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  • Domenica 25 settembre 2022

Nel Regno Unito si è tornati a discutere della violenza della polizia

Per l'uccisione del 24enne nero Chris Kaba: ci sono state proteste ed è in corso un'indagine sul razzismo sistemico

Una protesta contro la polizia di Londra per l'uccisione di Chris Kaba (Ian Forsyth/Getty Images)
Una protesta contro la polizia di Londra per l'uccisione di Chris Kaba (Ian Forsyth/Getty Images)
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Benché sia stato notevolmente oscurato dall’enorme attenzione suscitata dalla morte della regina Elisabetta II, nel Regno Unito nelle ultime settimane si è riaperto il dibattito pubblico sul problema della violenza della polizia, che già l’anno scorso aveva provocato grosse proteste dopo il femminicidio di Sarah Everard, compiuto da un poliziotto.

Questa volta le critiche riguardano l’omicidio di Chris Kaba, un 24enne britannico nero ucciso a Londra a inizio settembre da un poliziotto che gli ha sparato dopo averlo fermato mentre guidava. L’episodio non è stato il primo di questo tipo e ha provocato partecipate proteste in diverse città: la polizia britannica è stata duramente criticata e accusata di avere al suo interno un grosso problema di razzismo sistemico e di abuso di potere.

Kaba è stato ucciso lunedì 5 settembre intorno alle 10 di sera su Streatham Hill, un’ampia strada del distretto di Lambeth, nel sud di Londra.

La polizia avrebbe cercato di fermarlo dopo aver identificato dalla targa la sua automobile, un’Audi che risultava collegata a un non meglio specificato reato compiuto con arma da fuoco nei giorni precedenti. Dopo un breve inseguimento la polizia avrebbe affiancato e bruscamente fermato l’automobile di Kaba: pochi istanti dopo un poliziotto si sarebbe avvicinato al finestrino e avrebbe sparato in testa all’uomo, morto un paio d’ore dopo in ospedale. Dopo la morte di Kaba si è saputo che l’automobile che stava guidando non era intestata a lui e che al suo interno non erano presenti armi da fuoco.

Ci sono diverse cose ancora non chiare sulle circostanze dell’uccisione di Kaba. L’Independent Office for Police Conduct (IOPC), organo indipendente che si occupa di reclami contro la polizia in Inghilterra e in Galles, ha già avviato un’indagine per omicidio. Soprattutto, l’IOPC ha fatto sapere che nell’ambito della sua indagine ha intenzione di valutare se l’uccisione di Kaba abbia avuto o meno motivazioni razziste, cioè se e come il colore della pelle di Kaba abbia eventualmente influenzato il comportamento del poliziotto.

– Leggi anche: La misoginia istituzionale della polizia britannica

La decisione dell’IOPC è stata presa forse anche in risposta alle pressioni della famiglia di Kaba e alle numerose proteste organizzate dopo il suo omicidio. La famiglia ha definito la Metropolitan Police, la polizia di Londra, «totalmente razzista» e ha sostenuto che se Kaba non fosse stato nero magari sarebbe stato comunque fermato, ma non sarebbe stato ucciso.

Con le stesse accuse, centinaia di manifestanti hanno organizzato proteste contro la polizia sia a Londra che in altre città del Regno Unito, tra cui Brighton, Oxford, Southampton, Coventry, Manchester e Cardiff. Molti dei manifestanti hanno esposto cartelli e scritte contro il razzismo e citato il movimento Black Lives Matter, quello che protesta contro la violenza della polizia sugli afroamericani. È un movimento nato nel 2013 negli Stati Uniti, dove il problema del razzismo sistemico della polizia è molto radicato e discusso ormai da decenni.

Una delle proteste contro il razzismo della polizia britannica organizzate dopo l’assassinio di Chris Kaba (Ian Forsyth/Getty Images)

Nell’ultimo anno le proteste contro la polizia organizzate nel Regno Unito avevano riguardato soprattutto il suo sessismo, in particolare a causa del rapimento, dello stupro e dell’uccisione di Sarah Everard a Londra a marzo del 2021, per cui un agente della Metropolitan Police era stato condannato all’ergastolo. Con l’omicidio di Kaba è invece tornato al centro dell’attenzione il problema del razzismo sistemico, cioè connaturato nelle istituzioni, in questo caso della polizia britannica.

Nel Regno Unito è un problema ampiamente discusso da almeno vent’anni, cioè da dopo la pubblicazione del cosiddetto «rapporto MacPherson» del 1999. Il rapporto, commissionato dal governo inglese, riguardava l’omicidio del 19enne nero Stephen Lawrence, compiuto nel 1993 a Londra da un gruppo di ragazzi bianchi: secondo gli autori i numerosi fallimenti e mancanze della polizia britannica nell’indagare sui responsabili dell’omicidio erano dovuti al «razzismo istituzionale» della stessa polizia.

Col passare degli anni il problema era stato nuovamente analizzato da associazioni e rapporti governativi, e come per altre polizie nel mondo era tornato al centro dell’attenzione con le enormi proteste negli Stati Uniti provocate dall’omicidio di George Floyd, l’uomo afroamericano ucciso da un poliziotto bianco a maggio del 2020 durante un arresto.

Per quanto riguarda il caso di Kaba, l’IOPC ha detto che per portare a termine la sua indagine dovrebbero volerci dai sei ai nove mesi, un tempo che i legali della famiglia di Kaba considerano troppo lungo. Nel frattempo, il poliziotto che aveva ucciso Kaba è stato sospeso dai suoi incarichi.