo all’italiano quando usiamo preposizioni articolate (“un articolo del Pais…”), al contrario di quanto capita con le testate francesi (“un articolo di Le Monde…).
Ma, ripetiamo, sono soprattutto consuetudini, non regole tassative: come ogni cosa della lingua, certo.


domenica 28 Novembre 2021

Tutti mi chiedono, tutti mi vogliono

Le Figaro è il più antico quotidiano francese, e il secondo per diffusione: si è conteso il primo posto per anni con Le Monde, ma quest’ultimo ha avuto una grande crescita nei due anni della pandemia e ha guadagnato un grosso vantaggio. I due giornali si spartiscono anche il grosso dei due maggiori orientamenti politici: Le Figaro è lo storico quotidiano di centrodestra. Nel 2004 è stato acquistato dal potente e ricco gruppo Dassault, che ha molte attività ma la principale è la produzione di aerei, ed è posseduto dalla famiglia fondatrice che ha in questi decenni partecipato molto attivamente alle scelte del giornale: i cui conflitti di interessi economici e politici sono molto frequenti.

Adesso il giornale, che è stato protagonista di precoci e lungimiranti investimenti sul digitale e sul video, interessa secondo Le Monde a due possibili acquirenti altrettanto importanti. Uno è Vincent Bolloré con la sua multinazionale delle comunicazioni Vivendi (quella di cui in Italia si parla soprattutto per la sua partecipazione in Mediaset e in TIM), che negli ultimi tempi ha aggiunto alle sue proprietà diverse acquisizioni nell’informazione. L’altro è Bernard Arnault, proprietario di LVMH, il gruppo che possiede tantissimi grandi brand di moda ma anche molte altre attività “del lusso”. Malgrado si sia parlato di trattative, Laurent Dassault ha pubblicamente dichiarato di non voler vendere: ma le ipotesi sono più credibili dopo che la primavera scorsa era morto in un incidente di elicottero Olivier Dassault, che tra i fratelli eredi delle società paterne era quello più interessato ai giornali.


domenica 28 Novembre 2021

GEDI lascia la Sardegna

È diventata ufficiale la vendita della Nuova Sardegna, quotidiano sassarese noto ai suoi lettori e dipendenti come “la Nuova”. Apparteneva al gruppo GEDI, come si chiama da quattro anni quello che fu il gruppo Espresso, che nel tempo aveva aggregato – insieme alle sue testate maggiori, Repubblica ed Espresso – una estesa rete di quotidiani locali. Negli ultimi anni, insieme all’acquisizione della Stampa e al passaggio di proprietà dalla famiglia De Benedetti alla famiglia Agnelli-Elkann, GEDI ha deciso di ridimensionare le attività sulla stampa locale, concentrandole sulle testate del Nord Italia, e ha venduto i giornali di Pescara, Salerno, Livorno, Reggio Emilia, Ferrara e Modena, e adesso di Sassari. Gli acquirenti sono gli stessi della precedente cessione, il gruppo che si chiama SAE (negli ultimi cinque anni la Nuova Sardegna era stata affidata in gestione da GEDI a un altro editore).
Qui ci sono i comunicati delle aziende coinvolte e quelli del Comitato di redazione e della Federazione della stampa, questi ultimi coi consueti toni che cercano di mostrarsi un po’ minacciosi e preoccupati senza presentarsi come pregiudizialmente ostili: ma ancora di più in anni di difficoltà economiche, gli investimenti dei giornali li decideranno gli editori.

Nel frattempo, le associazioni di giornalisti delle regioni coinvolte si sono dette preoccupate, con un comunicato, delle ipotesi che SAE possa acquistare anche le edizioni toscane del quotidiano Corriere dell’Umbria, che si chiamano Corriere di Arezzo e Corriere di Siena: e che oggi sono di proprietà della famiglia Angelucci, che possiede anche i quotidiani Libero e il Tempo.


domenica 28 Novembre 2021

Le critiche contro CNN

La rete televisiva americana CNN ha avuto nell’ultimo decennio rilevanti evoluzioni e trasformazioni nei suoi approcci all’informazione e nella sua immagine pubblica, benché da noi sia tuttora ricordata e citata come un’autorevole e distaccata testata giornalistica dedicata ai fatti, come nella sua identità iniziale (CNN nacque nel 1980).
Questa settimana ha ricevuto critiche sia sulle sue derive “tabloid” (da parte della Columbia Journalism Review) evidenziate dall’attenzione morbosa verso alcune storie di cronaca e dallo scarso rispetto delle persone coinvolte, sia sulla sua elusiva e insoddisfacente reazione alle rivelazioni sulle falsità del “dossier Steele”, che CNN aveva a suo tempo concorso a promuovere (qui le critiche vengono dal Washington Post, che ha invece ammesso e corretto i suoi più limitati errori sulla stessa storia).


domenica 28 Novembre 2021

La cessione di Donna Moderna

L’editore Mondadori ha confermato questa settimana la vendita delle riviste Donna Moderna e Casa Facile al gruppo editoriale creato da Maurizio Belpietro intorno al suo quotidiano la Verità, che già aveva acquisito da Mondadori il settimanale Panorama e altri periodici. La notizia del progetto era nota già dall’inizio dell’autunno, ne avevamo scritto:
“L’operazione va nel senso che Mondadori ha comunicato spesso negli ultimi anni, di voler investire soprattutto nel suo business dei libri e nelle attività digitali dismettendo progressivamente l’impegno sui giornali: se si concludesse questa cessione le sue riviste rimarrebbero Chi (che è ritenuto un asset di relazioni e interessi che va oltre il suo valore commerciale), Sorrisi e Canzoni (che continua a essere il settimanale più venduto in Italia con gran distacco, e una diffusione di oltre 400mila copie) e Grazia e Interni, su cui da tempo circolano ipotesi di cessioni ad altri editori.
Donna Moderna ha tuttora una diffusione di 165mila copie, Casa Facile di 123mila. Le testate acquisite finora dal gruppo La Verità hanno dei bilanci generalmente soddisfacenti, grazie alle drastiche ma efficaci riduzioni dei costi, soprattutto del personale: il lavoro fatto in quel gruppo sembra voler essere più in quella direzione che in progetti di ideazione o rinnovo di opportunità che non siano quelle dei ricavi pubblicitari su carta”.

