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  • Giovedì 7 luglio 2022

Come siamo arrivati alla rivolta dentro al governo britannico

Gli scandali attorno a Boris Johnson si accumulano da mesi, e hanno portato alle dimissioni di massa di ministri e sottosegretari

(Dan Kitwood/Getty Images)
(Dan Kitwood/Getty Images)

A partire da martedì decine di membri del governo del Regno Unito si sono dimessi dai propri incarichi in contrasto con alcune decisioni del primo ministro britannico Boris Johnson. In tutto al momento si sono dimessi più di 40 tra ministri, sottosegretari e collaboratori del governo: le dimissioni più importanti sono state quelle di Rishi Sunak, ministro dell’Economia, e di Sajid Javid, ministro della Salute.

Giovedì mattina le dimissioni sono proseguite, con quelle del ministro per l’Irlanda del Nord Brandon Lewis. Mercoledì, durante il question time alla Camera dei Comuni, Johnson aveva respinto tutte le critiche arrivate dall’opposizione e anche da membri del suo stesso partito Conservatore, e aveva detto che non ha nessuna intenzione di dimettersi, ma giovedì mattina ha dovuto cedere e rassegnare le dimissioni con l’intenzione di rimanere in carica fino all’autunno, quando verrà eletto il nuovo leader del Partito Conservatore, che prenderà il suo posto alla guida del governo.

– Leggi anche: Boris Johnson si dimetterà da primo ministro

Tra le ragioni immediate delle dimissioni di massa dentro al governo Johnson c’è lo scandalo che ha riguardato il deputato conservatore Chris Pincher, che Johnson aveva nominato come vice whip del partito (cioè una delle persone che devono radunare i voti necessari alla Camera, una specie di vice capogruppo) pur sapendo che era stato accusato di molestie sessuali.

Ma quello di questi giorni è comunque solo l’ultimo di una lunga serie di scandali e problemi che hanno riguardato Boris Johnson da quando è diventato primo ministro nel giugno del 2019, in seguito alle dimissioni di Theresa May.

Il più grosso e commentato degli ultimi due anni era stato il cosiddetto “partygate”, cioè lo scandalo delle feste private organizzate nella residenza del primo ministro durante il lockdown per il coronavirus. Nonostante le molte testimonianze delle violazioni delle restrizioni da parte dello staff del governo e dello stesso Johnson, lo scandalo non ha portato a grandi conseguenze, se non a una multa nei confronti di Johnson e altri ministri, compreso Sunak, per aver partecipato a una di quelle feste.

Più di recente, ai primi di giugno, dopo nuove rivelazioni sul “partygate”, 54 parlamentari conservatori scontenti per le numerose polemiche intorno al primo ministro avevano chiesto un voto di fiducia su Johnson tra i parlamentari Conservatori. Johnson aveva ottenuto la fiducia, ma era uscito da quel voto molto indebolito politicamente, dato che oltre il 40 per cento dei rappresentanti del partito non lo aveva sostenuto. Molti analisti sospettavano che quel voto potesse essere l’anticipazione di una futura crisi più profonda, come quella in corso negli ultimi giorni.

Più di recente si era dimesso il presidente del partito, Oliver Dowden, dopo due importanti sconfitte del partito Conservatore alle elezioni suppletive del 23 giugno. Dowden non lo ha detto esplicitamente, ma ha fatto capire che la sua decisione era dovuta all’insistenza di Johnson nel non voler dimettersi nonostante tutti gli scandali recenti.

Nel novembre del 2020 si era invece dimesso dal suo incarico Dominic Cummings, il principale consigliere di Johnson nonché una delle figure più influenti nella destra britannica. Delle sue dimissioni si parlava dal maggio precedente, quando era stato al centro di un scandalo perché era andato a trovare i propri genitori violando le restrizioni che erano state imposte per limitare la diffusione dei contagi da coronavirus.

Tra l’aprile e il maggio del 2021 Johnson era poi finito al centro di due inchieste: una per il presunto uso illecito dei fondi del partito per finanziare lavori nel suo appartamento a Downing Street, dove risiedono i capi del governo britannico, e un’altra per il presunto pagamento illecito di una vacanza. Nel primo caso Johnson era risultato innocente, mentre nel secondo il Partito Conservatore era stato multato.

Nel giugno del 2021 si era dimesso invece Matt Hancock, ministro della Salute, per non avere rispettato le regole sul distanziamento fisico decise dal suo stesso ministero. La vicenda, iniziata con la diffusione di un video in cui Hancock baciava una collega, era stata nuova fonte di imbarazzi e polemiche per il governo Johnson.

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