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  • Sabato 26 giugno 2021

I giornali che ricevono contributi pubblici (prima rata del 2020)

Il governo ha pubblicato la lista degli acconti: le testate che ne beneficeranno, correttamente o no, sono quelle dell'anno scorso

Il Dipartimento per l’informazione e per l’editoria del governo italiano ha pubblicato la settimana scorsa l’elenco dei giornali a cui è stato riconosciuto il diritto al “contributo pubblico diretto”: cioè alla quota di finanziamento pubblico che la legge prevede per i giornali che si dichiarino pubblicati da cooperative di giornalisti o da società senza fini di lucro, o siano espressione di minoranze linguistiche (non sono gli unici criteri, altri sono indicati più avanti).

In base alle regole di legge il contributo viene erogato in due tranche successive: quella che viene pagata ora è la prima del 2020 ed è una somma parziale. I finanziamenti sono quindi minori rispetto a quelli pubblicati alla fine dell’anno scorso e che erano validi per tutto il 2019. In generale non ci sono particolari variazioni sulla quantità e sui destinatari dei contributi, ma un confronto più puntuale dei dati si può fare con la prima tranche del 2019 e non mostra sostanziosi cambiamenti.

Queste sono le prime quindici testate per misura del contributo assegnato.

Dolomiten 3.088.498,02 euro
Famiglia cristiana 3.000.000 euro
Libero quotidiano 2.703.559,99 euro
Avvenire 2.533.353,97 euro
Italia oggi 2.031.266,98 euro
Il quotidiano del Sud 1.848.080,44 euro
Il manifesto 1.537.625,76 euro
Corriere Romagna 1.109.178,49 euro
Cronacaqui.it 1.103.650,03 euro
Il Foglio 933.228,99 euro
Primorski dnevnik 833.334,04 euro
Il Cittadino 712.049,4 euro
Cronache di (Libra editrice) 629.978,39 euro
Quotidiano di Sicilia 524.703,62 euro
Neue Südtiroler Tageszeitung 516.650,56 euro

Dolomiten è un quotidiano in lingua tedesca della provincia autonoma di Bolzano, così come Neue Südtiroler Tageszeitung, mentre Primorsky Dnevnik è un quotidiano della minoranza slovena pubblicato a Trieste. I contributi sono attribuiti in base a una serie di calcoli che tengono conto dei costi sostenuti dal giornale e della sua diffusione, calcoli che favoriscono i gruppi di medie dimensioni, che hanno costi e diffusioni rilevanti.

– Leggi anche: Come mai Avvenire “va bene”

Della legge sui contributi non beneficiano i maggiori quotidiani nazionali, come RepubblicaCorriere della Sera e Stampa, che non ricevono aiuti pubblici diretti. Ma ne approfittano invece alcuni quotidiani che compaiono tra quelli con maggiore diffusione, fra cui Avvenire e Libero. Tutti i giornali che si pubblicano in versione cartacea usufruiscono invece di alcuni sostegni indiretti alla stampa, per esempio gli sconti sull’acquisto della carta, ma parliamo di voci non particolarmente rilevanti per i loro bilanci, a differenza di quanto avviene per i giornali che ricevono le grosse quote di contributi diretti citate sopra e ne sono fortemente dipendenti.

Il finanziamento diretto all’editoria ha uno scopo preciso e limitato: sostenere il pluralismo dell’informazione aiutando in particolare le piccole testate locali, quelle delle minoranze linguistiche e quelle indipendenti, come in teoria dovrebbero essere quelle edite da cooperative di giornalisti: la forma cooperativa è però usata strumentalmente da diverse delle testate che ricevono più contributi (Libero, Italia Oggi, il Foglio, per esempio) malgrado nei fatti quei giornali abbiano editori privati al pari dei quotidiani che non accedono ai contributi. Nella maggior parte dei casi questo “aggiramento” delle regole è ottenuto attribuendo a una cooperativa la proprietà della “testata” del giornale, mentre è una società commerciale a possederlo di fatto. Un commento esteso ad alcune scelte sui contributi si trova nella newsletter del sito specializzato Datamediahub:

Le prime tre testate per contributi ricevuti pesano il 28.6% del totale. Era il 22.8% nel 2019. E le testate “borderline”, quelle che sfruttano le pieghe dell’attuale legislazione per avere contributi ai quali in realtà non dovrebbero accedere, pesano il 24.3% del totale. Era il 20.5% nel 2019.
Insomma, maggior livello di concentrazione su pochi, con appunto 11 testate su 108 che assorbono poco meno dei due terzi del totale. E testate come Libero, ItaliaOggi, Il Foglio e Il Quotidiano del Sud, che hanno proprietà chiare e ben identificabili, e sono dunque cooperative fittizie, che assorbono quasi un quarto del totale dei contributi diretti.
Quotidiano del Sud, diretto da colui che pare scampare per il rotto della cuffia dalla vicenda delle copie gonfiate quando era direttore del quotidiano di Confidustria, e che da gennaio 2020 è “uscito” dal sistema ADS, dopo che Accertamenti Diffusione Stampa aveva avviato un approfondimento per valutare modalità e contezza dei dati di vendita del quotidiano in questione. Approfondimento del quale, ad oggi, non si hanno notizie.

Un tempo i finanziamenti sostenevano anche i giornali di partito, ma quest’aspetto della legge è stato soppresso. In tutto sette tipologie differenti di periodici e quotidiani hanno diritto ai finanziamenti.

  1. Cooperative giornalistiche che editano quotidiani e periodici;
  2. Imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale è detenuto in misura maggioritaria da cooperative, fondazioni o enti senza fini di lucro;
  3. Enti senza fini di lucro ovvero imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale è interamente detenuto da tali enti;
  4. Imprese editrici che editano quotidiani e periodici espressione di minoranze linguistiche;
  5. Imprese editrici, enti ed associazioni che editano periodici per non vedenti e ipovedenti;
  6. Associazioni dei consumatori che editano periodici in materia di tutela del consumatore, iscritte nell’elenco istituito dal Codice del consumo;
  7. Imprese editrici di quotidiani e di periodici italiani editi e diffusi all’estero o editi in Italia e diffusi prevalentemente all’estero.

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