L’accordo ora prevede il passaggio al nuovo editore di 36 giornalisti e giornaliste. Hanno protestato il Comitato di redazione di Mondadori e la redazione di Donna Moderna – che ancora una decina d’anni fa era uno dei maggiori successi commerciali tra i periodici italiani – in una lettera all’editrice Marina Berlusconi.
“Vorremmo qui riaffermare con orgoglio che il nostro giornale non può essere solo un conto in rosso e che l’anima di una testata storica, unica, mai di fatto copiabile, è fatta sì dai giornalisti – che la creano – e dai lettori – che la comprano – ma soprattutto da un proprietario forte che la sostiene e che ha l’autorevolezza e l’orgoglio di editarlo, di difenderne qualità, voce e indipendenza. Editore che proprio di recente ha riaffermato la forza e la vitalità della sua azienda, dimostrando con nuove acquisizioni la volontà di continua espansione, e la fiducia nella ripresa del Paese. Scindere Donna Moderna dalla sua casa editrice storica, la Mondadori, rischia di snaturare l’essenza stessa della testata, che è e rimane un patrimonio di tutti. Una garanzia e una tutela per migliaia di donne, lavoratrici, madri, figlie, ragazze, studentesse che ancora hanno bisogno di informarsi e affidarsi a un giornale femminile che parla con onestà il linguaggio delle donne”.


domenica 28 Novembre 2021

Numeri veri e numeri gonfiati

E a questo proposito: da quando, negli ultimi cinque anni, quasi tutti i giornali e siti di news del mondo hanno allargato le loro fonti di sostenibilità economica verso gli abbonamenti e i lettori paganti (in conseguenza del declino dei ricavi pubblicitari anche online, e di un piccolo ma prezioso ritorno di disponibilità da parte dei lettori), i numeri degli abbonati sono diventati un pezzo importante anche della comunicazione autopromozionale dei giornali suddetti. Non solo suggeriscono un’eventuale prosperità e forza del brand, ma attirano maggiori investimenti pubblicitari da partner convinti da quei numeri. È la ragione per cui vedete, nelle narrazioni e nei titoli sugli andamenti dei giornali, molte cifre e traguardi esibiti con poco contesto intorno a spiegare e descrivere meglio quelle cifre e le dinamiche del loro raggiungimento.

Il tema riguarda le testate italiane, ma anche quelle del resto del mondo, e questa settimana ha provato a chiedere maggiore chiarezza un articolo del sito NiemanLab, che si occupa di analisi e divulgazione per conto della Nieman Foundation per il giornalismo. Il punto principale, spiega l’articolo, è distinguere quelli che sono “abbonati paganti” a un giornale da quelli che sono “indirizzi mail nel database di un giornale”: del secondo insieme – che spesso è quello utilizzato per raccontare i propri numeri di “abbonati” o “iscritti” – fanno parte anche gli abbonati gratuiti o quelli il cui abbonamento è scaduto, ma anche gli iscritti alle newsletter gratis del giornale. Ovvero tutti coloro che si sono iscritti a qualche offerta del giornale.

C’è poi la questione degli abbonati a prezzi scontatissimi, che vengono inclusi dalle testate negli stessi conteggi promozionali annunciati: il servizio di rilevazione ADS della diffusione dei giornali in Italia, per esempio, ha scelto invece di isolare nei suoi dati le copie digitali e cartacee vendute a prezzi inferiori rispettivamente al 30% e al 10% di quello ufficiale.


domenica 21 Novembre 2021

Prologo

Tra gli strumenti che hanno i giornali che si occupano di attualità per coinvolgere i lettori e ottenere un maggior numero di abbonati paganti (ma anche un maggior numero di lettori da proporre agli inserzionisti) bisogna poi sempre ricordarsi anche dei contenuti stessi dei giornali, accanto alle molte iniziative e strategie commerciali o promozionali. Le posizioni politiche, il sostegno a un partito o a un fronte, l’attacco verso un altro, “la linea del giornale”, sono scelte che tengono conto della domanda da parte dei lettori: che in questi decenni di grandi polarizzazioni è quasi sempre una domanda di posizioni nette, di definizioni dei buoni e dei cattivi, e i lettori (ovvero tutti noi) sono attratti da conferme dei loro sentimenti e respinti dalle delusioni delle loro aspettative. La linea di un giornale è fatta anche da questo, e in Italia ci sono stati casi palesi negli anni scorsi di successi di consenso legati alle individuazioni di nemici (l’antiberlusconismo in particolare per il Fatto o per Repubblica; o “la sinistra” additatissima come fonte di ogni male nelle titolazioni dei giornali conservatori): mettersi “all’opposizione” o contro qualcuno ha sempre pagato di più per i giornali. Ma ci sono state anche intuizioni fortunate legate invece al sostegno di “amici”, quando quel campo viene lasciato libero (la Veritàcol governo Lega-M5S, il Fatto con Giuseppe Conte). Un altro esempio vistoso di queste settimane è l’impossessarsi da parte del Fatto e di Domani del risentimento diffuso contro Matteo Renzi per coltivarlo e alimentarlo – in maniera sproporzionata rispetto al suo rilievo politico – rispondendo a una domanda in quel senso da parte di molti lettori e potenziali lettori (sabato Domani aveva Renzi in prima pagina, in quattro articoli critici, più un quinto che parlava di calcio, e due pagine su tredici dedicate solo a lui; il Fatto gli dedica le prime pagine da settimane quasi ininterrottamente). Non è tanto (non solo) una questione di antipatie o dissintonie: è che in tempi di maggioranze di governo molto estese, la domanda di “nemici” da parte della clientela resta forte e alcuni giornali cercano di intercettarla e darle risposta. Sono i lettori, a dettare la linea.


domenica 21 Novembre 2021

Il Post in tour

I prossimi appuntamenti pubblici del Post sono:
– oggi domenica 21 alle 12 a Pescara con “Questioni di un certo genere
– venerdì 26 novembre a Ivrea con “Questioni di un certo genere”
– sabato 4 dicembre a Roma con “Questioni di un certo genere”
– venerdì 10 dicembre a Peccioli con “Questioni di un certo genere”
– sabato 11 dicembre a Torino con “I giornali spiegati bene”
– domenica 12 dicembre a Peccioli con “I giornali spiegati bene”


domenica 21 Novembre 2021

Pensar male

Difficilmente i maggiori quotidiani polemizzano apertamente tra loro, per una sorta di solidarietà che precede le rivalità e anche perché sono consapevoli dei rischi di ritorsioni e abbassamento del livello dello scontro. Lo fanno invece sempre più spesso i quotidiani delle “seconde file” che sono più abituati a quell’abbassamento e che della polemica e del vittimismo fanno un elemento di consenso e compattamento dei loro lettori affezionati. Nei mesi passati ci è capitato di segnalare alcuni esempi della scelta di rendere pubblici presso i lettori questi tipi di litigi, perché indicativi di qualcosa di più interessante; più spesso li trascuriamo perché appunto fini a se stessi: nel primo caso mettiamo però l’irritato annuncio di “azioni giudiziarie” del Fatto contro il quotidiano il Riformista (rinato come testata due anni fa dopo un periodo di maggiori visibilità e rilevanza tra il 2002 e il 2012, quando venne chiuso) perché la polemica è in relazione con la recente decisione del Fatto di creare una “fondazione umanitaria”.


