Oggi Netanyahu va in Ungheria, nonostante il mandato di arresto internazionale
Sarà la sua prima visita in un paese che in teoria sarebbe obbligato ad arrestarlo: il governo ungherese ha già detto che non lo farà

Oggi, mercoledì 2 aprile, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu inizia una visita di cinque giorni in Ungheria, nonostante su di lui penda un mandato d’arresto emesso dalla Corte penale internazionale. L’Ungheria riconosce la giurisdizione della Corte, e quindi in teoria Netanyahu dovrebbe essere arrestato una volta arrivato nel paese; in pratica non succederà, come ha già annunciato il primo ministro ungherese Viktor Orbán, perché la Corte non ha gli strumenti per costringere gli stati a rispettare le sue decisioni e l’Ungheria è un paese amico di Israele.
Il mandato di arresto era stato emesso lo scorso novembre, sia contro Netanyahu sia contro l’ex ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, entrambi accusati di crimini contro l’umanità e crimini di guerra commessi nella Striscia di Gaza dall’8 ottobre 2023 (il giorno successivo all’attacco di Hamas contro Israele) fino ad almeno il 20 maggio 2024. La Corte è riconosciuta da 124 paesi, tra cui molti stati dell’Asia e dell’Africa e tutti i 27 stati membri dell’Unione Europea, ma per esempio non da Israele né dagli Stati Uniti.

Il primo ministro ungherese Viktor Orbán e il suo omologo israeliano Benjamin Netanyahu a Gerusalemme, nel 2019 (AP Photo/Ariel Schalit, Pool)
Dopo l’emissione del mandato d’arresto, alcuni paesi tra cui Belgio, Spagna e Paesi Bassi avevano detto che avrebbero arrestato Netanyahu se fosse entrato nel loro territorio. Altri avevano adottato un atteggiamento più ambiguo. La Francia per esempio aveva fatto capire che forse non lo avrebbe fatto, mentre in Italia la questione aveva generato discussioni nel governo di Giorgia Meloni, ma la posizione prevalente era stata quella del non arresto.
Orbán aveva invece definito «vergognoso» il mandato, aveva detto che non l’avrebbe applicato e aveva subito invitato Netanyahu ad andare nella capitale Budapest. Martedì inoltre Radio Free Europe ha scritto di aver appreso da fonti diplomatiche ungheresi che l’Ungheria avrebbe deciso di lasciare la Corte penale internazionale.
Orbán governa l’Ungheria da 15 anni in modo semi-autoritario e tra le altre cose è vicino al presidente russo Vladimir Putin. Anche Netanyahu è stato al potere in Israele per buona parte degli ultimi vent’anni, e guida un governo di estrema destra.
Quella in Ungheria è la seconda visita all’estero di Netanyahu da quando è stato emesso il mandato d’arresto contro di lui. A febbraio era andato negli Stati Uniti, che però come detto non riconoscono la giurisdizione della Corte. Netanyahu è molto vicino anche al presidente Donald Trump: durante quella visita, con una conferenza stampa congiunta Trump aveva presentato il suo assurdo piano secondo cui gli Stati Uniti dovrebbero prendere il controllo della Striscia di Gaza e trasformarla in una sorta di resort turistico. Secondo una fonte israeliana sentita dal Times of Israel, rimasta anonima, in questi giorni Netanyahu dovrebbe parlare con Orbán proprio di quel piano, per cercare di convincerlo a sostenerlo.