domenica 20 Marzo 2022

Se citi le bugie devi dire cosa sono

Più o meno a metà dei quattro anni di presidenza Trump il sistema dell’informazione statunitense – la sua parte più seria – cominciò discutere intensamente di come affrontare la questione di dover riferire le cose dette da un presidente degli Stati Uniti che erano palesemente e pericolosamente false : quello che dice un presidente degli Stati Uniti è naturalmente una notizia, ma i media possono sottrarsi alla responsabilità delle conseguenze della diffusione di notizie false, e comportarsi da “neutrali” nella trasmissione di quelle notizie e nella distinzione del falso dal vero? Il dibattito fu esteso portò diverse testate a fare maggiore attenzione a come quelle notizie venivano proposte, associando spesso alla citazione delle parole di Trump indicazioni in uguale evidenza sulla falsità delle medesime affermazioni.

Sono una riflessione e una scelta che sarebbero probabilmente preziose per buona parte dell’informazione italiana. In generale, ma in particolare in questi tempi di propaganda di guerra in cui dichiarazioni non solo dubbie ma anche chiaramente false da parte delle parti coinvolte (ma da una soprattutto) circolano e influenzano opinioni e reazioni: proprio come accadeva allora con Trump. Nei giorni passati il semplice mettere notizie false tra virgolette, o attribuirle , ha fatto ritenere a diverse testate di potersi sottrarre alla verifica di quelle notizie e alla necessità di informare sulla loro falsità. Non è una buona idea per un giornalismo che voglia recuperare lettori e sostenibilità alle proprie imprese: i giornali americani che ci sono arrivati prima sono quelli che ora hanno abbonati più motivati.

Fine di questo prologo.

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