domenica 21 Novembre 2021

Le pagine di eufemismi

Ormai da qualche anno i due maggiori quotidiani italiani hanno introdotto un formato pubblicitario evidentemente proficuo (viene ospitato più volte ogni settimana) che hanno chiamato rispettivamente “Le guide” ed “Eventi”: sono doppie pagine – più raramente una – del tutto omogenee e mimetizzate con i contenuti giornalistici della testata, e che però sono dedicate a promuovere iniziative e progetti di un inserzionista protagonista dei diversi articoli. Gli articoli sono a volte interessanti, altre meno, anche in questo similmente agli altri del giornale: ma l’anomalia è la loro natura che, sia per rispetto dei lettori che per regole “deontologiche” stabilite, dovrebbe essere indicata, in modo da distinguere le scelte autonome della redazione da quelle dettate dagli investimenti pubblicitari.
Da qualche tempo il formato è stato fatto proprio anche dalla Stampa, che ha scelto di inserire invece un’indicazione di questa distinzione, anche se piuttosto oscura per i lettori: ovvero il titolo “Speciale…” (“sostenibilità”, nel caso delle pagine per McDonald’s di ieri). A orientare la minore o maggiore chiarezza ci sono da una parte le norme che la imporrebbero, e dall’altra le pretese degli inserzionisti che le loro promozioni siano proposte come scelte indipendenti del giornale piuttosto che come pubblicità a pagamento. E in tempi difficili per le aziende giornalistiche il loro potere contrattuale con gli inserzionisti è molto indebolito.


domenica 21 Novembre 2021

“A Studio”

Il trimestrale RivistaStudio ha nominato un nuovo direttore, anzi tre. RivistaStudio – confidenzialmente Studio – è un progetto di magazine di qualità originale che ospita autori brillanti e più contemporanei rispetto alla media delle testate italiane, ed è apprezzato da un seguito fedele: dopo periodi di alti e bassi dei bilanci ha trovato da qualche anno buoni equilibri lavorando su progetti collaterali di collaborazioni con le aziende (nella casa editrice che pubblica Studio e il magazine sportivo Undici è entrata qualche anno fa News 3.0, la società del finanziere Matteo Arpe che possedeva anche le testate Lettera43 e e Pagina99, entrambe chiuse negli anni scorsi). Due mesi fa il direttore e cofondatore Federico Sarica era andato a dirigere il mensile GQ (pubblicato della grande multinazionale editoriale Condé Nast), e questa settimana Studio ha annunciato che il nuovo direttore della redazione sarà Cristiano De Majo – che già svolgeva di fatto gran parte del ruolo – con Silvia Schirinzi a dirigere “la moda e lo stile” e Tommaso Garner come “creative director”. Il direttore responsabile sarà Giuseppe De Bellis, direttore di Sky Tg24, che da diversi anni partecipa al progetto di Studio.


domenica 21 Novembre 2021

Digital People

People è il settimanale più popolare degli Stati Uniti: è una rivista di argomenti molto “larghi”, soprattutto dedicata a celebrities, a personaggi dello spettacolo e a storie di “persone comuni”, e che si vende tantissimo nei supermercati. Nacque nel 1974 come una sorta di costola più accessibile del magazine Time ed ebbe immediatamente un grande successo.
Tre anni fa tutta la società di Time e People in crisi fu acquistata da una azienda editrice che si chiama Meredith, che a sua volta era in difficoltà e che aveva rapidamente ceduto Time: un mese fa Meredith è stata acquistata da un grande editore digitale, Dotdash, che possiede siti di informazione e di servizio che hanno ricchi ricavi pubblicitari sulla base dei loro numeri di traffico, e che era molto interessato ad alcune delle testate del gruppo Meredith (Better homes and gardens è la rivista più venduta degli Stati Uniti, dopo i due magazine dell’AARP, un’associazione dedicata agli interessi di quella che una volta si chiamava “terza età”): che producono contenuti coerenti con le attività di Dotdash (posseduta della grande società che ha tra le altre cose la piattaforma di “dating” Tinder). Mentre People, malgrado i suoi successi che ancora sopravvivono, secondo un articolo del New York Times di questa settimana non si capisce bene cosa c’entri.


domenica 21 Novembre 2021

Abruzzesi nel mondo

Il sito Professione Reporter ha pubblicato una breve intervista con il nuovo direttore del Tirreno Luciano Tancredi, insediato con molta discrezione due settimane fa per sostituire Stefano Tamburini, i cui rapporti con la redazione e con l’azienda non erano felici da tempo. L’azienda si chiama SAE, ed è guidata dall’imprenditore abruzzese Alberto Leonardis, che si sta muovendo da qualche anno tra le proprietà dei quotidiani locali ceduti dal gruppo GEDI: cinque anni fa era tra i soci che avevano acquistato il Centro di Pescara (che poi ha lasciato), l’anno passato ha comprato con SAE il Tirreno e tre quotidiani emiliani (Gazzetta di ReggioGazzetta di Modena e Nuova Ferrara), e dovrebbe concludere presto anche l’acquisizione della Nuova Sardegna.
L’intervista di Professione Reporter rivela come nel curriculum del nuovo direttore Tancredi ci sia, oltre alle esperienze giornalistiche e una candidatura elettorale nel PD, una antica frequenza – dalle scuole elementari – con l’editore e il gruppo dirigente dell’azienda.
“Dopo quarant’anni, per la prima volta ci siamo ritrovati a lavorare tutti assieme. A parte Giovannetti che è un po’ più grande, c’è una foto di me, Alberto e Marco, a sedici anni che facciamo una spaghettata a mezzanotte. Eravamo insieme fin dalla primina”.


