Boris Johnson si dimetterà da primo ministro
Dopo le dimissioni di massa nel governo britannico: ma intende rimanere in carica fino alla nomina del nuovo leader Conservatore, in autunno
Come anticipato nelle ultime ore dalla maggior parte dei media, Boris Johnson ha annunciato che si dimetterà da primo ministro del Regno Unito. In un breve discorso tenuto attorno alle 12.30 a Londra (le 13.30 in Italia), dopo le dimissioni di oltre 50 tra ministri ed esponenti del governo, Johnson ha detto che «chiaramente adesso il volere del Partito Conservatore è quello di avere un nuovo leader di partito e, pertanto, un nuovo primo ministro». Ha aggiunto di aver chiesto ai propri collaboratori di far cominciare il processo per la scelta del suo successore «adesso», e che fino a quel momento continuerà «a servire l’interesse pubblico».
Questo significa che Johnson si è dimesso immediatamente da leader del Partito Conservatore, ma che intende rimanere come primo ministro facente funzioni fino all’autunno, dopo che il Partito avrà trovato un nuovo leader, e dunque il suo sostituto. Non è detto che ci riuscirà: l’opposizione (che vorrebbe nuove elezioni), ma anche molti importanti esponenti del suo Partito ritengono che non dovrebbe essere Johnson a guidare il governo fino alla successione, ma il suo vice Dominic Raab.
Nel suo breve discorso Johnson ha ringraziato gli elettori del Partito Conservatore, elogiando l’operato del suo governo, specialmente per quanto riguarda la gestione della pandemia da coronavirus e il processo di Brexit. Ha poi detto che lo rattrista «dover lasciare il miglior lavoro al mondo, ma è così che vanno le cose».
Johnson è primo ministro dal luglio del 2019, e la sua leadership fu confermata da un’imponente vittoria elettorale del Partito Conservatore qualche mese dopo.
Ma il suo mandato è stato colpito da moltissimi scandali che hanno riguardato il suo governo e sconfitte elettorali del suo partito, che alla fine hanno rotto gli equilibri politici: tra la serata di martedì e la giornata di giovedì si sono dimessi oltre una cinquantina tra ministri e sottosegretari del suo governo, critici verso il suo atteggiamento, secondo loro contrario all’interesse del paese.
Negli ultimi mesi il governo di Johnson è stato al centro del cosiddetto “partygate”, cioè lo scandalo delle feste private organizzate nella residenza del primo ministro durante il lockdown, e più di recente il Partito Conservatore aveva perso importanti elezioni locali, oltre a quelle per sostituire due deputati Conservatori che si erano dimessi a seguito di scandali sessuali.
Negli ultimi giorni, poi, si è scoperto che Johnson aveva nominato il deputato Chris Pincher come vice coordinatore del partito, pur sapendo che era stato accusato di molestie sessuali.
Già a giugno Johnson aveva vinto di poco, con una maggioranza risicata, un voto di fiducia nei suoi confronti, in cui oltre il 40 per cento dei membri del suo partito (148 parlamentari su 359) aveva votato contro di lui.
La notizia delle dimissioni è stata commentata da diversi politici britannici, a cominciare dal leader del Partito Laburista Keir Starmer, secondo cui le dimissioni di Johnson sarebbero dovute arrivare «molto tempo fa». Starmer ha anche accusato tutto il Partito Conservatore di essere la causa della crisi in corso e ha detto che la soluzione non può essere un nuovo primo ministro Conservatore ma nuove elezioni. La prima ministra scozzese Nicola Sturgeon ha invece definito sbagliata la scelta di Johnson di rimanere primo ministro fino all’autunno, e ha chiesto che si dimetta immediatamente.