domenica 21 Novembre 2021

Niente sesso

Axel Springer, la grande multinazionale tedesca dell’editoria, è ancora spaventata dalle conseguenze dello scandalo di molestie e relazioni inopportune che ha portato alle dimissioni del direttore del quotidiano Bild, dopo che la storia era stata nascosta sotto un primo tappeto all’inizio dell’anno, e poi ne erano stati pubblicati maggiori e gravi elementi sul New York Times il mese scorso. Secondo un articolo del Financial Times l’editore vuole proteggersi maggiormente da accuse e scandali simili che dovessero complicare le sue attività negli Stati Uniti, dove ha grossi interessi di espansione, chiedendo ai suoi dirigenti di dichiarare all’azienda ogni eventuale relazione sessuale con i dipendenti: ma la richiesta avrebbe resistenze in Germania per ragioni di privacy e di minore ipersensibilità rispetto al contesto americano.


domenica 21 Novembre 2021

Costi e geografie

Nel terzo numero dell’Essenziale – il nuovo settimanale dedicato alle notizie italiane pubblicato da Internazionale – il direttore ha spiegato le complicazioni del raggiungere le edicole del Sud da parte del giornale.


domenica 21 Novembre 2021

RIP

Un articolo del Washington Post ha raccontato la rinnovata centralità degli “obituaries”, ovvero degli articoli di necrologio dedicati alla morte di persone famose o con storie rilevanti, che nel gergo delle redazioni italiane vengono chiamati “coccodrilli”, e che sono spesso preparati con mesi o anni di anticipo. Le dinamiche di condivisione individuale e collettiva incentivate dai social network hanno trasformato le notizie sulle morti in opportunità di partecipazione e coinvolgimento personale da parte dei lettori, creando una sorta di cerimonia online fatta di like ed engagement intorno alla loro diffusione e un’occasione di traffico e visibilità per le testate più rapide a condividere i propri obituaries: il New York Times ne ha pronti circa 1850, per esempio, e il Washington Post 900. La “nostalgia dei baby boomer”, dice l’articolo, è uno dei fattori della aumentata attenzione verso le morti di personaggi noti (in Italia la settimana scorsa è circolata tantissimo la notizia di un personaggio del telefilm Happy Days malgrado quasi nessuno ricordasse fosse mai esistito, probabilmente anche tra gli accorati autori degli articoli). L’aumento del numero di celebrities note, conseguente all’aumento del traffico di informazioni, ha inoltre reso molto più frequenti notizie che ricadano in queste categorie.


domenica 21 Novembre 2021

La fine del Corriere di Como

Ancora per la sezione “sviluppi di storie“, e non buoni sviluppi, il Corriere di Como – l’edizione locale del Corriere della Sera – ha chiuso martedì. Il sito e l’archivio sono stati messi offline, per giunta.


domenica 21 Novembre 2021

Troppo vero per essere vero

Sui maggiori quotidiani americani la storia di giornalismo di questa settimana è stata una storia imbarazzante: ne avevamo intuito l’arrivo due settimane fa, ma la falsità di un famigerato dossier di accuse contro Donald Trump diffuso nel 2017 ha avuto maggiori conferme e ammissioni, e i giornali che gli avevano dato credito sono stati costretti a interventi autocensori e riflessioni molto impietose su come una cosa che era “verosimile” non fosse per questo vera, e su come le vittime di quel dossier – Trump per primo – non siano state credute nelle loro smentite solo perché avevano una meritata fama di poco credibili. La storia del dossier era qui, raccontata sul Post allora con molte cautele, attribuzioni e diffidenze.


domenica 21 Novembre 2021

Via il direttore al Daily Mail

Il Daily Mail è forse il quotidiano a maggior diffusione nel Regno Unito: il “forse” si deve al fatto che alcuni quotidiani – tra cui il Sun, il suo maggior concorrente – hanno smesso di comunicare i propri dati dall’anno scorso (il maggior primato del Mail è sul web, dove ha costruito uno dei siti di news in lingua inglese più visitati del mondo). Entrambi i giornali appartengono al formato dei “tabloid”, definizione che da tempo si riferisce più all’approccio sensazionalistico e scandalistico che alle misure dei giornali. Nel Regno Unito questi quotidiani sono sia molto screditati rispetto alla loro accuratezza e qualità etica, sia capaci di scoop e prese di posizione importantissime nella costruzione dell’opinione pubblica e quindi anche in quella dei consensi politici (un importante ex direttore del Mail è stato in ballo per dirigere l’ente regolatorio governativo sui media fino a ieri). Ne avevamo riassunto una breve guida qui.

Il Daily Mail è tuttora controllato dagli eredi dei suoi fondatori, la potente e aristocratica famiglia Rothermere (il Sun invece è del grande e famigerato editore Rupert Murdoch). Questa settimana l’editore ha molto sbrigativamente e sorprendentemente licenziato il direttore Geordie Greig, che era in carica dal 2018, rimpiazzandolo con quello che finora era l’editore dell’edizione domenicale del giornale, Ted Verity (quasi tutti i quotidiani britannici hanno un’edizione della domenica con un’identità e un’autonomia proprie: nel caso del Mail addirittura in conflitto). Altri interventi in ruoli dirigenziali dell’azienda hanno suggerito ipotesi che la sostituzione abbia a che fare con il progetto di toglierla dalla quotazione in borsa, ma anche che serva ad attenuare le tensioni che c’erano state ultimamente con il governo di Boris Johnson.


domenica 21 Novembre 2021

Giornalista è chi giornalismo fa

Ogni tanto qualcuno prova a dare definizioni universali di cosa debba essere “il giornalismo”, o cosa sia “una notizia”, con risultati abbastanza fallimentari, perché le definizioni sono suscettibili di molte interpretazioni ed è lecito che chi progetta, dirige o produce giornali e articoli abbia valutazioni sue e soggettive su quello che vuole fare, e sul modo di intendere i propri obiettivi. Però è interessante mettere a confronto e considerare quali confini si diano singoli giornalisti o singole testate (c’era questa di Jeff Jarvis, esperto studioso delle trasformazioni dell’informazione), e il sito di news americano Vox ha individuato i propri “sei tipi di storie”, riconoscendo già con questo l’assenza di un criterio unico:
“quelle che fanno chiarezza nel caos; quelle che scompongono politiche o idee complesse; quelle che collegano qualcosa a questioni più estese; quelle che indagano soluzioni o idee nuove per risolvere problemi; quelle che aiutano i lettori a prendere decisioni; quelle che fanno emergere qualcosa di nascosto sotto la superficie”.


domenica 14 Novembre 2021

Il messaggio, non il messaggero

L’Essenziale, il nuovo settimanale creato dalla redazione di Internazionale, ha pubblicato sabato nel suo secondo numero la risposta del direttore Giovanni De Mauro a un lettore a proposito della scelta di non firmare la gran parte degli articoli. Le ragioni di De Mauro non sono diverse da quelle che il Post espose un po’ di anni fa, e che linkiamo qui per chi abbia simili curiosità.


domenica 14 Novembre 2021

Testata ambiziosa

Se ricordate o conoscete la genealogia dei maggiori quotidiani di destra italiani, e le successioni di direttori che si sono scambiati, avrete maggiori elementi per valutare l’ultimo sviluppo della “vivace” e non nuova polemica tra Maurizio Belpietro, direttore della Verità, e Vittorio Feltri di Libero.
Se la Verità, testata francamente troppo ambiziosa, mi dà del pirla perché ascolto le prediche del professor Locatelli, abbozzo, ma ciò mi autorizza a ricambiare il complimento”.


domenica 14 Novembre 2021

Zeristi

Da quasi dieci anni una legge ha imposto all’Ordine dei giornalisti (che il Post aveva spiegato meglio qui) di garantire un “aggiornamento continuo” dei propri iscritti, attraverso una serie di iniziative che ne sviluppino le competenze sotto diversi aspetti di quella che si ritiene debba essere l’attività giornalistica. Questa sorta di esame continuo viene superato attraverso l’accumulo di “crediti” (punti, in sostanza) che vengono forniti ai giornalisti iscritti all’Ordine quando questi partecipano a diversi tipi di eventi “formativi”: alcuni sono convegni o eventi pubblici intorno ai temi dell’informazione, ma per colmare la nuova necessità sono stati creati corsi e occasioni ad hoc, anche online, di alterna qualità, che permettono di riscuotere i suddetti crediti e raggiungere il tetto annuale e triennale richiesto.
L’avvio del sistema – già non del tutto convincente nella sua strutturazione – ha avuto molte fatiche: vuoi per la novità, vuoi per diffidenze di molti iscritti, vuoi per sproporzione tra la qualità di molti eventi formativi e l’attività giornalistica vera e propria compiuta quotidianamente da tanti giornalisti, gli inadempienti sono stati finora molti, e l’Ordine dei giornalisti ha frequentemente richiamato a maggiori osservanze per lo più minacciando sanzioni che solo di recente ha in qualche occasione applicato.

Il caso più esemplare di questa distanza tra le regole ufficiali e la fiducia in queste regole si sta dispiegando nelle elezioni dell’Ordine della Lombardia, dove uno dei consiglieri appena eletti aveva raccolto zero crediti, e secondo le accuse dei suoi avversari (che a loro volta ammettono “giusta o sbagliata che sia la norma”) la sua condizione sarebbe stata normalizzata un po’ arbitrariamente e incompatibilmente con la possibilità che diventi presidente.
Il presidente dell’Ordine deve essere il primo a rispettare le norme, altrimenti non è credibile fra i colleghi e non è credibile all’esterno. Uno “zerista” al vertice di un Ordine professionale consacrerebbe una volta per tutte una semplice conclusione ovvero che l’Ordine è meglio abolirlo se chi lo guida è il primo a non avere osservato la carta dei doveri”.


domenica 14 Novembre 2021

On background

È un’espressione convenzionale del giornalismo americano, meno familiare qui da noi di “on the record” e “off the record”, ma parte dello stesso vocabolario usato per indicare le fonti usate, oppure perché ci sia comprensione tra i giornalisti e le loro fonti sull’uso delle parole di queste ultime: “off the record” si usa infatti per indicare dichiarazioni che non siano da pubblicare, mentre “on the record” sono le cose che vengono dette con la consapevolezza e l’accordo che potranno essere pubblicate.
“On background”, invece, è la formula con cui si concorda di poter citare fatti o parole senza indicare la fonte esatta, di solito attribuendoli a una provenienza approssimativa. Queste sono almeno le indicazioni dell’agenzia Associated Press, perché le interpretazioni hanno qualche variazione e soggettività nelle diverse redazioni. Le citazioni indicate come “on background” sono ufficialmente disincentivate da molte testate, perché non garantiscono sufficiente affidabilità e chiarezza per i lettori, ma nei fatti ne viene fatto un grande uso: permettono infatti di citare ipotesi o dichiarazioni senza circostanziarle o sostenerle quando sono fragili e incerte. Ma permettono anche alle fonti di far pubblicare versioni interessate senza comparire o prendersene la responsabilità.

Questa settimana il sito di tecnologia The Verge ha deciso di pubblicare un proposito di limitare al massimo l’uso di dichiarazioni “on background” nei suoi articoli.
“Lo facciamo perché soprattutto le grandi aziende di tecnologia hanno arruolato un animato sistema di addetti alla comunicazione che ciclicamente tirano la corda delle pratiche accettabili in uno sforzo di sottrarsi alle loro responsabilità e di scaricare l’onere della verità sui media, per controllare le narrazioni sulle società per cui lavorano e al contempo sfinire a morte chi deve avere a che fare con queste narrazioni”.
Lo strumento con cui questo avviene sempre più di frequente, spiega The Verge, è l’uso della formula “on background” richiesto da questi interlocutori. E dopo una severa elencazione degli abusi di questa che dovrebbe essere un’eccezione, l’articolo conclude che:
“D’ora in poi, la norma per i responsabili della comunicazione e per chi parli con The Verge nel suo ruolo ufficiale sarà “on the record”.
Rispetteremo ancora alcune richieste di comparire “on background”, ma a nostra discrezione e solo per ragioni specifiche che siano spiegabili ai lettori”.


domenica 14 Novembre 2021

Novità a Verona

I prepensionamenti al gruppo Athesis, che è l’editore dei quotidiani locali Giornale di VicenzaBresciaOggi e Arena di Verona e possiede la casa editrice Neri Pozza, riguardano anche i direttori: Maurizio Cattaneo lascia il ruolo che aveva negli ultimi due (dirigeva l’Arena dal 2003), e a Verona sarà sostituito da Massimo Mamoli, che era vicedirettore delle edizioni del Nordest del Corriere della Sera: per la direzione di BresciaOggi non è ancora stata comunicata una scelta.


domenica 14 Novembre 2021

Il malefico fondo Alden

Il Post ha raccontato con maggior compiutezza la questione del fondo d’investimento che nel giornalismo americano è visto come uno dei maggiori nemici dei giornali in difficoltà, e che su Charlie avevamo citato spesso nei mesi passati.
“Se un giornale ogni anno costa 100 milioni e genera introiti per 105, un editore “puro” – che cioè non ha altri interessi a parte il buon andamento del giornale – userebbe  probabilmente 100 milioni di introiti per tenere in piedi il giornale e gli altri 5 per limitati investimenti. Il metodo Alden invece prevede di applicare tagli al personale e alle risorse per fare in modo che il giornale al posto di 100 milioni costi 60. Il resto degli introiti generati nei mesi o anni appena successivi viene invece investito in altre aziende del gruppo, oppure distribuito fra gli azionisti del fondo. A un certo punto il giornale smetterà di avere risorse per funzionare o per produrre contenuti all’altezza: ma nel frattempo il fondo Alden avrà ottenuto dei guadagni più che soddisfacenti”.


domenica 14 Novembre 2021

Rizzo sul suo ex giornale

Sull’ipotesi di smantellamento – per scelta o maldestria – di Repubblica ci sono da aggiungere le cose severissime che ne ha detto Sergio Rizzo in un’intervista al settimanale TPI (che è stato creato da poco dal sito di news che ha lo stesso nome). Rizzo è un giornalista 65enne molto conosciuto, soprattutto per il suo lavoro al Corriere della Sera (dove con Gian Antonio Stella lavorò agli articoli che divennero il libro La casta, che è diventato un pezzo della storia politica italiana): nel 2017 è passato a Repubblica, ottenendo il titolo di vicedirettore, che aveva fino a pochi giorni fa quando è stato di fatto costretto ad andare in pensione, racconta lui stesso. Aggiungendo commenti drastici e simmetricamente irrispettosi sulla attuale proprietà e sul direttore di Repubblica.
– Sai che in ogni quotidiano le scrivanie sono la carta di identità dei giornalisti.
– Certo.
– Dietro a Verdelli c’erano decine di palle di vetro con neve: ogni volta che il figlio viaggia gliene regala una. Cartoline d’amore padre-figlio. Uno spettacolo vederlo che le sistemava soddisfatto.
 E la scrivania di Molinari?
– Dietro ha tante sue foto con i grandi del mondo.

– Meno romantico di Carlo, più egotico.
– Sì. Trasmette un sentimento di malinconia. Come certe pizzerie in cui c’è di tutto, le foto da Bombolo a Harrison Ford. Poi magari scopri che metà di quei vip non hanno mai messo piede nel locale. Ecco, non ho nulla contro Molinari.
 Però?
– Se ti metti la foto con Obama dietro, ma poi non hai coraggio di guardare negli occhi chi mandi via, fai tenerezza.


domenica 14 Novembre 2021

Mettersi in coda

Secondo 90 giornalisti del “Coordinamento precari di Repubblica” e i loro rappresentanti nel Comitato di redazione, il giornale non starebbe rispettando le regole e gli accordi previsti per la parziale sostituzione degli oltre cinquanta prepensionati in queste settimane: regole che prevederebbero 27 assunzioni e “di attingere prevalentemente dal bacino dei precari storici di Repubblica” e che l’azienda GEDI starebbe aggirando “considerando precari giornalisti over 35 provenienti da altre testate e contrattualizzati con Repubblica in data successiva alla stipula di questo accordo sindacale”.


domenica 14 Novembre 2021

Spazi riempiti

Scrivemmo diversi mesi fa della pigrizia disciplinata delle sezioni Cultura e Spettacoli dei maggiori quotidiani, che di fatto consegnano buona parte delle loro scelte alle promozioni degli uffici stampa, col risultato che capita spesso di trovare la mattina sui diversi quotidiani raccontati gli stessi film, gli stessi libri, le stesse serie, gli stessi dischi. È un meccanismo win-win, come tutti quelli che legano le redazioni agli uffici stampa: le prime ricevono dei contenuti gratuiti e attuali, i secondi ottengono pubblicità per i loro prodotti. Questi anni di grosse riduzioni delle risorse poi rendono ancora più preziosi i materiali pronti e di limitato impegno (testi da riprodurre, o interviste), e questo in parte spiega il traboccare di queste promozioni anche sulle altre pagine dei giornali: se prendete mercoledì di questa settimana, c’erano anticipazioni del libro dell’ex ministro Spadafora nelle pagine della politica, anticipazioni del libro dello scrittore Marco Malvaldi nelle pagine dello sport, e su queste ultime anche anticipazioni del libro sul padre di Roberto Mancini.


domenica 14 Novembre 2021

Riflessione di passaggio

La cosa accennata qui sopra sembra dire che – malgrado sia ancora tutta da verificare, e assai grossolana – fin qui regge l’ipotesi di alcuni precoci osservatori sul progetto iniziato da un anno e mezzo a Repubblica dalla nuova proprietà e col nuovo direttore: il progetto di “normalizzarsi” e raggiungere un bacino più esteso e vario di lettori, con un’offerta meno definita politicamente e meno identitaria, e competere col Corriere della Sera sui suoi lettori esistenti e potenziali. Secondo alcuni critici, appunto, quella scelta finirebbe per favorire il Corriere: “la gente sceglie l’originale”. Ma è ancora presto e ancora cose succederanno, è solo una riflessione interlocutoria.


domenica 14 Novembre 2021

I dati di RCS

RCS, l’editore del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport tra gli altri, ha diffuso i risultati economici dell’azienda dei primi nove mesi del 2021. Sono risultati positivi rispetto a quelli dell’anno precedente, e le comunicazioni lo hanno sottolineato con toni di grande soddisfazione (anche sulla prima pagina del Corriere della Sera, con due fotografie dell’editore Urbano Cairo, in prima e all’interno):
“Ricavi, margini, in forte crescita per Rcs, il gruppo del Corriere della Sera, nei primi nove mesi dell’anno. I conti al 30 settembre segnano un risultato netto di 46,6 milioni e l’ulteriore riduzione del debito che scende sotto i 15 milioni di euro (14,8 milioni) dai 59,6 di fine 2020 e dagli oltre 400 di cinque anni fa. I ricavi hanno raggiunto i 610 milioni, in aumento del 23,6% rispetto allo stesso periodo del 2020. (i ricavi digitali rappresentano il 23%). L’ebitda (margine operativo lordo) è più che triplicato, passando da 27,7 a 92,1 milioni”.

Il confronto con il 2020 non è in realtà molto convincente, data l’eccezionalità negativa dell’anno della pandemia (ancora di più nei suoi primi nove mesi in questione) che aveva portato a contrazioni pesanti di tutti i dati di bilancio. Se confrontiamo i numeri del 2021 con quelli del 2019, i ricavi sono in effetti diminuiti del 9,4%, e l'”ebitda” invece che triplicato è calato del 10%. Anche i ricavi pubblicitari sono in diminuzione, malgrado le vivaci pratiche del gruppo nella vendita degli spazi e dei progetti, da 267,9 milioni del 2019 a 232,8 nel 2021 (erano 281 milioni nel 2018): quelli editoriali sono a loro volta diminuiti del 6,5%.

Di sicuro invece sono positivi i dati che attestano che sia sulla diffusione delle copie cartacee, che su quelle digitali, che sul traffico online, il Corriere della Sera supera da diversi mesi la sua rivale Repubblica, che è il metro su cui tuttora vengono in buona parte valutati all’interno i risultati del giornale, accanto agli andamenti economici.


domenica 14 Novembre 2021

La FTC mette in riga, vediamo

La newsletter americana A media operator si è unita battaglieramente alle proteste che abbiamo raccontato spesso contro le modalità ostili e farraginose di cancellazione degli abbonamenti adottate da molti giornali e siti di news (non solo italiani). L’occasione è una nuova comunicazione dell’agenzia governativa statunitense che si occupa di tutela dei consumatori: l’annuncio dichiara con severità che sarà trattata come violazione della legge ogni mancanza di chiarezza sulle condizioni dell’abbonamento e ogni dark pattern, “trucco o trappola” che complichi la disdetta dell’abbonamento: “i meccanismi di cancellazione devono essere facili da gestire almeno quanto quelli che i clienti hanno usato per comprare il prodotto o il servizio”.
Sarebbe prezioso che anche le autorità italiane cominciassero a studiare la questione.
(disclaimer: il Post permette da sempre la cancellazione dell’abbonamento con soli due clic)


domenica 14 Novembre 2021

I quotidiani a settembre

Sono stati pubblicati i dati ADS di diffusione dei quotidiani a settembre. Ricordiamo che la “diffusione” è un dato che aggrega le copie dei giornali che raggiungono i lettori in modi molto diversi, grossomodo divisibili in:
copie pagate, o scontate, o gratuite;
copie in abbonamento, o in vendita singola;
copie cartacee, o digitali;
copie acquistate da singoli lettori, o da “terzi” (aziende, istituzioni, organizzazioni) in quantità maggiori.

Il totale di queste copie dà una cifra complessiva che è quella usata nei pratici e chiari schemi di sintesi che pubblica il giornale specializzato Prima Comunicazione, e che trovate qui, da cui si vedono grosse perdite rispetto a settembre 2020 da parte di quasi tutti i quotidiani nazionali, salvo il Corriere della Sera (di nuovo), Avvenire e il Messaggero. Altri dati notevoli sono il numero più basso mai raggiunto da Repubblica nella storia delle rilevazioni (perde persino il 14,4% rispetto a un anno fa); e lo stesso è vero per l’altro grande quotidiano GEDI, la Stampa, che perde il 7,5% rispetto a un anno fa. Entrambi i quotidiani hanno dimezzato il numero di copie rispetto a sei anni fa (nello stesso periodo il Corriere ha perso un terzo delle copie). Aumenta ancora copie la Verità, che accresce anche il suo vantaggio sul concorrente Libero (in corrispondenza con le prese di posizione di Libero a favore di vaccino e Green pass, dei cui contestatori la Verità è invece rimasta il maggiore rappresentante, seguita da una più limitata critica ad alcuni obblighi di Green Pass che affiora spesso sul Fatto).

Ma è utile sottrarre da questi numeri quelli delle copie gratuite o scontate oltre il 70% e di quelle acquistate da “terzi”, per avere un dato relativo alla scelta attiva dei singoli lettori di acquistare il giornale. Con questo risultato:
Corriere della Sera 190.566
Repubblica 140.690
Stampa 91.469
Resto del Carlino 67.840
Sole 24 Ore 66.948
Messaggero 60.219
Fatto 49.689
Nazione 46.253
Gazzettino 40.745
Giornale 35.632
Altri giornali nazionali:
Verità 28.642
Libero 21.945
Avvenire 17.488
Manifesto 13.508
ItaliaOggi 9.832

(il Foglio e Domani non sono certificati da ADS)

Quanto invece alle altre copie comunicate dalle testate come diffusione è interessante notare che:
– Corriere e Sole 24 Ore hanno una quota molto alta di copie scontate oltre il 70%: 42mila e 33mila, dietro di loro c’è Repubblica con 11mila.
– il numero di copie cartacee vendute dal Fatto è sceso per la prima volta di poco sotto quello delle copie digitali (per queste ultime il Fatto è terzo dopo Corriere e Repubblica).
– il Manifesto è ottavo per copie digitali (più del Giornale e della Gazzetta dello Sport), pur essendo 46mo nel totale.
– Avvenire comunica ben 67mila copie “multiple pagate da terzi”, attribuibili in buona parte alla rete delle strutture cattoliche.
– anche il Sole 24 Ore ne indica una quota eccezionale, 13mila, in gran parte digitali.
– delle 21mila copie dichiarate da ItaliaOggi, la metà sono copie “promozionali e omaggio” o con sconti superiori al 70%.
– gli altri quotidiani che dichiarano più copie omaggio sono ancora AvvenireMessaggeroSole 24 Ore e Gazzettino.
– i giornali che conteggiano oltre 5mila copie “digitali abbinate agli abbonamenti cartacei” sono Corriere della SeraSole 24 Ore, Stampa e Avvenire. Il Corriere ne ha aggiunte ai conti quasi 10mila rispetto al mese precedente, che compensano altrettante copie vendute in meno.

(Avvenire, Manifesto, Libero ItaliaOggi sono tra i quotidiani che ricevono contributi pubblici diretti)


domenica 7 Novembre 2021

E quindi

E quindi il 17 novembre arriveranno nelle librerie le copie del secondo numero di Cose, dedicato stavolta alle “identità di genere”, e che è già prenotabile nelle librerie online e preacquistabile dagli abbonati del Post, nell’ambito dell’offerta di contenuti e servizi disponibile a chi appunto partecipa a sostenere il progetto editoriale del Post. Altre informazioni sono qui.


domenica 7 Novembre 2021

Esperimento riuscito bene

Nel caso del Post, l’esperimento di un progetto giornalistico cartaceo collaterale (ne stanno venendo sperimentati molti anche da altre testate) è stato un successo “oltre le aspettative”, letteralmente: il primo numero della rivista/libro Cose, spiegate bene uscito a giugno ha avuto due ristampe, è arrivato ad essere terzo nella classifica di vendita della categoria Saggistica superando credibilmente le quindicimila copie (coi libri i dati esatti hanno bisogno di tempi un po’ lunghi), ha raccolto grandi attenzioni e apprezzamenti sia verso il contenuto che verso la qualità della fattura. Di conseguenza, quando i conti saranno fatti, l’esperimento sarà considerabile senz’altro riuscito rispetto alla sua capacità di partecipare alla sostenibilità economica della testata che lo ha prodotto, il Post (i conti del Post saranno raccontati appena fatti, come ogni anno, all’inizio del 2022).


domenica 7 Novembre 2021

Il “giornalismo della paura”

La grande agenzia pubblicitaria TBWA si sta impegnando da alcuni mesi in una campagna contro le derive di disinformazione e pericolosità sociale di alcune scelte del giornalismo professionale italiano, con invenzioni creative e polemiche. A giugno il sito dell’edizione italiana di Wired – illustre testata di innovazione e tecnologia di proprietà dell’editore Condé Nast – aveva ospitato un progetto di TBWA che criticava l’inaccuratezza e il sensazionalismo delle titolazioni dei giornali. Nei giorni scorsi, invece, l’agenzia si è associata a una “Associazione italiana giornalismo costruttivo” per uno spot e una petizione che associano le scelte dei giornali ai pericoli delle armi da fuoco.


domenica 7 Novembre 2021

Essenziale pure la pubblicità

È uscito sabato il primo numero dell’Essenziale, il nuovo settimanale creato dalla redazione di Internazionale per completare la sua offerta con un giornale dedicato all’Italia. Costa 2 euro e 50, ha 28 pagine, e un solo inserzionista (Enel, due pagine) per iniziare, scelta contenuta rispetto all’abituale affollamento di partner che i giornali coinvolgono nei “lanci” (le aziende sono interessate a esserci perché è un’occasione di maggiori attenzioni e visibilità).

A margine: il giornale si apre in prima pagina con un esteso articolo che non mette in ottima luce le intenzioni di Enel sulla centrale di Civitavecchia, a dimostrazione esemplare che altri rapporti con gli inserzionisti sono possibili.


domenica 7 Novembre 2021

Volendo essere cinici

La pratica di rendere complicato e sfinente il processo di cancellazione degli abbonamenti ai giornali è un tema interessante di riflessione, dal punto di vista dei risultati (dal punto di vista della correttezza e del rispetto degli abbonati la riflessione è invece molto più semplice e ovvia). Da una parte è facile pensare che sia una scelta che compromette molto il rapporto con i lettori e la loro fiducia, e che questo possa avere delle conseguenze anche sulla loro disponibilità a sostenere economicamente la testata in questione. Dall’altra è anche realistico il ragionamento cinico per cui le vittime di questo trattamento sono nei fatti lettori che hanno scelto di cancellare l’abbonamento, quindi già perduti e da trattenere in ogni modo. In mezzo tra queste due posizioni, c’è l’ipotesi che alcuni di quegli abbonati scelgano di cancellare l’abbonamento per ragioni diverse (ragioni di risparmio, ragioni di insoddisfazione) che possano cambiare nel tempo, e a quel potenziale non sia saggio rinunciare. Misurare quest’ipotesi è molto difficile, e il fatto che tanti giornali ricorrano a questi mezzi racconta che la giudicano fragile.


domenica 7 Novembre 2021

Regole comuni

Un articolo del Foglio ha contestato i modi in cui il sistema pensionistico dei giornalisti sarà integrato nell’INPS per risolvere le annose questioni delle sue crisi di fondi. Con toni meno aggressivi, avevano espresso dubbi articolati anche gli economisti Tito Boeri e Roberto Perotti, sul sito Lavoce.info.

“Non si può accettare che il salvataggio di Inpgi1 avvenga senza chiedere un contributo a chi ha goduto e continua a godere di trattamenti palesemente insostenibili. È una questione di equità, ma non solo: stiamo creando un precedente, con il modo con cui verrà gestito l’ingresso dell’Inpgi1 che condizionerà anche il modo con cui problemi analoghi di altre casse verranno affrontati in futuro.

C’è, infatti, una fragilità strutturale nel sistema delle casse: comportano un’eccessiva concentrazione del rischio perché riguardano professioni molto specifiche. Se il settore e la professione vanno in crisi, la cassa diventa non più sostenibile perché si riducono i contribuenti, che pagano le pensioni a chi si è ritirato dalla vita attiva. Il vantaggio di portare una cassa all’Inps risiede proprio nel permettere una maggiore condivisione del rischio. Ma questa condivisione del rischio richiede che si adottino regole comuni nel calcolo delle prestazioni, non solo di quelle future, ma almeno in parte anche di quelle in essere. Se l’Inpgi1 viene salvata senza alcun contributo dei suoi membri, è un invito a tutte le altre casse a offrire ai propri aderenti prestazioni insostenibili contando sul fatto che, prima o poi, interverrà il settore pubblico per salvarle garantendo le prestazioni in essere”.


domenica 7 Novembre 2021

Spostamenti

Altri movimenti tra i due quotidiani maggiori del gruppo GEDI, dove c’è già una frequente permeabilità sui collaboratori: questa volta invece si tratta di ruoli interni e rilevanti. Dopo il prepensionamento del corrispondente da New York Federico Rampini (che immediatamente dopo è diventato collaboratore del Corriere della Sera), Repubblica ha scelto di sostituirlo con Paolo Mastrolilli, che faceva finora lo stesso lavoro per la Stampa. E contemporaneamente alla Stampa è andata Annalisa Cuzzocrea, autorevole e apprezzata cronista politica di Repubblica, con prospettive di vicedirezione dopo la fine dell’anno


domenica 7 Novembre 2021

Altri commenti chiusi

CBC, la tv pubblica canadese, ha deciso di continuare a impedire i commenti alle notizie pubblicate sulla propria pagina su Facebook, confermando l’esperimento iniziato a giugno per ridurre la quota di interventi “tossici” da parte degli utenti di Facebook: “l’impatto sulle visite al nostro sito è stato marginale, il benessere di chi lavora per noi è migliorato”.